
Gregory Colbert su Youtube:
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Gregory Colbert (nato nel 1960) è un cineasta e fotografo canadese noto soprattutto come creatore di Ashes and Snow , una mostra di opere fotografiche e film ospitata nel Nomadic Museum
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Gregory Colbert
da
Gëzim Hajdari
Il mio migliore amico è un asino,
un animale buono e serio.
Quando siamo tristi e amareggiati
ci guardiamo l’un l’altro negli occhi
per consolarci.
Insieme parliamo delle nostre cose,
mentre portiamo le pietre dalla cava
o andiamo nel bosco a far legna.
Meglio dar retta al mio ciucci o
che agli slogan del Partito.
Della nostra stretta amicizia,
le spie vigili del villaggio,
informarono la polizia segreta:
“Gëzim Hajdari e il suo asino
minacciano di rovesciare il socialismo”.
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«Nell’occhio della gallina è custodita la verità del mondo. La gallina non pensa, sa. Doveva arrivare il romanzo sulla migliore e piú derisa amica dell’uomo».
Niccolò Ammaniti
«Le colombe di Mercè Rodoreda, i pavoni di Flannery O’ Connor e le galline di Jackie Polzin, tutti volatili letterari che sanno raccontare le donne, i loro pensieri intimi e le loro assurdità. Un romanzo che sotto l’ironia e la lingua ben misurata cova speranze e perdite, un universo umano sodo e compatto».
Giulia Caminito
«Quattro galline di Jackie Polzin è un romanzo commovente e spiritoso, lieve e struggente, un libro sull’assenza, sulla nostra continua lotta contro la solitudine, sulla difficoltà di comunicare – ma sulla bellezza di riuscire a volte a farlo – sulla maternità agli inizi del XXI secolo, sulla necessità di prendersi cura degli altri. C’è un mondo intero e pieno di emozioni…
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…
un ricordo: Quel topo, forse, chiedeva aiuto
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Un paesaggio colombiano a metà tra la selva e l’oceano, dove si è condannati alla resistenza inquieta. Un matrimonio distante con un pescatore, destinato ad amplificare la solitudine di una donna dal corpo che sfascia le cose. In questo scenario «al di là dell’ultimo cerchio dell’inferno», la protagonista de La cagna decide di adottare una cagnolina chiamata Chirli: è il nome che avrebbe voluto dare alla figlia mai nata, un nome da «reginetta di bellezza».
Da quel giorno Damaris inizia a creare un legame simbiotico con l’animale; Chirli viene colonizzata da un carico di amore a cui reagisce sparendo. Brutalmente addomesticata da un’esistenza con poche risorse, Damaris prova a fare da madre a un animale, ma la tentazione di trasformare l’altro nel mezzo della propria felicità si fa miseria.
La cagna è il romanzo con cui Pilar Quintana si è imposta al mondo; il…
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Eravamo rimasti ai Kew Gardens. Ed ora : incontro con socievolissima, curiosissima e golosa scoiattolina, che ha individuato il nostro sacchetto delle caramelle alla frutta. E risulta impossibile non dargliene qualcuna…. anche perchè viene a prendersele impetuosamente … ma le interessa anche fare la conoscenza di tutti noi e capire se la macchina fotografica di Carlo è commestibile.
Venerdì 17 giugno
Facciamo tutti la doccia in campeggio . La Jessica ha un turno breve (6-10);
pranziamo in una vecchia scuola vicina al quartiere di Shorenditch, che visitiamo (writers).
il quartiere dell’arte, la moda, i locali cool, le serate che diventano mattina e, a volte, dell’esagerazione fine a se stessa. Shoreditch, territorio conteso tra gang fino ad una quindicina di anni fa, si è negli anni…
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https://vincentmunier.com/shop/en/acces-libraires/1-solitudes-9782953738940.html
Vincent Munier: fotografie
Matthieu Ricard: testi
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https://beatedizioni.it/libri/io-sono-un-gatto-3
Il Novecento è appena iniziato in Giappone, e l’era Meiji sembra aver restituito onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna.
