Silendo ha avuto l’amabilità di darmi la sua opinione sulla schedatura che ho fatto del libro di Alexandre Del Valle, Il totalitarismo islamista.
Data la competenza e l’equilibrio del suo scritto, tale anche da correggere alcune mie punte di estrema difesa della identità europeo-occidentale da quello che vivo come un attacco devastante, desidero copiarlo in questo post. Per non perderlo. Anche a me capita, talvolta, di scrivere in modo tendenzialmente argomentato nei commenti. Credo che ciò derivi dall’arte della conversazione, come già anticipava Montaigne:
DELLA CONVERSAZIONE
… Il più fruttuoso e naturale esercizio del nostro spirito è, a mio parere, la conversazione. Io ne trovo la pratica più dolce di qualsiasi altra azione della nostra vita…
Quando mi si contraddice, si risveglia la mia attenzione, non la mia collera; io mi faccio avanti verso colui che mi contraddice, che mi informa. La causa della verità dovrebbe essere la causa comune all’uno e all’altro… Io festeggio e accarezzo la verità in qualsiasi mano la trovi, e mi ci arrendo allegramente e le tendo le mie armi vinte, quando da lontano la vedo avvicinarsi. E purché non si assuma una grinta troppo imperiosa e precettorale, porgo la spalla alle critiche che si fanno ai miei scritti; e li ho spesso cambiati più per urbanità che per migliorarli; giacché mi piace ringraziare e alimentare la libertà di essere avvertito con la facilità nel cedere…
È impossibile trattare in buona fede con uno sciocco. Non solo il mio giudizio si corrompe in mano a un padrone tanto impetuoso, ma anche la mia coscienza.
Le nostre dispute dovrebbero essere proibite e punite come lo sono altri crimini verbali. Quale vizio esse non risvegliano e non accumulano, sempre rette e comandate dalla collera! Noi entriamo in inimicizia prima contro le ragioni, e poi contro gli uomini. Impariamo a discutere solo per contraddire, e poiché ognuno contraddice e viene contraddetto, ne deriva che il frutto della disputa è distruggere e annientare la verità…
… L’inseguimento e la caccia sono la nostra vera preda: non siamo scusabili se li conduciamo male e scioccamente; fallire la presa, è un’altra cosa. Poiché noi siamo nati per cercare la verità; il possederla spetta a un potere più grande…
… L’ostinazione e l’accalorarsi su un’opinione è la più certa prova di stoltezza. C’è forse qualcosa di sicuro, deciso, sdegnoso, contemplativo, grave, serio come l’asino? Possiamo introdurre nell’argomento della conversazione e della comunicazione i discorsi pungenti e concisi che l’allegria e l’intimità portano fra gli amici, che celiano e si burlano scherzosamente e vivacemente gli uni degli altri? Esercizio al quale la mia gaiezza naturale mi rende abbastanza adatto…
In Montaigne, Saggi, testi presentati da Andrè Gide, Libro III, cap. vm, «Dell’arte di conversare », Adelphi 1992, p. 115-116
Sostiene Silendo:
Il pensiero Neo-Con è un pensiero assolutamente rivoluzionario. Rivoluzionario nel senso di “cambiamento”, per non dire “ribaltamento”, degli assetti di potere. Rivoluzionari nel vero senso della parola. Rivoluzionari come possono esserlo solo persone di Sinistra.
Se leggi le biografie dei Neo-Con (e attenzione: i giornalisti nostrani, ignoranti come capre soprattutto in materia di politica USA, hanno fatto una confusione incredibile attribuendo la qualifica di Neo-Con a politici, vedi Rumsfeld per esempio, che Neo-Con non lo sono mai stati!!!) vedrai che moltissimi, soprattutto gli ideologi, sono trozkjsti delusi.
Il pensiero Neo-Con è un pensiero di Sinistra.
Premesso questo, da buon realista in politica internazionale, volevo però sottolineare una cosa.
L’ideologia è sempre uno strumento (vabbeh, questo certamente non c’è bisogno che lo chiarisca il sottoscritto). Uno strumento che serve un fine. Il fine, in genere, lo dà la cultura, quella profonda, di un popolo.
Mi spiego ?
I totalitarismi (e attenzione che il fascismo non fu assolutamente totalitario… anzi…) tedesco e sovietico altro non furono che strumenti al servizio della voglia di conquista e/o rivalsa di due culture. Quella tedesca e quella russa, appunto.
Il totalitarismo (o ideologia) islamista altro non è che lo strumento di cui il mondo arabo (o parte di esso) si sta servendo per la propria “rinascita”. La cultura araba è una cultura imperiale, di conquista, e le interpretazioni salafite e wahabite sono espressioni di tale cultura.
E’ quindi sulla cultura che bisogna agire.
Con questo non voglio dire che non bisogna usare la forza nell’attività di contrasto al terrorismo (ANZI…!!) ma che non bisogna soffermarsi troppo sull’ideologia. E’ la cultura dei popoli il motore di certe dinamiche.
