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Categoria: Culture politiche
una riflessione di Mario Lavia sul PD in questa fase storica: In attesa della politica, in la Ragione, 6 dicembre 2022
25 settembre 2022. votare è semplice: una X sul simbolo del PD
MASSIMO RECALCATI fa l’analisi psicopatologica del grillismo in: M5S adolescenti inguaribili – la Repubblica 16 luglio 2022
Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità
“Come si distingue una vita adulta da una vita adolescente? Provo a dare una risposta semplice suggerita dall’esperienza clinica: una vita adulta tende ad assumere con coerenza le conseguenze delle proprie azioni; una vita adolescente non si preoccupa di questa assunzione perché, al fondo, ritiene che le proprie azioni non abbiano mai delle vere conseguenze. “
” Nella politica italiana il ruolo dell’adolescenza inguaribile, incapace di evolvere verso la vita adulta, salvo rare e individuali eccezioni, è interpretato, sin dal tempo della sua nascita, dal M5S.
Questo movimento ha ereditato le caratteristiche personologiche e antropologiche del suo fondatore:
il disprezzo per le istituzioni,
la pratica costante dell’insulto e del dileggio degli avversari,
la denigrazione in toto del sistema dei partiti,
la barzelletta come narrazione,
una concezione purista e fondamentalista della propria identità, il rifiuto della politica come arte delle mediazione,
la predicazione populista di slogan retorici per fronteggiare problemi complessi,
l’assenza…
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“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”, Dante Alighieri, Inferno, canto III, verso 51. Conosciuto anche nella forma: “Non ti curar di loro …
«Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.»
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa – Wikipedia
Povera patria … , Franco Battiato
Povera patria
Schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame, che non sa cos’è il pudore
Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
E tutto gli appartiene
dall’ Album: Come un cammello in una grondaia, 1991
….
povera patria – Cerca con Google
quando berlusconi andava in Russia per il compleanno di (s) putin – Adnkronos.com, 8 ottobre 2019
“Ogni opinione, ogni punto di vista, sono necessariamente parziali …, E.M. CIORAN, L’inconveniente di essere nati, Adelphi, 1991. Traduzione di Luigia Zilli, pagina 36

in

Le ideologie ritengono che una sola idea basti a spiegare ogni cosa … Hannah Arendt, in Le origini del totalitarismo

Chiedimi chi erano i comunisti. Intervista di Simonetta Fiori sul libro: Ezio MAURO, La dannazione, Feltrinelli, 2020, in Il Venerdì di Repubblica 20 nov 2020
GIANNI RODARI, Il paese senza errori

Lirio Abbate, Marco Tullio Giordana, Il rosso & il nero. Il romanzo della “peggio gioventù”, Solferino, 2020
Altan: Perchè voti NO? … Perchè sì, cretinetti
SINDACATO: RISCHIAMO L’ESTINZIONE ?, articolo di Claudio NEGRO, 7 ago 2020
Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità
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Marco FOLLINI, Democrazia cristiana. Il racconto di un partito, Sellerio editore, 2020. Indice del libro
Walter Veltroni intervista Achille Occhetto: «La svolta del Pci fu dolore e speranza, ma era mio dovere correre il rischio» – in corriere della sera 19 luglio 2020, pag. 24-25
” È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! …”, Oriana Fallaci, in La Rabbia e l’Orgoglio
“È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Non si preoccupano che per la propria carrieruccia, la propria gloriuccia, la propria popolarità di periferia e da periferia. Pei propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono. Si accusano, si sputtanano…“
— Oriana Fallaci, La Rabbia e l’Orgoglio
Origine: https://le-citazioni.it/frasi/911980-oriana-fallaci-e-un-paese-cosi-diviso-litalia-cosi-fazioso-co/
RINASCITA, Rivista mensile 1944 – 1991, in Biblioteca Gino Bianco
la MAPPA E’ QUESTA. La freccia parte dalla base biofisica, va sulla cultura, cambia le nostre personalità, produce effetti nella società. Ma su come funzionano questi percorsi e come si sviluppano nessuno lo sa. Non abbiamo categorie interpretative
la MAPPA E’ QUESTA. La freccia parte dalla base biofisica,
va sulla cultura,
cambia le nostre personalità,
produce effetti nella società.
Ma su come funzionano questi percorsi e come si sviluppano nessuno lo sa.
Non abbiamo categorie interpretative
I cattivi maestri della sinistra di Luciano PELLICANI. Recensione di Diego Gabutti
Riccardo Nencini, in Corriere della Sera 17 febbraio 2020:”un progetto politico che preveda l’apertura ad altri soggetti politici come Azione di Calenda o Europa di Emma Bonino”
Ricardo Nencini, Presidente del Partito Socialista Italiano:
tipi di PARTECIPAZIONE POLITICA per intensità di impegno
tipi di PARTECIPAZIONE POLITICA per intensità di impegno:
– il SIMPATIZZANTE
– l’ELETTORE
– l’ISCRITTO al partito
– il MILITANTE di partito
– il DIRIGENTE
– l’ELETTO nelle istituzioni
Per favorire il rapporto con i primi due (simpatizzanti ed elettori) occorrerebbe un impegno attivo e intelligente degli ultimi tre (militanti; dirigenti; eletti)
Come?
Ad esempio con la buona comunicazione e la decrescita felice dei conflitti interni.
Suggerisco il metodo di Rudyard Kipling
Il metodo dei “sei amici che mi hanno sempre spiegato tutto” di Rudyard Kipling: CHI? CHE COSA? DOVE? QUANDO? COME? PERCHE’?, Slides di Paolo Ferrario. #chichecosadovequandocomeperche
l'”ASSASSINIO DI PERSONALITA'”: “CHARACTER ASSASSINATION” | The Art of Defamation Througout the Ages (arte della diffamazione nel corso dei secoli)
Mappe nel Sistema dei Servizi alla Persona e alla Comunità
“L’assassinio di personaggi è un processo deliberato e sostenuto che mira a distruggere la credibilità e la reputazione di una persona, istituzione, gruppo sociale o nazione.
