I The Necks a Ginevra (27 ottobre), a Berna (1 novembre) e a Zurigo (2 Novembre)


GINEVRA, Lundi 27 octobre 2008 – 21h 30
Association pour l’encouragement de la musique improvvisée
BERNA, 1 NOVEMBRE, Reithalle – TBC 

ZURIGO, 2 NOVEMBRE 2008
Kunstraum Walcheturm
www.walcheturm.ch

THE NECKS PBB BIG BAND

Anthony Pateras: piano préparé
Sean Baxter: percussions
David Brown: guitare préparée
Chris Abrahams: piano
Lloyd Swanton: contrebasse
Tony Buck: batteria 

Rarement il n’aura été ou ne sera donné d’assister à tel échange de relais touchant au coeur d’un certain langage musical décloisonnant.
Deux trios issus de la même contrée « antipodique » (l’Australie). Deux pianos à queue… et un sextet « big band » final commun en guise de prolongement des territoires musicaux à venir et à découvrir.
D’un côté The Necks, groupe australien « discrètement » culte avec ses vingt ans d’existence et sa pléthore d’albums, distillant une musique qui mélange jazz, groove, avant-garde, minimalisme et intensité.
De l’autre côté, un « jeune » trio de musique improvisée comprenant Anthony Pateras, pianiste qui incarne une certaine idée de la relève.
Ces deux trios débarquent ensemble pour fomenter un sextette inédit, dans un souci d’émulation et de complémentarité, qui dédouble piano, batterie et percussions.
Des Antipodes à la cité de Calvin, une rencontre à ne pas manquer.


Infos concerts :
CONCERT DE SOUTIEN À L’AUCCAM au bénéfice de L’Association des Usagers du Centre Culturel André Malraux

“Les Instants Chavirés vous invitent à venir soutenir le Centre Culturel André Malraux (Vandoeuvre Les Nancy) en assistant à cette soirée de concerts rassemblant des musiciens proches de l’action artistique du CCAM.
Au delà du soutien financier nécessaire, 90 000 € à trouver. Il s’agit avant tout de manifester notre solidarité envers une structure qui a su au cours de ses 25 ans d’activité donner une visibilité très forte aux musiques expérimentales et aux multiples formes de la création artistique.Il est à noter et cela à son importance, qu’à ce jour le CCAM est la seule scène nationale en France à accompagner, diffuser des musiques qui pour une grande majorité d’entre elles n’ont pas ou peu accès à un tel niveau de reconnaissance institutionnelle.Il s’agit également de rappeler à nos élus de la république que la légitimité des urnes ne les absous pas de faire preuve de clairvoyance, de mesure et de retenue.
dès 19h (aux Instants Chavirés de Montreuil) :
-Pascal BATTUS-Bertrand DENZLER-Xavier CHARLES-eRikm-Martine ALTENBURGER-Ninh Lê QUAN-Bertrand GAUGUET-Michel DONEDA-Sophie AGNEL-Thierry MADIOT-Hervé BIROLINI-Jean-François PAUVROS -Dominique PETITGAND-Dominique RÉPÉCAUD / Bruno FLEURENCE / Daunik LAZRO / Heidi BROUZENG-Jérôme GAME / Didier ASCHOUR / Jean-Christophe CAMPS / Carole RIEUSSEC”
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Pateras/Baxter/Brown : Anthony PATERAS (piano), Sean BAXTER (percussions), David BROWN (guitare)
The Necks : Chris ABRAHAMS (piano), Llyoyd SWANTON (contrebasse), Tony BUCK (batterie
+ Big Band : Pateras/Baxter/Brown + The Necks
jeudi 23 octobre, au Carré Bleu, 20h30 – Poitiers
jeudi 30 octobre, aux Instants Chavirés, 21h – Montreuil



