
Grazie Paolo ! Grazie Luciana !
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ASCOLTA DA QUI:
Improvvisa ci coglie la sera.
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.
Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va.
clicca sulla prima immagine per vedere le fotografie in sequenza
La descrizione analitica di questo percorso è in:
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La descrizione analitica di questo percorso è nelle pagine 27-47 di:
VEDI ANCHE:
Salita per Via Someana, fino ad incontrare la mulattiera per Montepiatto.
Poi discesa verso Torno, fino ad incrociare il sentiero verso Piazzaga.
Infine ritorno a ripresa del battello.
Tutto in tempi decisamente buoni: partenza da Como alle 13 e 45 e ritorno in città a un quarto alle quattro
Slideshow
2. Poi camminata dal bar Pianta dell’infanzia fino ai cancelli della Pliniana:
3. Ora il pezzo del sentiero della Via Regia
4. All’incrocio con lo stradone che porta Molina e discesa verso Faggeto:
5. In cammino sullo stradone verso Pognana:
qui è dove è sepolto il cane della mia infanzia Pantò
6. L’imbarcadero di Pognana visto da terra:
7. Pognana vista dal lago
Rapido video che fa vedere, dal lago, il percorso a piedi da Torno a Pognana
Ettore Maria Peron, Davide Dell’Acqua, Patrizia Azimonti, LE VILLE VISTE DAL LAGO. Mappa del Ramo di Como, ItineLario editore, Nesso (Como), 2016. Presentazione della guida a cura di Paolo Ferrario.
Itinelario è una piccola realtà editoriale che, partendo dalla passione per il Lago di Como, si propone di farne conoscere il territorio e la cultura: http://www.itinelario.it/prodotto/le-ville-viste-dal-lago/
Questo è il mio sogno estivo: una conversazione tra amici lungo i corridoi di un giardino che si affaccia sul lago.
Ne ho tratto ispirazione da alcune pagine del saggio
L’ARTE DELLA CONVERSAZIONE, scritto da Pietro Citati
in: L’ARMONIA DEL MONDO, RCS libri, 1998, pagg. 44-46, 50
Audio Lettura
Mark Strand, uno sguardo poetico sulla “quotinianità crepuscolare”. Ma anche un potente evocatore di immagini potenti, nitide, fortissime, come qui:
Due cavalli
Una calda sera di giugno
scesi al lago, mi misi carponi
e mi abbeverai come un animale. Due cavalli
mi si affiancarono, per abbeverarsi anch’essi.
È stupefacente, pensai, ma chi lo crederà?
I cavalli mi scrutavano di tanto in tanto, sbuffando
e scrollando la testa. Sentii il bisogno di rispondere, così anch’io
sbuffai, ma esitando, come se in realtà non volessi essere udito.
I cavalli dovevano avere percepito che mi reprimevo.
Si scostarono un poco. Poi pensai che forse mi avevano conosciuto
in un’altra vita – quella in cui ero stato poeta.
Forse avevano persino letto le mie poesie, perché a quell’epoca,
in quel tempo vago in cui il nostro ardore non aveva limiti,
cambiavamo stile quasi con la stessa frequenza con cui cadevano giorni nell’anno.
Two Horses
On a warm night in June
I went to thè lake, got on ali fours,
and drank like an animai. Two horses
carne up beside me to drink as well.
This is amazing, I thought, but who will believe it?
The horses eyed me from time to time, snorting
and nodding. I felt thè need to respond, so I snorted, too,
but haltingly, as though not really wanting to be heard.
The horses must have sensed that I was holding back.
They moved slightly away. Then I thought they might have known me
in another life – thè one in which I was a poet.
They might have even read my poems, for back then,
in that shadowy time when our eagerness knew no bounds,
we changed styles almost as often as there were days in thè year.
