Gaston Bachelard (1884-1962) è un filosofo affascinante.
In una prima fase della sua vita si è concentrato sulla conoscenza scientifica e sulla necessità per questo tipo di pensiero di contrastare i saperi precedenti.
Poi, nella seconda fase del suo ciclo di vita, si è abbandonato (mantenendo un forte legame con la sua precedente ricerca) alla “poétique de la rèverie ”,intesa come una situazione in cui l’individuo si abbandona alla propria immaginazione.
La rèverie (parola difficilmente traducibile nella lingua italiana: fantasticheria, sogno, immaginazione fantastica) si distingue dal sogno per il fatto che la coscienza dell’ io è attiva. Inoltre la rèverie comporta una relazione con l’infanzia, quindi con la propria biografia:
“Quando fantasticava nella sua solitudine, il bambino conosceva una esistenza senza limiti. La sua rèverie non era semplicemente una rèverie di evasione. Era una rèverie di volo.
Vi sono rèveries infantili che nascono all’accendersi di un fuoco … Così, le immagini infantili, immagini create da un bambino, le immagini che un poeta ci dice create da un bambino sono per noi manifestazioni dell’infanzia permanente”
In La poetica della rèverie , Dedalo Libri, p. 110-111
Confesso che il mio pensiero non arriva a comprendere a fondo la filosofia di Bachelard: è un autore arduo, che gira attorno a categorie difficili.
Tuttavia la parte intuitiva della mia personalità ne è stata catturata, come in questa meditazione attorno ad un fuoco che è capitata così, senza alcuna preparazione ma solo con la spinta di lasciarsi andare ad un momento della giornata.
da Rèverie davanti al fuoco | Tracce e Sentieri, 5 Agosto 2004 – 8 Novembre 2011.