TartaRugosa ha letto e scritto di:
Mark J. Penn, con E. Kinney Zalesne (2007)
Microtrend, Sperling & Kupfer
Traduzione di Andrea Plazzi

Microtrend è un’interessante raccolta di tendenze che stanno modificando in modo non particolarmente evidente, ma indubbiamente significativo, comportamenti, abitudini, usi e costumi della popolazione occidentale.
Le 63 microtendenze prese in esame riguardano ambiti strettamente inerenti ai cicli di vita e dinamiche amorose/familiari estendosi anche al lavoro, alla salute, agli stili di vita, nonché all’utilizzo delle tecnologie, della moda, del tempo libero e del denaro.
La tesi degli autori è che i grandi mutamenti globali non saranno più solo ascrivibili a fenomeni planetari: tendenze oggi quantificabili in poche migliaia di persone potranno, in un medio periodo, provocare scossoni determinanti per le scelte politiche, le forme di comunicazione, marketing e sviluppo prodotti, la lettura dei dati sociologici della società.
Da TartaRugosa qual sono, il capitolo “Zoomaniaci” mi ha suscitato alcune riflessioni:
“Negli Stati Uniti di oggi l’1% più agiato degli animali da compagnia vive meglio del 99% della popolazione mondiale. … Il 63% delle famiglie americane possiede un animale .. e i nuclei famigliari che ospitano animali sono più del doppio di quelli con bambini”.
Il trend degli americani con animali domestici è in costante crescita e così pure i costi per la loro gestione: nei primi anni Novanta la spesa era di 17 miliardi di dollari, contro i 40 registrati nel 2006.
Questi dati, unitamente alla descrizione dei beni prodotti per la qualità di vita dei piccoli animali, potrebbero far arricciare il naso in termini di valutazione economica, psicologica, sociale e culturale, ma l’osservazione riportata verso la fine del capitolo:
“Un’altra novità è che per molto tempo gli scienziati avevano sostenuto che gli affettuosi comportamenti degli animali da compagnia non fossero altro che una forma di istinto, e che gli animali non provavano realmente emozioni o sentimenti. Oggi anche la scienza ha ribaltato questo punto di vista, arrivando ad ammettere ciò che appare ovvio, e cioè che anche i nostri amati famigliari a quattro zampe pensano e amano”
ha reso possibile ammorbidire la mia criticità sugli investimenti così cospicui a favore dei pets.
E’ che parallelamente a Microtrend ho in lettura il testo di Martha C. Nussbaum “L’intelligenza delle emozioni”, (2004, Il Mulino, Bologna; edizione italiana a cura di Giovanni Giorgini). L’autrice dedica abbondante spazio allo studio delle emozioni negli animali, portando a sostegno delle sue tesi, sia pur con un certo disagio morale, la descrizione degli esperimenti che la scienza compie per poter dimostrare ciò che evidentemente tanto ovvio non è: la “formazione dei sentimenti” nell’animale.
Ne scelgo uno come esempio. Per poter misurare la depressione derivante dall’impotenza di poter controllare il proprio ambiente, Seligman introduce un cane in una gabbia divisa in due da una barriera. Dopo un segnale realizzato con una luce, viene somministrato uno shock nella parte in cui è presente il cane. Saltando la barriera il cane può sfuggire allo shock e questo meccanismo viene da lui imparato molto in fretta.
Separatamente un gruppo di cani viene posto in un dispositivo in cui non esiste possibilità di fuga e si produce una serie di shock. A questo punto si rimettono di nuovo i cani nella gabbia con la barriera e la scienza scopre che a causa dell’impotenza sperimentata, il cane non apprende più a fuggire. Sta indifferente, raggomitolato nella gabbia, senza alcuna reazione volontaria. Solo dopo molti sforzi (i ricercatori portano ripetutamente di peso i cani al di là della barriera) le bestie faticosamente cominciano ad apprendere da soli la fuga.
Recentemente la cronaca ha riportato gli episodi del branco di cani che ha sbranato un bambino a Modica e ferito gravemente una turista in una spiaggia poco frequentata. L’etologo Danilo Mainardi ha messo in rilievo come la ferocia del branco sia stata causata dal fenomeno dell’abbandono del cane da parte dell’uomo: il cane abbandonato ha qualche chance, come quello della gabbia di Seligman, ad essere riaddestrato a conquistare ancora fiducia nell’uomo, ma le generazioni successive (quelle che nascono dai cani abbandonati e inselvatichiti) non avranno alcuno spunto di apprendimento per discernere l’uomo da altre specie.
Non voglio entrare poi nel dettaglio di infiniti episodi di maltrattamento che non solo provocano sofferenze, ma addiritttura minacciano l’estinzione di intere specie (www.lav.it Lega antivivisezione).
Certo è che con queste connessioni mentali alla fine, quando leggo che:
“Nel 2006 sono stati spesi più di 9 miliardi per terapie con farmaci da banco, e non stiamo parlando solo di collari antipulci e grattatoi. Abbiamo acquistato sbiancatori per i denti, rinfrescanti per l’alito, lucida-pelliccia, cappottini firmati, gioielli per cani, seggiolini per l’auto, farmaci contro l’acne dei gattini, occhiali da sole per proteggere i loro occhi mentre li portiamo sulle decapottabili, lozioni protettive, creme antinvecchiamento, lenti a contatto …
Alcuni padroni iperprotettivi hanno pagato migliaia, o persino decine di migliaia didollari per cucce su misura e personalizzate. Certi canili si sono trasformati in hotel di lusso in grado di offrire servizi di sci, nuoto, televisione, pasti raffinati e pedicure. …
Ci sono ottime notizie anche in campo veterinario. Grazie a un’alimentazione di qualità elevata e alle cure, gli animali da compagnia vivono fino a quattro volte di più rispetto a trent’anni fa, e mentre un tempo i veterinari se la dovevano vedere con rabbia e cimurro, oggi devono combattere obesità, insufficienza renale e arteriosclerosi.
Forse “sentirsi da cani” non è più una tragedia come una volta.”
non ne resto contrariata più di tanto.
Ammesso che quell’1% di animali molto privilegiati tragga veramente da queste attenzioni miglior benessere, il risarcimento per l’altra inquantificabile quota di animali che pagano per produrre il benessere umano è ancora lontano dall’essere raggiunto.

Un pensiero riguardo “Mark J. Penn, con E. Kinney Zalesne (2007) Microtrend, Sperling & Kupfer Traduzione di Andrea Plazzi | TartaRugosa”