I Necks sono un complesso strumentale australiano, formato da tre esperti session-men: Chris Abrahams (pianoforte), Tony Buck (batteria) e Lloyd Swanton (basso). Abrahams ha anche pubblicato tre album per pianoforte solo, e ha suonato con importanti esponenti dell’avant-jazz, come John Zorn, Tom Cora, Phil Minton, Peter Brotzmann, Hans Reichel, Han Bennink, Shelley Hirsch, Wayne Horvitz. Lloyd Swanton è anche il leader dei Catholics, un ensemble jazz più tradizionale, che ha pubblicato quattro album, a partire da The Catholics eSimple.
Gli album dei Necks contengono jam estese edipnotiche, basate su semplici linee melodiche, portate avanti attraverso groove sincopati. La ripetizione insistente di elementi armonici strizza l’occhio al minimalismo, mentre l’interplay fluidoed atmosferico richiama il jazz-rock.
Il trio dimostrò per la prima volta il suo valore sulla composizione di 56 minuti che riempie l’album Sex (Fish Of The Milk, 1989 – Private Music, 1995). Il ritmo sommesso ed il tempo leggermente sincopato creano una trama delicata per gli intermezzi pianistici neoclassici e per i lamenti sensuali della tromba. Le note del piano scendono come una cascata, sfociando in un flusso ipnotico di toni casuali. Ma poi la musica comincia ad alterarsi, e fanno la loro comparsa dissonanze e toni striduli. Il modo in cui Abrahams accarezza il piano è unico: astratto, esotico, romantico.
Next (june 1990 – Fish Of Milk, 1990) contiene sei tracce che si avventurano per strade differenti.
Aquatic (Fish Of Milk, 1994 – Carpet Bomb, 1999) include Stevie Wishart all’organetto e introduce un sapore etnicoSe con Nextavevano provato a scindere la loro arte in sei direzioni differenti, Aquatic serve lo stesso intento ma in un continuum invece che in pezzi diversi.
Per ottenere il loro “sound” distintivo, i Necks ritornarono al formato originario. Il doppio cdSilent Night (september 1995 – Fish Of Milk, 1996) conteneva solo due meditazioni, Black, animata da una frase campionata, e specialmente il lento, fragile, colloquiale dialogo di White.
Piano Bass Drums (Fish Of Milk, 1998- ReR, 2004) era una registrazione live.
The Boys (Fish Of Milk, 1998 – ReR, 2004) è una colonna sonora per un film. Ha il difetto di essere un lavoro frammentario, non certo il loro formato prediletto.
Hanging Gardens (Fish Of Milk, 1999 – ReR, 2001) è una composizione di 60 minuti che riassume la loro tecnica minimalistica. Un pattern di hi-hat alquanto frenetico e delle linee di basso inquietanti circondano e puntellano affascinanti rumori di tastiere. L’atmosfera è enigmatica se non gotica. La musica diventa più inquietante, disturbata, più spaventosa e più psichedelica. Intorno ai dieci minuti il piano, ripetendo un pattern di cinque note, crea un atmosfera di tensione, simile all’ End of the Game di Peter Green. Il playing comincia a rivelare le sue radici jazzistiche, e giunti ai venti minuti, il pattern di cinque note ricompare all’ottava più alta e la jamsi infuoca. Quando termina, subentra un momento contrappuntistico abbastanza astratto. Ai quaranta minuti la musica riacquista ancora energia. Una parte in stile Nice o Colosseum, guidata da un organo aggressivo, fa clamorosamente irruzione, portando alla fine nuovamente al pattern di piano in cinque note, questa volta però in una atmosfera decisamente clasutrofobica.
Il jazz-rock minimalista e di atmosfera dei Necks raggiunge lo zenit con Aether (Fish Of Milk, 2001 – ReR, 2002), dove un semplice accordo è ripetuto come un mantra per provocare vibrazioni simpatiche dagli altri strumenti, come per evocare una per una tutte le tinte di un unico colore fondamentale. Alla fine si giunge al nirvana, nella forma di un mantra cosmico che porta la musica in un crescendo estatico di contrappunto. E’ probabilmente il loro lavoro più etereo.
Athenaeum (Fish of Milk, 2003) è un live in 4-CD.
Photosynthetic (Long Arms, 2003) è registrato dal vivo a Mosca nel 2002.
Fino ad allora il trio aveva suonato insieme, soltanto un paio di volte all’anno (in giro per il mondo).
