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FRANCESCA GENTI, LA BALLATA DI NINA SIMONE, HARPERCOLLINS EDITORE, 2022

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Eunice Kathleen Waymon nasce a Tryon, Nord Carolina, figlia di una reverenda e di un tuttofare, il 21 febbraio 1933. E subito mostra un dono, per la musica e il canto, tanto da far urlare la comunità di fedeli della sua chiesa al miracolo. E, poiché i doni di Dio non vanno sprecati, Eunice viene messa a studiare la musica classica con il massimo rigore. Inizia così, tra casa e chiesa, studio e salmi, il percorso di una delle più straordinarie cantanti e musiciste del XX secolo: Eunice Kathleen Waymon, nota al mondo come Nina Simone. Un percorso fatto di musica, certo, ma anche di dolori, di matrimoni falliti, violenze subite, razzismo. Fino alla presa di coscienza, grazie anche all’incontro con Martin Luther King, all’esempio di Rosa Parks. E grazie alla musica, che diviene strumento di lotta e disobbedienza, di risveglio delle anime e delle coscienze. Una delle migliori poetesse italiane degli ultimi trent’anni, Francesca Genti, scrive sulla vita di Nina Simone un romanzo in versi. E lo fa in modo meraviglioso, con un uso sapiente del metro e della rima, creando un libro che ricorda le antiche ballate medievali ed è al tempo stesso unico e modernissimo, raccontando la vita straordinaria di un’eroina contemporanea, perfetto esempio e modello della lotta contro il razzismo e per l’emancipazione femminile. La ballata di Nina Simone è un miracolo letterario, inaspettato e travolgente, un inno alla libertà che fa brillare la stella, oggi più attuale che mai, della grande artista afroamericana.
Episodio 4: La storia di Mississippi Goddam Dee Giallo
VAI AL POCAST, dove si parla anche del libro di Gianni Del Savio su Nina Simone:
Dee Giallo: Episodio 4: La storia di Mississippi Goddam su Apple Podcasts
Non abbiamo altro scopo, per quanto mi riguarda, che riflettere il nostro tempo, le situazioni intorno a noi e le cose che sappiamo dire con la nostra arte, le cose che milioni di persone non sanno dire.
Penso che questa sia la funzione dell’artista e, naturalmente, chi di noi è così fortunato, lascia un’eredità che sopravvivrà quando non ci saremo più”
Motel Life E03 – NINA SIMONE – Conversazione con Gianni Del Savio
vai al sito:
Nina Simone: biografia nel sito di Boscarol Link
David Brun – Lambert, Nina Simone : Une vie, Editons Flammarion, Paris 2005
70s FLOWERS 2005
Provincia di Pesaro e Urbino
dal 19 agosto al 29 settembre
NINA SIMONE
Da ragazza, rivela attitudine e passione per il piano classico, talento che poi riversa nella black music (e non solo), mostrando, anche nella scelta del nome, di voler sfuggire a ogni etichettatura. Orgogliosa di essere nera, con Young, Gifted and Black, canzone scritta in tributo a una drammaturga e militante afroamericana, Nina Simone delinea le proprie qualità di donna e interprete. Problematica e viscerale, quanto determinata e impegnata nelle rivendicazioni femminili, civili e razziali, esprime un¹arte interpretativa complessa e affascinante: dotata di voce particolare, maestrìa pianistica e originalità compositiva, rimodella stilisticamente qualsiasi repertorio jazz, blues, gospel, folk, pop e rock.
Gianni Del Savio
ore 17.00 – Cinema Gambrinus IL FILM Wattstax, di Mel Stuart, 1973 (in inglese)
Introduzione di Gianni Del Savio
ore 18.30 – Centro storico IL CONCERTO DEL POMERIGGIO
Blues Company in concerto
ore 21.30 – Teatro Vittoria L’INCONTRO
Gianni Del Savio presenta NINA SIMONE
Gli ospiti Guido Giazzi (giornalista, direttore della rivista “Vinilmania”) e Laura Fedele (musicista)
Voce recitante Lucia Bianchi
ore 23.15 – Piazza Vittorio Emanuele II IL CONCERTO TRIBUTO
Laura Fedele in concerto Nina Simone Tribute
con Laura Fedele (voce)
Marco Castiglioni (batteria)
Stefano Dall’Ora (contrabbasso)
Dal pomeriggio, nel centro storico, mostre mercato e stands eno-gastronomici
In collaborazione con Comune di Pennabilli, Pennabilli Chiama e le Associazioni Giovanili del Territorio
LAURA FEDELE IN TRIO
INDEPENDENTLY BLUE: le canzoni di Nina Simone
Laura FedeleStefano Dall’OraMarco Castiglioni
Ciò che mi ha attrae e mi spinge ad esplorare il mondo di Nina è soprattutto l’eterogeneità, oltre che la bellezza, del repertorio che la cantante pianista ha scelto di abbracciare nel corso della sua carriera. Mi entusiasmano le sue scelte stilistiche così particolari, equel pizzico di “follia” con cui lei passava dallo swing a Breil, dal gospel alle canzoni “leggere”, da Gershwin a Weill. Senza porsi limiti di sorta, lasciando via libera alla fantasia e alla curiosità di esplorare generi diversi. E io, che vedo le restrizioni puristiche come un paio di scarpe troppo strette, non posso che condividere questo percorso artistico. In particolare, amo le atmofere ipnotiche che Nina sapeva creare, con quegli arrangiamenti ritmici ed essenziali che, in fondo, erano un po’ il suo marchio di fabbrica.
“Mississipi Goddam”, “Lilac wine”, “See-line woman”, sono alcuni dei brani che ho scelto. Oltre, naturalmente, a “Four women”, da sempre nel mio repertorio.Le recensioni per Indipendently blue, le canzoni di Nina Simone
Buscadero
maggio 2005
Gianni del Savio
Registrato dal vivo nell’ottobre del 2004 all’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, l’album, come recita il sottotitolo – Le canzoni di Nina Simone – è un ispirato tributo alla grande artista afroamericana. Laura Fedele (piano e voce) è riuscita nel difficile intento di dare un pregevole tocco personale a brani noti o meno – alcuni standard, altri scritti dalla stessa Simone – evitando la facile via della pedissequa cover che rimane su binari già percorsi. Alcuni sono brani difficili, con possibili confronti da far tremare le gambe, ma lei sa come utilizzarne l’essenza e li modella a modo suo, virandoli spesso verso il jaz, jazz-blues e relative sfumature e improvvisazioni, forte di duttilità vocale e strumentale, con classe e capacità comunicativa. Impeccabili anche Stefano Dall’Ora (contrabbasso) e Marco Castiglioni (batteria), nel creare sonorità adeguate alle varie esigenze espressive: toni intimisti, drammatici, gioiosi, descrittivi.