Per il gatto protagonista di queste pagine, però, un’oscura follia aleggia nell’aria, nel Giappone all’alba del XX secolo. Il nostro eroe vive, infatti, a casa di un professore che si cimenta in bizzarre imprese. Scrive prosa inglese infarcita di errori, recita canti nō nel gabinetto, tanto che i vicini lo hanno soprannominato il «maestro delle latrine», accoglie esteti con gli occhiali cerchiati d’oro, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati.
Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna…
Pubblicato per la prima volta nel 1905, Io sono un gatto non è soltanto un romanzo raro, che ha per protagonista un gatto, filosofo e scettico, che osserva distaccato un radicale mutamento epocale. È anche uno dei grandi libri della letteratura mondiale, la prima opera che, come ha scritto Claude Bonnefoy, inaugura il grande romanzo giapponese all’occidentale
Nel numero 3-4 del 1972 del «Giornale dei genitori», Laura Conti scriveva una nuova «difesa del Gatto con gli stivali», che qui riporto quasi per intero:
… Voglio raccontare come l’ho vissuta io, da bambina e cioè mezzo secolo fa, la storia del Gatto con gli stivali.
Anzitutto il Gatto, come il suo padroncino e come me, era Piccolo in un mondo di Grandi; ma i suoi stivali lo mettevano in grado di fare dei passi lunghissimi, cioè di uscire dal suo stato di piccolezza pur rimanendovi, di fare grandi passi pur continuando a essere un piccolo gatto.
Anch’io, volevo restare piccola ma fare cose da grande, anzi battere i grandi sul loro stesso terreno, la grandezza (la lunghezza dei passi)… Il rapporto piccolo-grande usciva poi dal senso proprio, delle dimensioni, per proiettarsi in un senso figurato. Il Gatto, oltre a essere piccolo, è anche sottovalutato, giudicato inutile: la sua presenza in casa veniva giudicata un mio capriccetto fastidioso.
Perciò mi piaceva molto che l’animaletto inutile diventasse un potente alleato. Che cosa il Gatto facesse non m’importava nulla, tanto che l’ho completamente dimenticato: c’è voluto il «Giornale dei Genitori» per ricordarmi le sue furbizie diplomatiche e riconosco che si tratta di diplomazia volgare.
Ma a me le azioni del Gatto non importavano, mi importavano i risultati: mi importava che si potesse vincere giocando sul perdente, se posso esprimere con linguaggio adulto una sensazione infantile (infatti il bambino che ereditava il Gatto veniva, sul principio, compianto per l’insignificante eredità). Dunque mi affascinava il doppio rovesciamento, da piccolo in grande e da perdente in vincente. Non m’interessava la vittoria in sé: mi interessava la vittoria improbabile.
La duplice natura del Gatto (piccolo-grande, perdente-vincente) soddisfaceva non solo il desiderio paradossale di essere grande pur mentre ero piccola, ma anche l’altro desiderio paradossale, di veder vincere una creatura che continuava a rimanere un piccolo, debole, morbido gattino.
Io detestavo i forti, nelle fiabesche lotte tra forti e deboli, e parteggiavo per i deboli; ma se i deboli vincono, c’è il rischio che si debba considerarli forti, e cioè odiarli. La storia del Gatto con gli stivali mi sottraeva a questo rischio, perché il Gatto, anche vincendo la partita contro il Re, continuava a rimanere un Gatto. Si trattava cioè della situazione Davide-Golia, ma con un Davide che continuava a rimanere un pastorello, e non diventava mai il Potente Re Davide; non è che faccia questo paragone a posteriori: alla stessa età in cui mi si raccontava la storia del Gatto mi si raccontava anche la Storia Sacra, e il fatto che il pastorello diventasse Re non mi piaceva affatto, a me piaceva soltanto che con la sua piccola fionda abbattesse il gigante. A differenza di Davide, il Gatto vinceva il Re ma non diventava Re, restava Gatto.
