LETTERA, quasi cartacea, ad un vecchio amico che conosco dal 1966, 15 aprile 2020

carissimo  ***

sono di ritorno dal mio secondo giretto quotidiano.

Alla mattina vado a prendere i giornali (pur essendo molto internettiano, i quotidiani li leggo solo in formato cartaceo, così posso sottolineare e fare le mie mappe cognitive),

Al pomeriggio faccio le scale a piedi e giro per il cortile della casa.

scusa se non ti telefono. Sono allergico al telefono:  lo trovo una forma di “comunicazione violenta”.

Preferisco di gran lunga la scrittura, che stimola la riflessione, costringe a pensare quello che si scrive, consente di tenere i testi. Un po’ come si faceva ai meravigliosi tempi delle lettere che si imbucavano. E che si potevano conservare nel tempo. Ne ho intere casse che arrivano fino agli anni ’60.

Sto vivendo molto male questo tempo da tragedia.

Da sociologo so che le strutture socioculturali ne usciranno distrutte.

Da persona ho un atteggiamento che tenta di indirizzare la mia psiche alla RASSEGNAZIONE.

Certo la politica, l’economia, i gruppi sociali compiranno molte azioni di riassestamento. Ma sarà durissima perchè sono state sconvolte le relazioni sociali e il modo in cui la socializzazione ha costruito i nostri IO SOGGETTIVI.

Da tempo sui miei blog continuo a diffondere una fondante MAPPA COGNITIVA che uso dal 1967 (amo le mappe, qualsiasi esse siano: stradali, urbane, basate sulle letture di libri. Tutta la mia attività didattica è basate sulle mappe. Ne ho disegnate migliaia) :

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Tutti i miei studi, i miei libri, si basano su questa mappa che fa vedere le interazioni fra CULTURA, INDIVIDUI, SISTEMI SOCIALI, ma anche le relazioni con l’INCONSCIO e la BIOLOGIA.
Siamo fatti di relazioni ?
sì.
e questa mappa le fa vedere tutte
Oggi questa mappa mi illumina anche sul tempo tragico che stiamo vivendo.
In questo successivo disegno lo vedi, seguendo il percorso segnato in  rosso:
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uno stronzo di virus (che parte dalla nostra struttura biologica) ha sconvolto i modelli culturali, le nostre psicologie e produce effetti terribili su tutto quanto la specie umana ha costruito nel corso delle evoluzione.
Parte dalla base biofisica, altera la cultura, modifica le psicologie e produce effetti imprevedibili nella società .
é certo che tutto cambierà: è la freccia della “situazione dinamica”.
Ma nessuno sa come.
Sappiamo il “dove”, sappiamo il “chi” e il  “che cosa”, sappiamo (parzialmente)  il “perchè”.
Ma nessuno sa il “come”.
Le categorie analitiche e pratiche che abbiamo costruito sono alterate.
Nessuno sapeva prevedere quanto è successo (perlomeno nella entità capillare che sta assumendo) e nessuno ha ricette sicure sul futuro. Giro fra gli scaffali della mia biblioteca (26 mila libri) e li vedo tutti invecchiati e incapaci di aiutare nella interpretazione
Mi informo con l’attenzione di un sociologo ogni ora e ogni giorno
Ma quando vedo i “soloni” che blaterano ognuno con la loro ricetta chiudo la comunicazione e torno alla mia mappa e alla riflessione argomentativa
Certamente c’è poi l’aspetto biografico.
Mi manca tantissimo quell’angolo di LUOGO che è la casa/orto/giardino di Coatesa. Esso è parte integrante della mia costituzione psichica. e, invece devo stare lontano e non posso lavorarci, piantare gli ortaggi, curare i 10 piani che conosco minuziosamente e che ora sono solo nella memoria e nelle fotografie del periodo 1989-2019
è per questo che prima ti dicevo RASSEGNAZIONE.
Mi consola solo ricordare alcuni alberi che sono lassù (ce ne sono decine) e li penso impegnati nel loro ciclo vitale. Attenti solo a fare quello che il loro apprendimento biologico gli ha insegnato nel corso della storia delle terra. E questo mi aiuta a “fare meditazione” e a prendere (nei limiti del possibile) le distanze psichiche dalla quotidianità  concreta delle ore e dei giorni.
scusa per la lunghezza di questa lettera.
Considerala come una lettera di carta che un tempo imbustavamo e mettevamo nella buca postale, dopo aver scelto i francobolli giusti
ti saluto molto caramente sperando (con rassegnazione) di poter fare un giretto a piedi nel centro storico della nostra Como che mantiene sì la sua struttura urbana ma che è alterata da un virus che ha indebolito i legami sociali

