7 luglio 2003
Caro dott. Ezio Mauro
questa è una lettera personale che, spero, le possa arrivare.
Volevo ringraziarla per i suoi articoli, per il modo in cui li costruisce e trova le parole giuste per dire il tormento di questa fase della sfera pubblica.
Ho appena letto “Il fattore B che ci allontana dall’Unione” (3 luglio 2003) e l’ho riletto a voce alta a mia moglie.
Il fatto è che in questi momenti le sue parole hanno la forza espressiva di mostrare in un modo più razionale il mio dolore per l’orribile decadimento della politica, dovuto alla “svolta linguistica” del nuovo potere.
Quando lei parla di “mancanza di cultura istituzionale” e di dilettantismo che tanto piace in Italia” vi trovo la più sintetica definizione di quanto stiamo vivendo.
Con il berlusconismo sono ancora venuti a galla gli antiche vizi della cultura pubblica italiana. O meglio dell’assenza di cultura pubblica, come ha ben studiato l’antropologo Carlo Tullio Altan (Populismo e trasformismo, Feltrinelli).
Non so quanti sono gli italiani che provano “infelicità” (vignetta di Altan – figlio dell’antropologo di cui sopra -, su l’Espresso del 10 luglio): se i lettori di Repubblica sono circa 600.000, ottimisticamente ritengo siano 300.000.
Bene: sono fra quei 300.000 che SENTONO l’etica dei suoi articoli. E’ come se sotto il messaggio razionale (dati, informazione, eventi, argomentazioni) si sentisse un altro parlare: appunto quello etico. Di chi è attonito per quanto avviene, eppure cerca di ragionare e comunicare questo sentire.
Certo è impressionante che l’Italia si riconosca in un Mussolini aggiornato all’epoca televisiva. So che ci sono i puristi che dicono: “Ma no, non è la stessa cosa … La situazione è profondamente diversa ….”.
Eppure a me sembra che sia così. Lo stesso spirito gregario, la stessa scurrilità, le stesse prepotenze, lo stesso odio per chi non è del gruppo. Certamente non è la stessa cosa. Forse non occorre l’olio di ricino (ma chissà? nei paesi del mio lago i leghisti controllano il territorio e il loro quoziente intellettivo e la loro muscolatura sono mobilitabili) perché bastano le serate di Vespa e una televisione che ha epurato Biagi e Santoro. Una televisione che produce palinsesti simili all’olio di ricino.
Fa paura il sorriso dell’uomo. Ma ancora di più fanno paura i suoi pretoriani. Possibile che nessuno trovi il coraggio di “prendere la parola”. Possibile che intelligenze come quella di Giuliano Ferrara applaudano come ad un talk show? Possibile che studiosi di politologia, di diritto non dicano che è tutta una storia del pensiero politico che viene bruciata (Tocqueville in primo luogo).
Con il berlusconismo è avvenuto il peggio del peggio. Altroché il “Non vogliamo morire democristiani!”. Forse lei non sarà d’accordo con me su questo. Colloco Pintor fra i “cattivi maestri” e come tutti i cattivi maestri ha sbagliato anche in quel giudizio: nel senso che le cose sono andate ancora peggio del peggio che lui ideologicamente (per lo stesso odio che provava per i suoi avversari) individuava
Spero di non averla annoiata in eccesso. Ma ci tenevo a dirle che i suoi articoli danno un po’ di respiro in un’aria sempre più irrespirabile.
Grazie, Paolo Ferrario
Con mio grande piacere arriva una sua risposta:
Gentile dottor Ferrario,
grazie per la sua lettera e per la sua attenzione al mio lavoro. Ma soprattutto grazie per la sua passione civile, una risorsa importante.
E’ proprio questo che mi interessa: testimoniare un’idea diversa dell’Italia, rispetto a quella dominante. Quell’Italia c’è e la sua lettera lo conferma.
Un cordiale saluto.
Ezio Mauro