L’assassinio di personaggi è un danno deliberato della reputazione di un individuo.
Le vittime più importanti dell’assassinio di personaggi sono leader politici, funzionari, celebrità, scienziati, atleti e altri personaggi pubblici. I “personaggi assassini” prendono di mira vite private, comportamenti, valori e identità di altre persone. I loro dettagli biografici sono alterati o fabbricati.
Le caratteristiche intime diventano pubbliche. I risultati sono messi in discussione. Le buone intenzioni sono messe in dubbio. Usando esagerazioni, scherno, accuse, bugie, insinuazioni e calunnie, gli aggressori cercano di ferire le loro vittime moralmente ed emotivamente agli occhi dell’opinione pubblica.
Agenti di omicidi di carattere impiegano un misto di metodi aperti e segreti per raggiungere i loro obiettivi, come sollevare false accuse, seminare e alimentare voci e manipolare informazioni
“La…
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il ragionamento “togliattiano” di Giuliano Ferrara, L’anno bellissimo del monocolore del Bisconte. Analisi logica, in Il Foglio 14 agosto 2019
il ragionamento “togliattiano di Giuliano Ferrara, L’anno bellissimo del monocolore del Bisconte. Analisi logica, in Il Foglio 14 agosto 2019
– i grillozzi hanno vinto le elezioni politiche con il 32 %
– il truce ha il 17 %
– bisconte faccia un monocolore con i grillozzi
– il PD (secondo arrivato alle urne del 2018) sostiene questo governo quasi istituzionale: “fiducia tecnica al monocolore e discussione parlamentere di volta in volta sulle scelte qualificanti”
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L’anno bellissimo del monocolore del Bisconte. Analisi logica – Il Foglio
Mobilitarsi per una destra non truce – di Claudio Cerasa, in Il Foglio 3/4 agosto 2019
Il partito di Emmanuel Macron, partendo dal nulla, è arrivato da zero a ventiquattro punti percentuali nel giro di un anno, tra il 6 aprile del 2016 e il 9 maggio del 2017. I Verdi tedeschi, ripartendo quasi da zero, sono arrivati nel giro di due anni dall’8,9 per cento conquistato alle elezioni federali del 2017 al 20,5 per cento delle elezioni europee del 2019. Il Brexit Party di Nigel Farage, cominciando praticamente da zero, il 26 maggio del 2019, sempre alle europee, è arrivato al 30,5 per cento appena due mesi dopo essere nato. Il partito con cui Zuzana CČaputová, a marzo, è diventata presidente della Slovacchia, Slovacchia Progressista, è arrivato al 40,57 per cento dopo appena due anni di vita. Lo stesso partito di Matteo Salvini, la Lega, è passato nel giro di sei anni dal 4,3 per cento del 2013, elezioni politiche, 1.328.555 voti, al 34,26 per cento del 2019, elezioni europee, con 9.175.208 di elettori conquistati.
Nella politica moderna, come sanno bene in Italia anche Matteo Renzi e Luigi Di Maio, i voti vanno e vengono con una velocità disarmante, i consensi sono sempre più legati ai sogni di un leader che al brand di un partito e basta un nulla a volte, un messaggio indovinato, un volto azzeccato, uno slogan riuscito, una formula appropriata, per far scattare una scintilla e far cambiare il trend politico di un paese. Lo spazio per rimescolare le carte esiste anche nel nostro paese e se i dati diffusi ieri da Euromedia Research sono attendibili, la fetta di paese liquida alla ricerca di una nuova proposta politica è sempre più grande e si aggira ormai attorno al 31 per cento degli elettori potenziali.
Il grande non detto che riguarda l’Italia relativo all’espressione “nuova proposta politica” è che la vera anomalia del nostro paese non è tanto l’avere un partito socialdemocratico che si aggira attorno al 20 per cento. Ma è avere un partito conservatore incapace di comprendere una verità che meriterebbe di non essere più nascosta: l’ascesa di Matteo Salvini è simmetrica alla discesa del partito di Silvio Berlusconi (il Pdl aveva 6.829.587 voti nel 2013, con il 22,3 per cento dei consensi, Forza Italia nel 2019 è arrivata a 2.351.673 di voti, con l’8,78 per cento dei consensi). E il successo della Lega non si può capire senza mettere a fuoco quella che è le vera anomalia italiana: l’assenza di una destra non truce.
In nessun paese d’Europa esiste una destra non truce in difficoltà come lo è in Italia e fino a quando non si avrà il coraggio di studiare fino in fondo questo fenomeno l’Italia sarà condannata a essere l’unico grande paese dell’Europa continentale ad avere, in cima alla sua piramide del consenso, una destra pericolosa, dannosa, statalista, xenofoba e persino illiberale. Per quanto possa sembrare difficile da immaginare il vero spazio d’innovazione della politica italiana non ha a che fare con la nascita di piccoli o grandi partitini di centro ma ha a che fare con la trasformazione radicale di un partito di centrodestra che dopo aver fatto la storia d’Italia ha bisogno di riscrivere un’altra storia. E per farlo ha bisogno di generare competizione, di aprire i suoi steccati, di emanciparsi dal salvinismo, di essere percepito come un argine e non più un complice del trucismo, di raccogliere le migliori energie del paese, di mettere da parte i volti dei protagonisti del passato, di convocare primarie aperte e di non chiedere più al suo fondatore di fare quello che non è più giusto chiedergli, ovvero essere il front runner unico del suo partito.
