TartaRugosa ha letto e scritto di:
Doris Lessing (2003)
Le nonne, Feltrinelli
Traduzione di Elena Dal Pra, Francesco Francis, Monica Pareschi

Non è solo idea mia che la narrativa abbia saputo precorrere descrizioni e interpretazioni dei nostri mutamenti e brividi emozionali molto meglio di quanto oggi psicologia e sclenze sociali cerchino di spiegare attraverso classificazioni, modelli e tesi.
Nel romanzo letterario l’intero repertorio dei sentimenti – dalle passioni ai turbamenti – ha sempre trovato abitazione fra pagine, righe e parole di storie narrate, dove perdersi e ritrovarsi, piangere o ridere, distanziarsi o immedesimarsi diventano lo spazio interiore in cui incontrare se stessi.
Evidentemente vivere i sentimenti, sia pure attraverso meccanismi identificatori, è molto più coinvolgente che analizzarli attraverso schemi teorici.
Doris Lessing è una delle autrici che annovero fra le mie preferite per l’incursione che puntualmente offre nel labirinto delle emozioni. Non ho letto la sua opera omnia, ma sufficientemente per farmi catturare dallo spirito osservativo che emerge durante gli avvincenti viaggi che compie all’interno della condizione femminile.
Da barbone a terroriste, da giornaliste di successo a nipoti ambiziose, che siano giovani, di mezz’età o anziane, tutte sanno mostrare quel qualcosa che va oltre la maschera dell’apparenza, senza eccessivi pudori o giri di parole.
Memore dell’esemplare ritratto della rude Maudie Fowler – l’ultranovantenne che cambia la vita di Jane Somers (Il diario di Jane Somers) – e stabilito che il mese di ottobre è diventato motivo di celebrazione della figura del nonno, l’occhio è stato allettato dal titolo del libro qui considerato, oltre che, naturalmente, dalla garanzia del nome dell’autrice.
Ed eccole, le nonne della Lessing: “due donne avvenenti, sulla sessantina, che nessuno si sarebbe sognato di definire anziane… le gambe lisce e abbronzate che finivano in sandali portati con noncuranza”.
Dalle prime pagine del racconto una lieta immagine di famiglia. Le nonne, Lil e Roz, i figli Ian e Tom, le due splendide nipotine Alice e Shirley.
E un conturbante interrogativo “ma dov’erano le madri, i bambini hanno la mamma, no?”. Ma l’entrata in scena delle mamme non accompagna l’idillio della scena iniziale. E non per tener fede al tradizionale stereotipo che vorrebbe nuore e suocere in perenne conflitto.
Questa volta le nonne hanno esagerato.
Per scelta, per destino, per fatalità, per amore?
Prima di essere nonne, rivediamole bambine, adolescenti, giovanette, sempre indissolubilmente legate l’una all’altra. Persino il matrimonio arriva in doppio: Lil con Theo e Roz con Harold e le rispettive case una di fronte all’altra. Non stupirà quindi il lettore sapere che entrambe, a brevissima distanza, diventano mamme: Lil di Ian e Roz di Tom. Insomma, praticamente un’unica grande, felice famiglia. Finchè non accade qualcosa.
Harold offre a Roz l’opportunità di trasferirsi in un altro stato per accettare l’offerta di una cattedra universitaria e non pare colpito dal rifiuto della moglie.
Forse il giusto pretesto per fare il bilancio di una storia di coppia, ma quale coppia? “Cosa vuoi insinuare? Stai dicendo che siamo lesbiche?”. Un rapporto amicale andato un po’ oltre le righe? Roz e Lil ne parlano, riconoscendo semmai una gran fortuna nel legame che da sempre le unisce.
I mariti spariscono dalla scena. Harold trova una donna che finalmente lo ama come marito e Theo muore in un incidente stradale. “Le due donne, ancora belle, di nuovo insieme, come se gli uomini non avessero mai fatto parte del teorema, se ne andavano in giro con i loro meravigliosi ragazzi. … La bellezza dei ragazzi … bé, non è una cosa tanto semplice. C’è un momento … in cui sono circonfusi da un’aura di poesia. Sono come giovani dei.”
La tradizione della famiglia allargata continua ed è frequente che Ian si fermi a dormire da Tom e viceversa. Capita anche che l’arrivo di Ian coincida con l’ora di andare a letto e che strane occhiate furtive inizino ad aleggiare fra lui e Roz.
“.. le abitudini disinvolte di quella famiglia allargata prevedevano che madri e figli, o le due donne, o anche una sola delle donne con uno dei ragazzi si sdraiassero insieme per rilassarsi o fare quattro chiacchiere …” , ma una mattina Tom trova conferma nello sguardo della madre che quella notte la comunione del letto con Ian ha avuto un altro significato.
Non sia mai che Tom resti al palo. Da quel giorno inizia una sua diversa frequentazione della casa di Lil.
“Oh, Roz, disse Lil, qualche volta sono così spaventata”.
“Sciocchezze, disse Roz, Non ti preoccupare. Si stancheranno presto di queste due tardone e andranno dietro alle ragazze della loro età”.
Il che succede, ma non è facile inserire una nuova donna in sostituzione del primo oggetto d’amore. E’ Tom il più debole: “Nella sua vita c’era sempre stata Lil. … Ogni centimetro del suo corpo era stato accessibile alle mani forti di Lil fin dalla nascita e il corpo di Lil gli era familiare quanto il suo. … invece di dormire si mise a scrivere a Lil”
E quando sceglie comunque la via del matrimonio e lo comunica, le due non ancora nonne capiscono che “era dunque arrivato il momento. Le due donne dissero ai figli che era finita”.
Ora sia Tom che Ian sono sposati, il primo con Mary, il secondo con Hannah. Ma il fantasma del primo amore incombe, pesante come un macigno. Rabbie represse, accuse di decisioni non partecipate, memorie del sentimento creduto eterno fanno sbottare Lil: “Ma cosa pensavi? Che saremmo andati avanti così all’infinito, e poi tu e Tom, due uomini di mezz’età, scapoli, e io e Roz, due vecchie, e poi voi due, vecchi e senza una famiglia, e io e Roz, vecchie, vecchie, vecchie … stiamo diventando vecchie, ormai, non vedi?”.
Decisamente più rassicurante investire sull’idea di una famiglia “normale” e su un ruolo più socialmente accettabile, le nonne, appunto.
Un unico ostacolo: le due nuore desiderano una loro autonomia lavorativa, senza chiedere aiuto a nessuno e senza esaudire la voglia di nonnitudine per un secondo nipotino in entrambe le coppie.
C’è anche qualcosa che turba Mary: “Ho la sensazione che ci osservino tutto il tempo per vedere se siamo all’altezza”. “All’altezza di cosa?” “Non lo so” disse Mary prossima alle lacrime, Vorrei saperlo. C’è qualcosache non capisco”.
Il momento della chiarezza arriva, inaspettato e crudele.
“Nonna, nonna, voglio la nonna” l’ultima invocazione della nipotina che da domani non andrà più con la cuginetta in spiaggia sotto gli amorevoli occhi delle rispettive nonne.
Le due giovani mogli, correndo lungo il sentiero, lasciano alle spalle i mariti e le madri dei loro mariti. Le nonne.
Sferzante e cinico, sorprendentemente “anti” tanti luoghi comuni.
