Vittorio Lingiardi, CUORE tenero o matto da legare?, in Il Sole 24 Ore/Domenica,16 febbraio 2020

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Il cuore è nelle nostre frasi di tutti i giorni: a cuor leggero, avere a cuore, col cuore in mano, un cuore di pietra, mi scalda il cuore, cuor di leone, una stretta al cuore. E nelle nostre parole: batticuore, crepacuore, rincuorare, malincuore, ma anche (dal latino cor, cordis) cordiale, ricordo, coraggio. ”

Il cuore è nei versi che amiamo, dal core che ’ntenerisce i navicanti danteschi nell’ora che volge il disio, al palpito di Szymborska che per me è il manifesto dell’intersoggettività: «Ascolta come mi batte forte il tuo cuore». Non esiste un cuore senza canzoni e non esistono canzoni senza un cuore: Mina cantava Mi sei scoppiato dentro al cuore all’improvviso, un anno dopo ballavamo al ritmo del Cuore matto di Little Tony.

Inutile dire che il muscolo cardiaco batte anche in ogni biblioteca, dal cuore più popolare d’Italia, quello di De Amicis, a volumi dottissimi come il regalo ricevuto da un amico dantista, The Medioeval Heart di Heather Webb (Yale University Press), o la magnifica anatomia culturale (Organi vitali, Adelphi) scritta dal medico messicano-americano Francisco González-Crussí. Ogni venerdì mi adagio tra i cuori gonfi di Ježek che illustrano le Questioni di cuore di Natalia Aspesi e se apro il mio cassetto delle cartoline mi battono in petto i cuori dell’arte, quelli barocchi trafitti dall’angelo e quelli gaiamente paonazzi di Keith Haring. Uno di quelli che amo di più lo porge a Gesù una Caritas di Giotto nella Cappella degli Scrovegni.

Avatar di Paolo FerrarioMAPPE nel sistema dei SERVIZI alla persona e alla comunità, a cura di Paolo Ferrario

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