cara prisma
mi viene spontaneo scriverti una lettera pubblica, perchè abbiamo conversato a lungo e con serenità sul libro di Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là.
Poco fa, inseguendo alcune tracce, ho malauguratamente incrociato questo post.:
http://kantu.splinder.com/post/12250130/Lettera+aperta+alla+vedova+del+commissario+Calabresi
Lo ha scritto quel personaggio che tempo fa ha sconvolto il mio blog per una settimana, aizzando i suoi accoliti in una sfrenata serie di insulti tramite commenti simili a pallottole.
Ecco il temperamento ed il linguaggio dell’odio.
Ancora disprezzo, malevolenza, sguardo perfido per quella donna che ha tutelato la memoria del marito e cresciuto con forza, intelligenza, educazione alla tolleranza i propri figli.
Che insegnamenti trarne?
Pochi, data la pochezza d’animo.
Che non c’è un’unica memoria. Ma memorie diverse sul passato anche recente.
E non solo: che c’è chi per cultura, educazione, interiorità sa rileggere il passato, vederne le sfumature, rielaborare la memoria personale e tradurla anche in fatto collettivo.
E chi, per cancro ideologico, sa solo recriminare, rigirarsi nei recessi del cervello le proprie convinzioni. E, cosa sommamente offensiva, aggiungere offesa ad offesa. Rivolgersi direttamente e con suprema malvagità a chi ha già patito e sofferto, aggiungendo offesa. Come tirando un calcio a chi è già per terra.
Il nostro è un paese dagli Io divisi.
Su questo retroterra culturale, già descritto da Guicciardini, l’elaborazione politica di estrema sinistra ha costruito una retorica argomentativa meschina e, purtroppo, una impalcatura strategica forte e dannatamente pericolosa.
Scusami se mi sono rivolto a te in questo scritto. Avevo bisogno dell’effetto calmierante che tu hai il potere di indurmi per contenere una invettiva infinitamente più aspra.
E d’altra parte non potevo, per senso di responsabilità camminare oltre in quel sentiero da schifo.
Grazie per l’attenzione
Amalteo