Le chiamiamo “vacanzine”.
Una vacanzina è un intervallo di tempo breve (al massimo due notti fuori casa) dentro il quale si concentra l’energia di un viaggio lungo, quando si va in luoghi lontani e saturi di tutto quanto si associa al mitologema del viaggio: lontananza, paesaggi, persone, costumi, cibo, tempo per sé.
La vacanzina ha il suo limite nelle cure da dedicare alla gatta Miciù. E il limite ha il pregio di forgiare la personalità: rinunciare a qualcosa per qualcos’altro ancora più meritevole di attenzione.
A Bologna, nonostante i treni ad alta velocità, arriviamo in quattro ore. Fa parte del bene della vacanzina non avere fretta.

Pranzo: l’Uno una Ribeye – Entrecote di manzo, l’Altra Filetti di pollo alla griglia alla RoadHouseGrill. Parte del pomeriggio trascorre a camminare in una periferia di Bologna. Infatti fa parte del noi viaggianti quello di sbagliare ripetutamente e pervicacemente strade ed indirizzi.
Preludio alla notte: Hotel Unaway. Freddo fuori caldo dentro. Ci piace il caldo dentro. E’ a due passi dall’
Europauditorium di Piazza della Costituzione
dove ci sarà, alla sera, il Concerto di Paolo Conte.
Il giretto tardo-pomeridiano per i centro di Bologna è abbastanza trascurabile. Comunque è l’autobus 28 che ci porta in Via Indipendenza.
Cala la sera, scende la pioggia fine, si entra al teatro.
Alle 21 e 20 Paolo Conte entra in scena con il suo sapiente, colto, fantasioso, competente gruppo di strumentisti:
Daniele di Gregorio, percussioni e piano
Jino Touche, contrabbasso
Daniele dall’Olmo, chitarra
Massimo Pitzianti e Claudio Chiara, sassofoni e fisarmonica
Luca Velotti, clarinetto
Lucio Caliendo, oboe e fagotto
Piergiorgio Rosso, violino. E’ la nuova entrata in orchestra di questo periodo. Tutti i suoi inserti volano nell’aria, ma ancor più in: Diavolo rosso, Dancing … applausi …
(Alessandra, filologa passionale di Paolo Conte mi conferma: “ebbene sì: il violino è un’innovazione di questo tour! non so se resterà in pianta stabile nell’orchestra, ma di certo Paolo e i suoi musicisti sono maghi stupefacenti”)
E’ dal 1974 che conosco e inseguo la sua individualità artistica: quella di attingere alla propria biografia personale per lievi accenni pittorici e trascolorarla e immergerla in suoni che alludono alle mitologie del jazz della Francia degli anni ’20 e alla gioiosità dei ritmi sudamericani
Paolo Conte è come il Bagatto dei Tarocchi: dietro il suo piano, con la trombetta e con la sua voce arrochita racconta i miti minori del Novecento. E in questi miti, ancorchè minori, le persone si riconoscono come in specchi che restituiscono immagini del Sé in situazione di Reverie.
Ma in un concerto c’è anche l’arte della scaletta.
Un conto è il disco, che al suo centro mandalico mette il particolare punto di approdo cui è arrivato l’artista in quel momento. Altra prospettiva è un concerto, nel quale al centro c’è il rapporto alchemico che l’artista intende stabilire con il suo pubblico.
La combinazione da elaborare funziona così: “quella sera lì e solo per coloro che sono lì quella sera”. E’ per questo che ci si sente una comunità nella sala. Una comunità provvisoria di due ore, ma con tutte le fusionalità che fanno la differenza.
Primo tempo
Sotto le stelle del jazz (1984)
certi capivano il jazz … pochi capivano il jazz … così eravamo noi … le donne odiavano il jazz “non si capisce il motivo”
Come di (1984)
la comédie d’un jour, d’un jour d’ta vie … Parlami, dunque il ricordo si semplifica nel suono dolce ed infelice, qui, come di, come di …
Alle prese con una verde Milonga (1981)
e mi avrai, verde milonga che sei stata scritta per me, per la mia sensibilità, per le mie scarpe lucidate … io sono qui, sono venuto a suonare, sono venuto ad amare, e di nascosto a danzare …
Bartali (1979)
Farà piacere un bel mazzo di rose e anche il rumore che fa il cellophane, ma una birra fa gola di più … Oh quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali, quel naso triste come una salita quegli occhi allegri da italiano in gita … E’ tutto un complesso di cose che fa sì che io mi fermi qui …
Bella di Giorno (2008)
Io so chi tu sei so neanche chi sei ma so che tu sei si so che tu sei tanto amata amata e desiderata
Gioco d’azzardo (1982)
io parlo di me, di me che ho goduto, di me che ho amato e che ho perduto … però tra noi si trattava d’amore
Gli impermeabili (1984)
Mocambò … serrande abbassate … pioggia sulle insegne delle notti andate … devo pensarci su quale storia vuoi che io racconti? … e ricomincerà … come da un rendezvous … ma come piove sugli impermeabili”
Lo zio (1982)
ah zio, zio, com’è, com’è spiegami tutto, spiega perché e piano piano si srotola di questo film la pellicola …
L’amore che (2008)
L amore che arriva con movenze lente qui sotto gli occhi della gente, mi parla con voce tremante… sì. Illudendo, lusingando Incantando e come danzando afferra le mani … Sì… Ti amo tanto e ti sento arrossendo e impallidendo quasi morendo, sì. L’amore che trafigge me lascia che dica “Non so cos’è. Non lo so mica.. Ma credo in te dolce nemica….