Paolo Ferrario

Biografia professionale, vai a: Paolo Ferrario (Como, 1948 – )
Vive a Como
Cura questi  Blog

“Al mondo senza cellulare siamo rimasti solo io e te , credo” … “Per questo siamo amici” … “Abbiamo mantenuto una reperibilità selettiva”.   In Julia, di Giancarlo Berardi, Agosto 2019

di ritorno dall’impianto del PM, giovedì 17 ottobre 2019

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lettera di Luciana a G.

ciao *** , ti rispondo io per paolo che è ancora in valduce . Oggi ha fatto un impianto ti pacemaker. L’ultima visita cardiologica di settembre non aveva riscontrato anomalie, ma in base alla segnalazione di paolo sul senso di vertigine soprattutto al risveglio, il cardiologo gli ha fatto un massaggio al seno carotideo verificando un’asistolia maggiore di 7 secondi e ha quindi dato indicazione di pm.
Soffre infatti di bradicardia con battiti 55/minuto.
Non è stato per nulla contento e a noi 2, ignoranti in materia, ci è sembrato un eccesso di zelo.
Stasera mi ha detto che gli permane il senso di vertigine e che il pm si attiva solo in caso di battiti inferiori ai 45/min.
E’ preoccupato dal fatto che praticamente gli hanno bucato il cuore e teme sue rimostranze.
Comunque così è. Domani probabilmente effettueranno tutte le verifiche post intervento e forse lo dimettono venerdì.
Ti ringrazia moltissimo per la tua attenzione. Ha preferito non dire nulla a nessuno perchè in questa fase della sua vita non sopporta le inevitabili domande che avrebbe ricevuto.

Confidiamo nei progressi della techne e speriamo che tutto proceda per il meglio.

 

Cara l. , non è proprio un “bucare il cuore” nel senso di attraversarlo, perchè la sonda entra attraverso i vasi e quindi si tratta solo di una puntura dall’interno.

Il pace-maker è protettivo rispetto agli arresti/rallentamenti marcati cardiaci che possono danneggiare il cervello : in questo caso parte una piccola ma sufficiente scarica elettrica interna.

Può non far piacere, ma è un bel paracadute.
Purtroppo non protegge dalle transitoie vertigini, che sono state correttamente interpretate come un “campanello di allarme”. Meglio prevenire.


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Graham Swift, Un giorno di festa, Neri Pozza. Libro suggerito da G.L.

Un giorno di festa è un libro di Graham Swift pubblicato da Neri Pozza nella collana I narratori delle tavole

Sorgente: Un giorno di festa – Graham Swift – Libro – Neri Pozza – I narratori delle tavole | IBS

È il Mothering Sunday, la Festa della Mamma, del 1924 in Inghilterra. La guerra è alle spalle e un’altra è all’orizzonte. Ma è una bella domenica di fine marzo, perfetta per rimuovere i lutti e celebrare in allegria la speciale ricorrenza del giorno. Il rituale della festa prevede visite di cortesia, picnic all’aperto e inviti a pranzo in compagnia di amici e familiari. Un rituale già quasi in disuso, ma che i Niven e gli Sheringham, due delle famiglie più in vista del Berkshire, si tengono ben stretto, come se appartenessero ormai a un’unica famiglia dopo aver perso dei figli in guerra. Su invito degli Hobday, un altro illustre casato delle verdi contee che circondano Londra, si vedranno a pranzo per brindare e parlare dell’evento ormai imminente: le nozze tra Paul, il giovane rampollo degli Sheringham scampato alla guerra, ed Emma Hobday. Per la servitù dei Niven, com’è consuetudine, il Mothering Sunday è una «giornata libera» da trascorrere con i propri cari. Per tutti, eccetto che per Jane Fairchild. Giovane orfana che presta ormai da qualche tempo servizio presso i Niven, Jane si appresta a trascorrere la domenica di festa su una panchina in giardino, tra il ronzio dei fuchi e il profumo della magnolia già carica di boccioli, quando squilla il telefono. Si affretta all’apparecchio e il suo cuore si libra in cielo allorché riconosce la voce all’altro capo del telefono: Paul Sheringham, il giovane rampollo di cui da sette anni, con gioia e senza alcun pudore, è l’amante, la invita per la prima volta a casa sua. La telefonata di Paul, e le ore poi trascorse con lui, faranno di quel Mothering Sundaydel 1924 una data incancellabile nel ricordo di Jane negli anni a venire, un giorno di festa cominciato nella luce più pura e terminato nel buio di un’oscura notte della vita e dell’anima.