Inizia con uno degli standard simoniani più impegnati, Mississippi Goddam, scritto sotto la bruciante cronaca dell’assassinio, nel ’63, di quattro bimbe in una chiesa (bomba, signori!) in Alabama, e quello di un militante dei diritti civili in Mississippi. Laura maniene l’accelerazione originale (velocità esecutiva dettata forse anche dalla necessità di scaricare di getto la rabbia), dando grande prova della capacità rielaborativa di materia difficile.
Poi nella più articolata Lilac Wine (e in Wild Is The Wind), ispirata anche alla versione di Jeff Buckley, la Fedele mette in piena luce la bellezza della sua voce e dell’essenzialità pianistica, mentre nell’intenso Backlash Blues (scritto dalla Simone insieme al grande poeta Langston Hughes), risaltano anche i colori più intensi del basso e la misura della batteria che, soprattutto nella seconda parte, offrono begli sganciamenti dagli schemi originari.
Altro tema forte è Four Women (ritratto orgoglioso di quattro diverse figure femminili nere) e il clima sonoro si fa meditato, intenso, intimista, attendamente descrittivo (ancora benissimo contrabbasso, batteria e piano anche nel lungo intermesso strumentale), con finale in ascesa anche drammatica, tensione che non caratterizza lo scintillante swing dello standard Love Me Or Leave Me. Eric Burdon s’innamorò di Don’t Let Me Be Misunderstood (portandoselo dietro per anni) e se l’originale è praticamente inarrivabile, Laura ne fa un’eccellente versione con bella e articolata dinamica vocale, chiudendo il concerto con Just Like e Woman – una delle tante appropiazioni autorali di rango della Simone – forte anche di una brillante linea pianistica, che offre un’ulteriore chiave di lettura al grande tema di Dylan. Un credito non da poco, nella carriera della Fedele.
Laura Fedele
Independently Blue
Le canzoni di Nina Simone
Auditorium
Sentito omaggio a Nina Simone da parte della jazz singer genovese
È stato registrato lo scorso autunno presso l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare a Milano il primo cd live di Laura Fedele. La brava jazz singer genovese, che di recente si era cimentata in un progetto (Pornoshop) ispirato all’arte di Tom Waits, propone un altro caloroso tributo. Questa volta, il soggetto è un’autentica regina della musica, la favolosa Nina Simone, scomparsa in Francia poco più di due anni fa, il 21 aprile 2003.
“Dei numerosi talenti di Nina Simone” ha dichiarato Laura “ho sempre ammirato, se non addirittura invidiato, la formidabile versatilità. La sua capacità di calarsi in mondi musicali diversi, di suonare stili spesso lontani tra loro, mi ha sempre intrigato. Anche perché anch’io, nel mio piccolo, sono rimasta affascinata da cose diverse nel corso della mia carriera e ho sempre detestato l’idea di rimanere confinata in un unico ambito”.
Sono nove le canzoni del variegato repertorio della Simone che Laura ripropone nella classica, minimalista versione del trio piano, contrabbasso (Stefano Dall’Ora), batteria (Marco Castiglioni). Alcune delle quali non propriamente strafamose come la coinvolgente Backlash Blues che Laura interpreta con convinzione ed eccellente pertinenza stilistica.
E se, con un’inevitabile menzione per Jeff Buckley, non può mancare un’accorata cover di Lilac Wine, altrettanto si può dire di My Baby Just Cares For Me, uno dei cavalli di battaglia della cantante della North Carolina. Piace molto Laura nell’interpretazione elegante di Four Women e in quella altrettanto efficace di Don’t Let Me Be Misunderstood, davvero riuscitissima e piena di blues.
Chiude il lavoro una bella versione di Just Like A Woman, intelligente omaggio a tutte le donne in musica.
Ezio Guaitamacchi
E’ morta Nina Simone
Il 21 aprile 2003, Nina Simone, riconoscibilissima cantante del jazz e del blues, è morta nella sua casa di Carry-le-Rouet, Francia, vicino Marseille. Il suo manager, Clifton Henderson, ha comunicato che era malata da tempo ma non ha specificato alcuna causa relativa alla morte.
Il suo vero nome era Eunice Waymon ed era nata il 21 febbraio 1933, a Tryon, N.C.. E’ cresciuta cantando in un coro di chiesa e studiando piano col quale spesso si accompagnava. Ha poi studiato alla Juillard School ma poi si trasferì a Philadelphia.
Sempre in prima fila per la difesa dei neri: emblematico il brano “Mississippi Goddam”, dura risposta all’omicidio dell’avvocato dei diritti civili Medgar Evers, “Young, Gifted and Black” e “Four Women” sulla sofferenza delle donne africane.
Nota al grande pubblico per interpretazioni di brani come “I Love You, Porgy” ma soprattutto per “My Baby Just Cares For Me”, ha avuto uno stile inconfondibile derivato da influenze soul, rhythm & blues, blues oltre che jazz. Grandi cantanti come Aretha Franklin e Roberta Flack, hanno sempre dichiarato di essersi ispirate a lei. Lei stessa afferma, nella sua biografia “I Put a Spell on You”: “Dovrei essere considerata una folk singer perchè ci sono più folk e blues che jazz nel mio modo di cantare e suonare.“
All’età di settant’anni è morta a Carry-le–Rouet, nel sud della Francia, dopo una lunga malattia, Nina Simone, una delle cantati afroamericane più importanti del Ventesimo secolo.
Nata a Tryon (North Carolina) con il nome di Eunice Kathleen Waymon, fin dall’età di quattro anni inizia a suonare il pianoforte con il sogno di diventare una concertista di musica classica, ma l’America razzista degli anni ’30 e ’40, la obbligarono a cambiare i suoi piani. Divenne, così, insegnante e successivamente accompagnatrice delle lezioni di canto all’Arlene Smith Studio di Philadelphia. Bisogna arrivare fino al 1954 per vederla esordire davanti al pubblico in un locale di Atlantic City. Poco dopo inizia anche a cantare e da allora comincia la sua straordinaria carriera di vocalist: da Bertolt Brecht/Kurt Weill a George Gershiwin, da Jacques Brel ai Beatles, da Cole Porter agli Animals, Nina Simone, si costruisce con gli anni un repertorio che spazia in tutti i generi della ‘popular music’ (e non solo). Il suo successo maggiore lo ebbe con il brano My Baby Just Care For Me .
Schierata in prima linea negli anni del Black Pride (scrisse contro la disuguaglianza razziale la durissima Mississippi Goddam ), ebbe molti problemi con la giustizia statunitense per la sua militanza e per essersi rifiutata di pagare le tasse per protesta contro la guerra in Vietnam. (r.s.)
