Categoria: Venezia
un ricordo degli “anni veneziani” (1998-2004): nel Collegio Armeno
caro ***
grazie per il tuo messaggio storico, biografico e informativo
Ti racconto un po’ le “origini” di quella antologia musicale
Io sono molto affezionato al Collegio degli Armeni
Era la fine degli anni ’90.
Non avevo più il lavoro dipendente al Comune di Milano e giravo nelle varie scuole di servizio sociale come “partitaivista”, cioè non dipendente
erano tempi duri: viaggi in treno, studio, pochi soldi …
Mi arrivò un contratto alla facoltà di Servizio sociale che era proprio lì di fronte al Collegio. Si chiamava Palazzina Briati
E così alloggiavo al Collegio. Costava poco. Mi consentiva di frequentare Venezia e di fare le mie lezioni (tutte documentate nei miei siti: come avrai ormai capito sono un accanito “documentalista”)
Insomma: fu una grandissima opportunità che mi consentì di fare quel lavoro formativo a costi sostenibili
il rapporto a partita iva con l’Università fini agli inizi degli anni 2000
e per ricordare quegli indimenticabili anni veneziani feci questi video che per me costantemente FANNO MEMORIA:
mi ha fatto piacere raccontarti questo mio pezzo di vita
i miei più cari saluti a te e a ***
ASHES and SNOW, antologia musicale in ricordo di Gregory Colbert, Venezia 30 maggio 2002

Gregory Colbert su Youtube:
Al collegio armeno di Venezia, estate 2002. Antologia musicale in ricordo degli anni veneziani alla Palazzina Briati, sede dei corsi in Servizio Sociale, anni ’90
Cees Nooteboom: Venezia, indice in TecaLibri
Charles Aznavour – Com’è Triste Venezia
Cees Nooteboom, Venezia. Il leone, la città e l’acqua, indice in TecaLibri
La morte a Venezia, dal blog Le Scritteriate
Aschenbach, aristocratico artista affetto attacchi angina, arriva alle apprezzate arcipelagose azzurre acque adriatiche.
Allorché alloggia albergo, apollineo affascinante adolescente attrae attenzione, adescandolo.
Autentico abbaglio ardente.
Ah! Assurde aspettative abbarbicate all’anzianità avanzante: anelare, adorare, accarezzare, abbracciare … azioni assolutamente azzerate. Ammesso appena amore appagante anima.
Amore autodistruttivo. Aschenbach adotta acconciatura artefatta, agghindandosi astrusamente, aspirando ad apparire ancora acerbo.
Appostato attenderà accenno appuntamento accomodante. Assorbirà amarezza.
Allerta! Accidente asiatico allarma, ammalorandoli, abitanti. Avvisano auspicabile allontanarsi.
Arrendevole Aschenbach assimila abbandono.
Annichilito, auspicherebbe addio all’altezza. Ahimé: assisterà alquanto avvilito avverarsi assenza.
Apoplessia affloscerà Aschenbach avanti arenile.
Foto: Cimitero isola San Michele, Venezia, 2003
VENEZIA alla portata di tutti. Trucchi, e consigli per visitare la città spendendo 60 euro al giorno, di Mattia Giusto Zanon, in L’Essenziale 26 feb 22. Rialto; Piazza San Marco; Palazzo Ducale; Museo Correr; Riva degli Schiavoni; Sestiere San Polo; basilica dei frari; Campo san Polo; Ponte dell’Accademia; Museo Guggenheim; Harry’s Bar; quartiere Cannaregio …
letto in edizione cartacea
vai al sito di L’Essenziale: https://www.internazionale.it/magazine/giovanni-de-mauro/2021/09/30/essenziale

mostra: Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale, a cura di Elisabetta Chiodini, Castello di Novara, dal 30 ottobre 2021 al 18 aprile 2022
Descrizione. Per celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata al 25 marzo dell’anno 421,
Mets Percorsi d’arte, la Fondazione Castello e il Comune di Novara
mostra Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale, aperta dal 30 ottobre 2021 al 13 marzo 2022
vai al link:
https://www.metsarte.it/progetti/il-mito-di-venezia-da-hayez-alla-biennale-12


Le Pietre di Venezia – John Ruskin
Le Pietre di Venezia – John Ruskin, Editore UTET