carteggio email con G, sabato 4 ottobre 2014

caro ***

ho sentito la tua telefonata di ieri sera alle 19 di venerdì

ormai mi sono chiare le tue abitudini: fra le 18 e 30 e le 19 esci dall’ufficio e ti dedichi o al ritorno o agli amici

bene: qualche volta ti vengo a prendere a quell’ora e facciamo un po’ di cammino per la città, verso piazze medaglie d’oro. poi tu prenderai la via balestra e andrai a casa

questa mattina ho intercettato le abitudini di *** : la sua passeggiata mattutina è verso villa olmo (e altre volte verso villa geno) . tutte le mattine. con qualche rassomiglianza al film Smoke: http://coatesa.com/questo-blog-e/)

abbiamo camminato parlando delle sue ricerche storiche tutte improntate alla memoria delle “persone singole” (con i loro nomi e cognomi) dentro ai flussi della storia. come i “nemici” seppeliti al cimitero di camerlata.

e poi del fatto che concorda che solo camminando per como “si è a contatto con duemila anni di storia”.

e poi del “decumano”

e di quello che si prova a sostare in piazza verdi

E poi delle ideologie che annullano il pensiero e le persone come soggetti . e che c’è qualche differenza dentro ai diversi “tipi” di ideologia. e che la vera discriminante è il tema della libertà

e poi del sindaco di “destra democristiana” che nel 1956 riuscì a creare la passeggiata a lago di villa olmo. e del padre degli spallino che lottò in parlamento per togliere la libertà alla guardia di finanza di sparare ai contrabbandieri

cosa succede in questi momenti al lmite fra il biografico e lo storiografico?

succede quello di cui parlo nel mio libro (capitolo 6), nella  precisa e consolidata teoria antropologica del mio “vero ” maestro di scienze umane: carlo tullio altan .

ho sintetizzato il suo costrutto analitico in questo disegno sullo “stare in situazione”:

http://paolodel1948.com/essere-in-situazione/

ecco: camminando su 2000 anni di storia si sta in situazione e soprattutto imparo. perchè “la formazione e permanente” Insomma: occorre imparare a cambiare come fanno i bambini e gli adolescenti anche in prevecchiaia e vecchiaia

mi chiedevi cosa facciamo oggi, sabato

oggi non andiamo a coatesa, ma a orticolario. andremo in battello. anchè lì sarà apprendimento

infine: sì riprenderemo la palestra. però con tempi più allentati: solo 4 volte al mese perchè luciana ha orari incompatibili quelli attuali

questa letterina/mail finirà anche sul mio blog autobiografico, con rigorosa eliminazione dei nomi, per tutelare le vostre privacy

