perché io sono io e perché non sei tu? Perché sono qui e perché non sono lì? Quando è cominciato il tempo e dove finisce lo spazio?

la traccia in una recensione del film Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders:

Quello stesso stupore che traspare, nitido, attraverso il Lied Vom Kindsein di Peter Handke recitato sin dall’apertura e poi, in frammenti, nel corso dell’intera pellicola.

La voce in sottofondo rompe il nero dello schermo ed introduce i primissimi fotogrammi:
Quando il bambino era bambino, se ne andava a braccia appese. Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente, e questa pozza il mare.
Quando il bambino era bambino, non sapeva d’essere un bambino. Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano tutt’uno.
Quando il bambino era bambino, su niente aveva un’opinione. Non aveva abitudini (…)

Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande:

perché io sono io e perché non sei tu?

Perché sono qui e perché non sono lì?

Quando è cominciato il tempo e dove finisce lo spazio?

La vita sotto il sole è forse solo un sogno?

Non è solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo sento e odoro? (…)

Come può essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare?

E che un giorno io, che sono io, non sarò più quello che sono?

Peter Handke, ….

4 pensieri riguardo “perché io sono io e perché non sei tu? Perché sono qui e perché non sono lì? Quando è cominciato il tempo e dove finisce lo spazio?

  1. Questi versi di Peter Handke hanno dato al film di wim wenders
    un’eco ancora più profonda ,un’apertura di universale concreto
    indimenticabile…
    Grazie per averla qui ricordata e riproposta

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  2. sarà per questo che ricollegarsi a quel bambino è per noi un’opportunità vitale? sì lo penso ci credo lo voglio. Anche a quella vaghezza, all’insensato, all’inconsapevole abbandono nel ritmo delle cose, non dico all’innocenza perché anche allora non ve n’era e la vita del bambino è più vicina a quella che Freud genialmente coniò come il perverso polimorfo, ma a quell’animismo sì, a quell’animato che pervadeva tutte le cose senza bisogno di ragioni di nomenclatura e di traduzione. Non so voi, ma io ho pochi ricordi del periodo della mia infanzia e me ne duole me ne faccio un cruccio, dovrei però con più accanimento ritagliare i momenti, quei pochi, di picco sensoriale, legati a una corsa, a un sapore, a uno sperdimento ben preciso..e che fortuna grande quando qualcosa riaffiora, indefinita e confusa ma qualcosa c’é, qualcosa di me che so essere di me

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    1. cara papavera
      in quel dire nel film ho ritrovato di certo la mia infanzia. pensa che ho ricordi vaghissimi in cui metto assieme di certo pensieri da ragazzino (diciamo 6/8 anni) e della primissima infanzia, tanto che sono collegati ad una stanza della mia antica casa sul lago di como a torno: diciamo nel 1950
      grazie per il tuo pensiero e testimonianza

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