Addio a Nina Simone, grande regina del soul
Eunice Kathleen Waymon era il suo vero nome. È stata una delle voci più personali della musica popolare americana.Ha inciso decine di album. Nel suo repertorio Brecht e Weill, Brel, Gershwin, Cole Porter, ma anche i Beatles e gli Animals
di ERNESTO ASSANTE
ROMA – Nina Simone, una delle più grandi cantanti afroamericane del Ventesimo secolo, è morta ieri, all’età di settant’anni. Da molto tempo viveva nella Francia meridionale. La sua è stata una delle voci più personali della musica popolare americana, quella di una autrice ed interprete che, senza aderire alle mode, alle tendenze del mercato, marcando sempre la sua assoluta e testarda indipendenza, ha attraversato mezzo secolo di musica con incredibile forza.
Eunice Kathleen Waymon, era nata il 21 febbraio del 1933 a Tryon, nel Nord Carolina, sesta di otto figli ed aveva mostrato subito il suo prodigioso talento musicale, suonando il pianoforte e cantando in chiesa. La madre la spinse sulla strada della musica e Eunice per mantenersi agli studi alla Julliard School of music di New York (rara opportunità per una ragazza di colore negli anni ’50), iniziò a suonare nei club di New York. Pian piano iniziò a mettersi in luce, sviluppando uno stile vocale personalissimo.
Le prime incisioni della giovane cantante e pianista sono della fine degli anni Cinquanta ma ci vuole poco alla Simone per arrivare addirittura a scalare le classifiche di vendita con una splendida versione di “I love you Porgy” di George Gershwin. Non erano le classifiche, comunque, l’obiettivo della sua carriera ma la musica, tutta la musica, con la quale viveva, respirava, comunicava con il mondo intero. E mentre nel mondo si affermavano il rock’n’roll, il ryhthm’n’blues, il cool jazz, lei iniziava quello straordinario percorso musicale, obliquo e singolarissimo, che l’ha portata a dominare le scene per oltre cinquant’anni. Il jazz è stato uno degli elementi importanti del suo repertorio, così come il blues, gli spirituals, il folk, le canzoni della grande tradizione americana e internazionale, mescolate insieme con uno spirito, una passione ed una forza comunicativa davvero uniche.
Regina del “soul”, quindi, capace di trasformare jazz, pop e canzone in musica dell’anima, di cantare e suonare brani suoi o di altri in maniera originale, Nina Simone ha registrato le sue cose migliori alla metà degli anni Sessanta, quando la sua energia e la sua tenerezza trovarono un magico equilibrio, sostenendo le sue interpretazioni con uno stile pianistico che non era secondo a nessuno.
Negli stessi anni Nina Simone si schierò in prima linea nelle battaglie per i diritti civili, scrivendo alcune canzoni diventate memorabili, come la durissima “Mississippi Goddam”. Prolifica come pochi (tra gli anni ’60 e ’70 ha inciso diverse decine di album), Nina Simone ha avuto nel suo repertorio bellissime interpretazioni di Brecht e Weill, di Jacques Brel, di George Gershwin e Cole Porter, ma anche dei Beatles, degli Animals. Poteva cantare non tutto ma di tutto, e rendere ogni canzone una “sua” canzone, così come fece con la leggendaria “My baby just cares for me”, scritta da altri. Ma anche alcune delle sue composizioni sono passate alla storia, come la bellissima “Young, gifted and black”, portata al successo da Aretha Franklin.
(22 aprile 2003)
Dopo numerosi album di black music ispirata al jazz, l’artista nel 1964 prende la strada della canzone di protesta e scrive “Mississippi Goddam!”, dedicata all’uccisione di un leader dei diritti civili e di quattro ragazzi di colore in due diversi attentati. Il pezzo diventa uno dei momenti-chiave dei suoi concerti e spinge la Simone a insistere su quella via; dal 1966 al 1969 vengono ancora “Four women”, ritratto di quattro donne nere, “I Wish I Knew (How It Would Feel To Be Free)”, “Why? (The King Of Love Is Dead)”, ispirata all’assassinio di Martin Luther King, e “Revolution”.
L’atteggiamento dell’artista nei confronti del pubblico spesso provocatorio, contribuisce provocarle molte antipatie; la sua musica, poi, non e’ quasi mai di facile consumo, al confine tra il blues, il jazz, il soul, il folk e il pop, con riferimenti anche alle radici della musica africana. Nel suo repertorio, tra l’altro, personali versioni di “Don’t Let Me Be Misunderstood” e “I Put A Spell On You” accanto a temi di Dylan, Cohen, Brel, Seeger, Bee Gees; tutto e’ modellato secondo il suo inimitabile stile, con essenziale gioco pianistico e una canto legato al gospel e al jazz-blues, non privo di ironia e aggressivita’.
L’attivita’ di Nina Simone e’ prevalentemente concertistica e, di conseguenza, la discografia comprende diversi, significativi album live. Black Gold (RCA 1970 USA) ha una splendida sequenza di brani di varia origine mentre in Emergency Ward! (RCA 1972 USA) Nina punta soprattutto sul repertorio di George Harrison, aggiungendo parole sue a “My Sweet Lord” (cantata in coppia col fratello Sam Waymon) e “Isn’t a Pity”. Dopo un ottimo It Is Finished (RCA 1974 USA) che contiene “The Pusher” (Steppenwolf), nel 1974 la Simone abbandona per qualche anno il mondo discografico, lasciando poche notizie di se’. Ritorna nel 1978 con un album brillante, che prende il titolo da una celebre canzone di Randy Newman. Poi, salvo qualche sporadico concerto, si eclissa di nuovo, fino agli ’80.
Nel 1987, grazie anche ad uno spiritoso video clip, la Simone torna prepotentemente nelle classifiche inglesi con “My Baby Just Cares For Me”, una sua incisione di quasi trent’anni prima. L’interesse suscitato anche nel nostro paese dal “nuovo” hit (che rimane peraltro episodio isolato) la porta sulla scena a Milano (novembre 1988), dove ottiene buoni consensi di pubblico e critica. Nel frattempo si moltiplicano antologie e ristampe dei suoi dischi. Nel 1989 la Simone e’ coinvolta nel progetto Iron Man di Pete Townshed e torna in studio per il controverso Nina’s back (Jungle Friend 1989 GB).
Grandissima interprete di un repertorio di difficile collocazione (infatti si contano riletture del suo songbook da parte di artisti di varia estrazione come Mary Coughlan e Nick Cave), comunque sempre orientato tra blues e jazz, Nina Simone (n. 1933, USA, vero nome Eunice Wymon [sic]) negli ultimi anni diminuisce di molto le sue apparizioni pubbliche, selezionando solo gli inviti piu’ prestigiosi. Dopo i fasti degli anni Sesssanta, torna al successo su vasta scala nel 1987 con la riedizione [sic] della famosa “My Baby Just Cares for Me”, che in poco tempo scala le classifiche britanniche. Tale evento comunque non contribuisce ad aumentare la sua attività discografica, e infatti per un nuovo lavoro bisogna attendere il 1989 con Nina’s Back,del resto accolto in maniera contrastante, poi seguito da Live & Kickin’, performance live peraltro registrata qualche anno prima al Circle Theatre di San Francisco, dove la Simone spazia in un vasto repertorio che cita, fra gli altri, Bessie Smith (“Sugar in my Ball” [sic]) e George Gershiwn (“Porgy”). Finalmente nel 1993 giunge A Single Woman, album di studio segnato da un tono easy listening che porta la cantante ad affrontare arrangiamenti fin troppo levigati e di maniera.