per il lettore che vuole fare comunità temporanea:
Paolo Conte, Live a Bologna 26 gennaio 2009, Primo tempo
Secondo tempo
Velocità silenziosa (2008)
Una bella bici che va silenziosa velocità sopra le distanze, le lontananze starà una bici non si ama, si lubrifica, si modifica una bici si declama come una poesia per volare via una bici la si ama come l’ultima delle fantasie
Madeleine (1981)
Qui, tutto il meglio è già qui, non ci sono parole per spiegare ed intuire e capire, Madeleine, e se mai ricordare…tanto, io capisco soltanto il tatto delle tue mani e la canzone perduta e ritrovata come un’altra, un’altra vita… Ma tutto il meglio è già qui, non ci sono parole…
Dancing (1982)
C’è stato un attimo che tu mi sei sembrato niente, è stato quando la tua mano mi ha lasciato solo e inesistente, hai volteggiato e sei tornata qui, l’orchestra è andata avanti e, poi, nessuno ha visto… vieni…e l’inquietudine e gli inchini fan di me un orango che si muove con la grazia di chi non è convinto che la rumba sia soltanto un’allegria del tango…
Chiamami adesso (1992)
Chiamami adesso, sì, lo so che prima era… era più facile… ma è adesso che ho bisogno io di
farmi trovare, farmi trovare qui chiamami adesso che è più buon il mio cuore… Dammi il tempo che tempo non sia Dammi un sogno che sonno non dia… Chiamami adesso che non ho più niente da dire, ma voglio parlare lo stesso insieme a te
Genova per noi (1998)
Con quella faccia un po’ così quell’espressione un po’ così che abbiamo noi prima di andare a Genova che ben sicuri mai non siamo che quel posto dove andiamo non c’inghiotte e non torniamo più … In un’immobile campagna con la pioggia che ci bagna e i gamberoni rossi sono un sogno
e il sole è un lampo giallo al parabrise…
Via con me (1981)
Via, via, vieni via di qui, niente pi ti lega a questi luoghi, neanche questi fiori azzurri via, via, neanche questo tempo grigio pieno di musiche e di uomini che ti son piaciuti, Its wonderfoul, its wonderfoul, its wonderfoul good luck my babe, its wonderfoul, its wonderfoul, its wonderfoul, I dream of you chips, chips, du-du-du-du-du
Berlino (2008)
Piove a Berlino una pioggia spagnola e sulle scarpe nuove di pioggia e pensieri incantati affascinanti prove di sogno e di luce deliranti esilaranti vuoti ed erranti
Max (1987)
Max era Max più tranquillo che mai, la sua lucidità… Max non si spiega, fammi scendere, Max vedo un segreto avvicinarsi qui, Max
Diavolo rosso (1982)
Diavolo rosso dimentica la strada viene qui con noi a bere un’aranciata controluce tutto il tempo se ne va Girano le lucciole nei cerchi della notte questo buio sa di fieno e di lontano e la canzone forse sa di ratafià
Eden (1990)
Solo in un silenzio penso a niente e voglio solo te, padre emozionato ed entusiasta che ti specchi in me Solo contro niente mi accontento e non mi annoio mai, suono un bel saxofono d’argento e non mi sbaglio mai…
Bis
Cuanta Passiòn (2005)
Ma sì, sarà il carattere o la malinconia che sta dietro al carattere come una gelosia sarà il pensiero vergine che ha la fantasia vissuta dal carattere come la frenesia Cuanta pasiòn en la vida cuanta pasiòn …
Via con me (1981)
Via, via, vieni via di qui, niente pi ti lega a questi luoghi, neanche questi fiori azzurri via, via, neanche questo tempo grigio pieno di musiche e di uomini che ti son piaciuti, Its wonderfoul, its wonderfoul, its wonderfoul good luck my babe, its wonderfoul, its wonderfoul, its wonderfoul, I dream of you chips, chips, du-du-du-du-du
Per il lettore che vuole fare comunità temporanea:
Paolo Conte, Live a Bologna 26 gennaio 2009, Secondo tempo
… di chi era quella voce femminile dietro di me che cinguettava
“Its wonderfoul, its wonderfoul, its wonderfoul good luck my babe, its wonderfoul, its wonderfoul, its ?”
un lievissimo incontro temporaneo di cuore e comunità
Lp 33 giri
Paolo Conte, 1974
Paolo Conte, 1975
Un gelato al limon, 1979
Paris Milonga, 1981
Appunti di viaggio, 1982
Paolo Conte, 1984
Aguaplano, 1987
Paolo Conte, Concerti, 1989
Parole d’amore scritte a macchina, 1990
Paolo Conte, Live, 1988
- Fotografie di Luciana