saluti cari e a camminare assieme

Amicizie maschili e tempo biografico

Nei miei decenni avrei desiderato coltivare amicizie maschili. Quelle amicizie talvolta ruvide ed anche un po’ complici che, tuttavia, rafforzano l’identità di genere.
Quelle di cui ho più nostalgia affondano alla fine degli anni sessanta, in quell’arco di tempo che va dai sedici ai ventiquattro. Allora la forza delle spinte all’entrata nell’età adulta mi portava ad intrecciare rapporti profondi, tutti ispirati alla scoperta delle finestre che si aprivano sul futuro. Si parlava, si parlava, si parlava per ore, per notti. Sono certo che nella mia attuale personalità ci sono e vivono ancora quelle radici lontane ed affondate nella memoria.
Poi LA si è dissolto in una bradipica posizione dirigenziale nella quale convive con un infarto severo, BCG si è suicidato, CBu ha – quasi subito – abbandonato il suo anarchismo ideologico per una (devo dire modesta ed irrilevante) carriera accademica, LBo mi liquidò già allora con uno sferzante “non hai spirito critico” (anche lui: burocratica e sedutissima carriera accademica) , CBo  ha rafforzato il suo atteggiamento distanziante, alimentato da una grande percezione del suo Sè, AC è il più durevole, anche se i nostri idem sentire erano e restano troppo lontani per alimentare la longitudine della conversazione, GL è il fortunato reincontro alla soglia dei sessant’anni, dopo quello intenso dei vent’anni, anche se l’identificazione con il lavoro e il non-uso delle tecnologie internettiane disabilita la possibilità di camminare di più assieme.
Ora le tecnologie della rete mi consentono, sia pure nella forma degradata del virtuale (nel senso che il rapporto faccia a faccia ha un circuito sanguigno più intenso, anche se più complesso da gestire) provare a recuperare quall’amicizia maschile di cui parlavo nelle prime righe.
Da quando percorro Tracce e Sentieri (che ha le sue radici nella fase dei blog di Splinder) ho avuto la fortuna di incontrare in più crocicchi Dodo (l’amico con cui vorrei passeggiare per strada o in campagna, perchè con lui l’arte della conversazione la si apprende coltivando l’empatia della osservazione del mondo) e JazzFromItaly, con il quale mi auguro che il Jazz faccia da substrato nutriente.
Questo stralcio biografico è stato attivato questa mattina da un Post-Citazione di Gabriele De Ritis (un blogger che si identifica sulla rete con la sua identità reale). Quello con Gabriele è un incontro su cui punto molto: stessa generazione, stessi compiti funzionali (attraversare la soglia dall’età adulta alla vecchiaia), stessa identità politica (militanza attiva nel Pci), letture ed anche esperienze welfaristiche in parte vicine, “idem sentire” su tantissimi temi (fra cui una frequentazione con il deludente Claudio Risè)
Insomma: sono piuttosto contento di questo incontro ed amicizia e vorrei tenerlo attivo.
Oggi Gabriele evoca un tema decisional-politico e vi allude il suo giudizio con questa citazione:

Allora, riassumendo: il trattato di Schengen non si tocca perche’ il governo romeno ha minacciato le prevedibili rappresaglie commerciali contro le fabbriche degli imprenditori del nord-est; il reato di clandestinita’ non sara’ introdotto perche’ anche Maroni ha capito che avrebbe provocato l’arresto e l’immediata espulsione di centinaia di migliaia di badanti e colf. Delle misure annunciate da Ghedini, il pacchetto sicurezza si riduce alla trasformazione delle caserme dismesse in nuovi lager (eufemisticamente denominati Cpt), ai rastrellamenti di massa, per cui oggi il governo spagnolo ci ha accusati di razzismo, alle ronde di Stato richieste da La Russa e alla caccia e ai pogrom autorizzati ai Rom. Ma se una giovane nomade viene accusata di aver cercato di rapire una bambina e per punizione il clan camorrista locale va ad incendiarle il campo, perche’ in Sicilia la famiglia mafiosa di Niscemi non va a bruciare le case dei 4 ragazzi che hanno ucciso la quattordicenne che era rimasta incinta di uno di loro? O a Verona le ronde padane non mettono a ferro e fuoco le abitazioni di quei ragazzi che hanno massacrato un loro compagno? Siamo nella patria del Diritto, delle certezza della pena, di Beccaria. La legge non dovrebbe essere uguale per tutti?
Un caro saluto.
Marino Bocchi.

La conversazione amicale dovrebbe avere, nelle mie intenzioni, lo spirito della sincerità.
Anche quella di “confessarsi”, aspettandosi attenzione e comprensione, e non la spocchia giudicante.
Ecco con Gabriele mi sono sentito abbastanza sicuro nell’interagire quasi immediatamente senza filtri di autocontrollo.
E gli ho risposto così:

parole prudenti e equilibrate.
ne ho bisogno, perchè io tendo al controllo ed alla chiarezza nelle relazioni.
è molto semplice: porta aperta se entri a casa mia (di proprietà o in affitto che sia). però i piedi sul tavolo non li metti e ti comporti con educazione. altrimenti: fuori. con l’aiuto delle forze di sicurezza.
sì: perchè nei film western sono sempre stato un simpatizzante degli sceriffi, come Burt Lancaster in “Io sono la legge”.
Tuttavia in me c’è un conflitto mobile fra Es ed Io, mediato dal Super Io.
Sono abbastanza provveduto per comprendere che non sempre è possibile trasferire sul piano collettivo quello che funziona sul piano delle relazioni primarie.
In tutta questa vicenda, nella quale sono molto a disagio – perchè in tema di multicilturalismo le mie pulsioni profonde sono vicinissime agli istinti torbidi della neodestra, mentre la mia testa è sulle grandi idee di platone, oggi evocato da akatalepsia, dell’illuminismo voltairiano, delle democrazie inclusive – osservo che la neodestra subisce condizionamenti esterni alla sua aggressività: le regole europee, la pervasività dei mercati, la logica delle convenienze, l’oggettività della sua collocazione geografica, l’assenza di materie prime che costringe a relazionarsi, nonostante la voglia di esercitare il potere dei forti.
La situazione è per me “educativa”: mi rendo conto che ho un continuo problema di civilizzarmi. e che la conquista della civilizzazione interiore è un processo continuo. E’ un apprendimento continuo.
A differenza dei soloni e soloncini della cultura “de sinistra” che sono puri, ben piazzati nelle loro scolpite convinzioni e che dubbi non hanno e che sono convinti delle loro spigolose opzioni culturali anche se la storia le ha levigate o addirittura spazzate via come fanno le onde del mare