Enciclopedia Rock. Anni 60 (Arcana, 1985)
Enciclopedia Rock. Anni 70 (Arcana, 1987)
Enciclopedia Rock. Anni 80 (Arcana, 1989)
Enciclopedia Rock. Anni 90 (Arcana, 1997)
Addio a Nina Simone, voce jazz del “Black pride” Si è spenta in Francia dopo una lunga malattia, Nina Simone, grande interprete jazz e soul degli anni Sessanta e Settanta. Fu interprete di Gershwin e Brel ma fu anche una “pasionaria” contro il razzismo in Usa ![]() |
PARIGI – E’ morta a Carry-le–Rouet, nel sud della Francia, dopo una lunga malattia, Nina Simone, 70 anni compiuti lo scorso 21 febbraio. Al secolo Eunice Kathleen Waymon, fu una grande artista jazz (interprete anche di Gershiwn) e soul ma fu a lungo impegnata anche nelle battaglie civili e si fece portavoce del Black pride , pasionaria contro la disuguaglianza razziale. Anzi, dopo aver vissuto una vita negli Usa, lei che era nata nella Carolina del Nord, e dopo aver cantato canzoni di protesta contro il razzismo americano come Mississippi Goodman e To be Young, Gifted and Black, nel 1973 Nina decise di trasferirsi prima in Africa e poi in Europa. “Come persona di colore ho pagato un prezzo salato per combattere l’establishment”, diceva. Nel 1998 aveva detto durante un’intervista: “Oggi la disuguaglianza sociale in Usa è peggio di prima”. Anche la sua carriera di musicista fu condizionata dal colore della pelle: suonava pianoforte dall’età di 4 anni e avrebbe voluto fare la concertista classica ma l’essere afro-americana glielo impedì. Così nel 1954 iniziò a cantare il jazz accompagnandosi con il piano. Il picco del successo lo raggiunse negli anni Sessanta e Settanta. Tra i suoi pezzi, famoso “A single woman” e, dopo aver incontrato la musica di Brel a Parigi, le riletture di Ne me quitte pas e poi Il faut savoir.(22 APRILE 2003, ORE 8:45) |
Nata Eunice Waymon nel 1933 da una predicatrice del North Carolina, la cantante diventa Nina Simone nel 1959 quando coglie il suo primo successo con una smorzata e dolente versione di I loves you Porgy di Gershwin. L’ecletticità del repertorio, la tonalità scura e fremente del canto e il suggestivo accompagnamento del piano che ha imparato a suonare quando aveva otto anni, la fanno notare. Ma Nina Simone non è un personaggio facile: scontrosa nella vita come in scena, personalissima e “difficile” anche quando esegue gli standard più banali, è la classica artista di culto.
Questo ottimo greatest hits propone dieci brani memorabili, che danno modo di assaporare le sue rare doti di interprete, il suo contralto maestoso e minaccioso, sottilmente malinconico o sarcastico. Pirate jenny e I loves you Porgy ci sono, assieme al palpitante gospel Sinnerman, all’afrobeat See-line woman, al classico del rock Don’t let me be misunderstood (la sua esecuzione, a onta di un’orchestrazione pomposa e datata, è da far diventare verde per l’invidia Joe Cocker), al magniloquente country di Van McCoy Break down and let it all out, al tema da film Wild is the wind reso con intenso trasporto e al sinistro gioiellino I put a spell on you di Screamin’ Jay Hawkins. Ma pezzi forti sono due composizioni di Nina Simone, Mississippi goddam che dietro l’andamento della cabaret-song nasconde un testo sferzante (<<Ho i cani alle calcagna/Qui le scolarette sono in prigione/ Un gatto nero mi attraversa la strada/Accidenti al Mississippi e all’Alabama>>) e l’inarrivabile Four Women, ritratto di quattro donne nere sconfitte dalla vita che fa venire i brividi.
Artista essenzialmente live, Nina Simone ha inciso decine di album eccellenti. Negli anni ’60 vanno ricordati almeno Forbidden fruit (Colpix, 1961), Sing Ellington (Colpix, 1963), In concert (Philips, 1964), Broadway-blues-ballads (Philips, 1964) Sings the blues (Philips, 1967) e To love somebody (Rca, 1969). Degli anni ’70 sono degni di nota Black gold (Rca, 1970), Heres comes the sun dedicato al repertorio di George Harrison (Rca, 1971), Pure gold (Rca, 1978) e Baltimore (Cti, 1978). Recente è il buon live Let it be me (Verve, 1988) che a dispetto della precaria forma fisica (leggi: alcool) la vede ancora interprete apprezzabile. Artista difficile da catalogare, Nina Simone incorpora nel suo canzoniere, oltre ai classici della black music, autori come Bob Dylan, Randy Newman, Leonard Cohen e Jacques Brel.
Roberto Casalini, Paolo Corticelli, Oscar Mondadori 1989
da L’Unità:
Misteriosa, inavvicinabile, eclettica. Nina Simone adesso è eterna. La grande cantante e pianista americana è morta domenica, il giorno di Pasqua, nella sua patria d ‘ elezione, la Francia. Aveva compiuto settant ‘ anni a febbraio. Settant ‘ anni di grande arte senza maestri. Forse, lei, senza saperlo, è stata una delle ultime grandi maestre del jazz, anche se in pochi, almeno finché è vissuta, erano disposti a riconoscerglielo. Adesso, forse, come spesso accade, Mina entrerà nel mito. Sebbene, a ben guardare, lo è da sempre, da quando incise quella versione di My Baby Just Care for Me. Un icona musicale entrata nel cinema, nella pubblicità, un po ‘ come la smorfia esagerata di Louis Armstrong.
