Categoria: Sociologia alla Università di Trento
Intervista a FRANCESCO ALBERONI per i suoi 93 anni, in Corriere della Sera, 23 marzo 2023


Sessant’anni fa ebbe inizio il primo corso della laurea in SOCIOLOGIA a Trento. Grazie al carisma di Bruno Kessler. Articolo di Giuseppe Sortino, in Il Sole 24 ore, 4 dicembre 2022

Trento, 1962, nasce Sociologia. Il racconto con le immagini d’epoca – in Politica & Istituzioni – TGR Trento
Trento, nasce Sociologia. Il racconto con le immagini d’epoca
Trento 1962: la rivoluzione culturale e sociale con la nascita della facoltà di Sociologia
Un racconto con le immagini d’epoca: Trento 60 anni fa accoglie la nascita dell’Università.
Il video è tratto dal documentario “Le due città, il ’68 a Trento e dintorni”, regia di Lorenzo Pevarello. Coproduzione PAT, Fondazione Museo storico e trasmetto dalla sede Rai di Trento.
Con immagini delle teche rievoca l’annuncio di Bruno Kessler al Consiglio provinciale e i primi passi di Sociologia, destinata a cambiare drasticamente non solo la città di Trento, con l’arrivo di centinaia di studenti e con loro di nuove idee che sfoceranno nei movimenti del ’68.La narrazione si conclude con le immagini delle prime lauree nella storica sede di via Verdi.
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Trento, nasce Sociologia. Il racconto con le immagini d’epoca – Politica & Istituzioni – TGR Trento
L’anniversario. Quando Trento sfidò l’Italia con Sociologia – articolo di Concetto Vecchio, in la Repubblica 12 novembre 2022
Nel 1962 nasceva la prima facoltà di studi sociali del Paese
Istituzione che ha svecchiato l’università, è stata cuore e anima del ’68 e ha formato una classe dirigente. di Concetto Vecchio
12 NOVEMBRE 2022
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L’anniversario. Quando Trento sfidò l’Italia con Sociologia – la Repubblica







Mi ricordo alcuni Docenti di sociologia e Sociologi conosciuti personalmente negli anni ’70 – ’80 – ’90
Giuseppe Abbatecola
Franco Albertelli
Tullio Aymone
Marina Bianchi
Lorenzo Bordogna
Buzzi Carlo
Giuliana Carabelli
Maria Cacioppo
Vittorio Capecchi
Alessandro Casiccia
Gian Primo Cella
Giuliana Chiaretti
Giuliano Della Pergola
Antonio De Lillo
Mariuccia Giacomini
Maria Pia May
Agopik Manoukian
Maria Mormino
Gianni Pellicciari
Giancarlo Provasi
Gian Enrico Rusconi
Chiara Saraceno
SOCIOLOGIA, FILOSOFIA: Links
Il mio sessantotto, testimonianze, interviste, ricordi, a cura di Sergio Bernardi, Vincenzo Calì, Giancarlo Salmini, edizioni U.C.T., Trento, 2021

mi ricordo l’entrata della Facoltà di Sociologia di Trento in Via Verdi



il mio ricordo di TULLIO AYMONE (1931-2002) – DA MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
il mio ricordo di TULLIO AYMONE (1931-2002)
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il mio ricordo di TULLIO AYMONE (1931-2002) – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
le iscrizioni alla facoltà di sociologia di Trento, 1967/1968, da GIOVANNI AGOSTINI, ANDREA GIORGI, LEONARDO MINEO (a cura di), La memoria dell’Università. Le fonti orali per la storia dell’Università degli studi di Trento (1962-1972), Il Mulino editore, 2014 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
Marco Boato ricorda alcune persone che hanno fatto parte del movimento del ’67, ’68, ’69, in particolare a Trento, in: Il lungo ’68 in Italia e nel mondo. Cosa è stato , cosa resta, La Scuola editrice, 2018 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
“Francesco Alberoni venne chiamato a dirigere Sociologia dopo la lunga occupazione del febbraio-aprile 1968 …”, in Marco Boato, Il lungo ’68 in Italia e nel mondo. Cosa è stato , cosa resta, La Scuola editrice, 2018 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
FRANCESCO ALBERONI e la facoltà di sociologia di Trento, 1968-1970, da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
legge per la LAUREA IN SOCIOLOGIA a Trento, 1966. fonti informative da: Concetto VECCHIO, Vietato obbedire. Il momento storico irripetibile della facoltà di Sociologia a Trento, nel racconto dei suoi protagonisti , Rizzoli/Bur, 2005 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
il ruolo di BRUNO KESSLER per la fondazione dell’ ISTITUTO UNIVERSITARIO DI SCIENZE SOCIALI a TRENTO, 1962, fonti da: Concetto VECCHIO, Vietato obbedire. Il momento storico irripetibile della facoltà di Sociologia a Trento, nel racconto dei suoi protagonisti , Rizzoli/Bur, 2005 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
mi ricordo le fasi istituzionali per la creazione della Facoltà di Sociologia di Trento (1962-1966), in Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
fasi istituzionali per la creazione della Facoltà di Sociologia di Trento (1962-1966), in Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011
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fasi istituzionali per la creazione della Facoltà di Sociologia di Trento (1962-1966), in Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
mi ricordo la LEGGE 8 giugno 1966, n. 432 Norme generali sull’Istituto superiore di scienze sociali di Trento, in Normattiva – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
L’Istituto conferisce la laurea in sociologia. Il corso di studi ha durata quadriennale e si divide in due bienni. Il primo biennio, propedeutico, comprende insegnamenti di carattere generale, politici, storici, economici, matematici e giuridici; il secondo biennio comprende insegnamenti specifici all’indirizzo sociologico.
