La forza del pensiero di Emanuele Severino consiste in questo:
la sua analisi è talmente stabile (“stà”) che diventa possibile rielaborare per se stessi il suo linguaggio argomentativo
E così mi viene in mente di “trasformare” le sue parole:
“Sei sereno?”
Spesso lo sono.
Vedo il significato di questa parola associata a provvisori stati esistenziali rafforzati dallo “stare in luce”. Sono sereno in giornate di sole, quando passeggio per il giardino, vedo le montagne e il brillare delle acque del lago.
Percepisco come la luce permetta di vedere le cose e i colori delle cose. E’ sentendomi sereno che posso guardare ai fatti della politica e della storia o alle vicende biografiche mie e di altri. Effettivamente è la luce che aiuta a procedere in cammini oscuri, come quando si cammina in un bosco.
Come individuo sono abbastanza sereno. Non del tutto: abbastanza. C’è un filosofo che mi consente di fare chiarezza. Non so bene cosa voglia dire “essere me stesso”, tuttavia riesco a stabilire qualche differenza fra il me e la cose che mi stanno attorno, Certo ci sono molte ombre nel bosco. Ma ho sperimentato che il portarmi verso me stesso non è del tutto in conflitto con la serenità
Penso, respiro, vivo, mi relaziono Non mi sembra ci siano altre vie.
Quel filosofo che sta accompagnando i miei ultimi anni dice che, a causa della stessa filosofia, siamo dentro l’errore.
Forse si può “stare sereni ” (almeno un poco) anche se siamo dentro l’errore”
Paolo Ferrario, 22 novembre 2017, ore 17 e 41
Quanto ho scritto sopra (forse frutto dell’ “errore” ) nasce da questo dire di Emanuele Severino: