la «terra isolata» si chiama così perché è «separata» dal «destino». Questa disgiunzione è stata portata a termine dal «linguaggio».
Ed infatti, la «terra isolata» reca con sé due giudizi di valore:
1) essa è l’«errore»
2) essa è anche «interpretazione».
Ma la «terra isolata» non è la sola terra con cui abbiamo a che fare all’interno di questa storia.
Esiste anche la «pura terra» che «è la terra in quanto appare nello sguardo del destino della verità».
Noi sappiamo allora che «ad ogni tratto della terra isolata corrisponde un tratto della pura terra degli déi appartenente a quel cerchio». E questa «corrispondenza» è necessaria ed eterna.
Così come sono eterni tutti gli «elementi» (Severino li chiama gli «essenti») i quali sono contenuti nella «terra isolata». Così come eterna è la loro «relazione» (che è anche necessaria).
E come, ancora, eterne sono le «tracce» (le quali non sono altro che «la necessaria presenza di ogni essente in ogni altro essente – necessaria, in quanto ogni essente, essendo eterno, è necessariamente in relazione ad ogni altro essente») presenti, anch’esse, nella «terra isolata».
da Gianfranco Cordì in TELLUS folio, recensione di Emanuele Severino, La morte e la terra (Adelphi, 2011)