Sicché, se penso alla mia esperienza personale, posso confermare pienamente quel che dici tu: non il «contenuto» ma il «movimento» era l’essenziale della fiaba. Il contenuto poteva anche essere conformista, reazionario; ma il movimento era ben diverso, poiché dimostrava che nella vita quel che conta non è l’amicizia dei Re ma l’amicizia dei Gatti, cioè delle piccole creature sottovalutate e deboli, che sanno imporsi ai potenti.
in: Gianni Rodari, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi 1973, p. 192-193
Per un cane
in ANTONIA POZZI, Desiderio di cose leggere, a cura di Elisabetta Vergani, Salani editore 2018
Sei stato con noi per undici anni
Una sera siamo tornati:
eri disteso davanti al cancello
il muso nella polvere della strada
le zampe già fredde, il dorso
tepido ancora.
Ora sei tutto
nella buca che ti abbiamo scavata.
Ma gli undici anni
della tua umile vita
il gemere
per ognuno che partiva
il soffrire di gioia
per ognuno che ritornava
e verso sera
se qualcuno
per una sua tristezza
piangeva
tu gli leccavi le mani:
oh gli undici anni del tuo amore
tutto qui
sotto questa terra
sotto questa pioggia
crudele?
Esitavi
sulla ghiaia umida:
sollevavi
una zampa tremando
Ora nessuno ti difende
dal freddo,
Non ti si può chiamare
non ti si può più dare
niente.
Sole le foglie fradicie morte
cadono su questo pezzo
di prato.
E pensare che…
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(clicca sulla prima immagine per vederle in sequenza)
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Due capre
Capra dal muso affilato
e occhi d’ambra;
capra che cambia in poche ore
la fisionomia di un caprifoglio,
in mattinata turgido di gemme
e adesso spoglio. Capra che fai
la guardia a una casa
che non è mai stata abitata:
tu sei sorella inconsapevole
di un totem – un’altra capra
che veglia casa mia, però impagliata.
Il naturale vigila sul vuoto,
solitario; mentre l’uomo sgrana
con l’artificio il suo rosario.
Marcoaldi Franco, Animali in versi, Einaudi, 2006, p.8
Gli animali sono amici così simpatici:
non fanno domande, non muovono critiche
GEORGE ELIOT
Cristina Sironi racconta la sue lettura di questo libro
Spesso i libri, come oggetti che hanno una loro consistenza, forma e colori, attirano la nostra attenzione fino a che li prendiamo in mano e scegliamo, il più delle volte, di farcene dei compagni di viaggio. E’ successo così anche questa volta. In un giro esplorativo in una biblioteca vicino a casa, questo libretto verde, di una misura ‘giusta’, da borsetta, con un disegno grazioso in copertina (un micino abbarbicato sul collo di un uomo di spalle) ha attirato la mia attenzione. Mi sono lasciata catturare e non sono rimasta delusa.
… segue qui
Willie e Skip crescono da quel momento insieme, e la presenza del cane va di pari passo con i momenti importanti dell’adolescenza del ragazzo. Willie attribuisce a Skip il merito di riuscire ad avvicinare la ragazzina più carina del quartiere e riesce anche a stringere amicizia con i bulli che fino a qualche tempo prima lo prendevano di mira.
Poi va a giocare nella squadra di baseball, ma qui le cose vanno peggio. Durante una partita in cui non riesce a giocare al meglio, innervositosi, Willie colpisce Skip, che scappa e va a rifugiarsi in un cimitero dove, malauguratamente, rimane chiuso in una tomba usata da due malviventi del posto come deposito illegale di alcolici. Uno di loro colpisce Skip con una pala e Willie lo porta immediatamente in una clinica veterinaria. Le sue condizioni sono molto gravi ma mentre Willie gli parla, Skip si risveglia.