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LEGGE 8 giugno 1966, n. 432 Norme generali sull’Istituto superiore di scienze sociali di Trento, in Normattiva – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
mi ricordo una rassegna delle pubblicazioni dei docenti della facoltà di Sociologia della Università di Trento nel periodo 1962/1972, in Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
pubblicazioni dei docenti della facoltà di Sociologia della Università di Trento nel periodo 1962/1972, in Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011
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una rassegna delle pubblicazioni dei docenti della facoltà di Sociologia della Università di Trento nel periodo 1962/1972, in Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
mi ricordo le fasi istituzionali per la creazione della Facoltà di Sociologia di Trento (1961-1966): il ruolo decisivo di BRUNO KESSLER. in SOCIOLOGIA A TRENTO, 1961-1967: una “scienza nuova” per modernizzare l’arretratezza italiana, di Giovanni Agostini, Il Mulino, 2008 – da MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
fasi istituzIonali per la creazione della Facoltà di Sociologia di Trento (1961-1966): il ruolo decisivo di BRUNO KESSLER. in SOCIOLOGIA A TRENTO, 1961-1967: una “scienza nuova” per modernizzare l’arretratezza italiana, di Giovanni Agostini, Il Mulino, 2008
fasi istituzIonali per la creazione della Facoltà di Sociologia di Trento (1961-1966): il ruolo decisivo di BRUNO KESSLER. in SOCIOLOGIA A TRENTO, 1961-1967: una “scienza nuova” per modernizzare l’arretratezza italiana, di Giovanni Agostini, Il Mulino, 2008 – MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
mi ricordo …: SOCIOLOGIA A TRENTO, 1961-1967: una “scienza nuova” per modernizzare l’arretratezza italiana, di Giovanni Agostini, Il Mulino, 2008 – in MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
Blanco Luigi, Giorgi Andrea, Mineo Leonardo, Costruire un’Università. Le fonti documentarie per la storia dell’Università di Trento (1962-1972), Il Mulino, 2011
mi ricordo. TRENTO, benvenuta utopia: “Via Verdi … piazza del Duomo, le librerie , la Cantinota …”, in Toni CAPUOZZO, I luoghi del ’68, Corriere della Sera/il Mulino, 2020
le tesi seguite alla facoltà di Sociologia di Trento fra il 1969 e il 1974 da TULLIO AYMONE (1931-2002)
da database tesi: http://webapps.unitn.it/Biblioteca/it/Web/Tesi
Profilo biografico di PAOLO FERRARIO, facoltà di sociologia di TRENTO – in Alumni UniTN. Data della laurea: 25 gennaio 1974
vai al sito della Università di Trento:
https://projects.unitn.it/alumni/it/

CORSI DI STUDIO

- tesi 1972/1973: http://webapps.unitn.it/Biblioteca/it/Web/TesiAnnoAccademico/1972-1973
- database tesi: http://webapps.unitn.it/Biblioteca/it/Web/Tesi

PROFESSIONE
mi ricordo …: TULLIO – ALTAN Carlo, Populismo e trasformismo. Saggio sulle ideologie politiche italiane, Feltrinelli, 1989
mi ricordo CARLO TULLIO – ALTAN … , La coscienza civile degli italiani. Valori e disvalori nella storia nazionale, Gaspari editore, 1997
mi ricordo CARLO TULLIO – ALTAN
Enzo Rutigliano: addio a un protagonista della storia di Sociologia | UniTrento
La notizia della scomparsa del professor Enzo Rutigliano è stata accolta oggi con grande tristezza all’Università di Trento e soprattutto a Sociologia, dove il professore era molto stimato.
Dal 1976, anno in cui ha iniziato la sua carriera accademica fino al 2014 quando si è ufficialmente ritirato dall’insegnamento, il professor Rutigliano ha preparato con passione generazioni di studenti e studentesse, insegnando Storia del pensiero sociologico, uno dei corsi fondamentali che introducevano il percorso di studi
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Enzo Rutigliano: addio a un protagonista della storia di Sociologia | UniTrento
mi ricordo: SCRAMAGLIA ROSANTONIETTA, ALBERONI FRANCESCO. La vita dello studioso dei movimenti collettivi e dei processi amorosi, edizioni Leima, 2017, p. 580. Indice del libro
CAPUOZZO TONI, Andare per luoghi del ’68, Il Mulino, 2018. Indice del libro
il terrorismo, dal punto di vista ideologico, è sorto all’interno delle scuole, delle università e delle fabbriche, da una lettera a la Provincia di Como del 19 marzo 2018
Sociologia a Trento negli Anni Sessanta, dal blog ilsemedellutopia.blogspot.it di Cataldo Marino
A cosa può essere utile l’elenco dei primi 346 laureati in Sociologia in Italia e delle tesi da essi presentate alla fine del corso degli studi? Dal punto di vista pratico, a nulla. Ma l’Istituto Superiore di Scienze Sociali di Trento negli anni ’66 -’70 ha avuto una storia tutta sua e chi lo ha frequentato si ritrova, quasi mezzo secolo dopo, con uno ‘spirito di corpo’ che credo non trovi paragone in altre università ed altre facoltà, ed è forse assimilabile solo a quello dei bersaglieri e dei partigiani. L’elenco potrebbe allora servire per ‘ritrovarsi’ in questo vasto web e per ricordare tempi molto particolari.
Trento era una città piccola, la si attraversava da un capo all’altro facilmente anche senza autobus, e in quegli anni diventò la meta di studenti di tutte le regioni d’Italia. In un paese ancora frantumato dai dialetti e dalle diverse usanze, noi studenti, lì, trovammo subito un’identità comune. Non eravamo isolati, come avevo sperimentato a Roma personalmente in ottobre e novembre del ’66 prima del trasferimento, ma uniti dalla voglia di capire – con la presunzione di una maggiore scientificità – il mondo in cui vivevamo. La ricchezza di una diversa provenienza e il desiderio di mescolarsi per quel fine comune furono la specificità di quegli anni in quella città.
…
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Il seme dell’utopia – Blog Socio…logico: Sociologia a Trento negli Anni Sessanta
Francesco Alberoni sull’esperienza all’Università di Trento (1968-1970), tratto da: Giorgio Dell’Arti, Parrini Massimo, Catalogo dei viventi, Marsilio, 2008, p. 35
mi ricordo di TRENTO e del LAGO di CALDONAZZO: 1969/1972 (Università) e 1974/1975 (servizio militare)
ricordi di TRENTO
Università di Trento | Presentazione dell’Ateneo – 29.1.2016
quanti RICORDI!
belli .
Tranne gli stronzi di Lotta Continuae i fondatori delle brigate rosse (in minuscolo) che passeggiavano per le vie del centro
Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità
Università di Trento, un’università europea, in Italia.Tra le prime 200 università al mondo (THE – Times Higher Education Rankings 2015-2016), 10 Dipartimenti, 3 Centri di Ricerca, 586 docenti e ricercatori, 704 persone di staff, 16.000 studenti iscritti, 1.090 studenti stranieri.
Trento e la Sociologia italiana (Trento and Italian Sociology), di Antonio Schizzerotto – Sociologia Italiana, 2013
Mao allievo di Stalin, Treccani
ero un cretino.
a mia discolpa: avevo vent’anni
l’Università di TRENTO
una mostra per i 50 anni dell’Università di Trento
La mostra è aperta fino al 28 febbraio 2013, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00 e il sabato dalle 8.00 alle 12.30 al Dipartimento di Lettere e Filosofia (Trento – Via Tommaso Gar, 14). Ingresso libero e gratuito.
Sono programmate anche delle visite guidate alla mostra in compagnia del curatore che avranno la durata di 30 minuti e si terranno una volta in settimana alle ore 17.00. Queste le date:
Gennaio 2013: martedì 15; martedì 22; giovedì 31
Febbraio 2013: martedì 5; venerdì 15; martedì 19 febbraio; giovedì 28
La mostra
La mostra è dedicata all’Ateneo e ai suoi cinquant’anni, ma non perde mai di vista le due comunità, quella universitaria e quella dei cittadini di Trento, la loro relazione talvolta conflittuale, ma feconda, l’ambizione condivisa da entrambe di essere non grandi, ma importanti.
In esposizione foto, videoclip, alcuni oggetti (registri delle lezioni di qualche professore diventato famoso, libri, riviste e reperti d’archivio) in grado di catturare l’attenzione dei visitatori più giovani e di quelli meno giovani, di coloro che all’Università studiano e lavorano come dei cittadini meno coinvolti e “più lontani”, accompagnandoli in un percorso suggestivo e vivace, dove reperti e immagini d’archivio sposano la multimedialità. La mostra non vuole commemorare i primi 50 anni dell’Università, ma comunicare il carattere, lo sviluppo, il cambiamento dell’Ateneo e il suo legame profondo con la città, la gente, la società.
La mostra è articolata in cinque sezioni: “Università Città”; “Identità e Rappresentazione” (sui simboli e le forme che definiscono l’identità dell’Ateneo di Trento); “Lontano da Trento” (sulle relazioni dell’Ateneo con il resto del mondo); “Gli Studenti”; “Gli Edifici”.
L’ideazione e la realizzazione della mostra sono integralmente opera di persone che lavorano in Ateneo (nei settori: Gestione immobili, Comunicazione ed eventi, Centro tecnologie multimediali, Protocollo e Archivio storico, Biblioteca e nella Facoltà di Lettere e Filosofia, ora Dipartimento di Lettere e Filosofia).
Curatore della mostra è Vittorio Carrara. Michela Favero è la responsabile dell’allestimento.
da http://events.unitn.it/50anni/universita-citta-mostra-il-cinquantenario
mi ricordo … in morte del professor Antonio De Lillo (1941-2012), 71 anni
cara Carla
Paolo Ferrario
Iniziò a insegnare nel 1970 a Trento dopo la laurea in Bocconi. Studioso attento di questioni giovanili, ha coordinato le ricerche annuali dello IARD sul tema
E’ scomparso all’età di 71 anni il professor Antonio De Lillo, preside in carica della facoltà di Sociologia della Bicocca. Si è spento venerdì 25 maggio dopo una malattia. Nato nel 1941 a Napoli, si era laureato all’Università Bocconi in economia e commercio. Iniziò a insegnare a Trento nel 1970/71.
Dopo una iniziale attenzione ai metodi statistici per le ricerche sociali, focalizzò i suoi studi soprattutto sui giovani e sul loro ruolo nella società post-moderna, richiamando l’attenzione più volte sulla “rottura” del patto intergenerazionale e ritenendo che spesso li si considera solo nel lato della repressione delle devianze, mentre occorrerebbero politiche attive nel campo dellacasa, del lavoro e della costruzione della famiglia.