“[Venezia] giace ancora davanti ai nostri sguardi come era nel periodo finale della decadenza: un fantasma sulle sabbie del mare, così debole, così silenziosa, così spoglia di tutto all’infuori della sua bellezza, che qualche volta quando ammiriamo il languido riflesso nella laguna, ci chiediamo quasi fosse un miraggio quale sia la città, quale l’ombra. Vorrei tentare di tracciare le linee di questa immagine prima che vada perduta per sempre, e di raccogliere, per quanto mi sia possibile, il monito che proviene da ognuna delle onde che battono inesorabili, simili ai rintocchi della campana a morto, contro le pietre di Venezia” John Ruskin, The Stones of Venice, vol. I, ch. I, § 1

Cosa sarebbe il mito di Venezia senza John Ruskin, cantore della bellezza eterna della città, tanto più affascinante ed estrema perché colta nella sua decadenza? Personaggio centrale…
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La libreria Toletta di Venezia, in La rivista il Mulino
Venezia Maxima. Storie, luoghi e segreti. Guida alla capitale di arte e cinema, La Repubblica/La Stampa, 2021
Venezia (Iosif Aleksandrovič Brodskij, Fondamenta degli incurabili)
D’inverno, specialmente la domenica, ti svegli in questa città tra lo scrosciare festoso delle sue innumerevoli campane, come se dietro le tendine di tulle della tua stanza tutta la porcellana di un gigantesco servizio da tè vibrasse su un vassoio d’argento nel cielo grigio perla. Spalanchi la finestra, e la camera è subito inondata da questa nebbiolina carica di rintocchi e composta in parte di ossigeno umido, in parte di caffè e di preghiere. Non importa la qualità e la quantità delle pillole che ti tocca inghiottire questa mattina: senti che per te non è ancora finita. … In giorni come questi la città sembra davvero fatta di porcellana: come no, con tutte le sue cupole coperte di zinco che somigliano a teiere, o a tazzine capovolte, col profilo dei suoi campanili in bilico che tintinnano come cucchiaini abbandonati e stanno per fondersi nel cielo.

Venezia, 2003
VENEZIA: l’acqua e la scrittura, in Ricci Giancarlo, Le città di Freud. Itinerari, emblemi, orizzonti di un viaggiatore, Jaca Book, 1995, pagine 75 – 79
vai alla scheda del libro
NOOTEBOOM Cees, Venezia. Il leone, la città e l’acqua, Iperborea editore, 2021
vai alla scheda dell’editore
https://iperborea.com/titolo/584/
Un vagabondaggio letterario, storico e filosofico dedicato a Venezia. Un sogno di palazzi e chiese, di potere e denaro, dominio e declino, un paradiso di bellezza.
«Questa è sempre stata una città per forestieri. Il gioco consiste nel far durare un secondo di più l’incertezza, nell’essere veneziano per un microsecondo, prima che abbia luogo l’inevitabile smascheramento. Loro da un lato vivono di noi, dall’altro si sentono minacciati dalla nostra massa e la sera abbandonano la città come una nave che affonda. Ma come fai a spiegargli che non fai parte della massa?»
Dopo oltre cinquant’anni di periodici soggiorni a Venezia, Cees Nooteboom offre alla sua città del cuore il proprio tributo di narratore che ha fatto del viaggio una forma di vita. Animato dalla sua inestinguibile curiosità, lo vediamo aprirsi all’imprevisto ogni volta che imbocca una calle, smarrirsi tra gli strati di passato in un luogo che nell’anacronismo ha la sua essenza e in cui i morti non sono mai completamente morti.
Prendendo parte a «una conversazione che si protrae nei secoli», quella di Proust, Ruskin, Rilke, Byron, Pound, Goethe, McCarthy, Morand, Brodskij, Montaigne, Casanova, Goldoni, Da Ponte, James, Montale, si addentra nei paesaggi reali della città anfibia, tra mobilità dell’acqua e immobilità della pietra, e si insinua dentro scenari soltanto dipinti o immaginati, per vivere almeno qualcuna delle tante Venezie sognate dai grandi del passato.
E quando è sopraffatto dalla sovrabbondanza di storia e di bellezza, cerca angoli più quotidiani, si fa invisibile in un bar, si mimetizza in un campiello e osserva come a teatro la vita veneziana che scorre, aggiungendo altre immagini, altre riflessioni, altre trasfigurazioni al suo particolarissimo ritratto della «città in cui i racconti non si esauriscono mai».

