Le non poche apparizioni di Duke Ellington nel nostro Paese sono un argomento sul quale mancano spesso informazioni precise e meritano quindi un’indagine più accurata, anche per la mole di musica che ne è scaturita. Basti pensare che dal 1950 al 1973 Ellington diede in Italia almeno una sessantina di concerti in dieci tournée, nelle città più svariate (da Torino a Palermo), e vi effettuò quattro sedute di registrazione. La prima apparizione italiana avvenne nell’ambito di una tournée europea iniziata in Francia il 5 aprile 1950 dopo un lungo viaggio sul piroscafo Île de France e durata ben undici settimane. L’orchestra suonò al teatro Odeon di Milano dal 5 al 9 maggio, a Bologna il 10, a Venezia Lido l’11, al teatro Quirino di Roma dal 12 al 15, alla Pergola di Firenze il 16 e il 17, a Pisa (teatro Verdi) il 18, poi a La Spezia (teatro Monteverdi) il 19, all’Augustus di Genova il 20 e 21, al teatro Alfieri di Torino il 22 e 23, a Bergamo (teatro Duse) il 24 e infine al Politeama di Como il 25 maggio.
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Duke Ellington: il Duca in Italia, 60 concerti in 10 tournée – Musica Jazz
Categoria: Duke Ellington
DUKE ELLINGTON, introduzione all’ascolto a cura di Andrea Varolo (con gli AUDIO della lezione). Alla Officina della Musica di Via Giulini, Como. Articolo di Alessio Brunialti in La Provincia di Como, 13 febbraio 2019
I miei APPUNTI:
gli AUDIO della lezione
1: introduzione
https://drive.google.com/file/d/1F0y6ZOWw-Mhma2K7S2K6DUErFjh5Qft8/view?usp=sharing
2: Cotton Club
https://drive.google.com/file/d/1KYGoF_mzYfceC9RMa5GuXarApaI4tY9J/view?usp=sharing
3: Black Tan Fantasy
https://drive.google.com/file/d/1Snf1CrL8IC-YRV2cvwibNmZfltsmXOK4/view?usp=sharing
4: Video
https://drive.google.com/file/d/18HEg1Ml5D5Q8os5qXY6vE160GmxnSyhu/view?usp=sharing
5: Mood Indigo
https://drive.google.com/file/d/1THhBR3ftgZBbZKgPOaaVWPJtF0UtLJc3/view?usp=sharing
6: Spiegazione
https://drive.google.com/file/d/1DL1OCCwOFfMekP7GSinxoj7pc1hOxFVy/view?usp=sharing
7: Day Break
https://drive.google.com/file/d/1Pmvh07hQCADtqjnfMityA9QlSWBjA9so/view?usp=sharing
8: spiegazione
https://drive.google.com/file/d/1i5eNiV-xvwspix4fWsK4wYaHpVLjDXUO/view?usp=sharing
9: Ebony Rhapsody
https://drive.google.com/file/d/19kROTfJbUvNhm8qdydOzt1sqcCn8IWTL/view?usp=sharing
10: spiegazione
https://drive.google.com/file/d/1fpeslwe7E_e901gxDoI525J2brfDuucI/view?usp=sharing
11: Sepia panorama
https://drive.google.com/file/d/1OTyhjYK3TKCwDDMCpHuCPIjflYnrax5E/view?usp=sharing
12: Take a Train
https://drive.google.com/file/d/1vu9J4wz86HogG_-m5_aE1a8jBCik6p_Y/view?usp=sharing
13: Mooche
https://drive.google.com/file/d/1yCHQNXnWyHVKUpEPg3XiHVeUdemW6apB/view?usp=sharing
14: Such Sweet Thunder
https://drive.google.com/file/d/1rD7XtYF4xq1D_Jgz3gFdpotxjcSplkAZ/view?usp=sharing
15: El Gato
https://drive.google.com/file/d/1Bhba02Z_iH-0t8sw8e6Rl5LtLWZ7MClp/view?usp=sharing
16: Sentimental Mood
https://drive.google.com/open?id=14r_Xu1DlcljIH-AQ_3uHokmZhFmrlUEk
17: Little Max
https://drive.google.com/open?id=1dkBzdDm6rie9Ju6RWStCFuRP1nc-FMoo
18: Blues for Miro
https://drive.google.com/open?id=13ZO1SLfX-TkM8OvmcNXd-Ie-t3IXCy0r
19: con Ella Fitgerald
https://drive.google.com/open?id=1MgUlAVt9vQIPkeAJ8HGmUgnGKfpqqae-
20: Sacred Music 2
https://drive.google.com/open?id=1zkyG8IyI66AOHegab8mJUMa47oCBkDg9
autobiografia pubblicata nel 1973 e tradotta in italiano nel 2007:
Ascoltare: Ci racconta qualcosa di Duke Ellington ?, intervista a Max Roach
“Duke era unico perché riusciva a darti un’idea visiva della musica che bisognava seguire per meglio entrare nella composizione.