Ha coordinato (con Alessandro Cavalli) le numerose indagini nazionali dello IARD sulla condizione giovanile nel nostro Paese.
Un lungo passato a Trento, come docente e poi preside di Sociologia. E nel 1990 l’approdo alla Statale di Milano e poi alla neonata Bicocca, dove oltre a tenere corsi di sociologia di base e (negli ultimi anni) a ricoprire l’incarico di preside di facoltà, coordinava il dottorato in Sociologia e ricerca sociale.
“
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Non ci sono più ma li si può ricordare
Non ci sono più
ma li si può ricordare
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Vedi anche: La memoria breve: commemorazioni
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Tullio Aymone: ricordi per varie voci
TULLIO AYMONE:
ricordi per varie voci
In occasione del V° anniversario della morte di Tullio Aymone e nella circostanza della pubblicazione dei suoi scritti inediti nei Quaderni del dipartimento di economia politica, la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, organizza un incontro per approfondirne la figura di studioso e di docente
Giovedì 25 ottobre alle ore 15.00
presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia “Marco Biagi” Via Berengario 51 si terrà una giornata di studi dal titolo
La crescita giusta
sviluppo umano, partecipazione e nuove forme della politica in un modo globalizzato
Svolgimento dei lavori
Ore 15.00: Saluto del Preside della Facoltà di Economia e Commercio
Prof. Sergio Paba
IL PENSIERO E GLI SCRITTI
Giovanni Mottura – Università di Modena e Reggio Emilia
Vittorio Capecchi – Università di Bologna
Gomercindo Clovis Rodrigues –primo collaboratore di Chico Mendes e fondatore del Comité Chico Mendes – Brasile
Giampietro Pizzo Ministero degli Esteri, già direttore A.C.R.A in Bolivia
Ore 17,30: coffee-break con Prodotti del Commercio Equo e Solidale
Ore 18.00 LE REALIZZAZIONI
Giorgio Prampolini, Presidente di Coop Chico Mendes Modena,
introduce un incontro fra gli allievi e i collaboratori di Tullio Aymone
Presentazione del video sulle attività delle Cooperative Agroestrattiviste della Foresta Amazzonica
Caro Ferrario, mi sembra meritevole l’idea di ricordare Tullio Aymone, un collega che non vedevo da molto tempo, ma con un ricordo “trentino” di persona saggia e mite, pieno di interessi e di sensiblità. Ringrazio lei per la triste notizia che mi ha dato e per le iniziative che promuoverà. Con cordialità g.b., 5 novembre 2003
La ringrazio molto di avermi informato della scomparsa di Tullio. E’ stato un caro collega ed un intellettuale di rilievo, anche se, forse per il suo stesso carattere, non ha avuto i riconoscimenti che meritava.
Talvolta la morte rende giustizia. Mi auguro che questo possa avvenire per Aymone. In questo senso è molto apprezzabile il lavoro che lei ha fatto per tramandarne il pensiero e l’impegno.
Un cordiale saluto.
A L
Caro Paolo,apprendo con grande dolore la notizia della scomparsa di Tullio, fu mio docente molto amato alla scuola di via Olmetto negli anni della mia formazione. Poi incontrato poche altre volte ma vivo nel mio ricordo.Ti sarei grato volessi scrivere su di lui per Adultità sul prossimo numero e curato da S.T. dedicato al Tempo per sè. Tullio si occupò anche di questo…Un abbraccio molto caro D.
Caro Paolo Ferrario,
la ringrazio molto per il suo messaggio. Purtroppo non sapevo della morte di Tullio Aymone, che stimavo anch’io molto, pur non avendo avuto mai l’occasione di conoscerlo personalmente. Le notizie che lei fornisce su di lui mi sembrano del tutto coerente con l’immagine che ne avevo e quindi mi fanno sentire ancora più acutamente la perdita non solo sul piano scientifico.
Mi metto in contatto con il coordinatore della sezione P. F.i, che mi aveva occasionalmente parlato di Aymone lo scorso anno (quando aveva ricevuto una sua lettera), per informarlo della triste notizia (qualora non l’abbia saputo diversamente) e per concordare come darne notizia nel sito.
Spero anche che lei riesca a raccogliere altro materiale. Le lezioni stesse forse sarebbero inseribili come matriale sonoro, qualora lo ritenga opportuno. Pensa sia possibile, oltre il collegamento alla pagina da lei curata inserire eventualmente, anche la bibliografia (naturalmente citando la fonte) anche nel sito della nostra sezione?
Grazie per la sua gentile collaborazione, che naturalmente spero possa continuare anche in futuro.
Un saluto cordiale
P.T.
L’ho conosciuto e frequentato in un periodo della mia vita.
Era una persona intelligente e non conformista.
Appena ho un minuto vado a vedermi la tua pagina.
Ciao,
c.
Mi è a suo tempo dispiaciuto molto; anche io ho testi scritti con lui e lo
ricordo per sempre con tanta stima ed affetto
L.R.
caro paolo,
non l’ho conosciuto direttamente,ma concordo con il tuo giudizio. Provo a inviare a tutti la tua lettera
ciao a.