Welcome Venice (2021) – MYmovies.it
WELCOME VENICE, Regia di Andrea Segre
Welcome Venice – Film (2021) – MYmovies.it
quello che si vede camminando per VENEZIA. Nel ricordo degli anni 1996/2003

Campo Santa Margherita, VENEZIA

sguardo dall’alto su VENEZIA

PANE E TULIPANI, di Silvio Soldini, con Licia Maglietta, Bruno Ganz, 2000
con video della INDIMENTICABILE VENEZIA
Una passeggiata nell’Italia dell’anima, di Eliana Di Caro, Il Sole 24 ore domenica 6 giugno 2021. Recensione di: Nanni Delbecchi, Quattro passeggiate. Lucca, Milano, Roma, Venezia, Alberti editore, 2021
letto in edizione cartacea
cerca in:
https://argomenti.ilsole24ore.com/eliana-caro.html
vai alla scheda dll’ediore:
https://www.aliberticompagniaeditoriale.it/libro/9788893233811

Domenico Pelini legge: Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, Adelphi, 1989, pag. 29: “D’inverno , specialmente la domenica, ti svegli in questa città …
D’inverno, specialmente la domenica, ti svegli in questa città tra lo scrosciare festoso delle sue innumerevoli campane, come se dietro le tendine di tulle della tua stanza tutta la porcellana di un gigantesco servizio da tè vibrasse su un vassoio d’argento nel cielo grigio perla. Spalanchi la finestra, e la camera è subito inondata da questa nebbiolina carica di rintocchi e composta in parte di ossigeno umido, in parte di caffè e di preghiere. Non importa la qualità e la quantità delle pillole che ti tocca inghiottire questa mattina: senti che per te non è ancora finita. … In giorni come questi la città sembra davvero fatta di porcellana: come no, con tutte le sue cupole coperte di zinco che somigliano a teiere, o a tazzine capovolte, col profilo dei suoi campanili in bilico che tintinnano come cucchiaini abbandonati e stanno per fondersi nel cielo.
Il libraio di Venezia di Giovanni Montanaro, Feltrinelli, 2021
Ciao Paolo, per te che ami i libri, le piccole librerie e Venezia.
Stai bene!
P.

VENEZIA, fotografia del 1957, in Mediterranée, editions Clairefontaine, Lusanne
Salvatore SETTIS, Se Venezia muore, Einaudi, 2014
La bellezza fragile di VENEZIA
VENEZIA, da una locandina dell’editore Mondadori, anni ’50
Scopri la settimana di Ca ‘Foscari (VENEZIA), 20 feb 2020
Emanuele Severino (1929-2020). L’ordine dell’essere e l’incerto destino, di Andrea Tagliapietra, in Il Manifesto 22 gennaio 2020. Su Emanuele Severino e le sue lezioni a Venezia
Alberto Angela sui tetti di San Marco racconta le ‘Meraviglie’ di Venezia – Repubblica.it, 10 gen 2020
Biblioteca: il ripiano dedicato a VENEZIA, 29 DICEMBRE 2019
Ricordo di VENEZIA. 32 vedute. Dono di Anna e Carla B., 27 dicembre 2019
VENEZIA, disegnata da Federico Antinori, in JULIA, di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero, n. 254, Novembre 2019
Acqua alta a VENEZIA, 16 novembre 2019
Acqua alta a Venezia, allagata la basilica di San Marco,13 novembre 2019
L’acqua alta a Venezia ieri alle 22.45 ha raggiunto i 187 centimetri. Non accadeva dal 1966, quando toccò i 194 centimetri. Ha allagato piazza San Marco, ha invaso la Basilica ed è arrivata al millenario pavimento a mosaico marmoreo, danneggiando i mattoni e le colonne del nartece e anche i marmi sostituiti di recente. Il ministro dei Beni culturali Franceschini ha inviato gli ispettori per valutare i danni. L’allagamento del nartece della Basilica è un evento rarissimo che ha solo cinque precedenti dal IX secolo a oggi. Sei volte dunque in 1.200 anni. Ma il dato allarmante è che, di questi sei episodi, tre si sono verificati negli ultimi vent’anni. Sulla laguna ieri soffiava un vento di scirocco a cento chilometri all’ora. Molte barche sono state rovesciate. Tre vaporetti sono affondati.
Sull’isola di Pellestrina un anziano è morto a causa di un corto circuito provocato dall’acqua che era entrata in casa.
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Al Sud, fiumi di fango hanno invaso Matera; ad Altamura, nel Barese, un ottantenne è morto fuori dalla sua abitazione, in campagna, travolto da un ramo spezzato dal forte vento; a Spongano, nel leccese, vento e pioggia hanno distrutto il palazzetto dello sport pronto per essere consegnato nei prossimi giorni; una tempesta si è abbattuta su Capri, danneggiando la torre campanaria nella celebre Piazzetta; una tromba d’aria ha imperversato sul Salento; a Messina il forte vento ha abbattuto diversi alberi (un ferito lieve); a Napoli il forte vento ha abbattuto un albero finito su un bus. Scuole chiuse in gran parte di queste città.