In Mark Strand, Uomo e cammello, Mondadori, 2007, p. 14-15, traduzione di Damiano Abeni
Sottofondo di Knot Of Place And Time di Jan Garbarek in “In Praise of Dreams”:
http://mp3shake.com/en/jan_garbarek/398241-knot_of_place_and_time_mp3_download_song.html
Lettura di Domenico Pelini:
Il mio incontro con con Mark Strand è arrivato per strati, per momenti successivi. Non proprio di colpo.
Nato nel 1934 a Summerside, nella Prince Edward Island in Canada, cresciuto negli Stati Uniti, vive a New York. 73 anni. A vederlo sembra un attore. Altissimo, bello, «in tutto e per tutto simile a Clint Eastwood», diceva Enzo Siciliano. Anche mia moglie, vedendo la fotografia, ha esclamato: “ … che bello!”.
Quella che racconto, dichiara Strand, è sempre la stessa «vecchia storia»: quella «sui minuti che muoiono e le ore, e gli anni». E anche se tu che mi ascolti sai già di cosa sto parlando (e come potresti non saperlo?), questa è la storia «di me stesso, di te, di tutti».
Dicono di lui:
“Ci sono poeti che hanno il dono raro della semplicità uno di questi è Mark Strand, classe 1934, americano. La semplicità unita alla profondità di sguardo crea una miscela unica. Questa miscela unica costituisce il suo mondo poetico. Un mondo poetico che si nutre della quotidianità, una quotidianità quasi crepuscolare, decadente, anzi in decadenza: il suo universo, a tratti kafkiano come spiega la seconda di copertina di questo pregevole raccolta pubblicata da Minimum Fax, Il futuro non è più quello di una volta, è un universo nel quale la tristezza dei giorni è metodicamente disegnata con una precisione di sguardo e di dettato davvero unici. E nei giorni che scorrono implacabili si delinea una metafisica dell’assenza tutta terrena, immanente” (Mauro Fabi)
“Scenari struggenti di sconsolata felicità, densità ed evanescenza, presenze perdute e morte in vita. Atmosfere romantiche, l’assenza della vita, “fissare il nulla è imparare a memoria / quello in cui noi tutti verremo spazzati”: dinanzi a un simile scenario non possiamo che limitarci a contemplare la sua attività poetica. La capacità dell’autore di sfruttare un immaginario al margine del conscio appare unica,” (Marco Milone)
“Dovessi sintetizzare in un unico aggettivo cosa penso del corpus poetico di Mark Strand, non avrei dubbi: userei il superlativo interessantissimo. Mai, per esempio, mi verrebbe in mente di catalogare una sua poesia nella categoria del bello, con quanto di edonistico – di esteticamente godereccio – a questo termine si fa corrispondere. Piuttosto nella categoria dell’etico: infatti, quelle di Strand sono incursioni coraggiose sul terreno minato dell’esistere, eseguite con lo scandaglio dell’ironia.” (Ciro Bestini)
“la poesia di Strand è una poesia di domande più che di risposte, che non ha il compito di cambiare il mondo né di comunicare nessuna verità teologica, ideologica o etica. Non è una poesia confessionale né sentimentale: l’io lirico sembra addirittura abdicare a se stesso, annullandosi continuamente anche e soprattutto nell’uso prevedibile e canonico di certa lingua poetica: ogni luogo comune della dizione poetica viene sempre accuratamente evitato e la lingua, sorvegliatissima, ne esce essiccata, rastremata. Eppure la situazione umana balza evidente in tutte le sue implicazioni. È una poetica quella di Strand che vuole guardare in faccia la vita e la morte con la “discretion” disillusa e l’acre ironia della tradizione scettica. La poesia di Strand ferma la vita su un palcoscenico silenzioso e ci costringe ad osservarla nella sua nullità, con occhi asciutti.” (Franco Nasi)
Audio di Darko Pandakovic su:
I SACRIMONTI, significato storico e religioso:
Il percorso è stato organizzato dalla associazione Chiavedivolta, e si è svolto sabato 24 settembre 2011
Vai alle specifiche parti del percorso (in ognuna troverai fotografie e audio):
in Mark Strand, 89 nuvole, Edizioni L’Obliquo, Brescia
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