Il centrodestra forse non se ne rende conto, ma in una fase politica in cui l’elettorato fatica a premiare quello che è percepito come l’unico partito alternativo a quelli che si trovano al governo (il Pd, secondo un sondaggio Ghisleri pubblicato il 2 agosto da Euroweek News, sarebbe sceso al 20 per cento, con il M5s al 18 e la Lega al 36) la presenza sulla scena pubblica di una destra non truce, gagliarda, rinnovata, competitiva, combattiva, non sottomessa al sovranismo, capace cioè di essere popolare senza essere populista, avrebbe le caratteristiche per essere la grande novità che manca alla politica italiana. Lo spazio c’è, il sogno è possibile e le idee non mancheranno. A condizione che le rivoluzioni non vengano fatte a metà, che la competizione non sia farlocca e che la traiettoria sia chiara. Vogliamo le primarie, vogliamo un partito popolare, vogliamo volti che sappiano incarnare il sogno di una destra non truce. Se lo volete anche voi scriveteci qui e pubblicheremo il vostro appello, le vostre idee, i vostri nomi: destranotruce@ilfoglio.it.
da
OCCHETTO ACHILLE, La lunga crisi. Passato e presente del dramma della sinistra, Sellerio editore, 2019. Indice del libro
AUDIO dell’intervento di ROBERTO GIACHETTI, candidato alla carica di Segretario Nazionale del Partito Democratico, 3 febbraio 2019. #sempreavanti
ASCOLTA L’AUDIO dell’intervento di ROBERTO GIACHETTI
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“Io vorrei che tra noi ci dicessimo una cosa chiara, il momento del Congresso non è il momento dell’unità, ma quello in cui devono emergere le nostre diversità. Se non ci fossero posizioni diverse ci sarebbe un solo candidato. L’unità ci deve essere dopo il Congresso, una volta discusso e scelto. L’unità che non c’è stata nei cinque anni scorsi e che è l’unica che io riconosco all’interno del partito”
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“Come possono stare insieme chi ha realizzato il Jobs act e chi vuole cancellare, dove c’è chi come Marco Minniti ha fatto una straordinaria politica sull’immigrazione e chi lo considera uno schiavista. Come può stare insieme il mio presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e chi ritiene che l’operato di quel governo è senza appello. E’ un problema che non riguarda me, ma che deve emergere. Dobbiamo dirci come stanno le cose”.
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“Noi pensiamo che la risposta ai problemi del Paese sia stata già tracciata e dev’essere implementata. Voglio fare un appello a tutti i parlamentari che appoggiano le altre mozioni, il lavoro che serve a questo Paese è il vostro lavoro. La nostra mozione dice che noi rivendichiamo il lavoro fatto al governo. Noi difendiamo le riforme che hanno fatto la storia di questo Paese, noi a differenza delle altre mozioni che sostenete difendiamo il lavoro che parlamentari e ministri hanno fatto nella passata legislatura”
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“E poi sulle alleanze, vogliamo dire agli elettori quali sono le alleanze che vogliamo fare. Il campo è lo stesso, gli unici nel nostro campo che non sono stati nostri alleati erano quelli di Leu. Se mi dite che l’allargamento delle alleanze significa allearsi con loro, io dico senza di noi”
…
fonte informativa
Giachetti: “L’unità ci deve essere dopo il Congresso, una volta discusso e scelto”
vedi anche l’AZIONE LEGISLATIVA E DI GOVERNO DEL PERIODO 2013-2018:
LEGGI e DECRETI NELLA FASE POLITICA 2013/2018
DESTRA/SINISTRA e INTELLIGENZA (ossia : capacità di capire): una tipologia
Politica italiana: la lunga CRISI della SINISTRA spiegata dai NUMERI, da Il Foglio 18 settembre 2018
mi ricordo …: TULLIO – ALTAN Carlo, Populismo e trasformismo. Saggio sulle ideologie politiche italiane, Feltrinelli, 1989
il concetto di IDEM SENTIRE
omogeneità culturale almeno per le questioni veramente di fondo di una comunità sociale
per l’intera definizione
VAI A
https://it.wikipedia.org/wiki/Idem_sentire_de_re_publica
“il PD è un partito entrato in crisi non con le elezioni del 4 marzo 2018, ma con il Referendum del 4 dicembre 2016, quando una minoranza del partito spezzò in due il PD non rispettando il voto delle primarie”. Un vissuto del 25 settembre 2018
“Il fanatico è uno che non può cambiare idea e non vuole cambiare argomento”, WINSTON CHURCHILL
“Il fanatico è uno che non può cambiare idea e non vuole cambiare argomento”
tratto da:
BARBARO, BARBARI
La “profezia” di Filippo Turati (Canzo, 26 novembre 1857 – Parigi, 29 marzo 1932) al Congresso di Livorno del 1921, citazione ripresa da Wikipedia
« Ciò che ci distingue non è la generale ideologia socialista – la questione del fine e neppure quella dei grandi mezzi (lotta di classe, conquista del potere ecc.) – ma è la valutazione della maturità della situazione e lo apprezzamento del valore di alcuni mezzi episodici.