Gli anni passano e Willie va a studiare adOxford, in Inghilterra e così la stanza di Willie diventa la stanza di Skip, che invecchia nella casa del Mississippi, aspettando il ritorno del padroncino. Un giorno un telegramma arriva ad Oxford annunciando la morte di Skip. Il suo corpo riposa sotto l’olmo davanti alla loro casa, il suo ricordo vive per sempre nei loro cuori.
«Era ferito a morte, ma è tornato indietro per morire vicino al suo collega». Sembra la scena di un film, ma è la storia di Diesel, pastore belga di 7 anni. È l’unica vittima tra le forze di polizia nella retata di questa mattina a Saint Denis. Gli uomini del Raid (Recherche Assistance Intervention Dissuasion, le “teste di cuoio” francesi) stavano dando la caccia a Abdelhamid Abbaoud, mente degli attentati di Parigi. Il cane-eroe è stato il primo a entrare nel covo dei jihadisti, tra rue de la République e rue de Corbillon, mandato in avanscoperta a caccia di bombe. Ma gli hanno subito sparato, ferendolo mortalmente.
Sorgente: Diesel, il cane-eroe ucciso dai terroristi – La Stampa
Gli animali sono amici così simpatici: non fanno domande, non muovono critiche
scrive in musicista Carlo Uboldi
Questo filmato è dedicato a tutti i cani che, maltrattati o abbandonati , sono finiti dietro le sbarre di un canile. Le foto sono scattate da me e ritraggono Champagne, che oggi ha 13 anni e 8 anni fa la portai a casa da un canile perché talmente spaventata che nessuno la voleva… beh, io l’ho voluta e tra mille difficoltà iniziali l’ho curata e oggi vive felice e amata nel calore di una casa. Già è stata fortunata a finire in un canile, dove malgrado le gabbie migliaia di volontari si danno da fare per aiutare i cani randagi a fatica visti gli scarsi aiuti economici dei vari Comuni Italiani. Lei, come Trudy (la cagnetta che ho aiutato prima di lei) e tanti altri è stata fortunata perché io ho deciso di farla vivere come si meritava, e ci sono tantissime persone che come me prendono queste decisioni che ti legano ad un grande impegno negli anni. Il brano che ascoltate in sottofondo non poteva che essere suonato al pianoforte da me, ho scelto OVER THE RAINBOW (tratto dal mio ultimo CD “The Key of Swing”) perché ogni cane randagio ha la speranza di vivere oltre l’arcobaleno, che da dietro le sbarre vede ma non può “odorarlo” finchè qualcuno di buon cuore non apre quella gabbia e lo porta a casa… Pur dedicando questo video ai cani bisognosi, consiglio a tutti di guardarlo e ascoltarne la musica riflettendo su un sentimento che è stato troppo messo da parte negli anni dall’essere umano, che si chiama AMORE e che sarà la salvezza del Pianeta Terra… Se ci guardassimo tutti nel cuore, e invece di pensare al potere e al successo vedessimo quanto amore abbiamo da dare, il giorno dopo ci alzeremmo tutti e il mondo sarebbe cambiato, diventando quel mondo migliore che tutti sognamo, e che tutti speriamo un giorno possa diventare.
qui il mio audio, da cui è partito Gabriele per il suo bellissimo messaggio:
qui in formato Mp3: Acting Out per Noelle: dal buio alla luce passando attraverso tutti i gradi del chiarore, 18 gennaio 2012
Non una figura incappucciata
dove la scala curva nell’oscurità
rattrappita sotto un mantello fluttuante!
Non occhi gialli nella stanza di notte,
che fissano da una superficie di ragnatela grigia!
E non il battito d’ala di un condor,
quando il ruggito della vita inizia
come un suono mai udito prima!
Ma in un pomeriggio di sole,
in una strada di campagna,
dove erbacce viola fioriscono
lungo una staccionata sconnessa,
e il campo è stato spigolato, e l’aria è ferma,
vedere contro la luce del sole qualcosa di nero,
come una macchia con un bordo iridescente –
questo è il segnale per occhi di seconda vista…
e io vidi quello.
EDGAR LEE MASTERS
Occorre esercizio di…
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