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«In questo momento si è formata un’onda molto ampia e profonda che parte dall’Islanda e scende verso l’Italia. E che non sembra avere alcuna intenzione di spostarsi. Finora abbiamo contato otto perturbazioni di seguito. Raggiungeremo le venti, o quasi. L’aria fredda che scende dall’Islanda quando arriva da noi trova una differenza di temperatura di una decina di gradi. Che non è poco» [Il tenente colonnello Guido Guidi, meteorologo dell’Aeronautica, a Elena Dusi, Rep.].
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«Il Mediterraneo ha cominciato ad assomigliare ai Caraibi e le piogge aumentano di intensità e di frequenza. Ce se ne può infischiare, lasciando alla Protezione Civile il compito di metterci ogni volta una pezza, finché potrà. Oppure, dal momento che a quanto pare il Paese pullula di patrioti, compattarsi al grido di “Prima l’Italia” e avviare la più eroica delle imprese: la ricucitura del territorio e la tutela delle sue meraviglie. Basterebbe un mese. Un mese senza polemiche, insulti e beghe di bottega, durante il quale varare all’unanimità, da Salvini a Boldrini, un piano nazionale di piccole opere pubbliche per rinforzare gli argini dei fiumi e dei torrenti, difendere le strade dall’incombere delle frane, proteggere monumenti e musei. Nel prossimo decennio, necessario alla sua attuazione, un programma del genere metterebbe in salvo il patrimonio naturale e artistico, creerebbe nuovi posti di lavoro e, quel che più conta, darebbe finalmente un senso di marcia e di identità ai tanti italiani che lo hanno smarrito» [Gramellini, Cds].
Venezia sprofonda sotto l’acqua alta, arrivata a un picco di 187 centimetri. Si è sfiorato il record del 1966, quando si raggiunsero i 194 centimetri. Ieri 165 centimetri d’acqua scorrevano lungo le calli della laguna. La basilica di San Marco è stata inondata. Un metro e venti d’acqua si è riversato nella cripta dove sono conservati i resti dei patriarchi. Scuole, teatri, conservatori e locali sono chiusi. Traghetti, motoscafi e gondole affondati. Molti gli hotel devastati e allagati, a cominciare dallo storico Gritti. Pellestrina, dove il settantenne Giannino Scarpa è morto colpito da un fulmine mentre tentava di riparare una pompa idraulica, è ancora senza corrente e del tutto isolata. Il governatore Luca Zaia ha dichiarato lo stato d’emergenza «l’80 per cento della città è sommersa», il sindaco Brugnaro parla di «danni incalcolabili» e teme «per il futuro della città». Il ministro per i Beni Culturali Franceschini ha fatto sapere che per il momento le collezioni dei musei non sono state danneggiate. Il premier Conte, che ha trascorso la notte in Venezia, ha definito la situazione «drammatica» e ha promesso di finire il Mose: «Siamo alla dirittura finale, al 92-93% dell’opera. E guardando all’interesse pubblico non c’è che da prendere una direzione nel completamento di questo percorso». Il Mose, la grande opera progettata per tutelare Venezia dall’acqua alta, non è ancora entrata in funzione: il sistema per chiudere le 78 paratoie mobili che formano le quattro barriere alle bocche di porto di Lido non è finito. In tutto l’opera è costata 5.493 milioni di euro, 7 con i costi delle opere accessorie. I finanziamenti residui ammontano a 221 milioni fino al 2024. I lavori dovrebbero finire nel 2021. Nel 2014 fu al centro del solito scandalo delle mazzette (35 arresti). Brugnaro: «È ora che il Mose venga ultimato, non possiamo esser sempre da soli».
Dal 1923 a oggi, la marea ha superato il livello allarmante dei 140 centimetri sullo zero idrografico di Punta della Salute 23 volte [Avvenire].
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Sarà Elisabetta Spitz il supercommissario del governo per il Mose. Il nome dell’ex direttore dell’Agenzia del Demanio ed ex moglie di Marco Follini è stato fatto nei giorni scorsi dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Per la formalizzazione dell’incarico manca ora soltanto l’intesa formale con il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che dovrebbe arrivare in queste ore [Santilli, Sole].
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Massimiliano Alajmo, chef de Le Calandre, tre stelle Michelin a pochi km da Padova, è parecchio preoccupato per le condizioni del suo Gran Caffè Quadri, lo storico locale ristrutturato e riportato agli antichi splendori, il cui pianterreno l’altra notte è finito sotto quasi due metri d’acqua.
State facendo la conta dei danni?
«Non ancora. Impossibile capire l’entità fino a quando non si sarà asciugato tutto».
I suoi collaboratori che cosa le hanno raccontato?
«I miei collaboratori sono addestrati all’emergenza acqua alta, hanno fatto tutto il possibile. È stato pesantissimo: l’acqua non saliva lentamente dal basso, come succede normalmente. Arrivava a ondate, spinta da una bora terribile, come in una mareggiata. E in 10 minuti è salita di 35 centimetri. In un batter d’occhio si sono ritrovati a bagno fino all’ombelico. È stato messo in sicurezza tutto quello che si poteva, ma la cassa e i pos si sono rovesciati. Hanno temuto per la tenuta stessa dei muri, sollecitati in maniera violenta».
Siete assicurati?
«Nessuno ti assicura per l’acqua alta. Succede di frequente, lavori a tuo rischio. Ma questa volta abbiamo rischiato tanto, tanto davvero» [a Licia Granello, Rep.].
VENEZIA, il futuro tra globalizzazione e fragilità, Speciale Tg1, 3 novembre 2019
Speciale Tg1
Venezia, il futuro tra globalizzazione e fragilità
in questa puntata, la città di Venezia, un laboratorio di questi tempi incerti. Fragile come i suoi edifici corrosi dal sale. Immersa in un ambiente precario, sottoposta ad una pressione turistica senza pari, con 30 milioni di visitatori ed una perdita continua di residenti, anno dopo anno. Insieme ai veneziani scompaiono le botteghe degli artigiani, i negozi di prossimità. Il tessuto sociale si dissolve, mentre spuntano nuove rivendite di souvenir. A chi appartiene la città storica, allora? Alle poche decine di migliaia di persone che ancora la vivono o ai milioni di turisti che ci passano qualche ora, si fanno un selfie a San Marco e poi ripartono? A Speciale Tg1, il reportage di Andrea Luchetta si interroga sul futuro di una città unica e universale, tanto fragile quanto globalizzata. Gentrificazione, uso privatistico degli spazi pubblici, esclusione sociale, impatto della new economy, innalzamento dei mari. La “Serenissima” è un simbolo universale del limite, in un’epoca che il limite sembra rifiutarlo. Un conflitto che si rispecchia nel moto ondoso dei canali, dove i vaporetti convivono con motoscafi privati, barchini, lancioni per turisti, carovane di taxi, vogatori, gondolieri e navi da crociera. C’è un futuro, in questo caos? La speranza viene dalla resilienza innata della città: storicamente, quanto più si è avvicinata al caos, tanto più ha saputo trovare un nuovo equilibrio. Sarà possibile anche questa volta, o ci siamo spinti troppo in là?
VAI A
M. M. mi ricorda gli anni di Venezia: Corso di Laurea in Servizio sociale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (1996-2003): docente a contratto del corso Politica sociale e Legislazione
Buongiorno Prof Ferrario
sono un’ex alunna di Ca’ Foscari Servizio Sociale. Sono certa non si possa ricordare di me …vista la quantità di studenti che avrà visto nell’arco della sua carriera.
Ma io ricordo con piacere il suo corso e l’innovazione che lei apportava già a quei tempi con il sito Segnalo.it.
Noi studenti non eravamo ancora abituati a comunicare con i docenti via web, quindi Segnalo fu uno strumento molto gradito!
cara M!
sono commosso per il suo ricordo. i miei anni veneziani sono stati fra i più belli della mia vita professionale.
ho intatta nella memoria l’immagine dei luoghi e anche delle persone. mi sono fatto dei veneti (attraverso di voi) l’idea di persone molto concrete ma anche molto proiettate sull’avere una “visione” della vita, dei problemi e dei modi in cui diventare professionisti dei servizi.
grazie anche per la fotografia del libretto che “salverò” nei miei ricordi. diciamo che il nostro contatto continua con altri mezzi. allora era il sito, poi sono arrivati i blog e poi facebook e poi twitter. ma l’intento è sempre quello: offrire un servizio (nel mio caso un servizio formativo).
