tante lacrime per l’entomologo Giorgio Celli

Vodpod videos no longer available.

Stracolma la piccola cappella dei Bulgari, pieno il cortile interno dell’Archiginnasio. Accademici, scienziati, politici e gente comune: un vera folla ha accompagnato l’estremo saluto all’entomologo Giorgio Celli, questa mattina a Bologna. La bara e’ arrivata intorno alle 14 in Archiginnasio, adagiata sopra la toga accademica. Qualche minuto dopo e’ arrivato il figlio Davide, visibilmente commosso e addolorato, che si e’ messo in piedi di fianco alla bara insieme alla madre e alla moglie.

Ad aprire la commemorazione di Celli il rettore dell’Ateneo di Bologna, Ivano Dionigi. “Era polemico – ricorda – ribelle e anti-accademico, ma orgoglioso di essere stato insignito del titolo di professore emerito dell’Alma Mater. Era la voce piu’ autorevole sugli animali”. Dionigi ricorda la protesta di Celli in occasione del trasferimento della Facolta’ di Agraria e le “tante nottate passate in Consiglio comunale, durante le quali ci scambiavamo tante confidenze. Anche se lui spesso era da un’altra parte”. Per il rettore, Celli “appariva unico, diverso e lontano dagli uomini. Ha interpretato al meglio la definizione dell’uomo come animale politico. Un uomo difficile da classificare e fuori dagli schemi, personalmente molto diverso da me. Lo ricordo nel segno del due, ma spesso chi e’ piu’ geniale e’ anche piu’ esposto a contraddizioni”.

Anche il preside di Agraria, Andrea Segre’, ha ricordato il carattere “eclettico e poliedrico” di Celli, definito “umanista e naturalista. Ci ha trasmesso la passione per la cultura della natura, era sempre pronto a mettersi in gioco, come ogni vero scienziato dovrebbe fare. Ci ha insegnato che gli scienziati devono uscire piu’ spesso dai laboratori per calarsi nei panni dei cittadini e ascoltare la gente”.  Segre’ ricorda l’ultima lezione di Celli ad Agraria, che fu “un dirompente monologo”, e il percorso che ha portato alla sua nomina a professore emerito, nel 2009. “Ci sono volute quattro sedute del Consiglio di Facolta’ per convincerlo- sottolinea Segre’- e quando ricevette il titolo, disse: ‘Lasciatemi fare ricerca e con un altro po’ di tempo debellero’ la zanzara tigre’. Di sicuro, con altro tempo a disposizione ci avrebbe sorpreso con altre scoperte”.

L’Alma Mater di Bologna, assicurano Dionigi e Segre’, ricordera’ l’entomologo, probabilmente con un convegno. “A lui avrebbe fatto piacere- sostiene il preside di Agraria- e magari lo avrebbe riconciliato con la citta’, l’Universita’ e il genere umano che spesso lo hanno amareggiato”. Un ricordo commosso di Celli lo hanno portato i suoi ex allievi, che ne hanno ricordato le battaglie contro i pesticidi, per la lotta biologica e per la difesa degli insetti utili. Ne hanno sottolineato la passione per la scienza e la letteratura, il suo essere sempre una “voce fuori dal coro”, il suo amore per le api e per i gatti. Ma soprattutto hanno ricordato le sue contraddizioni. “Era un amante della vita ma tutti i giorni diceva: ‘Non ne posso piu’ della vita’- elencano i suoicollaboratori- parlava male della politica, ma  c’era sempre in mezzo. Parlava male dell’Universita’, ma era orgoglioso di essere un emerito”.

Presenti alla cerimonia anche il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che domani ricordera’ Celli in Consiglio comunale. Di fianco a lui la numero uno dell’aula di Palazzo D’Accursio, Simona Lembi, il vicepresidente della Provincia, Giacomo Venturi, i sindaci di S.Giovanni in Persiceto, S.Lazzaro, Anzola e Sala bolognese. E ancora i
politici Sergio Lo Giudice, Maurizio Cevenini e Fabrizio Castellari (Pd), Alfredo Vigarani (Verdi), Silvia Noe’ e Maria Cristina Marri (Udc). Tra il pubblico anche il presidente del Mambo, Lorenzo Sassoli de’ Bianchi.

LA CAMERA ARDENTE AL SANT’ORSOLA

Tante persone e tante lacrime per l’entomologo Giorgio Celli, scomparso sabato scorso e salutato questa mattina per l’ultima volta alla camera ardente allestita al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Per la maggior parte del tempo, accanto alla bara, c’e’ stato il figlio Davide, visibilmente provato dal
dolore.

Con lui la madre, la moglie e il figlio, nipotino dello studioso. Dietro alla bara c’era il gonfalone della citta’ di Bologna e a fianco numerose corone di fiori, tra cui quelle dei Verdi e del Comune. Per il santino, i familiari hanno scelto una foto in bianco e nero in cui Celli sorride, accompagnata da alcuni versi di suo pugno: “Piu’ tardi la nebbia si alzera’ nel lievito del vento sopra le stelle e io mi smarriro’ stupefatto come allora nel firmamento”. Tante le firme e le dediche (oltre 200) che i visitatori hanno lasciato nel libro-ricordo appoggiato fuori dalla camera ardente. Nel chiacchierare con gli amici, Davide racconta di uno strano sogno fatto proprio la mattina di sabato, poco prima di sapere che il padre era morto.

“Ho sognato che mio padre mi telefonava e mi diceva ‘Ehi fessacchiotto’, come diceva sempre, ‘ti hanno raccontato delle storie, qui e’ andata male'”. Il tempo di vestirsi e prepararsi e gli e’ arrivata la telefonata con l’annuncio della morte. Al S.Orsola sono passati anche rappresentanti politici, tra cui Maurizio Cevenini, Andrea De Maria, Marco Monari (che ha espresso il cordoglio dei consiglieri regionali Pd), Maria Cristina Marri (Udc), il sindaco di San Lazzaro Marco Macciantelli, Lina Delli Quadri. Ma c’erano persone di tutti i tipi, compresa una delegazione di una decina di persone dell’associazione volontaristica Gruppo cinofilo di Verona, con cui Celli aveva collaborato. Hanno portato lo stemma col loro simbolo e Davide lo ha appoggiato sul petto del padre.

Fonte DireIl Resto Del Carlino – Bologna – Una folla per Giorgio Celli Dionigi: “Era unico”.

4 pensieri riguardo “tante lacrime per l’entomologo Giorgio Celli

  1. Ricordo di averlo visto la prima volta al termine di un film con Katherine Hepburn che porta a casa della sua miliardaria un leopardo. Diceva in sintesi dell’inopportunità di adottare un felino selvatico, ben consapevole di quante soddisfazioni possano regalare quelli di dimensioni infinitamente più piccole… speriamo che qualcuno si possa occupare delle sue amate creature.
    buone ore a te e a tutti gli amanti degli animali

    "Mi piace"

  2. Chi ama tanto i gatti ama nello stesso modo la vita. Ma non tutti sono in grado di capirlo. Si può amare la vita detestandola. Si può amare la solitudine maledicendola. Amare i gatti vuol dire essere un po’ come loro. Si può capire un gatto? No. lo si ama e basta. Forse anche per questo.

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.