Gustosa serata a Casa Martinelli o Villa Laura, nella frazione di Pescaù a Lezzeno, dove in una ambientazione davvero molto bella (di spalle il lago e di fronte un palcoscenico ricavato sotto un colonnato di pietra) sono state rappresentate due farse di Angelo Beolco, detto il Ruzante, ritrascritte in dialetto locale: Il Parlamento e Bilora (1528/1529).
L’opera e la trasposizione la si deve a Basilio Luoni, che ha rielaborato i due testi teatrali e diretto alcuni bravissimi attori i quali , a loro volta, hanno divertito con il loro sapiente e ricco linguaggio e la gestualità i cento spettatori presenti.
Le operette dialettali del Ruzante sono veementi ritratti di tipi e situazioni contadine che nella storia letteraria dell’epoca si rivelano come storie realistiche di un mondo forte e povero di fronte alle difficoltà e traversie della vita.
Nel Parlamento, Ruzante, reduce di guerra profondamente segnato dai patimenti subiti, cerca la moglie Gnua, sperando anche nell’aiuto del compare Menato, che gli rivela però come Gnua sia diventata la compagna di un bravo. La donna lo tratta con sprezzante freddezza. Il marito, allora, tenta di sottrrla con la forza al bravo, che però lo riempie di legnate.
Nell’altra farsa, il contadino Bilora, anche lui reduce di guerra, aiutato dallo zio Pitaro cerca la sua moglie Dina, fuggita presso il vecchio usuraio Andronico. Dina è incerta se seguirlo o restare e – impietosita – dà a Bilora i soldi per ristorarsi. L’uomo torna ubriaco e chiede ad Andronico, tramite Pitaro la restituzione di Dina. La donna rifiuta e preferisce la sicurezza della ricchezza. Il contadino, dopo aver atteso che Andronico esca di casa di notte lo accoltella a morte.
Queste sono le trame succinte. Tuttavia rese nel ricco e fluente dialetto del lago (versione Lezzeno) diventano divertentissime, come si può ascoltare da questi brevi frammenti audio registrati la stessa sera.
Entra in scena Andronico:
Pitaro tenta di convincere Andronico a lasciar tornare Dina:
Bilora impreca e uccide Andronico: