Brianza Achtung Banditen!
![]() |
Questa piazza Arturo De-Capitani,
luogo più centrale del mio paese
natio, è dedicata a un uomo che prese
parte (pur minore) coi partigiani
locali alla guerra contro gli ariani
nazisti, alla Liberazione: arnese
ignoto ormai oggi, quasi un cinese
episodio d’altri tempi lontani,
non più nostra devastata memoria;
morì il ventisei aprile dell’anno
millenovecentoquarantacinque,
cadde equiparato con chi delinque
dai fascisti e invece (adesso lo sanno
in pochi) era complice della Storia.
Andiamo ormai verso i settant’anni dall’insurrezione che ha messo fine alla dittatura fascista, ma la memoria sempre più labile non aiuta a dare senso a quel momento fondante della nostra Repubblica.
E ogni giorno che passa i partigiani sempre più rischiano di essere ricordati come lo erano all’inizio, sui cartelli nazisti messi agli angoli delle strade dei territori del nord Italia occupato: achtung banditen!
Per questo la memoria è essenziale. Perchè la mancanza di memoria storica rischia di equiparare il giusto e l’ingiusto, il buono ed il malvagio, il relativismo e l’ansia di giustificazionismo (per non dire di peggio) rischiano di avvilire chi ha dato la vita per la libertà che oggi godiamo (e che forse non ci meritiamo, quando dimentichiamo le lotte di chi ha resistito).
Questo senza togliere il rispetto a chi – in buona fede e per malinteso senso dell’onore – decise dopo l’8 settembre 1943 di schierarsi dalla parte della Repubblica di Salò, ma occorre ricordare meritatamente chi col proprio sacrificio ha fatto in modo che di queste cose, oggi, si possa liberamente discutere, magari anche con opinioni diverse.
Il territorio della Brianza, proprio nei giorni decisivi di fine aprile 1945, fu insanguinato dalla morte di decine di partigiani insorti, molti dei quali sulla strada statale da Bergamo a Como, ove furono ammazzati da una brigata di fascisti in fuga verso il confine svizzero.
La piazza del mio paese – già nel primissimo dopoguerra – fu intitolata a un partigiano tra questi caduti: Arturo De Capitani di Olgiate Molgora, che morì appunto ucciso da una brigata di repubblichini che fuggiva verso Como, nel tratto di strada tra Rovagnate e Lambrugo, sul viale alberato della statale Como-Bergamo la notte del 26 aprile 1945.
Molti ancora pensano che la liberazione del Nord Italia si sia conclusa il 25 aprile 1945, in realtà quella data fu solo l’inizio dell’insurrezione, che scoppiò quel giorno a Milano e proseguì nei giorni successivi (ricordiamo che Mussolini fu giustiziato a Dongo solo nella giornata del 28 aprile).
Oggi in auto si va di fretta e distratti, in quel punto esatto dove De Capitani e altri partigiani furono uccisi nell’agguato, e si cammina sulla piazza del mio paese senza nemmeno alzare gli occhi a quella lapide annerita, quasi illeggibile: ben pochi sanno, ricordano chi sia quell’Arturo De Capitani cui la piazza è dedicata. Trentacinque in tutto furono i morti – combattenti nella Brigata Puecher, più sotto i loro nomi e le foto – che la Brianza ebbe a contare al termine dell’insurrezione, soprattutto in quell’attentato nella notte del 26 aprile. Molti di questi caduti riposano nel cimitero di Cremella.
Le parole servono poco dopo così tanti anni, ma almeno il ricordo dei loro nomi e dei loro volti credo sia giusto lasciarlo, su queste pagine dedicate alla brianzolitudine.
Tutti nomi importanti a modo loro, quelli di quei trentacinque brianzoli partigiani morti che hanno contribuito a fare la Storia del nostro Paese; credo meritino di essere segnalati i nomi dei tre più giovani, di soli 18 anni (una età nella quale oggi si passa quasi più tempo a cazzeggiare col cellulare che a pensare): Enrico Stellari di Erba, Ugo Fumagalli e Alessandro Sironi, questi due ultimi di Cremella.
L’immagine di Alessandro Sironi, in particolare, mi ha molto colpito. Guardatelo più sotto, in quella fotografia sbiadita: pare il viso di un bambino ed era in effetti appena più di un ragazzo, anche lui morto per la libertà dell’Italia.
Credits: www.brianzapopolare.it
da Brianzolitudine.