Del rito rappresentato dalla visione in una sala cinematografica posso dire questo: ho provato l’emozione più grande con Blade Runner, in un cinema d’essai a Roma. Il film era appena uscito. Andammo a Roma, spinti da un presagio. Sentivamo che doveva trattarsi di una cosa importante. Schermo gigante. Prime file. Schiacciato dallo schermo e dai suoni.
Purtroppo, quello che accade la prima volta non si ripete uguale tutte le volte che rivediamo un film.
Cerco di dimenticare, per provare a rivedere come se fosse la prima volta. Adotto tutti i trucchi possibili. Lascio passare anche anni prima di tornare a vedere un film. Lo custodisco gelosamente, perché non vada perduto. Aspetto il momento propizio. Mi accade di pensare a volte: questo è il momento di rivedere… Ma è raro che accada.
Perciò ho scritto nel titolo del mio sito: salvare l’emozione estetica. Siamo bastardi. Ci lasciamo imbastardire il gusto dai mille stimoli che ci arrivano. Bisognerebbe chiudersi in un cenobio, per preservare la capacità di fruizione estetica. Anche la traccia lasciata in noi dai film visti è labile, come la nostra memoria (parlo di quella maschile): la nostalgia della Bellezza forse proviene dal fatto di essere ‘scemati di memoria’.
E’ bello poter dire: ricordo la tua bellezza.
E’ importante ‘degeneralizzare’, per non essere accusati di generalizzare. C’è una tendenza diffusa ad evitare il concetto. E’ come quando ‘la gente’ dice: non puoi giudicare. Oppure: chi sei tu, per giudicare? Dovrei spaventarmi! Poi, però, mi riprendo e mi ritrovo a pensare che chi si esprime così è un deficiente, nel senso letterale ed etimologico del termine: che manca, che è privo, che difetta. I deficienti e i corrotti non giudicano. Ai secondi non conviene.
Per il cinema e per l’arte, è la stessa cosa. I deficienti dicono: mi piace, non mi piace. Come quando mangiano il gelato al pistacchio. Che a loro piace.
Assenza di educazione estetica. Naturalmente, non si richiede la laurea in Filosofia, con tesi di Estetica!
Io non capisco niente di pittura. Dunque, sarei un deficiente se mi mettessi a dire della pittura cosa provo quando mi ritrovo di fronte a un quadro. Ci provo. Mi documento. Ma non ho una grande educazione all’immagine. Non conosco tutta la Storia delle arti figurative, dunque sono ignorante. L’ignorante si trasforma in deficiente quando vorrebbe impedire di giudicare a chi ha i mezzi per farlo.
Allora, “salvare l’emozione estetica” significa questo ed altre cose ancora.… Mostra tutto
Per il cinema, vale la stessa cosa. Brunetta ha scritto: “Il cinema è memoria”. E va bene. Salvo poi discutere su cosa intendiamo con lui per memoria.
Questo vuol dire che tu capisci di cinema più di me. Lo conosci meglio. Essendo poi un membro del genere umano femminile, hai una memoria più forte della mia. Se il cinema è memoria, lo è anche in questo senso minimo, per cominciare: è memoria storica, certo; memoria del costume del tempo… E’, però, anche traccia che genera memoria, cioè identità. Ecco il punto. Oltre ad essere un membro del genere umano maschile, io forse faccio derivare la mia identità più dalle idee che dalle immagini. Capisci perché sono più ignorante? e potenzialmente più deficiente?
Detto questo, parteciperò a questa dotta discussione con contributi di idee. Ad esempio, il “Francesco” della Cavani mi commuove per quello che vi si dice. Certo, anche per la pioggia, per la recitazione, per la fotografia, per il montaggio… E’ sconvolgente quello che dicono in quel film.
da una conversazione di Gabriele De Ritis con Renata, su FaceBook