Drive By (ReR, 2003), è un altro pezzo da camera lungo un’ora, che si sviluppa lentamente. Si basa tanto sulla ripetizione (minimalismo) quanto sulla improvvisazione (jazz) per la sua atmosfera sognante e le sue dinamiche fluenti. SeHanging Gardens era agitato e virulento, edAether era una beatitudine pura e sussurrata, si può dire che Drive By rappresenti il punto di incontro perfetto di Miles Davis, Terry Riley e Brian Eno. Con un senso del groove più marcato dei suoi predecessori (ed un tocco di poliritmia Africana), l’amalgama della batteria tribale di Tony Buck, delle linee di basso martellanti di Lloyd Swanton e delle tentennanti meditazioni per pianoforte di Chris Abrahams, è un classico di conversazione casuale: suona quasi come la controparte del sesto album dei Soft Machine, che, partendo da premesse analoghe, si evolveva in strutture più geometriche e austere. Le protagoniste assolute sono le tastiere: producono tutte le variazioni presenti nella lunga traccia, con occasionali momenti di Spannung. Come alsolito, il significato è enigmatico come una brezza estiva. A metà traccia (siamo a 27 minuti), si sentono bambini giocare in sottofondo, ed i timbri delicati del piano sembrano ingaggiare una specie di contrappunto (con in cima il lamento di un organo distorto); a 48 minuti la musica è invasa da un rumoroso ronzio, come uno sciame di api, e ancora rumori di altri animali, mentre il tempo diventa più sincopato, finché la musica si dissolve e rimangono soltanto uccellini cinguettanti.
Il solo difetto, se paragonato ai lavori precedenti, è che in qualche modo le trame non comunicano lo stesso senso di “alienazione”, di “appartenenza ad un altro mondo”. In un certo senso, è troppo ovvio per lo spettatore essere ipnotizzato dal movimento di un orologio.
Il doppio Mosquito/ See Through (ReR, 2005) contiene due ipnotici flussi di coscienza.Mosquito si apre con suoni sconnessi di percussioni. Una nota testarda di piano è accompagnata per un minuto da un ritmo leggero (per la prima volta dopo 14 minuti, poi poche altre volte). Questo è tutto il movimento presente nella prima parte. Nella seconda parte la batteria è più prominente, ma la nota di piano è ancora ipnoticamente (ma non meccanicamente) ripetutaed il centro dell’azione rimangono le percussioni.
See Through, uno dei loro picchi tecnici, si apre con frasi di pianoforte dolci, sussurrate, di sapore jazzistico, sospese sull’oscillante scampanellio dei piatti. Per sette minuti, suona come una jam tra Pharoah Sanders e l’Art Ensemble of Chicago. E’ una danza lenta tra un piano sensuale e dei piatti inquietanti. Le frasi di piano non fanno in tempo a rallentare, che già riaccelerano, non appena si rilassano giàridiventano martellanti. Chris Abrahams è un maestro nel rompere la tensione immediatamente prima che acquisti la minima sfumatura drammatica. Le sue note fluttuano senza peso nell’aria, incontrando raramente un ostacolo o una deviazione. Le sue fughe sono sgargianti quanto ermetici sono i suoi silenzi. See Throughè il suo personale biglietto da visita. Dopo circa50 minuti di toni in cascata e pause improvvise, il piano è finalmente raggiunto dalla batteria (e non solo dai piatti) e gli ultimi dieci minuti sono un crescendo di batterismo sfrenato.
Chemist (ReR, 2006) fu inusuale per i Necks perché conteneva tre tracce di media lunghezza invece del solito monolito di un’ora. Un ritmo solido, accordi per basso riecheggianti, piccole dissonanze, tastiere ipnotiche costruiscono l’atmosfera misteriosa, quasi da raga, di Fatal, reminiscente dei primi Pink Floyd e del jazz rock di Miles Davis (e del suo discepolo sottovalutato, Peter Green). La progressione del playing rispecchia la reazione febbricitante aduna visione estatica, attraverso un piano a’ la Terry Riley intensamente oscillante, e distorsioni via via più aspre. Un esercizio puntillistico per ascoltatori attenti, Buoyant tesse un fragile ordito di note sconnesse, tenute insieme dal più sottile pretesto musicale. Abillera si districa dall’influenza della cacofonia pulsante eenigmatica dell’ “In C” di Riley, per innalzarsi in un intricato pattern, come un mandala di note frenetiche per pianoforte.
L’album live Townsville (february 2007 – ReR, 2007) rappresenta al meglio il loro metodo di lavoro. La linea di basso è adoperata per costruire su di essa l’improvvisazione. Gli altri strumenti costruiscono suoni attorno a questa linea, soprattutto il piano, con delle meditazioni a cascata che passano da atmosfere new age a violente scorribande free-jazz. I piatti suonano più come pioggerella che come un pattern ritmico. Mentre il tempo porta pian piano una struttura ed un’enfasi alla loro musica, non c’è dubbio che questa rimanga in un permanente stato di sospensione.

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