Conversava di rimando Amalteo:
Certe volte mi sembra di avere una dissonanza cognitiva in tema di islamismo. Possibile che il pensiero di sinistra non veda i contenuti dell’azione islamista e le sue tecniche di penetrazione (petrolio e droga per finanziarsi, attentati, proselitismo inter-generazionale, coercizione educativa dei figli, instillazione di odio culturale, lenta occupazione demografica) e che sia così indifferente agli strumenti della forza quali strumenti necessari per combatterli?
L’altra cosa di cui ti sono grato è sulla inversione argomentativa. Non l’deologia che permea la cultura. bensì la cultura che si serve di una ideologia per far valere il proprio modello culturale.
Ma se è così devo concludere che è ancora peggio di quello che credevo.
La storia, anche quella recente, insegna che cambiare le ideologie è possibile: le demenziali idee del sessantottismo sono scomparse in una decina d’anni (dopo che i rivoluzionari di allora hanno messo su famiglia). Il marxisno è tornato ad essere una importante filosofia dell’ottocento, ma capace solo di interpretare soloquella fase storica di sviluppo del capitalismo.
insomma le ideologie trasmutano.
Ma cambiare una cultura intrisa di una religione così mostruosa (perchè, a mio avviso, la totale dedizione a un dio neppure raffigurabile nella simbologia pittorica è quanto di più mostruoso possa essere stato inventato) mi sembra un compito impossibile.
Anche perchè,in occidente la religione cattolica sta perdendo il suo radicamento, sotto le spinte della secolarizzazione. Mentre quella islamica nega alla radice la distinzione fra sfera politica e sfera religiosa .
Rimango convinto che solo un efficace uso della forza unito alla estensione di capacità di agire da parte delle forze di sicurezza e la forza possa minimamente garantire la quotidianità nei prossimi anni.
Riprendeva Silendo:
Vorrei chiarire ulteriormente alcune cose 🙂
Io stesso ho adottato, per semplificare, un ragionamento piuttosto “generico” e “generale” ma è importante sottolineare che quando si parla di mondo arabo si parla comunque di un’area culturale molto vasta e con popoli e società non omogenee.
L’Umma araba, di fatto, non esiste e non è mai esistita. Se per Umma si intende UN popolo ed UNA cultura.
Per cui se è vero che determinati elementi (la tendenza alla conquista territoriale, un senso di superiorità, ecc) sono caratteristiche profonde della cultura araba è anche vero che tali elementi sono presenti in modo diverso nelle varie società. Basta esaminare, per fare un esempio, i popoli della Penisola araba e quelli dell’Africa del Nord. Le differenze sotto questo, ed altri, punti di vista ci sono e sono pure consistenti.
Per cui è importante conoscere, proprio per noi occidentali (e nello specifico per chi deve pensare a proteggere le nostre società), tali differenze. Per, come dire, “mirare” e “disarticolare” meglio.
Secondo punto fondamentale (un po’ più complesso da spiegare).
A rischio di sembrare contraddittorio, la cultura occidentale è una cultura intrinsecamente “aggressiva”. L’errore che fa certa Sinistra (e certa Destra) è quello di non capire la natura di tale aggressività e ritenere, invece, che essa sia frutto delle politiche imperialistiche di questo o quello Stato (gli USA in epoca contemporanea, per fare un esempio).
L’errore è lì.
L’aggressività occidentale è dovuta alla sua “tecnica” ed alla sua “modernità”. La modernità (concetto, se così si può chiamare, di invenzione europea!) è qualcosa che stravolge le società sconvolgendone gli assetti consolidati da secoli (basti pensare a cosa è successo proprio da noi, in Europa, tra XVII e XX secolo!). Qualunque cultura, nel corso della storia, è entrata in contatto con la modernità (e quindi con gli europei) ne è rimasta profondamente influenzata ed è stata costretta ad adeguarsi attraverso profondi mutamenti.
In epoca contemporanea, grazie alla “tecnica” (sempre “invenzione” europea!), le distanze si sono annullate e la diffusione della “modernità” è avvenuta con maggiore forza e pervasività.
Pensa solamente alla forza della televisione e dei modelli occidentali che vengono trasmessi attraverso essa.
Se fino al XX secolo, soprattutto fino agli anni 50, la cultura, i valori, i modi di vita europei venivano trasmessi ad altre culture solo attraverso mercanti, commerci e, raramente, qualche truppa militare (dando il tempo alla società che riceveva tali valori di integrarli e assorbirli con moderazione, senza sconvolgimenti), dal XX secolo in poi la c.d. “globalizzazione”, attraverso la “tecnica” ha esasperato tale trasmissione. E’ diventato un vero e proprio contagio. Un bombardamento che destabilizza, per forza di cose, la società ricevente.
Non solo, mentre in passato ad essere esposti ai nostri valori erano generalmente solo ristrette elites, dal XX secolo in poi, per i motivi suddetti, sono state le società nel complesso ad essere “infettate”.
