Venezia, in una data imprecisata del 2002, Campo San Giacomo all’Orio
Al locale di Hugo Pratt scoperto per caso leggendo leggendo il Gazzettino.
Tendo a fantasticare su “altri luoghi”, proprio perchè forse non riesco a staccarmi dal profilo del mio lago/triangolo di montagne che si tuffano e formano tanti triangoli con sfumature di grigio appena differenti lungo la prospettiva che sfuma lontano
In questo angolo di Venezia penso a Hugo Pratt. Al suo andare fuori (l’esotismo di Corto Maltese) rimanendo però sempre nelle sue radici.
Certo Venezia sa dare tanta energia agli spiriti creativi.
Ho qui con me una raccolta di musica Cajun. Le paludi e i boschi di New Orleans. Ecco un luogo che mi piacerebbe abitare anche solo per pochi attimi. Provo a cercare le ragioni di questa attrazione: forse le origini della musica jazz, o ancora per quei film americani o per la paura dei coccodrilli
Un altro mio luogo interno sono le lunghe e dritte strade della California. Mi immagino sui pulmann (Forse per il film “Un uomo da marciapiede ‘ ?); i localacci in cui dormire, le colazioni alla Hopper.
E ancora Manhattan, certamente per i film di Woody Allen
Poi Venezia, luogo che ho avuto la fortuna di “parzialmente) vivere.
Ma il mio luogo interiore, il vero spazio psichico, resta Amaltea, con Luciana e le gatte.
Le notti ad Amaltea … le lucine sulla montagna … Pigra appesa nel buio … lo sciabordio delle acque appena percepibile …
Dimenticavo. Alla libreria Toletta ho trovato una antologia di Meneghello. Era lì abbandonata. L’ho tenuta d’occhio per mesi. Venezia è attraversata da migliaia di visitatori. Ma nessuno per mesi ha preso quel libro.
Era lì per me. Mi aspettava.