Un perfetto (per sintesi e empatia) ritratto di sè di un amico che mi dice:
“Mi sei molto caro.
Siamo distanti ma vicini nelle emozioni.”
Molti mi chiedono come mai a 68 anni, anziché spaparazzarmi al mare, al bar, o giocare con i videogiochi, ora che sono in pensione, abbia deciso di occuparmi ancora di persone in situazione di povertà, facendo il volontario in un Centro di ascolto Caritas.
La risposta è molto semplice: io mi considero una persona che dalla vita ha avuto tanto, e sento quindi il dovere morale di restituire, almeno in parte, quello che ho avuto.
La sorte mi ha dato molte gioie e le sofferenze mi hanno spinto a trovare sempre nuove soluzioni.
Ho avuto la fortuna di essere nato in un paese di montagna, Valdaora, in val Pusteria, in un giorno ovattato dalla neve; un paese di cui conservo ancora il ricordo della maestosità delle dolomiti e la sensazione di potermi muovere in libertà nelle verdi vallate. In Alto Adige ho capito il concetto di minoranza: la mia famiglia parlava italiano, in un contesto dove la maggioranza parlava tedesco. Il passaggio poi in un paese di campagna del Veneto, per ragioni di lavoro dei miei genitori, mi ha aiutato a fare confronti, a capire che esistono stili di vita, culture differenti.
Ho avuto la fortuna di trovare sempre attività lavorative coerenti con gli studi intrapresi: insegnamento, assistente sociale, sociologo, dirigente, esperto del Tribunale di Sorveglianza. Soprattutto ciascuna attività svolta mi ha fornito stimoli per cercare di fare meglio l’attività successiva. Posso dire di avere trovato, nei vari ambienti di lavoro che ho frequentato, persone con le quali si sono sviluppati ottimi rapporti di collaborazione, oltre che empatia e amicizia.
L’insegnamento mi ha portato in città d’arte e di cultura come Siena e Caltagirone, in città piene di contraddizioni come Palermo, in città straniere come Berlino e Poitiers, ma soprattutto mi ha portato a vivere in una città cosmopolita e multiculturale come Trieste, dove apri la finestra e vedi le barche a vela sul mare circondate dai boschi e dal sommaco rosso, giallo e arancione del Carso.
La sorte mi ha messo a fianco una persona meravigliosa, con la quale c’è un’intesa profonda, il cui legame è rafforzato dalle relazioni costanti e intrecciate che abbiamo con le nostre due grandi famiglie, sparse fra Zagabria, Trieste, Vicenza, Bassano del Grappa e Rossano Veneto. In totale, 45 persone fra suocera, fratelli, sorelle, cognati, nipoti e pronipoti, senza contare i cugini.
Certo le difficoltà ci sono state, ci sono e ci saranno, ma ho la consapevolezza di poter contare su tanti aiuti: oltre a quello della famiglia e degli amici, so di poter contare su un medico di base di cui ho la massima stima e fiducia e di potermi avvalere di tecniche molto efficaci, dalla psicanalisi, alle tecniche yoga (meditazione trascendentale), alla nutripuntura.
Ma soprattutto sono grato di avere avuto modo di avvicinarmi alla dimensione religiosa, senza tabù, senza pregiudizi, senza costrizioni da parte della famiglia di origine. Una scelta libera che mi rende libero e sereno, e mi fa dire senza pudore, “Grazie Dio”.
———-
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato due occhi
Che quando li apro
Chiaramente vedo
Il nero e il bianco,
Chiaramente vedo il cielo alto
Brillare al fondo,
Nella moltitudine
L’uomo che amo.
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato l’udito
Così certo e chiaro
Sento notti e giorni
Grilli e canarini
Turbini martelli
E lunghi pianti di cani
E la voce tenera
del mio amato
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato il passo
Dei miei piedi stanchi
Con loro ho attraversato
Città e pozze di fango
Lunghe spiagge vuote
Valli e poi alte montagne
E la tua casa la tua strada
Il tuo cortile
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Del mio cuore in petto
Il battito chiaro
Quando guardo il frutto
Della mente umana
Quando vedo la distanza
Tra il bene e il male
Quando guardo il fondo
Dei tuoi occhi chiari
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto
Mi ha dato il sorriso
E mi ha dato il pianto
Così io distinguo
La buona o brutta sorte
Così le sensazioni che fanno
Il mio canto
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto
[1965]
Parole di Violeta Parra
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el oído, que en todo su ancho
Graba noche y día, grillos y canarios
Martillos, turbinas, ladridos, chubascos
Y la voz tan tierna, de mi bien amado
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido, y el abecedario
Con el las palabras, que pienso y declaro
Madre, amigo, hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha, de mis pies cansados
Con ellos anduve, ciudades y charcos
Playas y desiertos, montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió el corazón, que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro el bueno tan lejos del malo
Cuando miro el fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes, que es el mismo canto
Y el canto de todos, que es mi propio canto
Y el canto de ustedes, que es mi propio canto.