Mi confermo che la filosofia del “ma anche” è quella che meglio mi rappresenta.

La conversazione si è, successivamente, sviluppata.

Gabriele:
Caro amalteo,
il tuo post di oggi mi trascina piacevolmente nella discussione sui nostri destini nazionali, sulle identità, sui limiti dell’accoglienza dello straniero
Ne avremo per molto, credo.
Una prima cosa che mi viene in mente è un’inchiesta di Repubblica di circa venti anni fa (non sono, però, sicuro che sia passato tanto tempo!). In essa Bocca, alla fine del ciclo di interventi, dava la parola a un demografo genovese, il quale disse più o meno: quest’ondata migratoria dureràduecento anni. Io non so se sia così. Mi piace pensare, però, che sia così, perché gli sconvolgimenti economici fatalmente spingono i poveri verso i Paesi ricchi.
La seconda cosa che mi viene in mente è racchiusa in un pezzo di Cacciari uscito su MicroMega, uno di quei testi che io amo chiamare definitivi (te lo spedirò): in esso Cacciari,parlando dello straniero, indicava come questione cruciale la dialettica hospes/hostis. Con la coppia, egli voleva indicare un’incertezza sulla realtà che sta fuori di noi: tu non saprai mai se quello che entra in casa tua si rivelerà Ospite o Nemico. Lo scoprirai dopo. Si può chiedere a chi bussa alla porta se è l’una o l’altra cosa? Cacciari afferma lì che ci sarebbe stata violenza e che essa avrebbe reso le cose difficili e che non c’era modo di pensare diversamente la nostra condizione di Ospiti. NeL’arcipelago, il volume che costituisce il dittico sull’Europa con Geofilosofia dell’Europa, egli afferma che il destino dell’Occidente è tramontare e il nostro tramonto come civiltà – l’eurocentrismo da cui proveniamo – usciva esaltato dal fatto che la vecchia Europa si realizza nel nuovo tempo con arcipelago di culture: questo è il nostro destino, accogliere le diversità e farle convivere. Altro, secondo lui, non è dato:

«Prossimo, infatti, è ciò che differisce «inesorabilmente» da noi. Prossimo è soltanto ciò che possiamo concepire come avente un proprio carattere e un proprio luogo distinti dal nostro carattere e dal luogo che noi occupiamo. L’ansia di eliminare la distanza non produce comunità, ma, all’opposto, ne dissolve la stessa idea. Può produrre comunità, invece, soltanto uno «sguardo» che custodisce l’altro nella sua distinzione, un’attenzione che lo comprenda proprio sulla base del riconoscimento della sua distanza. L’intelligenza del prossimo non consiste nell’afferrarlo, nel catturarlo, nel cercare di «identificarlo» a noi, ma nell’ospitarlo come il perfettamente distinto». L’altro è il prossimo da amare. Ma l’amore come arma, strumento e modalità conoscitiva è più che un sentimento: «amore non vuol dire amare». L’amore del prossimo consiste nel riconoscimento di una situazione critica e nella disponibilità a farsene carico. Il linguaggio non religioso chiama ciò «responsabilità». Tra etica della convinzione ed etica della responsabilità a costituire compito è ormai quest’ultima.