Primo fra questi la violenza, che per noi non è, e non può essere, programma, che alcuni accettano pienamente e vogliono organizzare [commenti], altri accettano soltanto a metà (unitari comunisti o viceversa). Altro punto di distinzione è la dittatura del proletariato, che per noi, o è dittatura di minoranza, e allora non è che dispotismo, il quale genererà inevitabilmente la vittoriosa controrivoluzione, o è dittatura di maggioranza, ed è un evidente non senso, una contraddizione in termini poiché la maggioranza è la sovranità legittima, non può essere la dittatura. Terzo punto di dissenso è la coercizione del pensiero, la persecuzione, nell’interno del Partito, dell’eresia, che fu l’origine ed è la vita stessa del Partito, la grande sua forza salvatrice e rinnovatrice, la garanzia che esso possa lottare contro le forze materiali e morali che gli si parano di contro. Ora tutti e tre questi concetti si risolvono poi sempre in un solo: nel culto della violenza, sia esterna sia interna, e hanno tutti e tre un presupposto, nel quale è il vero punto di divergenza tra noi: la illusione che la rivoluzione sia il fatto volontario di un giorno o di un mese, sia l’improvviso calare di un scenario o l’alzarsi di un sipario, sia il fatto di un domani e di un posdomani del calendario; e la rivoluzione sociale non è un fatto di un giorno o di un mese, è il fatto di oggi, di ieri e di domani, è il fatto di sempre, che esce dalle viscere stesse della società capitalista, del quale noi creiamo soltanto la consapevolezza, e così agevoliamo l’avvento; mentre nella rivoluzione ci siamo; e matura nei decenni, e trionferà tanto più presto, quanto meno lo sforzo della violenza, provocando prove premature e suscitando reazioni trionfatrici ne deriverà ed indugierà il cammino. Ond’è che per noi gli scorcioni sono sempre la via più lunga, e la via, che altri crede più lunga, è stata e sarà sempre la più breve. La evoluzione si confonde nella rivoluzione, è la rivoluzione stessa, senza sperperi di forze, senza delusioni e senza ritorni. (…) Questo culto della violenza, che è un po’ negli incunaboli di tutti i partiti nuovi, che è strascico di vecchie mentalità che il Socialismo marxista ha disperse, della vecchia mentalità insurrezionista, blanquista, giacobina, che volta a volta sembra tramontata e poi risorge di nuovo, e a cui la guerra ha ridato un enorme rigoglio, non può essere di fronte alla complessità della lotta sociale moderna, che una reviviscenza morbosa ed effimera. Organicamente la violenza è propria del capitalismo, non può essere del socialismo. E propria delle minoranze che intendono imporsi e schiacciare le maggioranze, non già delle maggioranze che vogliono e possono, con le armi intellettuali e coi mezzi normali di lotta, imporsi per legittimo diritto. La violenza è il sostitutivo, è il preciso contrapposto della forza. È anche un segno di scarsa fede nella idea che si difende, di cieca paura delle idee avversarie. È, insomma, in ogni caso, un rinnegamento, anche se trionfi per un’ora, poiché apre inevitabilmente la strada alla reazione della insopprimibile libertà della coscienza umana, che ben presto, diventa controrivoluzione, che diventa vittoria e vendetta dei comuni nemici. (…) Con la violenza che desta la reazione, metterete il mondo intero contro di voi. Questo è il nostro pensiero di oggi, di ieri, di sempre, ma sopra tutto in periodo di suffragio universale: quando voi tutto potrete se avete coscienza e, se no, nulla potrete ad ogni modo. Perché voi siete il numero e siete il lavoro, e sarete i dominatori necessari del mondo di domani a un solo patto: che non mettiate, con la violenza, tutto il mondo contro di voi. Ecco il tondo del solo nostro dissenso, che è di oggi come di ieri, nel quale sempre insorgemmo e ci differenziammo. E quando Terracini ci dice, credendo coglierci in contraddizione: lanci la prima pietra chi in qualche momento, nel Partito, non fece appello alle violenze più pazze, io posso francamente rispondergli: eccomi qua! quella pietra io posso lanciarla [applausi vivissimi]. Sì, a noi può dolere che questa mostruosa fioritura psicologica di guerra ci divida fra noi, ci allontani tutti quanti dalla mèta, ci faccia perdere anni preziosi, facendo involontariamente il massimo tradimento al proletariato, che noi priviamo di tutte le enormi conquiste che potrebbe oggi conseguire, sacrificandolo alle nostre divisioni ed alle nostre impazienze, suscitando tutte le forze della controrivoluzione. Si, noi lottiamo oggi troppo spesso contro noi stessi, lavoriamo per i nostri nemici, siamo noi a creare la reazione, il fascismo, ed il partito popolare. Intimidendo ed intimorendo, proclamando (con suprema ingenuità anche dal punto di vista cospiratorio) l’organizzazione dell’azione illegale, vuotando di ogni contenuto l’azione parlamentare che non è già l’azione di pochi uomini, ma dovrebbe essere, col suffragio universale, la più alta efflorescenza di tutta l’azione, prima di un partito, poi di una classe; noi avvaloriamo e scateniamo le forze avversane che le delusioni della guerra avevano abbattute, che noi avremmo potuto facilmente debellare per sempre. (…) Le vie della storia non sono facili. Noi possiamo cercare di abbreviarle con sincerità, sdegnosi di popolarità, facilmente accettate a prezzo di formule ambigue. E questo noi facciamo e faremo, e con voi e fra voi, o separati da voi, perché è il nostro preciso dovere. Noi saremo sempre col Proletariato che combatte la sua lotta di classe. (…) Fu unicamente il culto di alcune frasi isolate da comizio (la violenza levatrice della nuova storia” e somiglianti), avulse dal complesso dei testi, e ripetute per accidia intellettuale che, in unione alle naturali ribellioni del sentimento, velò a troppi di noi il fondo e la realtà della dottrina marxista. Quel culto delle frasi, in odio al quale Marx amava ripetere che egli, per esempio, “non era marxista”, e anche