Ora, il mondo arabo, che già di suo è molto orgoglioso, convinto da secoli di essere il popolo “eletto” destinato al dominio assoluto (sto semplificando e generalizzando molto), ha patito questa diffusione della modernità europea da sempre, fin dai tempi di Napoleone.
Tale diffusione è stata spesso, da molti, vissuta come aggressività, proprio perchè tende a sconvolgere i valori (e gli equilibri) precedenti. Li rimette in discussione.
Pensa a cosa può voler dire, per una cultura profondamente maschilista come quella araba, la donna “libera” e pari all’uomo. Prova a leggere le lettere dei terroristi dell’11 settembre e vedrai lo sgomento e la repulsione causati dal vedere la donna occidentale ed il riconoscimento dei suoi diritti. Prendi i testi di Al Banna, l’egiziano fondatore del fondamentalismo moderno, che per un periodo, negli anni 40, visse negli USA. Leggerai lo schifo per la società multirazziale, in cui i “negri” potevano camminare accanto ai bianchi. Lo schifo anche per cose innocue come la musica rock, per fare un esempio.
Parte del mondo arabo, quindi, reagisce al contagio della modernità opponendo una resistenza che ha, come effetto, la volontà di distruggere tali valori. Si irrigidisce, insomma, cercando in un presunto passato paradisiaco (mai esistito se non nella loro mente) i valori fondamentali, i valori sacri, che potranno e dovranno essere opposti ai nostri.
Ma questa sorta di repulsione non ha niente a che vedere con le politiche di questo o quello Stato.
Loro reagiscono non perchè attaccati dagli USA, dalla Gran Bretagna e così via. Lororeagiscono perchè attaccati dai nostri valori.
Il problema è che l’aggressività culturale occidentale esiste in quanto tale. Non la si può eliminare se non si elimina, alla fine, l’Occidente nel suo compesso.
E’ un po’ come un materiale radioattivo: non c’è bisogno che te lo tirino addosso. Anche immobile questo, naturalmente, diffonderà la propria radioattività. Mi spiego ?
A questo punto la partita diventa una partita seria perchè o è la cultura araba a “piegarsi” introiettando e recependo i nostri valori o saremo noi a dovere perire e sottometterci ai valori salafiti e fondamentalisti (anche qui sto semplificando molto un discorso che è molto più complesso).
Di certo le cose non sono così drammatiche come possono sembrare. Ma non sono drammatiche solo perchè gli arabi non hanno la nostra forza.
Tutto sommato il terrorismo stesso è prova di debolezza. Si usa il terrorismo come mezzo di battaglia perchè non si può muovere guerra in modo più proficuo. Però attenzione ai tempi lunghi. Attenzione alla demografia. Le nostre società dovranno necessariamente accogliere sempre più islamici, sempre più arabi. Sarà fondamentale integrarli nella nostra cultura.
Ma l’integrazione non è, come i benpensanti per anni hanno detto, il rispetto della cultura dell’ospite. Il multiculturalismo come inteso fino ad oggi non E’ MAI ESISTITO NELLA STORIA DI QUESTO PIANETA.
L’integrazione di vaste masse (come quelle che dovremo integrare noi occidentali) si ha solo quando, in buona sostanza, una cultura dà e l’altra riceve. Quando una cultura ha la meglio sull’altra.
Più le due culture sono differenti più questo scambio tende ad essere monodirezionale. Una dà e l’altra cede e si adegua.
Mi spiego ?
Ecco, bisogna fare in modo che non sia la nostra a cedere e ad adeguarsi e per far questo, per prima cosa, bisogna eliminare i sensi di colpa, antistorici, che ci portiamo dietro noi europei. Una vera e propria sindrome socio-culturale che solo adesso si inizia a studiare.
Voglio dire, insomma, che non dobbiamo colpevolizzarci se per primi al mondo siamo giunti alla modernità. Se per primi al mondo abbiamo sviluppato la tecnica. Non dobbiamo colpevolizzarci se abbiamo inventato diritti civili, democrazia, laicità, libero mercato e così via. Tutte cose che SOLO noi abbiamo creato ed applicato !!!
E’ naturale che, una volta, per così dire, inventati tali concetti tendano a diffondersi in giro per il mondo e rimettano in discussione gli assetti consolidati delle società in cui si innestano.
Dobbiamo quindi comprendere che gli islamisti non si sentono assediati da questo o quello Stato. Non ce l’hanno con gli USA per le sue politiche (contrariamente da quanto sostenuto da alcuni e dallo stesso Bin Laden in alcuni suoi video, con una tecnica di guerra psicologica volta a spaccare il fronte occidentale!).
Combattono la modernizzazione e, purtroppo o per fortuna, combattere la modernizzazione vuol dire combattere la cultura europea e occidentale che quella modernizzazione ha inventato e dei suoi valori è intrisa.