Da Milano in un paese diverso.
Sento la voce di Tullio Aymone. Chiedo di salire. La stanza è povera. Lui non c’è. Mi sento umiliato e preso in giro.
Scendo. Vedo sulla finestra una donna bionda. Più avanti una donna nera: “Sei al capolinea”
Rido felice.
Ritorno nella stanza di Aymone. Ora è arredata.
Sono più sereno.
Improvvisamante lui compare. Ma non è lui, ma un uomo che assomiglia a C.R. .
Mi suggerisce un libro su Gorbaciov e San Francesco, il cui titolo mi sembra: “Il settore come vita tecnologica”.
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