Anghiari (Arezzo) – L’emergenza è passata, la paura no. Resta qui, fra la gente delle frazioni a valle di Anghiari e Sansepolcro, nella campagna fra la Toscana e l’Umbria affacciata sulla diga di Montedoglio. I 450 sfollati nella notte, ieri sono rientrati quasi tutti nelle loro case (eccetto un paio di famiglie con le abitazioni molto vicine al letto del Tevere), ma il pensiero è ancora fisso alla sirena della notte prima, al muro di “sfioro” di un canale dell’invaso che va giù come fosse di cartone e invece è di cemento armato, a un fronte di trenta metri che si apre nella parete della diga, una gigantesca falla che lascia passare un fiume d’acqua impetuoso. Seicento metri cubi al secondo che finiscono nel Tevere e fanno temere una piena difficile da controllare, allagano i campi a Città di Castello e delle zone intorno.
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