Carlo Tullio – Altan ( 1916-2005)
Tullio Aymone, sociologo (Ivrea 1931 – 2002), 71 anni
Carlo Tullio – Altan, Modelli concettuali antropologici per un discorso interdisciplinare tra psichiatria e scienze sociali (1967 e 1975)
I suoi studi e riflessioni hanno avuto per oggetto le religioni ed i simboli ( Lo spirito religioso del mondo primitivo, Il Saggiatore, Milano, 1960, Soggetto, simbolo e valore, Feltrinelli, Milano, 1992, Le grandi religioni a confronto, l’età della globalizzazione, Feltrinelli, 2002, Ethnos e Civiltà, Feltrinelli, Milano, 1995), i fondamenti dell’approccio antropologico alla analisi sociale ( Antropologia funzionale, Bompiani, Milano, 1968; Manuale di Antropologia Culturale, Bompiani, Milano, 1971; Antropologia, storia e problemi, Feltrinelli, Milano, 1983), Le classi sociali e i valori giovanili (con Alberto Marradi, Valori, classi sociali e scelte politiche, Bompiani, Milano, 1976; con Roberto Cartocci, Modi di produzione e lotta di classe in Italia, Mondadori-Isedi, 1979), la cultura civica degli italiani (La nostra Italia, Feltrinelli, Milano, 1986; Populismo e trasformismo, Feltrinelli, Milano, 1989).
Negli ultimi anni si dedicò all’elaborazione di un idealtipo dell’ethnos, analizzato nelle sue cinque componenti: epos, ethos, logos, genos e topos, allo scopo di trovare una soluzione scientifica sul piano dell’antropologia, al conflitto tra i vari etnocentrismi e l’esigenza di un nuovo ordine internazionale.

il "A sudden Excess of Desire" di Mark Strand, anche in ricordo di Tullio Aymone
Nello sguardo poetico di Mark Strand ricorre spesso il tema dell’ “ero stato” o quello, complementare, di “in un’altra vita”.
Ero stato un esploratore polare in gioventù
e avevo trascorso innumerevoli giorni e notti a ghiacciare
di luogo deserto in luogo deserto. In seguito,
lasciai le spedizioni e rimasi a casa,
e lì crebbe in me un improvviso eccesso di desiderio,
come se un fulgido torrente di luce simile a quello che si vede
dentro un diamante mi attraversasse.
Riempivo pagine e pagine con le visioni di ciò che avevo osservato –
mari ruggenti di pack, ghiacciai immensi, e il bianco degli iceberg sferzato dal vento. Poi, senza altro da dire, smisi
e fissai lo sguardo su ciò che era vicino. Quasi immediatamente
un uomo in cappotto scuro e con un cappello a larghe tese
comparve sotto gli alberi davanti a casa.
Il modo in cui fissava davanti a sé e stava lì,
ben piantato sui piedi, con le braccia abbandonate lungo
i fianchi, mi fece pensare che lo conoscevo.
Ma quando alzai la mano a salutarlo
egli fece un passo indietro, si volse e cominciò a svanire
E vengo irrimediabilmente preso dal sudden excess of desire di costellarmi questo pezzo di passato.
Leggo con troppo ritardo un numero della rivista Inchiesta ed apprendo, in un articolo di una docente brasiliana (Ana Maria Rabelo Gomez – Universitade Federal de Minas Gerais, Facultade de Educaçao), che è morto Tullio Aymone (1931-2002, 71 anni). “Prematuramente scomparso”, dice.
Non posso trattenere la mia commozione, ma lascio anche affiorare i ricordi. Fondamentali e forti. Perché Tullio Aymone, in un periodo troppo popolato da “cattivi maestri” cui la televisione dà un palcoscenico per le loro debolissime teorie , è stato un vero maestro. Un ricercatore dal “pensiero forte”.
L’ho inseguito in tutte le sue lezioni che ha potuto tenere a Trento nel periodo 1969-1973. Non era facile, perché l’attività didattica era allora , a dir poco, discontinua. Continuamente interrotta dalla prepotenza dei leader e leaderini di Lotta Continua che letteralmente “occupavano” ogni spazio fisico e mentale dell’Università. Per loro chi faceva lezione e chi ci andava era un “nemico asservito al capitalismo” (“maturo”, naturalmente).
Nel gorgo, solo per certi versi creativo, di quegli anni, Tullio Aymone è stato un ancoraggio sicuro. Una presenza per me indimenticabile. Da lui ho imparato alcune cose fondamentali che mi hanno accompagnato per sempre: l’importanza della storia, cioè della necessità di “storicizzare” ogni evento (l’educazione, la sociologia, gli strumenti metodologici, …); il ruolo del sociologo come “operatore del sociale”; la politica come scelta etica; lo stimolo a studiare Antonio Gramsci, Giorgio Candeloro, Eugenio Garin . Da lì è poi venuta la mia successiva e lunga militanza nel PCI, dove ho cercato di mettere assieme (purtroppo con scarsi esiti) lo stare in un partito e produrre trasformazione sociale, anche attraverso gli strumenti della conoscenza.
L’ho conosciuto nella sua capacità didattica: parlava calmo seduto sulla cattedra, mettendo insieme lezioni che intrecciavano sociologia, antropologia, psicanalisi, filosofia marxista, ricordi di lavoro. In lui le teorie non avevano mai pretese dogmatiche: le usava solo come strumenti per comprendere ed agire. Con lui ho appreso nel vivo cosa è l’ “immaginazione sociologica” e cosa può voler dire essere “impegnati” nella storia collettiva ed individuale. Suggeriva di studiare lo psichiatra Harry Stack Sullivan, ma collocando le sue pratiche terapeutiche nel quadro della struttura sociale degli Stati Uniti. Sapeva connettere le teorie della psicanalista Melanie Klein al più generale processo storico dell’educazione nelle società europee. Di Marx puntava a cogliere il metodo analitico e a mettere in ombra il dogmatismo dottrinario. Considerava Freud un rivoluzionario del pensiero, ma consigliava di mettere da parte la sua matrice biologistica.