Eppure molto presto, in quella ragazza non bella venuta a New York della Carolina del Nord all ‘ inizio degli anni Cinquanta, si era vista brillare la fiamma del genio. Si chiamava Eunice Kathleen Waymon, più tardi sarebbe diventata Nina Simone. Imbrociata, studiosissima, quasi virtuosa sul pianoforte. I suoi genitori frequentavano la Chiesa Metodista, l ‘ avevano educata alla musica. A quattro anni suonava già il pianoforte e qualche anno dopo si divertiva all ‘ organo. Quando si iscrive alla prestigiosa Julliard School di N ‘ ew York è un piccolo prodigio. Ma è la voce, che emergerà di lì a poco, lo scrigno magico che le permetterà di spiccare il volo. Uno strano contralto, il suo, dal timbro scuro come tabacco, caldo, possente, senza apparenti modelli. Un inesorabile senso per il blues, che veniva dritto dalle sue origini familiari ma che nello studio si era evoluto in forma tutta sua. Quel modo un po ‘ barocco di porgere le frasi, sia sul pianoforte – che poi, nella maturità, sarà ridotto all ‘ essenziale. Ma soprattutto nel canto, declamatorio, quasi recitativo, enfatico, eppure internissimo, struggente. E ‘ Atlantic City, quella che l ‘ america di allora considerava la capitale del vizio, a vederla debuttare, come pianista, nel 1954. E per caso, sollecitata dal pubblico, Nina si mette a cantare. Caso strano, è lo stesso destino che, qualche anno prima, era toccato a Nat King Cole. Sofisticato, lezioso, elegante pianista che però avrebbe trovato il successo cantandosi i pezzi da sé e non più accompagnando gli altri. Nat Cole che fu, per altro, tra i modelli più tardi confessati di Nina Simone. Quello di Atlantic City non è ancora il successo, ma è l ‘ inizio di una attività che, poco a poco, incalza. Fino al 1957, anno in cui, a New York, quella che ormai tutti conoscono come Nina Si-mone, inizia a registrare dischi con l ‘ etichetta Bethlem. E il primo grande successo glielo regala George Gerswhin. La sua è infatti una magniloquente, per nulla sentimentale versione di / lave you Porgy, la struggente ballata di Porgy and Bess che, nello stesso periodo, stava rileggendo in modo altrettanto nuovo anche Miles Davis. Il suo modo di intepretare i song è aspro, lontano dall ‘ elegia delle grandi colleghe che in quella fase storica spadroneggiano, soprattutto Sarah Vau-ghan, alla quale, in modo errato, Nina viene paragonata. Non per le doti vocali, bensì per il temperamento vulcanico, estremamente infiammabile. Un caratteraccio, insomma, che comincia a condizionarne la carriera. Storie, spesso leggende cominciano ad accompagnarla. E ‘ un fanstama,
uno spettro che la segue, talvolta non completamente irreale, che l ‘ accompagna fino alla morte. Fino a che, negli Sessanta, infatti, abbandona gli Stati Uniti. Prima sceglie le isole Barbados, poi, grazie all ‘ amicizia con la grande cantante sudafricana Miriam Makeba, compie anche lei il «grande ritorno» in Africa, scegliendo la lontana, difficile Liberia. E poi, siamo già negli anni Settanta, trova nel sud della Francia, lontana mille miglia dal business musicale, la sua vera patria d ‘ adozione. Nel frattempo ha fatto altri dischi e ha soprattutto allargato il suo repertorio, non solo al blues delle origini, ma anche a canzonieri lontanissimi dal jazz come quello di Bob Dylan. Gli anni Settanta, eprò invece di essere quelli del raccolto, sono forse quelli più diffìcili per la cantante. Viene accusata di frode fiscale negli Stati Uniti: si allontana dalla musica, le sue uscite si diradano. Nelle interviste sputa fuoco contro tutto e tutti. Anche sui francesi che l ‘ hanno accolta. «Sono terribili – dichiara in una di queste -anche se mi amano molto. E soprattutto mi rispettano». E qui, seduta al piano, in rari, raccoltissimi concerti, le escono nuovi gioielli, che testi-
moniano di una curiosità culturale unica, come la meravigliosa versione di Ne me quittes pas di Jaquel Brel, autore per il quale nutre una sincera venerazione. E ‘ il lato profondamente umano di questa enorme cantante, di questo temperamento sanguigno, di una questa voce larga come un cielo aperto. Una voce oggi tutta da riscoprire e da assaporare.
I suoi squarci di blues ai limiti estremi del cuore
Francesco Màndica
Eravamo tanti, seduti, un po’ impettiti, un po’ impauriti, perché meno di un anno fa fece la sua comparsa, un’ultima volta, Nina Simone per un concerto nel nuovo auditorìum di Roma.
In una strana conferenza stampa, a metà fra il bordello e l’esame di maturità, Nina Simone era attorniata da lacchè e una specie di famìglia allargata, in una apoteosi matriarcale continuava a sventolarsi con il suo bastone-ventaglio, fumava con ingordigia, beveva qualcosa di troppo forte per quell’ora, pretendeva domande intelligenti, a cui molto spesso non dava risposta. Pretendeva di essere chiamata Doctor Simone perché per una nera come lei avere una laurea era vanto e orgoglio. Ancor prima di vederla ci furono raccomandazioni. Mai chiamarla Nina, non vi permettete. Eppure la sua è sempre stata ima lotta contro le discriminazioni, contro le barriere. La sua musica, promiscua, fra reminiscenze da pianista classica e squarci di blues al limite del cuore non era più la stessa. Ma il ricordo teneva in piedi lei e noi, colpiti da una strana deferenza, quella che si concede al capo di stato. È lei era una regina in turbante, una disfatta divinità della negritudine che ci concedeva l’ultima intervista, l’ultima occasione per vederla dal vivo. Il concerto fu per molti, compreso chi scrìve, una cocente delusione: suonò poco e male parlando continuamente con il suo staff nelle retrovie, chiedendo ad alta voce quanto mancasse prima dell’ultimo brano. Il gruppo, stonato e cadente, era metà la banda dell’esercito della salvezza, metà una ciurma ammutinata; ma bastava guardarla sulla prua del pianoforte, antipatica come sempre, perché chi ha quel piglio non lo perde mai. Perché la grande lezione di Nina Simone è stata proprio questa: ripristinare l’orgoglio nero, dare voce alle donne, costruire una mitologia personale che potesse aiutare anche gli altri, non solo il suo conto in banca. Ci è riuscita, come bofonchiava nelle ultime battute della conferenza stampa: è riuscita ad aiutare una generazione di cantautrici che altrimenti non avrebbe avuto alcuna possibilità. Ma non era solo un osso duro, il suo amore per gli uomini, quello del celebre adagio My baby just cares for me sembrava intaccarle l’epidermide, giù fino al diaframma. Il suo urlo non era disperato, composto semmai, per non darla vinta. «Il mio uomo non guarda le altre/ non va a giocare ai cavalli/non si perde in chiacchiere/il mio uomo pensa a me». Alterigia, non spocchia, cipiglio, con ironia. Queste piccole prove in bilico fra crudeltà sentimento l’hanno resa simbolo intoccabile, hanno creato una tradizione, forse fino a lambire uno stereotipo: è stata la prima vera diva nera, senza la fragilità tossica di Billie Holiday, senza la bellezza iconoclasta di Josephine Baker. Con il grugno Nina Simone ha creato la diva nera, in un mondo dove gli autobus erano ancora divisi in scompartimenti e le piantagioni ài cotone non erano roba da telefilm revanchista. Oggi una schiera di signorine con i capelli afro e la voce miagolante le deve davvero tutto.
