Definiamo “vacanzina” un breve viaggio con obiettivi minimi e con pernottamento fuori casa di un massimo di due notti (cioè quello che consente alla gatta Miciù di mangiare senza modificazioni delle sue abitudini e di stare sola per poco).
La vacanzina, data l’intensità degli avvenimenti che la realtà e l’immaginazione includono in quel lasso di tempo, in genere assume nella nostra memoria una temporalità molto più lunga.
Sembrà cioè di avere fatto un lungo viaggio e una lunga “vacanza”, anche se, in realtà, sono state dalle 24 ore alle 48.
Con la vacanzina il tempo è percepito diversamemente e mostra, con vigore espressivo, la sua plasmabilità. Sembra lungo ciò che è breve, mentre il tempo lungo (talvolta) è talmente insignificante da essere percepito come un lampo. O anche di non essere percepito del tutto.
TRACCE e SENTIERI 
Ben detto Paolo, ti ringrazio di averci segnalato l'importanza che nei nostri percorsi di vita rivestono quei punti-momento, che tu chiami "vacanzine", che si collocano “fuori” dalla consuetudine e dall'ordinarietà in cui in genere sono mantenuti. Molto meglio di una vacanza che, viceversa, finisce spesso per confermarci nel continuum delle nostre abitudini. Il punto-momento della vacanzina indica allora un altro luogo e un altro tempo della vita, che poi è sempre vita relazionale, necessariamente brevi, transeunti, e che per essere valorizzati pienamente richiedono tutta la nostra capacità di lasciarsi andare a ciò che l'immaginazione dell'essere così fuggevolmente ci presenta, e di ritenerla poi coscientemente nei nostri cuori. L’esistere sembra così trovare il suo vero senso d’essere solo in quell’ “ex”, fuori, di ex-sistere.
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grazie, baldoper avere glossato l'esperienza della "vacanzina"chiarisci che è proprio la breve discontinuità a fornire energia al tempo brevecosì anche il camminare su una strada di lago e salire per un cancello che attraverso un giardino ed arrivare alla casa traformata in albergo si fissa nella mente come una fotografia
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