Oggi sono diventati molto di moda i libri di Zigmunt Bauman: chissà quanti ricordano che Tullio Aymone fece tradurre, nel 1971, dagli Editori Riuniti il libro Lineamenti di una sociologia marxista, scrivendone l’introduzione ?
Agli inizi degli anni ’70 sono poi andato a trovarlo a Milano, in una semplicissima casa popolare carica di libri. Cercavo consigli, cercavo una guida. Ero una persona confusa, sempre alla ricerca di piste, di orientamenti. E da lui trovavo sempre le parole giuste. Mi accennava al suo lavoro di sociologo urbano, appreso all Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi, con Chombart de Lauwe. Di questo autore ha scritto una introduzione alla edizione italiana di Des hommes e des villes, pubblicato da Marsilio. La sua vita professionale mi sembrava una avventura (Ivrea, l’Olivetti, Parigi, le ricerche nelle periferie urbane ….) e io avrei voluto fare qualcosa di simile:
Ancora mi ha ricevuto nella sua nuova fase di vita a Bologna, forse nel 1972. Mi disse che era stufo della rudezza della vita milanese e che lì trovava nuove e più ricche esperienze nelle quali collegare, nel suo irripetibile stile di vita, partecipazione sociale e ricerca. In quelle pochissime ore bolognesi è praticamente iniziata la mia professione. Mi disse di non occuparmi di scuola (volevo fare una tesi su quell’argomento, allora molto trattato) ma di sanità.
“Occupati delle Usl e di politiche sulla salute” mi disse. Io non sapevo neppure cosa fossero. Ma da allora inseguii quel tema. E la costruzione del sociale attraverso i servizi alle persone è diventato il mio oggetto di studio, di esperienza lavorativa e di scrittura. Così ho fatto la tesi sulla storia della sanità italiana e lui me l’ha presentata a Trento. Attraverso quella tesi ho conosciuto Laura Conti, di cui lui è stato amico ed anche ospite in casa sua, in una fase di difficoltà economiche. Così era la militanza del Pci: una comunità in cui, anche nell’asprezza della vita politica, c’erano azioni di mutuo aiuto.
Poi l’ho perso. Ho saputo dei suoi incarichi universitari successivi e ne sono stato contento: passava da una vita precaria ad una nuova situazione di insegnamento e di ricerca. Ma ho sempre cercato i suoi programmi, le sue bibliografie. Invidio gli studenti modenesi che hanno potuto, forse, ascoltarlo con più ampiezza di tempo.
Ho tenuto, come compagni di viaggio, tutti i suoi scritti. Lezioni registrate, appunti di articoli, libri, rapporti di ricerca. Ha scritto solo due libri, a mia conoscenza, ma centinaia fra articoli, relazioni a convegni, tracce per guppi di lavoro, progetti. Il suo ruolo di sociologo se lo è giocato giorno per giorno, intrecciando solide teorie e azione pratica. Intendo dire che lui organizzava la sua vita attorno all’agire nelle situazioni sociali, che fossero le periferie urbane, o le scuole dell”hinterland di Milano, o gli amministratori locali o, ancora, le culture dell’Amazzonia. E su questo costruiva i suoi saperi, talvolta concettualmente ardui.
Il suo è certamente un pensiero sistematico, ma questa sistematicità la si può ricavare dalle molecolari tracce scritte e dal suo parlare. Solo il filo della memoria può tentare di mettere assieme tutto questo.
Io mi sono fatto una idea di questo pensiero, perché ho a lungo frequentato le sue riflessioni, le sue argomentazioni, il suo modo di connettere esperienza personale e flusso della storia.
Il mio modo di rendere onore alla sua memoria ed al suo valore è quello di rendere disponibili le sue tracce frammentarie:
Forse qualcuno rintraccerà a sua volta queste pagine e potrà aggiungerle ai propri ricordi e magari aiutarmi a “scolpire” ancora la sua persona attraverso altre tracce biografiche.
Ho lanciato nella rete questo ricordo: sarei molto grato a chiunque volesse inviarmi ricordi o altre testimonianze sulla sua vita ed il suo lavoro intellettuale.
Tullio Aymone: biografia in Accadde in Italia, Diario 5 dicembre 2003
è morto Tullio Aymone (1931-2002), 22 maggio 2003
Como 21 maggio 2003
Leggo con troppo ritardo un numero della rivista Inchiesta ed apprendo, in un articolo di una docente brasiliana (Ana Maria Rabelo Gomez – Universitade Federal de Minas Gerais, Facultade de Educaçao), che è morto Tullio Aymone.
Prematuramente scomparso, dice.
Non posso trattenere la mia commozione, ma lascio anche affiorare i ricordi. Fondamentali e forti. Perché Tullio Aymone, in un periodo troppo popolato da “cattivi maestri” cui la televisione dà un palcoscenico per le loro debolissime teorie , è stato un vero maestro. Un ricercatore dal “pensiero forte”.
L’ho inseguito in tutte le sue lezioni che ha potuto tenere a Trento nel periodo 1969-1973. Non era facile, perché l’attività didattica era allora , a dir poco, discontinua. Continuamente interrotta dalla prepotenza dei leader e leaderini di Lotta Continua che letteralmente “occupavano” ogni spazio fisico e mentale dell’Università. Per loro chi faceva lezione e chi ci andava era un nemico.