Le note stanche della ‘ stregona ‘ Nina Simone Tutto esaurito all ‘ Auditorium di Roma per la “sacerdotessa del soul”, ormai troppo anziana e provata per sostenere un concerto come quelli a cui deve la sua leggenda. Tanti gli applausi, più per lei che per la musica | |
di Alba SolaroIl carisma non le manca certo. Quanti altri potrebbero permettersi di arrivare sul palco con in mano uno “scopino” da stregone africano, e agitarlo in aria ottenendo in cambio scrosci entusiastici di applausi? L ‘ ironia, anche, non le fa difetto: a una spettatrice che dal fondo della sala le chiedeva a gran voce di cantare Lilac Wine, imperturbabile ha replicato: “What? Wine? Yeah, I like red wine. And I adore champagne”.(Mia annotazione:forse Nina Simone sta solo, con ironia, incarnando il mitologema del vecchio stolto. P.F.)Per lei, Nina Simone, “the High Priestess of Soul”, il nuovo Auditorium di Roma era tutto esaurito domenica sera. Un pubblico da grandi occasioni (Nicola Piovani e Pietro Folena, tra i vari vip in plaeta), accorso per curiosità, passione, voglia di tributare omaggio a questa 70enne musicista di culto che non porta bene i suoi anni, che cammina a fatica e a fatica procede attraverso le poche canzoni di un concerto che appare come la pallida citazione della grandezza di un tempo. La bravura di Nina Simone, la sua forza, la sua intensità, la sua anima blues e la sua irriducibile voce “contro”, sono documentate in numerose incisioni live (il cuore della sua produzione discografica). Chi fosse andato all ‘ Auditorium con la speranza di rivivere quelle emozioni, si è dovuto accontentare di applaudire il personaggio, non la musicista.E infatti, il “personaggio” Nina Simone c ‘ è tutto, imprevedibile e inafferrabile come sempre. “Non sono mai scesa a compromessi per il successo, mai!”, aveva ribadito venerdì pomeriggio, all ‘ incontro coi giornalisti, con energia e un senso quasi di sfida. Il business musicale non la spaventa, il pubblico non la intimorisce, la musica per lei è anche fisicità, i tasti del pianoforte, il blues, la sua voce, quell ‘ incredibile tonalità agrodolce che il tempo non è riuscito a corrrompere. Non la preoccupa più di tanto la spalla dell ‘ abito di strass blu e neri che le scende giù mentre suona, non si imbarazza per aver dimenticato il nome dei suoi musicisti proprio mentre li sta presentando, o per doversi voltare e chiedere al chitarrista la tonalità di un brano. Il gruppo, un quartetto non eccelso, probabilmente arruolato per l ‘ occasione, è palesemente diviso tra l ‘ orgoglio di doverla accompagnare e la disperazione di dover andare dietro ai suoi cambi repentini di scaletta.Black Is The Color of My True Love ‘ s Hair lascia il passo ad uno spiritual tradizionale, quindi a sorpresa si lancia in Here Comes The Sun dei Beatles (di George Harrison, per essere più precisi), e infine, in piedi, incita il pubblico a cantare con lei See-Line Woman. Esce sulle note di So What di Miles Davis per dar modo ai suoi musicisti di far (deludente) sfoggio delle loro capacità, quindi ritorna, sempre lentamente, sorretta dal suo assistente, per rimettersi al pianoforte e snocciolare alcune delle sue perle: I Loves You Porgy, Mississippi Goddam, I Want a Little Sugar In My Bowl e Four Women. Al termine di ogni canzone agita il suo scopino da stregone, e il pubblico la innonda di applausi. A metà dello show, lei si gira verso le quinte: “Quanto manca? Ancora venti minuti? Oh, Gesù”, esclama sorniona. E giù, altri applausi.Ma non basta il carisma a dar senso ad una serata che appare più un tributo, che un vero e proprio concerto. E che lei chiude in fretta, cantando My Baby Just Cares For Me quasi di corsa, come per liberarsi di qualcosa che gli altri si aspettano ma che a lei non dice più molto.E non dà soddisfazioni a nessuno: niente bis, nessuna delle canzoni chieste dal pubblico. “Continuate a comprare i miei dischi, e tornate a sentirmi la prossima volta”, saluta, prima di scomparire dietro le quinte. E i fan vanno via, dopo l ‘ ultimo applauso, con l ‘ intima convinzione che sarebbe meglio non ci fosse una prossima volta, per il bene stesso della grande Nina Simone. |
Nina Simone, arriva la regina soul E ‘ un monumento vivente della musica afroamericana, cantante dall ‘ inimitabile voce agrodolce. La vedremo dal vivo all ‘ Auditorium di Roma. Donna di poche parole, oggi ha eccezionalmente incontrato i giornalisti | |
di Alba SolaroLa cosa che Nina Simone desidera fare a Roma, dove è arrivata per lo straordinario concerto che la vedrà protagonista al nuovo Auditorium domenica 5 maggio, manco a dirlo è: “Poter vedere il Papa”. Lo dice senza ironia, questa signora di 69 anni che è un monumento vivente della musica afroamericana, una regina del soul dall ‘ inimitabile voce agrodolce che gli italiani hanno imparato a conoscere qualche anno fa con la riscoperta della sua My Baby Just Cares For Me, ma che si porta dietro ben altro.Cantante, pianista, si è guadagnata l ‘ ammirazione dei grandi del jazz, in 40 anni di carriera ha inciso decine di album, è stata una voce importante della protesta afroamericana. Il suo arrivo a Roma è diventato un piccolo grande evento. I biglietti sono andati esauriti in poche ore. L ‘ ufficio stampa è sommerso di richieste. E l ‘ incontro con i giornalisti fissato per venerdì pomeriggio ci ha colti quasi di sorpresa, perché la signora, anzi, Dr. Nina Simone, come pretende di farsi chiamare con curioso vezzo in onore alla sua laurea, di interviste non ne concede quasi mai. Non ha un carattere facile, dr. Simone. Ma se lo può permettere.Come ha scelto le canzoni che porterà in concerto? Qualcuna l ‘ ho presa dal passato, altre sono più recenti.In scaletta ci sono anche due brani di Miles Davis, che lei ha conosciuto: “Milestones” e “So What”. Le fa abitualmente, o si tratta di un omaggio? No, non è un omaggio.Cosa rappresenta per lei il blues oggi? La gente lo ama ancora? Sì, lo amano sempre. Il blues è alle radici della musica della mia gente, pensi a John Lee Hooker, che ha vissuto fino a ottant ‘ anni e ha continuato a suonare il blues fino al giorno in