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La Munro ha due passioni: quella per le deviazioni narrative e quella per gli spazi bianchi.
Molto spesso, quando racconta un fatto, non narra quel fatto e i sentimenti e le sensazioni che esso suscita: ma qualcosa di apparentemente laterale; invece di analizzare le sensazioni di una donna che sta per morire di cancro, descrive una bottega di calzolaio o un cane che si aggira in un cortile, suscitando in noi un’impressione di casualità e di gravità, che ci sembra assolutamente necessaria.
O, all’improvviso, apre uno spazio bianco in un racconto.
In quel bianco trascorrono anni, decenni: un abisso allontana il presente e il passato: il tempo passa senza che nessuno se ne accorga; e noi avvertiamo, al tempo stesso, il senso della continuità e quello della lacerazione che formano il tessuto diseguale della nostra vita.
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tutto l’articolo qui Vento largo: Pietro Citati, I racconti di Alice Munro.