a me – di cento cubiti più piccolo – a udire le scemenze di certi pappagalli, accadde di affermare che io non sono turatiano [Ilarità]. Perché nessuna formula – neanche quella di Mosca – sostituirà mai il possesso di un cervello, che, in contatto coi fatti e con le esperienze, ha il dovere di funzionare. (…) Sul terreno pratico, quarant’anni o poco meno di propaganda e di milizia mi autorizzano ad esprimervi sommariamente un’altra convinzione. Potrei chiamarla (se la parola non fosse un po’ ridicola) una profezia, facile profezia e per me di assoluta certezza. Vi esorto a prenderne nota. Fra qualche anno – io non sarò forse più a questo mondo – voi constaterete se la profezia si sia avverata. Se avrò fallito, sarete voi i trionfatori. Questo culto della violenza, violenza esterna od interna, violenza fisica o violenza morale – perché vi è una violenza morale, che pretende sforzare le mentalità, far camminare il mondo sulla testa (…), e che è ugualmente antipedagogica e contraria allo scopo – non è nuovo (…), nella storia del socialismo italiano, come di altri Paesi. E il comunismo critico di Marx e di Engels ne fu appunto la più gagliarda negazione. Ma, per fermarci all’arretrata Italia, che, come stadio di evoluzione economica, sta, a un dipresso, di mezzo fra la Russia e la Germania, la storia dei nostri Congressi, che riassume in qualche modo le fasi del Partito, (…) quella storia dimostra a chiare note come cotesta lotta fra il culto della violenza che pretende di imporsi col miracolo ed il vero socialismo che lo combatte, è stata sempre, nelle più diverse forme, a seconda dei momenti e delle circostanze, il dramma intimo e costante del partito socialista. Ma il socialismo, in definitiva, fu sempre il trionfatore contro tutte le sue deviazioni e caricature. (…) nella storia del nostro partito l’anarchismo fu rintuzzato, il labriolismo finì al potere, il ferrismo, anticipazione, come ho detto, del graziadeismo [nuova ilarità], fece le capriole che sapete, l’integralismo stesso sparì e rimase il nucleo vitale: il marcio riformismo, secondo alcuni, il socialismo, secondo noi, il solo vero, immortale, invincibile socialismo, che tesse la sua tela ogni giorno, che non fa sperare miracoli, che crea coscienze, sindacati, cooperative, conquista leggi sociali utili al proletariato, sviluppa la cultura popolare (senza la quale saremo sempre a questi ferri e la demagogia sarà sempre in auge), si impossessa dei Comuni, del Parlamento, e che, esso solo, lentamente, ma sicuramente, crea con la maturità della classe, la maturità degli animi e delle cose, prepara lo Stato di domani e gli uomini capaci di manovrarne il timone. (…) La guerra doveva rincrudire il fenomeno. La lotta sarà più dura, più tenace e più lunga, ma la vittoria è sicura anche questa volta. (…) Fra qualche anno il mito russo, che avete il torto di confondere con la rivoluzione russa, alla quale io applaudo con tutto il cuore (Voce – Viva la Russia!) …. il mito russo sarà evaporato ed il bolscevismo attuale o sarà caduto o si sarà trasformato. Sotto le lezioni dell’esperienza (…) le vostre affermazioni d’oggi saranno da voi stessi abbandonate, i Consigli degli operai e dei contadini ( e perché no dei soldati?) avranno ceduto il passo a quel grande Parlamento proletario, nel quale si riassumono tutte le forze politiche ed economiche del proletariato italiano, al quale si alleerà il proletariato di tutto il mondo. Voi arriverete così al potere per gradi… Avrete allora inteso appieno il fenomeno russo, che è uno dei più grandi fatti della storia, ma di cui voi farneticate la riproduzione meccanica e mimetistica, che è storicamente e psicologicamente impossibile, e, se possibile fosse, ci ricondurrebbe al Medio evo. Avrete capito allora, intelligenti come siete [ilarità], che la forza del bolscevismo russo è nel peculiare nazionalismo che vi sta sotto, nazionalismo che del resto avrà una grande influenza nella storia del mondo, come opposizione ai congiurati imperialismi dell’Intesa e dell’America, ma che è pur sempre una forma di imperialismo. Questo bolscevismo, oggi – messo al muro di trasformarsi o perire – si aggrappa a noi furiosamente, a costo di dividerci, di annullarci, di sbriciolarci; s’ingegna di creare una nuova Internazionale pur che sia, fuori dell’Internazionale e contro una parte di essa, per salvarsi o per prolungare almeno la propria travagliata esistenza; ed è naturale, e non comprendo come Serrati se ne meravigli e se ne sdegni, che essa domandi a noi, per necessità della propria vita, anzi della vita del proprio governo, a noi che ci siamo fatti così supini, e che preferiamo esserne strumenti anziché critici, per quanto fraterni, ciò che non oserà mai domandare né al socialismo francese né a quello di alcun altro paese civile. Ma noi non possiamo seguirlo ciecamente, perché diventeremmo per l’appunto lo strumento di un imperialismo eminentemente orientale, in opposizione al ricostituirsi della Internazionale più civile e più evoluta, l’Internazionale di tutti i popoli, l’Internazionale definitiva. Tutte queste cose voi capirete fra breve e allora il programma, che state (…) faticosamente elaborando e che tuttavia ci vorreste imporre, vi si modificherà fra le mani e non sarà più che il vecchio programma. Il nucleo solido, che rimane di tutte queste cose caduche, è l’azione: l’azione, la quale non è l’illusione, il precipizio, il miracolo, la rivoluzione in un dato giorno, ma è l’abilitazione progressiva, libera, per conquiste successive, obbiettive e subiettive, della maturità proletaria alla gestione sociale. Sindacati, Cooperative, poteri comunali, azione parlamentare, cultura ecc., ecc., tutto ciò è il socialismo che diviene. E, o compagni, non diviene per altre vie. Ancora una volta vi ripeto: ogni scorcione allunga il cammino; la via lunga è anche la più breve… perché è la sola. E l’azione è la grande educatrice e pacificatrice. Essa porta