Buongiorno Prof. Ferrario
ho iniziato a leggere il suo libro iniziando, incuriosita, dal capitolo sulle biopolitiche.
Mi perdoni ma le prime osservazioni sono tutte “di pancia”:
1)riconosco che è sempre più importante per la mia professione dedicare del tempo alla riflessione teorica dei processi;
2) credo che la nostra professione pecchi per tanti motivi di troppo tecnicismo e riduzionismo. E’ una questione antica ma purtroppo sempre viva ed attuale. Metaforicamente parlando è un po’ come essere abituati a camminare su una strada guardando solo per terra, fagocitati dall’emergenza e contingenza dei problemi, cercando di arginare, contenere la complessità e la gravità delle situazioni.
E’ vero che siamo dei “manutentori delle reti”(…anche stradali!) ma è altrettanto vero che siamo all’interno di un “piano regolatore” nel quale la nostra professione dovrebbe giocarsi con più coraggio.Ho molto apprezzato pertanto l’impostazione, la struttura e la prospettiva del capitolo perchè mi ha consentito di ricollocare il tema del fine vita in un discorso più ampio ed interessante, e per me originale, quello delle biopolitiche.
ho iniziato a leggere il suo libro iniziando, incuriosita, dal capitolo sulle biopolitiche.
Mi perdoni ma le prime osservazioni sono tutte “di pancia”:
1)riconosco che è sempre più importante per la mia professione dedicare del tempo alla riflessione teorica dei processi;
2) credo che la nostra professione pecchi per tanti motivi di troppo tecnicismo e riduzionismo. E’ una questione antica ma purtroppo sempre viva ed attuale. Metaforicamente parlando è un po’ come essere abituati a camminare su una strada guardando solo per terra, fagocitati dall’emergenza e contingenza dei problemi, cercando di arginare, contenere la complessità e la gravità delle situazioni.
E’ vero che siamo dei “manutentori delle reti”(…anche stradali!) ma è altrettanto vero che siamo all’interno di un “piano regolatore” nel quale la nostra professione dovrebbe giocarsi con più coraggio.Ho molto apprezzato pertanto l’impostazione, la struttura e la prospettiva del capitolo perchè mi ha consentito di ricollocare il tema del fine vita in un discorso più ampio ed interessante, e per me originale, quello delle biopolitiche.
Con molto ingenuità riconosco che dopo aver partecipato a congressi e seminari sulle cure palliative è la prima volta che il tema del fine vita viene affrontato in quest’ottica. Sono uscita pertanto da una logica tecnicista, focalizzata sull’organizzazione dei servizi, sull’individuazione di criteri di appropriatezza delle azioni e degli interventi,per posizionarmi in un contesto di riflessione più ampio, politico sociale e culturale.Grazie, ***
gentile dottoressa ***
le sue parole ed il suo apprezzamento per il metodo di analisi del libro mi fa moltissimo piacere.
tanto più quando arriva da una persona come lei, che sta sul fronte organizzativo della offerta e della risposta ai bisogni
come le ho anche detto nel nostro incontro, ammiro moltissimo chi fa questo difficile (ma anche eticamente appassionante) lavoro
come vedrà il libro è proprio costruito su un impianto metodologico adatto alla formazione (che come dice gadamer è sempre ed anche auto formazione http://mappeser.com/2014/10/22/gadamer-hans-georg-leducazione-erziehung-e-educare-se-stessi-sich-erziehen-la-formazione-bildung-e-formare-se-stessi-sich-bilden/): struttura del sistema (capitoli 1-4); aree problematiche (capitoli 11-18); metodo cognitivo di analisi (capitoli 5-10)
nei prossimi giorni mi metto allo studio per il corso del ***
lei non ci crederà ma ogni volta che faccio una lezione è come se fosse la prima volta, come nei lontani anni ’70
saluti cordiali e ancora grazie
- Biopolitiche e servizi alla persona: inizio e fine vita, pag. 361-394
17.1. Introduzione
17.2. Bioetiche e biopolitiche
17.3. Le biopolitiche dagli anni ‘70 ad oggi
17.4. Biopolitiche e inizio vita
17.5. Biopolitiche e fine vita
da http://www.segnalo.it/Paolo/2014/Politiche%20sociali%20e%20servizi%202014.htm
L’ha ribloggato su POLITICHE SOCIALI e SERVIZI.
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