buoni giorni e grazie ancora per il suo messaggio che mi ha fatto tantissimo piacere
Paolo
salvaguardando la sua privacy ho salvato qui l’importante lavoro di memoria che lei mia ha fatto fare con il suo ricordo http://aulevirt.com/2016/01/22/un-ricordo-degli-anni-veneziani-corso-di-laurea-in-servizio-sociale-delluniversita-ca-foscari-di-venezia-1996-2003-docente-a-contratto-del-corso-politica-sociale-e-legislazio/
un ricordo degli “anni veneziani” (Corso di Laurea in Servizio sociale dell’Università Ca’…
ricevo (commosso) questo messaggio:
Buongiorno Prof Ferrario sono un’ex alunna di Ca’ Foscari Servizio Sociale. Sono certa non si possa ricordare di me …vista la quantità di studenti che avrà vis…
aulevirt.com
Paolo
e qui l’ultimo mio video della palazzina briati https://youtu.be/m01UnnGMbhY
LUOGHI particolari di VENEZIA, articolo di Irene Maria Scalise
mi ricordo di ALESSANDRO BORTONE, anni ’70: CRISTINA DI BELGIOIOSO, Il 1948 a Milano e Venezia, con uno scritto sulla condizione delle donne, a cura di Sandro Bortone, Feltrinelli, 1977
CAMMINARE: i luoghi possibili nel TEMPO che resta
ogni vivente dotato della capacità di pensare e pensarsi
sta sulla Terra errando fra
TEMPO, LUOGO, EROS, POLIS e DESTINO
- TARTARUGOSI
- MUSEO DELLA SETA, COMO
- PINACOTECA
- VILLA GENO
- VILLA OLMO
- BRUNATE IN FUNICOLARE (SAN MAURIZIO E PRIMA PARTE DEI SENTIERI PER BLEVIO)
- TORNO, PIAZZAGA, MONTEPIATTO
- FRAZIONI DI BLEVIO (DA TORNO)
- I VARI PERCORSI DELLA “VIA VERDE” DA CERNOBBIO A BRIENNO
- COLICO (CORRIERA)
- PALANZO (CORRIERA)
- BELLAGIO (ALISCAFO O CORRIERA)
- BISBINO (PER VEDERE MONTE GENEROSO E MAGARI I CAVALLI)
- VARI LUOGHI DI MILANO (SULLA BASE DELLE GUIDE SUL “CAMMINARE A MILANO”)
- TRENTO
- VENEZIA
- TRIESTE
mi ricordo … le CITTA’ della mia biografia
COMO città:
la MILANO che ho frequentato e che frequento
la VENEZIA che ho frequentato e che frequento
la TRENTO che ho frequentato e che frequento
la TRIESTE che ho frequentato e che frequento
mi ricordo: ANONIMO VENEZIANO, di Enrico Maria Salerno, sceneggiatura di Giuseppe Berto, con Tony Musante e Florinda Bolkan, 1970. A Trento o a Como ?
Ricordi veneziani: La libreria Acqua Alta a Venezia
altre fotografie:
Raccontare VENEZIA, documentario di Wilma Labate
Una giovane attrice (Silvia D’Amico) in viaggio a Venezia ripercorre i luoghi e le atmosfere di alcuni celebri film girati nella citta’ lagunare. Nel percorso rivive i fasti della classicita’, della decadenza e della modernita’ di un luogo unico al mondo
ATTILIO BRILLI, Il grande racconto delle città italiane, il Mulino, 2016
La forma di una città cambia più in fretta – ahimè – del cuore degli uomini»: già Baudelaire avvertiva come ogni inevitabile trasformazione del paesaggio urbano si accompagni a struggimento e perdita. Ma forse non è impossibile ritrovare il senso di un’armonia fra noi e i volti delle città italiane maggiormente rappresentative di quella luminosa civiltà che, nelle epoche passate, è stata un faro per il mondo intero. Guardiamole con occhi nuovi, come fanno queste pagine, e lasciamo che a venirci incontro siano immagini originali e inedite, consegnate a noi dalle testimonianze letterarie o artistiche di visitatori illustri che ne hanno saputo cogliere lo spirito autentico. Da arcaiche forme insediative risalenti alla notte dei tempi, quelle città sono diventate nel corso dei secoli capitali di signorie e di principati generatori entrambi di un’autonoma, altissima civiltà; e prima ancora sono state orgogliosi, liberi comuni o repubbliche marinare gelose del loro prestigio e della loro indipendenza. I luoghi che visiteremo grazie a questo libro esigono di essere considerati alla stregua di creature viventi, con le fisionomie, i caratteri, le personalità loro. Saranno occasione di conquista e scoperta personale, da cui usciremo profondamente arricchiti.