Il suo spartito non conteneva soltanto note, ma anche una storia da raccontare, con cui immedesimarsi. Se per esempio bisognava eseguire un brano come African Flower, Ellington ti diceva che suonando dovevi immaginare il più bel fiore della foresta, un fiore vergine che non aveva toccato mai nessuno”
da archivio Unità: https://archivio.unita.news/assets/main/1997/04/08/page_008.pdf
BRAGALINI LUCA, Dalla Scala a Harlem. I sogni sinfonici di Duke Ellington, EDT, 2018
come schedava i dischi mio padre (GUIDO FERRARIO), usando la Olivetti 22: DUKE ELLINGTON, THE AFRO-EURASIAN ECLIPSE, A Suite in eight parts, 1971
Sogno mio padre: "Su Duke Ellington avevi ragione tu"
Sono abbastanza certo di non avere mai sognato mio padre (Guido Ferrario, 1917-1988).
Questa notte, invece, arriva questo sogno
Lo vedo, e lo abbraccio dicendo:
“Su Duke Ellington avevi ragione tu”
E’ sorpreso, ma anche compiaciuto
DUKE ELLINGTON raccontato da HARUKI MURAKAMI, Audio di Paolo Ferrario
Duke Ellington, The Shepherd, at Fondation Maeght, St.Paul de Vence (France), July 27, 1966
The Duke Ellington Orchestra, AL BLUE NOTE, Via Borsieri 37, Milano
AL BLUE NOTE
Via Borsieri 37, Milano, ore 21 e ore 23, biglietti a 43 sacchi (a 38 sacchi se acquistati nelle due ore precedenti)
The Duke Ellington Orchestra in concerto. È l’interprete più autorevole della musica di Ellington. Edward Kennedy “Duke” Ellington, compositore, pianista e direttore d¹orchestra, è stato uno dei più grandi protagonisti della storia del jazz. Nella sua carriera, durata oltre cinquant’anni, il Duca ha prodotto più di duemila brani musicali, tra canzoni, commedie musicali e musiche per film, oltre ad aver compiuto innumerevoli tournée nel mondo intero con la sua big band. Tra i suoi standard It don’t mean a thing (if it ain’t got that swing) e opere comeBlack, brown and beige² e Liberian suite. L’orchestra si è esibita più volte in quattro continenti e nei più famosi jazz club, del mondo per promuovere la musica di Duke Ellington. Il direttore, Paul Ellington, è il figlio di Mercer Ellington che ereditò la conduzione de ll’ensemble dal padre. SuonanoChris Albert, Kevin Bryan, Shareef Clayton e James Zollar (trombe), Mark Gross, Robert Lavelle, Shelley Paul,Morgan Price e Charlie Young (sax), Stafford Hunter,Jack Jeffers e Dion Tucker (tromboni), Tommy James(pianoforte), Hassan Ash-Shakur (basso) e Davis Gibson(batteria).
NdA: the third generation…
http://www.bluenotemilano.com
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Duke Ellington “si tiene assieme” con le fotografie nevose di Ale
Cambiamento? E SE IL CAMBIAMENTO FOSSE UNA TRADIZIONE BEN RIUSCITA? Come Duke Ellington in The Shepherd
Cambiamento?
E SE IL CAMBIAMENTO FOSSE UNA TRADIZIONE BEN RIUSCITA?
Come The Shepherd suonato così solo questa volta nella eternità da Duke Ellington
Non dimenticare che camminiamo sulle spalle dei giganti:
Duke Ellington, The Shepherd
Duke Ellington, The Shepherd
Cambiamento?