all’unità di fatto, la quale non si crea con le formule e neppure con gli ordini del giorno, per quanto abilmente congegnati, con sapienti dosature farmaceutiche di fraterno opportunismo. Azione prima e dopo la rivoluzione – perché dentro la rivoluzione – perché rivoluzione essa stessa. Azione pacificatrice, unificatrice. (…) Ond’è, che quand’anche voi avrete impiantato il partito comunista e organizzati i Soviet in Italia, se uscirete salvi dalla reazione che avrete provocata e se vorrete fare qualche cosa che sia veramente rivoluzionario, qualcosa che rimanga come elemento di società nuova, voi sarete forzati, a vostro dispetto – ma lo farete con convinzione, perché siete onesti – a ripercorrere completamente la nostra via, la via dei social-traditori di una volta; e dovrete farlo perché è la via del socialismo, che è il solo immortale, il solo nucleo vitale che rimane dopo queste nostre diatribe. E dovendo fare questa azione graduale, perché tutto il resto è clamore, è sangue, orrore, reazione, delusione; dovendo percorrere questa strada, voi dovrete fino da oggi fare opera di ricostruzione sociale. Io sono qui alla sbarra, dovrei avere le guardie rosse accanto… [Si ride], perché, in un discorso pronunziato il 26 giugno alla Camera: Rifare l’Italia!, cercai di sbozzare il programma di ricostruzione sociale del nostro paese. Ebbene, leggetelo quel discorso, che probabilmente non avete letto, ma avete fatto male [Ilarità]. Quando lo avrete letto, vedrete che questo capo di imputazione, questo corpo di reato, sarà fra breve il vostro, il comune programma. [Approvazioni]. Voi temete oggi di ricostruire per la borghesia, preferite di lasciar crollare la casa comune, e fate vostro il “tanto peggio, tanto meglio!” degli anarchici, senza pensare che il “tanto peggio” non dà incremento che alla guardia regia ed al fascismo. [Applausi]. Voi non intendete ancora che questa ricostruzione, fatta dal proletariato con criteri proletari, per se stesso e per tutti, sarà il miglior passo, il miglior slancio, il più saldo fondamento per la rivoluzione completa di un giorno. Ed allora, in quella noi trionferemo insieme. Io forse non vedrò quel giorno: troppa gente nuova è venuta che renderà aspra la via, ma non importa. Maggioranza o minoranza non contano. Fortuna di Congressi, fortuna di uomini, tutto ciò è ridicolo di fronte alle necessità della storia. Ciò che conta è la forza operante, quella forza per la quale io vissi e nella cui fede onestamente morrò uguale sempre a me stesso. Io combatterei per essa. Io combatterei per il suo trionfo: e se trionferà anche con voi, è perché questa forza operante non è altro che il socialismo. Evviva il Socialismo! » |
(Filippo Turati – dal “Discorso al XVII Congresso Socialista del 1921”) |
Enrico Berlinguer e Aldo Moro: la (grande) politica del COMPROMESSO STORICO (1973-1979)
DARIO FO, … ha trascorso tutta la vita a nascondere la sua gioventù da mussoliniano e aderente alla repubblica di Salò per trasformarsi poi, guarda un po’, in un partigiano della prima ora e terrorista e killer morale di Calabresi, firmatario di ogni nefando manifesto della congrega di quelli che giocavano a fare i rivoluzionari e mandavano i ragazzi a sparare per le strade e demagogo e masaniello e grillino …, di Diego Minonzio in La Provincia, 16 ottobre 2016
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con la consueta classe, e ruffiano e cortigiano della sinistra opportunista, solipsista e doppiomoralista, parassita che ha trascorso tutta la vita a nascondere la sua gioventù da mussoliniano e aderente alla repubblica di Salò per trasformarsi poi, guarda un po’, in un partigiano della prima ora e terrorista e killer morale di Calabresi, firmatario di ogni nefando manifesto della congrega di quelli che giocavano a fare i rivoluzionari e mandavano i ragazzi a sparare per le strade e demagogo e masaniello e grillino e giù fiele e veleni e scaracchi e gatti morti in faccia. Quasi peggio di Girolimoni.
Uno spettacolo molto alla Fo, in effetti, che ha sempre affondato le mani nel guano di un’umanità laida e purulenta con la quale ha poi nutrito i suoi testi e il suo formidabile vocabolario. Un spettacolo nel quale va in scena qualsiasi cosa tranne l’unica che conta. La sua opera. I suoi libri. Le sue sceneggiature teatrali. I suoi monologhi. Insomma, la sua arte.
…
Sorgente: La morte di Fo, in scena tutto tranne ciò che conta – Editoriali Roma
LUCA RICOLFI, Perchè siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori, Longanesi, 2005
LIBERTARISMO o LIBERTARIANISMO – da Wikiwand
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Familismo amorale: Francesco Boccia (Pd) e Nunzia De Girolamo (PDL)
la categoria del FAMILISMO AMORALE (Edward Banfield).
cosa succede quando l’on. francesco boccia (minoranza pd, iniziali minuscole) tira su le lenzuola e sotto trova la moglie on. nunzia de girolamo (berlusconiana del popolo delle LORO libertà, iniziali minuscole)) ? ( e viceversa: cosa succede quando l’on de girolamo …)
è una domanda psicosociale (variante criminal minds) perchè di rado si è vista nella storia politica una tale connessione fra privato e pubblico.
due stipendi da deputati e future rendite da indennità e pensioni . però c’è qualcosa che li unisce. sono uniti CONTRO il governo Renzi. Lui come minoranza camussosaurica dl pd e lei della corte di uno che va con le minorenni.
Certo, hanno fatto i loro conti: risparmiano per i figli.
FAMILISMO AMORALE
dal cattivo georgiano (Stalin) al comico genovese
C’era una volta un cattivo georgiano
che si chiamava Stalin …
E poi, papà?
Poi è diventato
un comico genovese
da Jena, La Stampa del 27 febbraio 2014
Catone, … Guardali, gli uomini, come vivono, mentre biasimano gli altri: nessuno è senza colpa …
“Si vitam inspicias hominum, si denique mores, cum culpam alios, nemo sine crimine vivit”:
Guardali, gli uomini, come vivono, mentre biasimano gli altri: nessuno è senza colpa.
Catone (234-149 a.C),
in Catone, DISTICI, nella traduzione di Giancarlo Pontiggia
edizioni Medusa, Milano, 2005
l'antipolitica di Beppe Grillo: nausea culturale
In questi primi giorni di settembre devo inserire nel mio vocabolario un’altra locuzione. Quella di NAUSEA CULTURALE.
Dicesi di “nausea”: senso di fastidio allo stomaco che può portare al vomito.
Culturale perchè mi è provocata dalla ributtante manifestazione promossa da un comico genovese, che mi piacerebbe finisse come l’insetto di Pinocchio.
Già il titolo della giornata è schifoso: V-day, ossia faffanculoday. L’insulto becero e disprezzante, delle curve degli stadi.
Questa popolosa adunata (del tutto analoga e complementare a quelle dei legaioli nazisti di montagna) ha avuto un che di mussoliniano.
Quello era un giornalista, questo è un comico. E’ proprio vero. La storia si ripete: la prima volta in forma di tragedia, la seconda in forma di farsa.
Per sottrarmi dalla contingenza e dalla friabilità del TEMPO BREVE (quello degli spot televisivi e delle veloci informazioni internettiane) curo la mia nausea, unita alla palpitazione cardiaca, cercando di gettare un’àncora sul TEMPO LUNGO.
da dove arriva l’antipolitica,
il qualunquismo,
il populismo urlato?
Sostiene lo storico della cultura Carlo Tullio-Altan – nel suo seminale libro La nostra Italia, Feltrinelli, 1986 – che le radici sono da ricercare nella italianissima assenza di uno spirito pubblico, unito alle pulsioni individalistiche. E dalla unificazione dei due caratteri culturali nel familismo.
La sua è anche una ricerca tramite indizi, come faceva Shelrlock Holmes, rintracciabili nei proverbi e nelle massime. Espressioni efficacissime dei modelli culturali:
Assenza di spirito pubblico:
“Affaticati sempre per te che per l’altrui”
“Quando vedi il fuoco nella casa del vicino reca l’acqua ne la tua”
Paolo Messer Pace da Certaldo, Firenze, seconda metà del Trecento
“E’ si vuole (conviene) vivere a sè, non al comune (per la società), essere sollicito per gli amici, vero, ove tu non interlasci (trascuri) e’ fatti tuoi, e ove a te non risulti danno troppo grande”
Giannozzo, per Bocca di Leon Battista Alberti (1404-1472)
Pulsioni individualistiche:
“Prima iu e po’ l’autri” (prima io e poi gli altri)
“Ognuno pensa a lu propriu guadagnu e si joca accussì a gabba-cumpagnu” (ognuno pensa al proprio guadagno e si gioca così al gabba compagno)
“Maliduddu chidd’omu chi fida ‘n’antra autri omu” (maledetto quell’uomo che si fida di un altro uomo)
dalla raccolta dei proverbi popolari di Giuseppe Pitrè
Familismo:
“Da natura l’amore, la pietà a me fa più cara la famiglia che cosa alcuna”
“E per reggere la famiglia si cerca la roba; e per conservare la famiglia e la roba si vogliono amici, c’o quali ti consigli, i quali t’aiutino sostenere e fuggire avverse fortune; e per avere con gli amici frutto della roba, della famiglia e della amicizia, si conviene ottenere qualche onestanza e onorata autorità”
Leon Battista Alberti
L’osservazione di questi tipi umani portava Machiavelli a dire:
“Perchè degli uomini si può dire questo generalmente: che siano ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene, sono tutti tua, òfferonti el sangue, la roba, la vita e figliuoli quando il bisogno è discosto; ma quando (il bisogno) ti si appressa (ti si fa sentire) e’ si rivoltano”
Vaffanculo day: niente di nuovo all’orizzonte,
Anzi una mefitica puzza di vecchia roba schifosa.
PIER PAOLO PASOLINI, Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi, cari … da IL PCI AI GIOVANI
Mi dispiace. La polemica contro
il Pci andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, cari.
Non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati:
peggio per voi.
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come ancora si dice nel linguaggio
goliardico) il culo. Io no, cari.
Avete facce di figli di papà.
Vi odio come odio i vostri papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete pavidi, incerti, disperati
(benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:
prerogative piccolo-borghesi, cari.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli; la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida, che puzza di rancio
furerie e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
è lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in un tipo d’esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, cari (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, cari. Stampa e Corriere della Sera, News- week e Monde
vi leccano il culo. Siete i loro figli,
la loro speranza, il loro futuro: se vi rimproverano
non si preparano certo a una lotta di classe
contro di voi! Se mai,
si tratta di una lotta intestina.
Per chi, intellettuale o operaio,
è fuori da questa vostra lotta, è molto divertente la idea
che un giovane borghese riempia di botte un vecchio
borghese, e che un vecchio borghese mandi in galera
un giovane borghese. Blandamente
i tempi di Hitler ritornano: la borghesia
ama punirsi con le sue proprie mani.
Chiedo perdono a quei mille o duemila giovani miei fratelli
che operano a Trento o a Torino,
a Pavia o a Pisa, /a Firenze e un po’ anche a Roma,
ma devo dire: il movimento studentesco (?)
non frequenta i vangeli la cui lettura
i suoi adulatori di mezza età gli attribuiscono
per sentirsi giovani e crearsi verginità ricattatrici;
una sola cosa gli studenti realmente conoscono:
il moralismo del padre magistrato o professionista,
il teppismo conformista del fratello maggiore
(naturalmente avviato per la strada del padre),
l’odio per la cultura che ha la loro madre, di origini
contadine anche se già lontane.
Questo, cari figli, sapete.