- Introduzione. Le città ritrovate
- PARTE PRIMA: CITTÀ METROPOLITANE E VEDUTE SCOMPARSE
- I. Torino, fatidica porta d’Italia
- II. Quando Shakespeare s’imbarcava a Milano
- III. La fosca, turrita Bologna
- IV. Firenze congeda i venerandi fantasmi del passato
- V. Roma e i colli della febbre e del silenzio
- VI. Vitalità esuberante e tragica di Napoli
- VII. Palermo e il Teatro del Sole
- PARTE SECONDA: LABIRINTI E SCACCHIERE
- VIII. Le arche scaligere di Verona
- IX. Siena, «Costantinopoli di perfezione»
- X. Pienza, città ideale e la piscina dei pellegrini
- XI. Arezzo, prototipo di città medievale
- XII. Ravenna, «di cadente impero ultimo avanzo»
- XIII. Perugia aerea e inclusiva
- XIV. Terni, l’altro volto dell’Umbria
- XV. Le fontane parlanti di Viterbo
- XVI. Le dolci pietre di Lecce
- PARTE TERZA: IL FASCINO DELLE CITTÀ COLLINARI
- XVII. San Gimignano e l’eco del passato
- XVIII. Cortona, prima ancora che Troia nascesse
- XIX. Assisi, acropoli di una mistica Atene
- XX. Orvieto, una città per Magritte
- XXI. A Spoleto il pensiero s’appoggia alle pietre
- XXII. Gubbio, una Venezia fra gli Appennini
- XXIII. Urbino e il castello di Atlante
- PARTE QUARTA: CITTÀ NELLO SPECCHIO DEL MARE
- XXIV. A Venezia, per strade che il piede non calpesta
- XXV. L’argentea visione di Genova
- XXVI. Ad Ancona il sole sorge e tramonta in mare
- XXVII. Siracusa, la fonte e le ninfe
- PARTE QUINTA: CITTÀ SEPOLTE
- XXVIII. Per le vie di Pompei ed Ercolano
- XXIX. Cerveteri, nelle case degli Etruschi
- Bibliografia
- Indice dei nomi
- Indice dei luoghi
Attilio Brilli è fra i massimi esperti di letteratura di viaggio. I suoi libri sono tradotti in varie lingue. Per il Mulino ha da ultimo pubblicato: «Mercanti avventurieri. Storie di viaggi e di commerci» (2013), «Gerusalemme, La Mecca, Roma. Storie di pellegrinaggi e di pellegrini» (2014), «Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiatori di oggi» (2014) e «Il grande racconto dei viaggi d’esplorazione, di conquista e d’avventura» (2015).
Sorgente: il Mulino – Volumi – ATTILIO BRILLI,
BARBARA COLLI, GIUSEPPE SACCA’, CONOSCI VENEZIA?, Edizioni Clichy, 2016 | recensione in Ytali, gennaio 2017
Indubbiamente il paradigma su cui si fonda la città – l’acqua – condiziona il visitatore anche colto e ben disposto, che spesso fatica a capire gli aspetti anche prosaici di una città poetica.
I numeri civici, per esempio. Avete mai notato che una calle anche molto breve può avere una numerazione a tre, quattro cifre? Come mai? “Ogni sestiere assume una sua numerazione autonoma, detta a insulario, tale per cui Castello conta 6828 numeri, Cannaregio 6426, San Marco 5562, San Polo 3144, Santa Croce 2359 e Dorsoduro 3964. Hanno numerazione autonoma le singole strade di Sant’Elena e la Giudecca che arriva al civico 971”. E i ponti? Quanti sono? “438, di cui novanta privati, che diventano 455 se si includono i nove di Murano e gli otto di Burano”. E vi è mai capitato si sentire un veneziano definire il canal Grande (il “Canalazzo”?) o il campanile di San Marco (“el Paron de casa”)?
vai a:
Sorgente: Venezia, piacere di conoscerla. Il libro di Colli e Saccà | Ytali
Gli orti di VENEZIA- La Stampa, 16 settembre 2016
Gli orti di Venezia
Federico Ferrero, il “doctor chef” de La Stampa è stato a Venezia. Una Venezia del tutto particolare: fatta di sapori, profumi e piante. Sull’isola di Mazzorbetto si coltivano carciofi, fichi, more, pesche e zucchine. Ai piedi del campanile di San Michele Arcangelo c’è un grande giardino recuperato a prato, Vigna e frutteto. Un viaggio che ci insegna che Venezia non è solo canali e meraviglie architettoniche
Degrado a Venezia, la città è assediata da turisti distruttivi. Tuffi nei canali e bivacchi ovunque, estate 2016
Tre decenni e molti sindaci dopo, i problemi non solo non sono stati risolti ma si sono aggravati. Gente che fa pipì sui muri senza nemmeno cercare più gli angoli nascosti. Giovanotti in bicicletta per le calli. Tende canadesi piantate qua e là nei giardini o nei campielli. Tovaglie stese sulle rive da famigliole che fanno il picnic manco se si trovassero in un’area di sosta sull’autostrada. Avvinazzati stesi nei sotoporteghi sfatti dall’alcol e completamente nudi. Bottiglie ammucchiate all’ingresso della basilica di San Marco perché con le nuove disposizioni antiterrorismo da qualche parte devono lasciarle e gli spazzini non ce la fanno a stare dietro ai cestini della zona dai quali, come ha scritto il Corriere del Veneto vengono rimossi 30 metri cubi al giorno di immondizie. Borseggiatori a tempo pieno sui vaporetti, a dispetto dei controlli che in questo solo mese di agosto hanno visto il fermo di 120 ladri. Sequestri quotidiani di paccottiglia «italian style» falsa sfornata da laboratori cinesi o napoletani. Per non dire, appunto, del quotidiano bagno nei canali di visitatori italiani e stranieri, giovani e meno giovani che mai oserebbero mettersi in slip o bikini in altre città del mondo. Come i «foresti» di campo San Vio che, svergognati sul web da una veneziana, guardano la signora che dice loro in inglese e tedesco che «non è permesso tuffarsi nei canali» e che «Venezia non è Disneyland», con aria stupefatta. Come pensassero: che storia è questa, Venezia non è Disneyland? Non appartiene forse a chi paga sganciando euro e dollari, sterline e yen? È o non è un «divertimentificio»?
