Ladri nella notte di Arthur Koestler

non sapevo niente di Arthur Koestler, a parte il nome che dovevo aver sentito da qualche parte e che doveva essersi depositato alla periferia della mia memoria. Finché il proprietario di questo blog, in un commento, non ha citato il suo Thieves in the Night (Ladri nella notte), consigliandone caldamente la lettura a un suo visitatore “anti-israeliano-che-però-non-è-antisemita”. Il romanzo di Koestler, pubblicato in Gran Bretagna nel 1946 – perché Koestler scriveva in inglese – e tradotto in italiano l’anno dopo, è ormai introvabile, se non tra l’usato, ma vale la pena darsi da fare per procurarselo.

Koestler, che era di origine ebraica, emigrò negli anni venti nella Palestina mandataria e per alcune settimane visse in un collettivo agricolo. E’ da questa esperienza – oltre che dai successivi cinque anni che trascorse nel paese – che si sviluppa la storia alla base di Thieves in the Night. Questo romanzo, infatti, racconta in modo molto appassionante le vicende di un gruppo di ebrei che nel 1937 fondano la comunità agricola, a carattere squisitamente socialista, di Ezra’s Tower. La storia comincia proprio nella notte in cui i camion raggiungono la collina brulla e sassosa su cui deve sorgere questa comunità: Koestler ci presenta i suoi personaggi, uomini e donne che si sono lasciati alle spalle il loro passato, non di rado segnato da episodi di feroce antisemitismo in Europa, hanno scelto di trasferirsi e iniziare una nuova vita. Non sono i primi e non saranno gli ultimi: altri sono venuti prima di loro e faranno loro da “padrini”, così come loro faranno in seguito da “padrini” alle comunità future. Koestler è bravo a evocare i pericoli e il senso d’avventura di questa impresa, ma l’aspetto affascinante del romanzo sta anche nel fatto che in queste pagine vediamo anche la storia – quella con la s maiuscola, per così dire – nel suo farsi. C’è anche un elemento didascalico inThieves in the Night, che si propone di far conoscere la realtà delle cose quasi in presa diretta e non si limita alla pura e semplice narrazione: come sono state acquistate le terre da dissodare e ripopolare, quali sono i rapporti di forza tra gli ebrei e gli inglesi che amministrano la Palestina mandataria e che finiscono per tradire le promesse fatte ai tempi della dichiarazione Balfour, le vessazioni e le violenze da parte degli arabi che abitano nel villaggio confinante di Kfar Tabiyeh, per i quali la nuova comunità e l’operosità dei suoi abitanti sono un affronto (e questo malgrado le terre siano state vendute proprio dagli arabi al Jewish National Fund).

Oltre alla vita all’interno di Ezra’s Tower, però, assistiamo anche alle discussioni e alle divergenze politiche tra i suoi abitanti. Come reagire alla violenza e agli attacchi? Come comportarsi di fronte all’immobilismo degli inglesi, che traccheggiano o che favoriscono smaccatamente gli arabi, perché sono più “pittoreschi” e verso i quali più facilmente possono esercitare il loro paternalismo? Che cosa fare quando nel 1939 s’intensificano le persecuzioni degli ebrei in Europa e la Gran Bretagna contingenta gli ingressi in Palestina, fino a proporre, con il White Paper, il divieto di vendere altre terre agli ebrei, affinché questi non superino un terzo della popolazione, creando di fatto un nuovo ghetto anche laggiù? I dibattiti che scaldano gli animi e che prefigurano una divisione tra falchi e colombe suonano attualissimi: potrebbero tranquillamente essere i dibattiti di oggi. In conseguenza di ciò si realizza una spaccatura tra l’Haganah – la forza di autodifesa – e l’Irgun, una nuova forza che non rifugge dalla violenza e a cui si associano a poco a poco alcuni dei protagonisti, tra i quali figura Joseph, per il quale il momento scatenante è lo stupro e l’uccisione di Dina da parte di due terroristi arabi.

Koestler segue però anche le vicende personali e sentimentali dei protagonisti, scava nel loro animo, concentra di volta in volta l’attenzione su Ezra’s Tower, ma anche su Kfar Tabiyeh, dove vigono ancora rapporti di potere quasi medievali, con un mukhtar – anzi, due in lotta tra di loro – che domina su abitanti per lo più in condizioni miserevoli. Accompagna per mano il lettore per le strade di Tel Aviv e di Gerusalemme – approfittandone fra l’altro per raccontare la storia delle due città, già allora tanto diverse -, lo fa entrare negli ambienti governativi britannici della Palestina mandataria. Molte pagine sono stralci dal diario di Joseph, personaggio chiave perché è, in un certo senso, in bilico tra due mondi: di padre ebreo e di madre gentile inglese, nato, cresciuto ed educato in Gran Bretagna, sceglie la sua metà ebraica quando vede riflesso negli occhi di una ragazza di cui si era innamorato l’obbrobrio che lei prova nei confronti di lui e del suo essere ebreo. Allo stesso tempo, però, la sua educazione britannica gli consente di comprendere la mentalità degli inglesi che amministrano la Palestina.

Pur non essendo un caposaldo della letteratura di lingua inglese, Thieves in the Night è un romanzo appassionante, che ha il dono di unire l’utile del valore documentario e storico (ma con uno scarto temporale minimo rispetto agli eventi oggetto della narrazione) al dilettevole della letteratura che si fa leggere come se raccontasse un’avventura. E quello di Koestler è, a conti fatti, il resoconto di una grande avventura e di un eroico sforzo della volontà. Un libro che dovrebbero leggere tutti quelli che ancora oggi coltivano una serie infinita di pregiudizi e di concezioni errate sulla storia di Israele. Qui c’è non soltanto Israele prima della fondazione dello stato vero e proprio, ma ci sono anche tutti gli antefatti della sua fondazione, c’è anche il nucleo profondamente “di sinistra” e laico che animava uomini e donne che, come Joseph e gli altri personaggi, hanno fondato la comune agricola di Ezra’s Tower.

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segue qui:

cadavrexquis: “Ladri nella notte”, Arthur Koestler.

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