E lo applicate attraverso due inderogabili sentimenti:
la coscienza dei vostri diritti (si sa, la democrazia
prende in considerazione solo voi) e l’aspirazione
al potere.
Sì, i vostri orribili slogan vertono sempre
sulla presa di potere.
Leggo nelle vostre barbe ambizioni impotenti,
nei vostri pallori snobismi disperati,
nei vostri occhi sfuggenti dissociazioni sessuali,
nella troppa salute prepotenza, nella poca salute disprezzo
(solo per quei pochi di voi che vengono dalla borghesia
infima, o da qualche famiglia operaia
questi difetti hanno qualche nobiltà:
conosci te stesso e la scuola di Barbiana!)
Riformisti!
Reificatori!
Occupate le università
ma dite che la stessa idea venga
a dei giovani operai.
E allora: Corriere della Sera e Stampa, Newsweek e Monde
avranno tanta sollecitudine
nel cercar di comprendere i loro problemi?
La polizia si limiterà a prendere un po’ di botte
dentro una fabbrica occupata?
Ma, soprattutto, come potrebbe concedersi
un giovane operaio di occupare una fabbrica
senza morire di fame dopo tre giorni?
e andate a occupare le università, cari figli,
ma date metà dei vostri emolumenti paterni sia pur scarsi
a dei giovani operai perché possano occupare,
insieme a voi, le loro fabbriche. Mi dispiace.
È un suggerimento banale;
e ricattatorio. Ma soprattutto inutile:
perché voi siete borghesi
e quindi anticomunisti. Gli operai, loro,
sono rimasti al 1950 e più indietro.
Un’idea archeologica come quella della Resistenza
(che andava contestata venti anni fa,
e peggio per voi se non eravate ancora nati)
alligna ancora nei petti popolari, in periferia.
Sarà che gli operai non parlano né il francese né l’inglese,
e solo qualcuno, poveretto, la sera, in cellula,
si è dato da fare per imparare un po’ di russo.
Smettetela di pensare ai vostri diritti,
smettetela di chiedere il potere.
Un borghese redento deve rinunciare a tutti i suoi diritti,
a bandire dalla sua anima, una volta per sempre,
l’idea del potere.
Se il Gran Lama sa di essere il Gran Lama
vuol dire che non è il Gran Lama (Artaud):
quindi, i Maestri
– che sapranno sempre di essere Maestri –
non saranno mai Maestri: né Gui né voi
riuscirete mai a fare dei Maestri.
I Maestri si fanno occupando le Fabbriche
non le università: i vostri adulatori (anche Comunisti)
non vi dicono la banale verità: che siete una nuova
specie idealista di qualunquisti: come i vostri padri,
come i vostri padri, ancora, cari! Ecco,
gli Americani, vostri odorabili coetanei,
coi loro sciocchi fiori, si stanno inventando,
loro, un nuovo linguaggio rivoluzionario!
Se lo inventano giorno per giorno!
Ma voi non potete farlo perché in Europa ce n’è già uno:
potreste ignorarlo?
Sì, voi volete ignorarlo (con grande soddisfazione
del Times e del Tempo).
Lo ignorate andando, con moralismo provinciale,
“più a sinistra”.
Strano,
abbandonando il linguaggio rivoluzionario
del povero, vecchio, togliattiano, ufficiale
Partito Comunista,
ne avete adottato una variante ereticale
ma sulla base del più basso idioma referenziale
dei sociologi senza ideologia.
Così parlando,
chiedete tutto a parole,
mentre, coi fatti, chiedete solo ciò
a cui avete diritto (da bravi figli borghesi):
una serie di improrogabili riforme
l’applicazione di nuovi metodi pedagogici
e il rinnovamento di un organismo statale. I Bravi! Santi sentimenti!
Che la buona stella della borghesia vi assista!
Inebriati dalla vittoria contro i giovanotti
della polizia costretti dalla povertà a essere servi,
e ubriacati dell’interesse dell’opinione pubblica
borghese (con cui voi vi comportate come donne
non innamorate, che ignorano e maltrattano
lo spasimante ricco)
mettete da parte l’unico strumento davvero pericoloso
per combattere contro i vostri padri:
ossia il comunismo.
Spero che l’abbiate capito
che fare del puritanesimo
è un modo per impedirsi
la noia di un’azione rivoluzionaria vera.
Ma andate, piuttosto, pazzi, ad assalire Federazioni!
Andate a invadere Cellule!
andate ad occupare gli usci
del Comitato Centrale: Andate, andate
ad accamparvi in Via delle Botteghe Oscure!
Se volete il potere, impadronitevi, almeno, del potere
di un Partito che è tuttavia all’opposizione
(anche se malconcio, per la presenza di signori
in modesto doppiopetto, bocciofili, amanti della litote,
borghesi coetanei dei vostri schifosi papà)
ed ha come obiettivo teorico la distruzione del Potere.
Che esso si decide a distruggere, intanto,
ciò che un borghese ha in sé,
dubito molto, anche col vostro apporto,
se, come dicevo, buona razza non mente…
Ad ogni modo: il Pci ai giovani, ostia!
Ma, ahi, cosa vi sto suggerendo? Cosa vi sto
consigliando? A cosa vi sto sospingendo?
Mi pento, mi pento!
Ho perso la strada che porta al minor male,
che Dio mi maledica. Non ascoltatemi.
Ahi, ahi, ahi,
ricattato ricattatore,
davo fiato alle trombe del buon senso.
Ma, mi son fermato in tempo,
salvando insieme,
il dualismo fanatico e l’ambiguità…
Ma son giunto sull’orlo della vergogna.
Oh Dio! che debba prendere in considerazione
l’eventualità di fare al vostro fianco la Guerra Civile
accantonando la mia vecchia idea di Rivoluzione?.
Fonte:
http://temi.repubblica.it/espresso-il68/1968/06/16/il-pci-ai-giovani/?printpage=undefined