Fare qualcosa di adatto al buio: conoscere

Fu chiesto a Franco Basaglia:

“Che cosa farebbe
se il black-out capitasse improvvisamente a casa sua?”

Rispose:
“Accetterei il buio
e organizzerei la situazione.
Mi metterei cioè a fare
insieme con altri
un’attività giusta per il buio”

Baggio G., Adulti e gioco, in Anziani Oggi n. 2/3 1998, p. 77


L’umiliazione culturale c’è: è un dato oggettivo.
Tuttavia sarà bene rielaborarla: cinque o dieci anni sono tanti.
Il paesaggio del Nord è questo: cammini per strada e fra il 60 e 70 % ha votato per un governo dominato dalla Lega.
Il paesaggio del Sud è questo: i loro elettori si fidano di un governo comandato da uno della Brianza e da uno di Varese.
Chi l’avrebbe mai detto?
La “questione meridionale” è diventata un accettato dominio del Nord sul Sud.
Vorrei imparare almeno un po’ l’arte del distacco disincantato da Massimo Cacciari: ma per lui è più facile …. già … lui è un filosofo tragico.
Io che sono una persona più semplice, meno acculturata, più contraddittoria e con un Io mobile ed instabile, ripiego su una conversazione che mi ha stimolato Prisma, nella sua pagina “Cogli le rose quando è il momento”.
Il tema è questo: una situazione problematica chiede alla persona di conoscere ciò che sta accadendo. E’ in questi momenti che non è sufficiente riconoscere ciò che ci sta attorno.
Faccio questa riflessione leggendo a Prisma qualche pagina di Carlo Tullio-Altan, Antropologia funzionale (1968), Bompiani 1971, pagg. 53, 63, 66, 68-69

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