La terza cosa che mi viene in mente è quello che ci insegna la biopolitica – che ritrovi nella linea Foucault-Esposito e Foucault-Agamben: il paradigma immunitario non funziona: tutti i tentativi che saranno posti in essere per mettere al riparo il corpo sociale dal contatto, dal contagio, dall’assalto dello straniero non daranno frutti: l’ondata non si fermerà; entreranno nemici; saremo ‘meticci’, come dice Eco.
I disordini di Marsiglia di qualche anno fa indussero taluni a dire una cosa che potrebbe aiutarci: in una città ospite il numero degli stranieri non può mai superare la soglia del 25% delle presenze: oltre quella soglia, i residenti sentono la loro identità minacciata.
Mi viene in mente una quarta idea. Eco scriveva molti anni fa che il razzismo è un evento prossemico: lo misuri bene quando hai gli stranieri vicino casa, in numero grande, rumorosi e irrispettosi delle regole… Devi sapere che qui da me, a parte gli Albanesi arrivati con la caduta del regime di Hoxa, i Cinesi che crescono, non abbiamo avuto grandi numeri. Possiamo dire di non essere razzisti? di non avere paura? di essere buoni Italiani, mentre gli altri sono cattivi?
Tu scrivi oggi cose belle. Pronunci il mio nome. Questo mi procura una grande emozione. Avrei cose importante da dirti al riguardo, ma non c’è fretta. Fino a quando tu non mi perderai di vista, io non ti perderò di vista. La distanza è quella che è. Ho visto la tua foto sul tuo sito professionale, quindi riesco ad immaginarti nel tuo orto e quando il tuo sguardo si perde nella contemplazione della distesa del lago. Mi auguro che ci siano riservati buoni giorni e tanti ancora, per poter condividere pensieri misurati e per poter godere della musica di Nina. Altro non chiedo oggi. Non è poco.

Amalteo:
caro gabriele
tu poni due tipi di questione in tema di multiculturalismo.
il primo è quello della “ineluttibilità” di questi processi sociodemografici.
il secondo è di tipo etico: il rapporto con l’altro 
comprendo meglio su quali punti non riesco a stare sulla tua lunghezza d’onda di pensiero.
o meglio: la mia parte razionale comprende ed anche condivide.
la mia parte “senso comune” (emozioni, quotidianità) invece partecipa (con contraddizioni e disagio) alle altre ragioni – oggi incarnate dalla politica della neodestra- tese a regolare, a intervenire soggettivamente su questi processi di mutazione culturale.
insomma: ti confermo che non sono ostile al giro di vite messo in atto da questo governo.
motivo il mio argomentare.
l’ineluttabilità dei processi di spostamento di popolazione da una parte all’altra degli stati richiede regolazione. la francia era un paese colonialista che ha organizzato in una diversa prospettiva i processi di integrazione (ed ora ha il problema della violenza dei francesi di famiglia nosrafricana che nel periodo del ribellismo adolescenziale mettono a ferro e fuoco le banlieu delle aree metropolitane ) da noi TUTTO E’ AVVENUTO CON ESTREMA RAPIDITA’ (circa 20 anni) e con una sostanziale assenza di regole chiare , incentivate anche dala scarsa efficienza della burocrazia italiana.
questo ragionamento lo lego alla questione hospes/hostis che hai proposto citando massimo cacciari.
rispondo con una immagine: apro la porta e c’è uno straniero (un solo straniero, magari con una compagna: uno o due , insomma) oppure apro la porta e fuori ci sono 20 stranieri, che non parlano la mia lingua, di cui non capisco le intenzioni ed alcuni dei quali mi appaiono pericolosi.
insomma: la QUANTITA’ fa la QUALITA’ delle relazioni.
se poi aggiungo la oggettiva pericolosità della religione islamica (nella sua variante “normale”, o “moderata” come si dice ed in quella estremista/fondamantalista) e del SEGNO CHIARO rappresentato dal 11 settembre 2001 riesco a mettere in fila qualche tratto culturale che spiega la mia insofefrenza ed anche la mia paura.
quella che ha fatto votare nel modo che sappiamo gli elettori del 13 aprile
lo stesso massimo cacciari (che comunque è un filosofo tragico e che ha una visione fosca ed apocalittica sul futuro) ha reagito con la sua consueta durezza a coloro che citano i dati istat (che parlano di una no allarmistica situazione di reati). più o meno ha detto: “me ne frego dei dati istat. il sentimento di insicurezza è un DATO tanto quanto i numeri.”
conclusione: non vedo in modo negativo i segni di dura chiarezza con cui si risponde alla criminalità oggettivamante indotta da migrazioni che hanno favorito lo spostamento di criminali dell’est e dei paesi di religione islamica.
grazie per i tuoi testi su cui rifletterò ancora