In questa fotografia parlo con Tullio Aymone, presumibilmente nel 1970 (e quella lì davanti era la mia fiat cinquecento):
Nel gorgo, solo per certi versi creativo, di quegli anni, Tullio Aymone è stato un ancoraggio sicuro. Una presenza per me indimenticabile.
Da lui ho imparato alcune cose fondamentali che mi hanno accompagnato per sempre: l’importanza della storia, cioè della necessità di “storicizzare” ogni evento (l’educazione, la sociologia, gli strumenti metodologici, …); il ruolo del sociologo come “operatore del sociale”; la politica come scelta etica; lo stimolo a studiare Antonio Gramsci, Giorgio Candeloro, Eugenio Garin .
Da lì è poi venuta la mia successiva e lunga militanza nel PCI, dove ho cercato di mettere assieme (purtroppo con scarsi esiti) lo stare in un partito e produrre trasformazione sociale, anche attraverso gli strumenti della conoscenza.
L’ho conosciuto nella sua capacità didattica: parlava calmo seduto sulla cattedra, mettendo insieme lezioni che intrecciavano sociologia, antropologia, psicanalisi, filosofia marxista, ricordi di lavoro.
In lui le teorie non avevano mai pretese dogmatiche: le usava solo come strumenti per comprendere ed agire. Con lui ho appreso nel vivo cosa è l’ “immaginazione sociologica” e cosa può voler dire essere “impegnati” nella storia collettiva ed individuale.
Suggeriva di studiare lo psichiatra Harry Stack Sullivan, ma collocando le sue pratiche terapeutiche nel quadro della struttura sociale degli Stati Uniti.
Sapeva connettere le teorie della psicanalista Melanie Klein al più generale processo storico dell’educazione nelle società europee.
Di Marx puntava a cogliere il metodo analitico e a mettere in ombra il dogmatismo dottrinario.
Considerava Freud un rivoluzionario del pensiero, ma consigliava di mettere da parte la sua matrice biologistica.
Oggi sono diventati molto di moda i libri di Zigmunt Bauman: chissà quanti ricordano che Tullio Aymone fece tradurre, nel 1971, dagli Editori Riuniti il libro Lineamenti di una sociologia marxista, scrivendone l’introduzione ?
Agli inizi degli anni ’70 sono poi andato a trovarlo a Milano, in una semplicissima casa popolare carica di libri. Cercavo consigli, cercavo una guida. Ero una persona confusa, sempre alla ricerca di piste, di orientamenti. E da lui trovavo sempre le parole giuste. Mi accennava al suo lavoro di sociologo urbano, appreso all Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi, con Chombart de Lauwe. Di questo autore ha scritto una introduzione alla edizione italiana di Des hommes e des villes, pubblicato da Marsilio. La sua vita professionale mi sembrava una avventura (Ivrea, l’Olivetti, Parigi, le ricerche nelle periferie urbane ….) e io avrei voluto fare qualcosa di simile.
Ancora mi ha ricevuto nella sua nuova fase di vita a Bologna, forse nel 1972. Mi disse che era stufo della rudezza della vita milanese e che lì trovava nuove e più ricche esperienze nelle quali collegare, nel suo irripetibile stile di vita, partecipazione sociale e ricerca. In quelle pochissime ore bolognesi è praticamente iniziata la mia professione. Mi disse di non occuparmi di scuola (volevo fare una tesi su quell’argomento, allora molto trattato) ma di sanità.
“Occupati delle Usl e di politiche sulla salute” mi disse. Io non sapevo neppure cosa fossero. Ma da allora inseguii quel tema. E la costruzione del sociale attraverso i servizi alle persone è diventato il mio oggetto di studio, di esperienza lavorativa e di scrittura. Così ho fatto la tesi sulla storia della sanità italiana e lui me l’ha presentata a Trento. Attraverso quella tesi ho conosciuto Laura Conti, di cui lui è stato amico ed anche ospite in casa sua, in una fase di difficoltà economiche.
Così era la militanza del Pci: una comunità in cui, anche nell’asprezza della vita politica, c’erano azioni di mutuo aiuto.
Poi l’ho perso. Ho saputo dei suoi incarichi universitari successivi e ne sono stato contento: passava da una vita precaria ad una nuova situazione di insegnamento e di ricerca.
Ma ho sempre cercato i suoi programmi, le sue bibliografie. Invidio gli studenti modenesi che hanno potuto, forse, ascoltarlo con più ampiezza di tempo.
Ho tenuto, come compagni di viaggio, tutti i suoi scritti. Lezioni registrate, appunti di articoli, libri, rapporti di ricerca. Ha scritto solo due libri, a mia conoscenza. Il suo lavoro di sociologo è stato pratico-teorico. Cioè molto legato all’operare, anche se sostenuto da teorie e riferimenti solidi.
Il suo è certamente un pensiero sistematico, ma questa sistematicità la si può ricavare dalle molecolari tracce scritte e dal suo parlare. Solo il filo della memoria può tentare di mettere assieme tutto questo.
Io mi sono fatto una idea di questo pensiero, perché ho a lungo frequentato le sue riflessioni, le sue argomentazioni, il suo modo di connettere esperienza personale e flusso della storia.
Il mio modo di rendere onore alla sua memoria ed al suo valore è quello di rendere disponibili queste tracce frammentarie.
Forse qualcuno rintraccerà queste pagine e potrà aggiungerle ai propri ricordi e magari aiutarmi a “scolpire” ancora la sua persona attraverso altre tracce biografiche.
