La parola si ribella

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E’ giunto il momento di metterci un punto. Nel senso del punto fermo, quello che va a capo, quello che chiude un periodo prima di passare ad altro argomento.

Odio quel punto che non richiede di inserire uno spazio, che gioca ad alternarsi fra singole lettere. Odio il punto delle abbreviazioni.

Attenta alla mia stessa essenza e brucia ogni mia libertà.

Potrò, finalmente, dar voce ai miei diritti? Di esistere nelle mie diverse lunghezze senza dover più incespicare nei punti che mi (s)troncano o sentirmi contratta in un’accozzaglia dura e impronunciabile di consonanti troppo promiscue?

Senza dovermi scervellare per capire se s.s. sta per strada statale, sua santità o società semplice; se p.s sta per pubblica sicurezza, post-scriptum o previdenza sociale, se a.c. sta per anno corrente, avanti cristo o assegno circolare?

Basta. Reclamo il ritorno e la vicinanza degli amici virgola e punto e virgola, del punto esclamativo…

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La morte a Venezia, dal blog Le Scritteriate

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Aschenbach, aristocratico artista affetto attacchi angina, arriva alle apprezzate arcipelagose azzurre acque adriatiche.

Allorché alloggia albergo, apollineo affascinante adolescente attrae attenzione, adescandolo.

Autentico abbaglio ardente.

Ah! Assurde aspettative abbarbicate all’anzianità avanzante: anelare, adorare, accarezzare, abbracciare … azioni assolutamente azzerate. Ammesso appena amore appagante anima.

Amore autodistruttivo. Aschenbach adotta acconciatura artefatta, agghindandosi astrusamente, aspirando ad apparire ancora acerbo.

Appostato attenderà accenno appuntamento accomodante. Assorbirà amarezza.

Allerta! Accidente asiatico allarma, ammalorandoli, abitanti. Avvisano auspicabile allontanarsi.

Arrendevole Aschenbach assimila abbandono.

Annichilito, auspicherebbe addio all’altezza. Ahimé: assisterà alquanto avvilito avverarsi assenza.

Apoplessia affloscerà Aschenbach avanti arenile.

Foto: Cimitero isola San Michele, Venezia, 2003

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da: Il mantello, Marcela Serrano

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II mantello di Clara Sandoval. O era un plaid. O una coperta. Mantello, plaid o coperta, non importa, servono tutti a coprire, nascondere, scaldare, proteggere. Un involucro di pietà. Tanti quadrati o rettangoli uniti tra di loro, alcuni ormai sfilacciati, scintille di colore, petardi di un giorno di festa, verdi, rossi, bianchi stampati, marrone, viola, uno nero qui, uno rosa là, stretti gli uni agli altri in un diligente lavoro di patchwork … Quando Niconor Parr morì, la bara venne avvolta nel mantello che la madre aveva cucito per lui, un secolo addietro.

Foto: Opera realizzata da Luigi Brusaferri

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