
Il saggio di Georg Simmel dedicato a “L’Isola dei morti” di Arnold Böcklin è un testo in cui Simmel esprime una certa “crisi” di fronte a questa opera.
Simmel non interpreta l’opera come un paesaggio fittizio o fantastico, ma come la rappresentazione di un “nuovo aldilà, l’al di là del vero e del falso”, un paesaggio immaginario che supera la distinzione tra reale e non reale.
Nell’analisi di Simmel, l’Isola dei morti diventa quindi una sorta di spazio spirituale che trascende la semplice percezione estetica, inserendosi in una riflessione più ampia sul paesaggio inteso non come oggetto naturale, ma come processo spirituale di unificazione del molteplice.
Simmel affronta il paesaggio come un tutto che trascende le singole parti e induce un’intuizione spirituale, unificando diverse dimensioni dell’esperienza.
Questo saggio si inserisce anche nel quadro del rapporto di Simmel con l’arte, la cultura e la natura, in cui il paesaggio e l’opera d’arte non restano semplici rappresentazioni, ma diventano momenti di una maggiore comprensione delle forze spirituali e culturali in gioco. La riflessione sul dipinto di Böcklin appare quindi come una critica e un superamento della visione naturalistica o realistica tradizionale, avvicinandosi a una dimensione più simbolica e spirituale del vedere e del sentire estetico.iris.unive+1
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“L’isola dei morti” è un celebre dipinto del pittore simbolista svizzero Arnold Böcklin. L’opera è stata realizzata in cinque versioni tra il 1880 e il 1886, di cui una è andata perduta durante la Seconda guerra mondiale. Questi dipinti rappresentano un isolotto roccioso circondato da acqua scura e calmissima. L’isola è caratterizzata da pareti di roccia scoscese nelle quali sono scavati sepolcri, templi, e statue di leoni. Al centro dell’isola si ergono cipressi alti e scuri, alberi tradizionalmente associati a cimiteri e lutto.
Una piccola barca a remi, guidata da un nocchiere visto di spalle, si avvicina all’isola, portando una bara coperta e una figura in piedi che sembra avvolta in un sudario, simboli della morte o dell’anima che si appresta al trapasso. L’atmosfera del quadro è carica di mistero e malinconia, con un cielo scuro e minaccioso e un’acqua oligoide e immobile che suggerisce un senso di silenzio, isolamento e riflessione sulla morte.
Il dipinto riflette anche aspetti autobiografici, considerando che Böcklin perse molti dei suoi figli prematuramente e visse una vita segnata da malattie e lutti. L’opera è stata interpretata come un’allegoria del viaggio dell’anima verso l’aldilà, ispirata a molteplici fonti tra cui forse il cimitero di San Michele a Venezia, il Castello Aragonese di Ischia o l’isola di San Giorgio in Dalmazia.
L’Isola dei Morti ha avuto una grande fortuna artistica, influenzando molti pittori tra cui De Chirico e Dalí, e ha esercitato una forte fascinazione sul pubblico, tanto da essere presente nella Cancelleria del Reich durante il regime nazista, dove Adolf Hitler ne possedeva una versione. L’opera è considerata un capolavoro dell’arte simbolista europea per la sua capacità di fondere elementi antichi e moderni in un’atmosfera di struggimento e mistero.wikipedia+3youtube
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- https://barbarainwonderlart.com/lisola-dei-morti-di-arnold-bocklin-analisi-dell-opera/
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- https://www.necroturismo.it/lisola-dei-morti-la-fortuna-di-unopera-che-ha-stregato-generazioni-di-artisti/
