Si può stare meglio anche leggendo i libri?
In tempi di Internet, dominati dalle immagini degli onnipresenti cellulari che sostituiscono la comunicazione scritta, leggere può diventare uno dei modi per prendersi cura di sé, perché si crea un contatto anche fisico con la pagina e soprattutto con ciò che vuole raccontare l’autore.
In questa scelta auto terapeutica (chiamata anche “libroterapia”) , ci viene in aiuto questo interessante e utile testo: Ella Berthoud , Susan Elderkin, Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, Sellerio editore, 2018, p. 640.
L’idea è sviluppata dalle autrici in modo originale: i dolori fisici e psichici sono indicati in ordine alfabetico e a ciascuno di essi viene associato, sintetizzato e suggerito un libro.
Per esempio nelle dipendenze da alcol potremmo leggere “Shining” di Stephen King: vedere Jack mentre si distrugge potrà indurci a bere un succo di arancia. Per i disturbi ansiosi il romanzo “Ritratto di signora” di Henry James, con la sua prosa lenta e raffinata e la descrizione dell’abitudine del tè pomeridiano, propone tre rimedi: rilassamento, risata, respirazione gioiosa. Nel caso della perdita della memoria è bello leggere lo splendido “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, dove, nel villaggio di Macondo, Arcadio Buendia interviene sulla peste della insonnia e della smemoratezza, coinvolgendo gli abitanti della comunità e facendo scrivere su un foglio il nome delle cose che stava per dimenticare.
Concludendo: leggere aiuta a trovare nuovi “centri” di se stessi e ad ascoltarsi, analizzarsi, interrogarsi. I libri non saranno la soluzione ai malanni. Ma sicuramente verranno in aiuto.
I libri mi hanno salvato dunque…si può
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