cui è morto…I suoi sentimenti fortemente anti-americani la portarono a lasciare il paese anni fa. Da allora, le cose sono cambiate? Può scommetterci che no, in questi quarant ‘ anni niente è cambiato.Eppure lei si è in qualche modo riconciliata con gli Stati Uniti, di recente vi è persino tornata. E ‘ vero, sono stata a New York per prendere parte ad un concerto di beneficenza a favore di Rainforest, c ‘ erano Sting, Elton John, Patti Labelle e molti altri. E ‘ stata la prima volta in 40 anni che ho passato una serata divertente negli Stati Uniti.Cosa pensa della campagna in atto in America per risarcire le vittime dello schiavismo? Quaranta acri di terra e un mulo per tutti gli afro-americani.Intende dire che la considera tutta una farsa? Non ho detto questo. Voglio dire che questo è quello che ci è dovuto.Nel suo repertorio ci sono curiosamente più omaggi ad artisti bianchi (Dylan, Seeger), che ad artisti neri, come mai? Perché i bianchi sono i padroni dell ‘ America.Ma gli artisti neri stanno conquistando sempre più spazi e potere nello show business, basti pensare agli attori che hanno vinto l ‘ ultimo Oscar… Certo, e sono orgogliosa di loro. Halle Berry e Denzel Washington meritavano sicuramente di vincere, ma ce ne sono tanti altri che l ‘ avrebbero meritato e continuano a rimanere nell ‘ ombra.Cosa pensa dei musicisti rap e hip hop? Conosco solo Lauryn Hill, degli altri non so nulla.Alicia Keys? Non mi piace.Ha mai ascoltato la versione che Jeff Buckley ha inciso della sua “Lilac Wine”? Mi dispiace ma non conosco questo nome, ho invece ascoltato la versione che Kate Bush ha fatto della stessa canzone. Cosa ne penso? Orrenda.Lei ha esercitato e continua ad esercitare una profonda influenza sulle giovani generazioni di musicisti… E ‘ un dovere. E ‘ mio compito cercare di aiutare la mia gente finché vivo, con la mia musica, con le mie canzoni, che sono vere, che hanno sempre un senso e nascono dalla realtà, dalla vita, non dalla finzione.Che idea si è fatta dei giovani musicisti afro-americani? Una tragedia. Non conoscono le canzoni di protesta, non sanno niente della musica popolare. Li senti suonare ogni genere di musica, soul, blues, pop, ma non sanno nulla della loro storia.Ci può fare il nome di un musicista con cui ha lavorato che le abbia lasciato un ricordo particolare? Ve ne faccio due, di nomi: Al Robinson e Oscar Peterson, uno straordinario musicista, dotato di una tecnica strabiliante, più di chiunque altro nel jazz.Ma il suo primo amore è stata la musica classica… Bach è il primo musicista che io sia riuscita a comprendere, poi sono venuti Hayden, Chopin…E oggi, chi le piace ascoltare? Maria Callas, quando canta Vissi d ‘ arte… E il contralto Marian Anderson, quando canta gli spiritual.Ha in progetto di fare un nuovo album? Sì, ci sto lavorando con il duo Ashford & Simpson; abbiamo scritto insieme quattro delle nuove canzoni, loro parteciperanno anche cantando, e Ashford produrrà il disco.Ha rinunciato alla cittadinanza americana tanto tempo fa, e ora vive in Francia, per la precisione in Provenza. Ha preso la cittadinanza francese? L ‘ avanzata della destra razzista di Le Pen non la preoccupa? Io sono una cittadina afro-americana che vive in Francia da sette anni, ma non prenderò mai la cittadinanza francese, perché la mia unica cittadinanza è quella afro-americana. Le Pen? Non mi piace.C ‘ è qualcosa che sogna di fare? Cantare a bordo di una grande nave. E andare a Honk Kong. I cinesi conoscono la mia musica, hanno pubblicato anche in Cina il mio album Young, Gifted And Black .Come trascorre il suo tempo? Ascolto musica classica. E dormo molto. Perché lavorare per quarant ‘ anni non è uno scherzo, e io ormai sono molto stanca.Domenica 5 maggio Nina Simone sarà in concerto al pianoforte e voce accompagnata da Nina Simone, Luis Robinson, Tyrone Jones, Luis Jardin e Javier Collados. Questa la scaletta dei brani:Intro: Milestones Black Is The Color of my True Love ‘ s Hair Every Tme I Feel The Spirit Do I Move You See-Line Woman So What Why? (The King of Love is Dead) I Loves You Porgy Mississippi Goddam I Want a Little Sugar in my Bowl Four Women Ne Me Quitte Pas My Baby Just Cares For Me |
mi scrive Gianni del Savio:
“Life happens while you are busy making other plans” (cioè, “La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti”).
Questo lo ha detto John Lennon (in inglese, naturalmente) e noi, decisamente, lo condividiamo perchè l’idea di questa serata è nata mentre tutti quelli che vi contribuiranno, erano impegnati a fare altro, di musicale, si intende.
Poi, caso vuole che Gabriella D’Amico (cantante), Cristiano Da Ros (contrabbassista) e Gianni Del Savio (giornalista, scrittore, storico della musica black e autore del libro “Nina Simone: Il piano, la voce e l’orgoglio nero”) si incontrino e si piacciano reciprocamente, e che a quel punto le idee, gli sguardi, i desideri si incontrino e convergano verso un unico, comune obiettivo: rendere omaggio ad una delle più grandi cantanti nere, icona del jazz e non solo: Nina Simone.
sito del GARAGE MOULINSKI:
https://albalzani.wixsite.com/ilmiosito
pagina facebook:
https://www.facebook.com/pg/garagemoulinski/about/?ref=page_internal
Ricordo: quando ho saputo di Nina Simone
La mattina dell’8 dicembre 1969 ero a Padova in un corridoio del palazzo dell’Università, il Palazzo de Bo’. Allora la sede del corso di laurea in matematica era lì, ed io ero appunto iscritto a quel corso di laurea.
Quel giorno dovevano cominciare le lezioni di Algebra. Ero con un gruppetto di altri studenti, in attesa che il bidello ci indicasse l’aula dove si sarebbe svolta la lezione.
Eravamo una dozzina di ragazzi e ragazze, parlavamo poco tra di noi perché non ci conoscevamo. Il più intraprendente era un ragazzo, che poi avrei saputo che veniva da Ancona e si chiamava Paolo. Lui aveva attaccato discorso con una ragazza minuta e carina, che veniva da Merano.
Nella noia dell’attesa voleva fare conoscenza, le aveva chiesto come si chiamava, da dove veniva e a un certo punto le chiede se quella sera avrebbe ascoltato il concerto di Nina Simone alla radio.