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i maestri vetrai di MURANO
I vecchi e nuovi mestieri
Sull’isola di Murano, l’isola del vetro, i vecchi mestieri rischiano di scomparire travolti da crisi e falsari. A pochi chilometri da Venezia c’è però una “serra” dove nascono le imprese di domani, e con loro nuove professionalità.
29 marzo 1516. Cinquecento anni dall’apertura del primo ghetto ebraico della Storia, quello di Venezia, di Paolo Salom
Il primo ghettodi Paolo Salom |
La data, innanzitutto: 29 marzo 1516. Dunque oggi fanno cinquecento anni esatti. Da cosa? Dall’apertura — ma forse dovemmo usare il termine contrario, «chiusura» — del primo ghetto ebraico della Storia, quello di Venezia. L’etimologia della parola è nota: nel quartiere, la contrada di San Girolamo, un tempo era presente una fonderia, ormai in disuso («geto») che diede il nome a un’istituzione prossima a diventare una costante in tutta l’area del Mediterraneo. Insomma, gli ebrei, considerati popolo senza terra e senza cittadinanza (dunque privi di diritti), venivano confinati in un’area specifica della città dalla quale non potevano uscire se non con permessi particolari.
E comunque i ghetti erano circondati da mura e chiusi da cancelli: cancelli che venivano serrati la sera e aperti soltanto all’alba. Questa la vicenda di secoli degli ebrei d’Europa, che ebbe fine soltanto con l’emancipazione frutto dell’Illuminismo e delle libertà civili che man mano permearono la vita delle nazioni. Le porte e le mura del ghetto di Venezia furono abbattute nel 1797, con l’arrivo in Laguna dei francesi «rivoluzionari». L’ultimo ghetto a uscire dalla Storia? Quello di Roma. Soltanto nel 1870, con la Breccia di Porta Pia, gli ebrei che vivevano nella capitale del cristianesimo da oltre 2000 anni poterono uscire alla luce del sole: e diventare cittadini.
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Vacanzina a VENEZIA, 19 marzo 2016
TIVERON ELISABETTA, Quaderno degli orti veneziani, Kellermann Editore, 2013
Il Quaderno degli orti veneziani
Autore: Elisabetta Tiveron
Titolo: Il Quaderno degli orti veneziani
Formato: cm. 15 x 21
Pagine: 80
Prezzo: 9,00 EURO
ISBN: 978-88-86089-59-3
Data pubblicazione: 2009
Collana: Quaderni
Chi non conosce Venezia? Almeno sui libri, tutti (fosse anche una volta) hanno visitato la citta’ d’acqua. Ma forse se ci fate caso, a Venezia non avete mai visto degli orti. Ecco allora che Elisabetta Tiveron ci porta in giro per calli e campielli alla scoperta di quelli che sono (o almeno sono stati) il motore economico della citta’ lagunare. Per secoli i campi erano verdi e le mucche, le pecore e anche i maiali vi potevano pascolare. Ancora oggi qualcuno ricorda qualche vecchia stalla dove si poteva andare a prendere il latte appena munto. Venezia e’ anche questo: una sorpresa continua, ed Elisabetta non manca di portarci a gustare qualche cicchetto in qualche vera osteria veneziana
Sorgente: Kellermann Editore – Il Quaderno degli orti veneziani
una proposta di lavoro mi consentirà di andare a TRIESTE e VENEZIA, 17-19 marzo 2016
La stagione delle riforme: cosa cambia nel lavoro sociale?
(cod. corso 04/16)
venerdì 18 marzo 2016
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