E se il cambiamento fosse una tradizione ben riuscita?Perchè camminiamo sulle spalle dei giganti
Duke Ellington, Star Crossed Loved (da una suggestione di Haruki Murakami)
All’ascolto di: Duke Ellington, Star Crossed Lovers, in Haruki Murakami, Soundtrack
Duke Ellington, Star Crossed Lovers, in Haruki Murakami, Soundtrack
http://www.divshare.com/flash/playlist?myId=3402883-bb4
Guido Ferrario (1917-1988): quando il jazz diventa passione, di Roberto Festorazzi, la Gazzetta di Como 23/6/1988
È scomparso la scorsa settimana, a 71 anni, sfibrato da un male incurabile, Guido Ferrario. Personaggio discreto e silenzioso, fu, in città, uno dei diffusori e dei più acuti conoscitori della musica jazz.
Ferrario, figlio del forse più noto “Fel”, giornalista e animatore di un’originale quanto avventurosa fronda di stampa indipendente, si accostò alla musica afro-americana fin da ragazzino. Grazie all’acquisto da parte del padre di uno dei primordiali apparecchi radio riuscì a captare una serie di trasmissioni in onda da Londra, comprendenti anche brani eseguiti da orchestre jazz.
Infatuato, il giovane Guido volle approfondire la conoscenza di uno stile così affascinante. Così, nelle pieghe oscure del protezionismo culturale imposto dal fascismo (era infatti proibito l’ascolto di musica straniera), si assestò presto un primo largo sodalizio di stupiti ammiratori di jazz, solleticati dal mistero dei ritmi d’oltreoceano e pure eccitati dal pensiero di poter assaporare la mela di Eva.
Il flirtaggio di questo impaziente giovanilismo antifascista proseguì per tanti anni. Fu Cosimo di Ceglie a far conoscere ed apprezzare a Guido Ferrario e a suo fratello Mario, Django Reinhardt, lo zingaro. Ma altri nomi leggendari erano entrati nei sinuosi salotti della loro immaginazione: Louis Armstrong, Duke Ellington, Dizzy Gillespie.
Fatto prigioniero (si fa per dire) dagli americani, a Napoli, tra il ’43 ed il ’44, Guido Ferrario non mancò di raccogliere a piene mani, sulla via del ritorno, quanti più dischi jazz potesse. Evidentemente, dato il clima, aveva pensato bene di serbare un ricordo di quella aria magica di libertà che gli americani acquartierati nel cuore dell’Italia avevano saputo diffondere. Erano, questi, i “V disc”, i cosiddetti “dischi della vittoria”.
Tornato a Como, il nostro riprese ad assecondare l’istinto febbrile a scoprire e, finalmente ora, anche a far scoprire il jazz.
Nel 1949 arriva in città l’orchestra di Duke Ellington; Guido Ferrario è tra i convinti “supporter”. E proprio in questi anni lo vediamo attendere alla clientela jazzofila in un negozio discografico (solo alla sera, lavoro per¬mettendo), organizzare iniziative un poco stravaganti come le proiezioni di filmati sulle grandi orchestre jazz, e promuovere infine — siamo nel 1956 — la costituzione di un jazz club (è il secondo). Ne sarà presidente Libero Locatelli, per assumere poi lo stesso Ferrario la vicepresidenza per qualche tempo.
Negli anni, frattanto, l’amatore comasco riuscirà ad incrementare la qua-ì e l’ampiezza della sua favolosa discoteca privata, collezione che diven-à anche uno dei referenti della Rai, in cerca spesso di interpretazioni :ercate per questa o quella trasmissione specializzata.
Nel 1980 Guido Ferrario rifonda un nuovo jazz club comasco, sulle neri dei precedenti. Solo negli ultimi anni riuscirà ad assecondare uno dei suoi sogni: poter gestire in proprio una rivendita di dischi, per la verità non solo jazz. Forte di una memoria enciclopedica per la materia, colmo di attenzioni prive di riserve a quanti realmente fossero interessati all’iniziazione” jazzistica, Guido Ferrario si distinse anche da questo punto di vista per le sue singolari qualità umane, unite ad un’inossidabile passionaccia per qualunque cosa assomigliasse alla ricerca e alla “vera” musica.
Se n’è andato in punta di piedi, e in molti hanno perso un amico.
Roberto Festorazzi