«I bianchi avevano Judy Garland – noi avevamo Nina», disse una volta Richard Pryor.
Il grido velato di miele, leggermente adenoidale di Nina Simone era una delle voci che più influenzava il movimento per i diritti civili – “I Wish I Knew How It Would Feel to Be Free” spezza tuttora il cuore, “To Be Young, Gifted and Black” è un’affermazione di vita.
Riusciva a cantare a squarciagola blues da saloon, a cantare cabaret in maniera tradizionale e a esplorare il jazz – qualche volta tutto in un unico disco.
«L’ho sentita cantare una canzone in francese – non sapevo neanche che cosa stesse dicendo, e ho iniziato a piangere», dice Mary J. Blige, che reciterà la parte di Simone in un film di prossima uscita. «E poi passa da quello a “Mississippi Goddam”, cantandola come una canzone da chiesa, ma sta maledicendo il sistema. Nina poteva cantare qualunque cosa, punto».
