PAESAGGIO, di Giuseppe Ungaretti

Mattina
Ha una corona di freschi pensieri,
Splende nell’acqua fiorita.

Meriggio
Le montagne si sono ridotte a deboli fiumi e
l’invadente deserto formicola d’impazienze e
anche il sonno turba e anche le statue si turbano.

Sera
Mentre infiammandosi s’avvede ch’è nuda, il
florido carnato nel mare fattosi verde bottiglia,
non è più madreperla.
Quel moto di vergogna delle cose svela per un momento,
dando ragione dell’umana malinconia,
il consumarsi senza fine di tutto.

Notte
Tutto si è esteso, si è attenuato, si è confuso.
Fischi di treni partiti.
Ecco appare, non essendoci più testimoni,
anche il mio vero viso, stanco e deluso.

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