TartaRugosa nel giorno della Memoria:
Da: I sommersi e i salvati di Primo Levi
Quasi sempre, all’inizio del ricordo, sta il treno che ha segnato la partenza verso l’ignoto: non solo per ragioni cronologiche, ma anche per la crudeltà gratuita con cui venivano impiegati ad uno scopo inconsueto quegli (altrimenti innocui) convogli di comuni carri merci.Non c’è diario o racconto, fra i molti nostri, in cui non compaia il treno, il vagone piombato, trasformato da veicolo commerciale in prigione ambulante o addirittura in strumento di morte. E’ sempre stipato, ma pare di intravedere un rozzo calcolo nel numero di persone che, per caso, vi venivano compresse, da cinquanta a centoventi … Ora 50 persone in un vagone merci stanno molto a disagio; possono sdraiarsi tutte simultaneamente per riposare, ma corpo contro corpo. Se sono 100 o più, anche un viaggio di poche ore è un inferno, si deve stare in piedi, o accovacciati a turno; e spesso, tra i viaggiatori, ci sono vecchi, ammalati, bambini, donne che allattano, pazzi, o individui che impazziscono durante il viaggio. … Costante era il consiglio ipocrita (o l’ordine) di portare con sé tutto quanto era possibile: specialmente l’oro, i gioielli, la valuta pregiata, le pellicce … Di fatto era un autosaccheggio; era un artificio semplice ed ingegnoso per trasferire valori nel Reich, senza pubblicità né complicazioni burocratiche, né trasporti speciali, né timori di furto en route; infatti, all’arrivo tutto veniva sequestrato. Costante era la nudità totale dei vagoni; le autorità tedesche, per un viaggio che poteva durare anche due settimane, non provvedevano letteralmente nulla: né viveri, né acqua, né stuoie o paglia sul pavimento di legno, né recipienti per i bisogni corporali, e neppure si curavano di avvertire le autorità locali, o i dirigenti dei campi di raccolta, di provvedere in qualche modo. Un avviso non sarebbe costato nulla: ma appunto, questa sistematica negligenza si risolveva in una inutile crudeltà, in una deliberata creazione di dolore fine a se stessa.
TRENO
2007
Terracotta e ferro
3400 x 100 cm
Mimmo Paladino





Sacromonte, Orta San Giulio
