Caro Paolo,
nel tuo annuncio c’è un sentimento del tempo che mi è sempre piaciuto in te: scandisci le epoche della vita, stagione per stagione, a tutto assegnando una data di inizio e un termine.
Questa lucida consapevolezza è indizio chiaro, per chi non ti conosce, di limpidezza morale e di fermezza politica.
Chi si onora di esserti amico – in un tempo come il nostro di facili aperture – conosce anche più profondamente la coscienza che è in te dei guasti di una certa politica, degli errori storici, della miopia imperante di fronte alla invadente presenza musulmana. Chi ti ha seguito in questi anni fecondi per te avverte il velo di amarezza, giustamente non dissimulata, racchiusa in quel NON iniziale. Si dice di chi va in pensione che va incontro al ‘meritato riposo’, ma tu forse hai dovuto scegliere questo congedo per rispettare i nuovi ritmi della natura che è in te e che ti impone una consapevolezza nuova.
Quando, nel 2000, fui colpito da infarto coronarico, Claudio Risé mi scrisse una lettera umanissima in cui fraternamente mi indicava il “tempo che resta” – come abbiamo imparato a chiamarlo assieme a te – come una nuova fase della vita in cui dovevo fare i conti da vicino con la mia fragilità: si trattava solo di un passaggio, dopo tutto. Si trattava di adattarsi a un altro ritmo. Diventava obbligo il piacere di passeggiare, certo, ma la nuova vita sarebbe stata non meno bella e piacevole. L’incanto delle cose non era perduto. Tutte le cose belle che avevo lungamente amato non cessavano di esercitare su di me il loro fascino. È stato così. Presto ho dimenticato perfino di essere stato colpito da malattia. Il mio cardiochirurgo mi disse che non ero più cardiopatico. Il cuore aveva ripreso a funzionare come prima. Non ho mai smesso di mandare messaggi positivi al sistema immunitario.
Anche tu devi far sapere al tuo che hai una tremenda voglia di vivere, come diciamo noi di Exodus. Che ci sono tante persone che ti amano, che ti stimano… Qualcuno forse prega segretamente per te, che sia preservato ancora a lungo, avendo già sperimentato abbondantemente cosa sia malattia.
Prossimamente mi procurerò il tuo libro, che è un autentico dono per noi che ti amiamo: in esso si condensano gli anni più fecondi della tua vita laboriosa e della tua appassionata ricerca. I tuoi siti sono autentici giacimenti della conoscenza. I giovani possono contare su un patrimonio scientifico non di parte.
Mi procurerò il tuo libro per godermi quello che hai lungamente annunciato con il materiale depositato in rete per i tuoi alunni.
Ti prego soltanto di credere al mio affetto e a quello di chi oggi partecipa con te a questo ulteriore ‘passaggio’ della tua vita. Dobbiamo abbandonarci alla vita andando incontro ad essa come ci viene incontro. Sappi di non essere solo. Oltre all’affetto di Luciana puoi contare su quello di tanti che ti stimano e che traggono motivo di onore dal tuo riconoscimento più impirtante: essere annoverati nella schiera dei tuoi amici.
Ti abbraccio lungamente.
gabriele DR