Ho lanciato nella rete questo ricordo: sarei molto grato a chiunque volesse inviarmi ricordi o altre testimonianze sulla sua vita ed il suo lavoro intellettuale.
altri ricordi su Tullio Aymone sono qui:
Oggi sento che devo fissare alcuni momenti del film che è il mio percorso di vita.
Como, 27 giugno 2000
Oggi sento che devo fissare alcuni momenti del film che è il mio percorso di vita.
Ho la coscienza forte di avere conosciuto persone notevoli. Che hanno vissuto al loro meglio, ritagliandosi un piccolo spazio personale nel mondo e nella loro traiettoria esistenziale.
Devo ricordare, nella sua drammatica distruttività delle persone che le sono state intorno, la M. Z.. Mi ha fatto ricercare e conoscere la letteratura moderna. Come Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, che ho letto sulle dispense di Epoca, che mio padre collezionava
Il professor Visconti. Visconti Dante, ma per sempre “il professor Visconti”. La sua ironia, il suo disincanto, la sua simpatia, il suo scrupolo storico. Le sue lezioni: davvero magistrali, da registrare e tenere per tutta la vita. Ma perse, purtroppo. A sedici anni non ne apprezzavo il valore. Peccato: con quelle potrei capire il Cinquecento italiano ed europeo. I grandi passaggi d’epoca.
Tullio Aymone. Che mi ha reso comprensibile l’impegno universitario. Che nella strana confusione di Trento ha costituito un’isola di riflessione. Che indirettamente mi ha spinto sulla strada dello studio dei servizi, con cui mi sono guadagnato da vivere. Fra le cose che ricordo di lui è una passeggiata a Bologna, dove in una piazza mi ha additato il caracollante A., che camminava contornato dai suoi allievi.
Laura Conti. Intelligentissima e coltissima. Divertentissima. Studiosissima. Tutta issima. Un pezzo di storia del Partito comunista italiano, che ho avuto la fortuna e il privilegio di accostare. Che ho perso proprio negli ultimi anni della sua vita, quando lei non ha accettato che una parte fondamentale di sé dovesse cambiare orizzonte.
C.R. , che mi ha aiutato a rinascere. Fondamentale, senza di lui la mia strada sarebbe stata diversa. Mi ha accompagnato per un lungo pezzo di vita, fino a quando ho avuto la fortuna, con Luciana, di cambiarla. Un fratello generoso che ho potuto avere vicino. Nella giusta distanza che aiuta a crescere. Con lui ho potuto ri-scolpire i miei vent’anni e apprezzare il buono dell’infanzia. Questo camminare si è interrotto su un sogno che parlava della necessità di conciliare tutte le parzialità e di accettare queste isole. Magari facendo lo sforzo di costruire qualche ponte.
Ci sono anche altri che in questo momento non ricordo. Forse la F.O.M.: che invidio con piacere. Con lei sono solo contento di condividere le acque del lago di Como.
Lontano e inaccessibile c’è Massimo D’Alema. Forse conoscerlo di persona sarebbe stato deludente. Non so. Ma va bene così: mi piace seguire la sua biografia. La sua saldatura fra vita privata e vita pubblica.
Ma oggi ho incontrato P.S.. E’ da lui che arriva questo impellente bisogno di scrivere. Anche lui eccezionale. Stranamente eccezionale. Lo conosco poco. E’ abbastanza logorroico e definitivo con le sue idee. Ma sono contento di averlo incrociato sui rami della musica jazz. Mi colpiscono le sue svolte e come ha conciliato parti della sua personalità. Pittore fino al 1973, quando vedendo il quadro di Van Gogh con i corvi ha capito che stava morendo una parte di sé. Allora ha dipinto tutto quello che poteva, per concludere quella fase della sua vita. Trent’anni fa! Per vivere è diventato pittore di tessuti. Per lui era impossibile trasferire le tele di quadro in questo nuovo ambiente. E ha rinunciato ai quadri. Ha salutato una parte di sé. Poi è arrivata la musica. Ha fondato una casa editrice che ha lanciato i jazzisti italiani. Allora ha cominciato a fare copertine bellissime degli LP. Poi, quando sono arrivati i CD, c’era poco spazio per le sue immagini ampie. Ha continuato a fare copertine, col rimpianto di non potere più fare come prima. Ma ha fatto lo stesso cose belle. Ora è malato, forse capisce che prima o poi finisce il suo tempo. Non è contento, come tutti, credo. Ma è bello come ha detto: “Bisogna fare ciao a tante cose che si poteva fare prima”
Tullio Aymone Programma del Corso di Sociologia politica, Università di Modena, 1999-2000
Il sogno di Tullio Aymone, 26 novembre 1991
Da Milano in un paese diverso.
Sento la voce di Tullio Aymone. Chiedo di salire. La stanza è povera. Lui non c’è. Mi sento umiliato e preso in giro.
Scendo. Vedo sulla finestra una donna bionda. Più avanti una donna nera: “Sei al capolinea”
Rido felice.
Ritorno nella stanza di Aymone. Ora è arredata.
Sono più sereno.
Improvvisamante lui compare. Ma non è lui, ma un uomo che assomiglia a C.R. .
Mi suggerisce un libro su Gorbaciov e San Francesco, il cui titolo mi sembra: “Il settore come vita tecnologica”.
“La sociologia si è fermata a Trento” Vent’anni fa nasceva la prima facoltà destinata a questa disciplina. Quanta strada è stata fatta. Intervista a Franco Ferrarotti di Andrea Aloi, articolo del 16 febbraio 1984