Nina Simone. Avevo già vagamente sentito quel nome, forse in relazione ad un gruppo rock inglese, gli Animals, che si diceva avessero ripreso alcuni brani da lei. Non sapevo altro, non sapevo chi fosse, non l’avevo mai sentita cantare. Per qualche motivo, quel nome mi rimase nella mente. (Anni dopo ho saputo che in effetti il 3 novembre di quell’anno Nina Simone aveva tenuto un concerto al teatro Sistina di Roma, e che quell’8 dicembre il concerto sarebbe stato appunto diffuso radiofonicamente.)
Il tempo passa e circa 15 anni dopo frequentavo per lavoro un casa editrice di Milano, si chiamava Arcana, che stava pubblicando una Enciclopedia Rock in vari volumi. Nell’introduzione Riccardo Bertoncelli, il curatore, scriveva che l’intenzione dell’enciclopedia era pubblicare le discografie complete dei cantanti citati.
Poi continuava “è bene però lasciare un certo margine di dubbio: non possono celarsi segreti in una biografia degli Zeppelin o dei Doors ma i LP di Nina Simone chi può essere certo di conoscerli tutti?”.
Ecco quel nome che tornava, Nina Simone. A quel punto decisi che volevo sapere tutto di lei. Era il 1985. Piano piano, uno ad uno, inizio a comperare i suoi dischi nei vari mercatini italiani ed europei che frequentavo. Negli anni la raccolta è cresciuta e oggi tra CD e vinili ho circa 500 titoli e un database su Internet dedicato a lei: tutte le sue canzoni, tutte le sessioni, tutti i dischi, tutte le notizie e le foto che potevo recuperare, e ancora aggiungo, correggo, miglioro.
È andata così. Tutto per quel nome di fata che avevo sentito nel 1969 in un corridoio del Palazzo del Bo’ a Padova.
Tutti conoscono l’artista Nina Simone, pochi la bambina che è stata. Alice Brière-Haquet et Bruno Liance per raccontarne la storia hanno avuto la brillante idea di realizzare un bellissimo libro illustrato di 40 pagine, completamente in bianco e nero, partendo proprio dall’infanzia della cantante
Jazz is a white term to define black people. My music is black classical music.
Nina Simone
Nina racconta la storia di una delle più grandi voci del jazz. Nel libro, composto in rima come una canzone, Nina Simone ripercorre insieme alla figlia Lisa la sua vita, l’amore per la musica, le battaglie per l’uguaglianza. Le sfumature delle tavole – che esplorano tutte le gradazioni del grigio – diventano contrasti in bianco e nero sulla tastiera del pianoforte suonato dalla piccola Nina Simone. “Nella musica non esistono colori. / Non c’è che un ritmo / Non c’è che un cuore. / Babum / Babum / Un battito al secondo / uguale in tutto il mondo”. Il libro si apre con i versi in lingua originale (tradotti in fondo al volume) che la grande musicista statunitense ripeteva alla figlia quando era ora di andare a dormire, e prosegue con un lungo racconto-ninnananna sul senso della musica e delle…
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dai tempi dei blog su Splinder, fine anni ’90
«Pensa a 25 libri che hanno avuto un così profondo effetto su di te da cambiare la tua vita o il modo in cui guardi ad essa. Ti hanno trascinato a fondo e rapito per giorni, settimane, mesi, anni. Sono i libri che potresti usare per identificare tempi, luoghi, persone, emozioni. Quando hai finito,”tagga” altre 25 persone, me incluso. Sii certo/a di copiare e incollare questa parte così che tutti sappiano che cosa fare»
MONTAIGNE MICHEL DE, a cura di Fausta Garavini, saggio introduttivo di Sergio Solmi, SAGGI, ADELPHI EDITORE, 2007, p. 1586
BRUN – LAMBERT DAVID, NINA SIMONE, UNA VITA, KOWALSKI, 2008, p. 445
JUNG CARL GUSTAV, a cura di Aniela Jaffé, RICORDI SOGNI E RIFLESSIONI, RIZZOLI, 1978, p. 488
MERTON ROBERT, BARBER ELINOR G., VIAGGI E AVVENTURE DELLA SERENDIPITY, IL MULINO, Bologna 2002
BERINI ANTONIO, VOLONTE’ GIOVANNI M., prefazione di Leonhard Feather, DUKE ELLINGTON: UN GENIO, UN MITO, PONTE ALLE GRAZIE, 1994, p. 730
FREUD S. JUNG. C.G., LETTERE FRA FREUD E JUNG 1906-1916, BOLLATI BORINGHIERI, 1990, p.
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BOBBIO NORBERTO, DE SENECTUTE E ALTRI SCRITTI AUTOBIOGRAFICI, EINAUDI, 1996, p
STAJANO CORRADO, MAESTRI INFEDELI: RITRATTI DEL NOVECENTO, GARZANTI, 2008
AJELLO NELLO, ILLUSTRISSIMI. GALLERIA DEL NOVECENTO, LATERZA, 2006, p. 340
FALLACI ORIANA, ORIANA FALLACI INTERVISTA ORIANA FALLACI, IL CORRIERE DELLA SERA, 2004, p. 126
FASSINO PIERO, PER PASSIONE, RIZZOLI, 2003, p
ARMSTRONG LOUIS, SATCHMO LA MIA VITA A NEW ORLEANS, MINIMUM FAX, 2004, p. 190
CHARLES RAY, con David Ritz, BROTHER RAY – L’AUTOBIOGRAFIA, MINIMUM FAX, 2005, p. 390
BATESON M.C., COMPORRE UNA VITA, FELTRINELLI, 1992
CAMUS A. , TACCUINI 1935-1942, BOMPIANI
BENJAMIN WALTER, INFANZIA BERLINESE, EINAUDI, 1982
CIORAN E.M., QUADERNI 1957-1972, ADELPHI, 2001, p. 1110
ANGLANI BARTOLO, SOLITUDINE DI GRAMSCI, DONZELLI EDITORE, 2007, p. 330
DIARIO (a cura di), LA MEGLIO GIOVENTU’. ACCADDE IN ITALIA 1965-1975
DIARIO N. 5, 2003
FOA RENZO, IN CATTIVA COMPAGNIA. Viaggio fra i ribelli al conformismo, LIBERAL EDIZIONI, 2007, p. 190
FOA VITTORIO, IL CAVALLO E LA TORRE riflessione su una vita, EINAUDI, 1991, p
BERTO GIUSEPPE, IL MALE OSCURO, RIZZOLI, 1964
SANTUCCI LUIGI, a cura di Giliolo Badilini, prefazione di Gianfranco Ravasi, AUTORITRATTO, disegnato con le pagine più significative delle mie opere, ANCORA, MILANO, 2004, p. 268
BRANDO MARLON, con LINDSEY ROBERT, LA MIA VITA, FRASSINELLI, 1994, p.
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Nina Simone è finalmente tornata in pista quando atterra a Nijmegen nella primavera del 1988. Grazie a uno spot di Chanel No. 5 ha appena segnato un successo europeo con My Baby Just Cares For Me, che è stato già registrato nel 1958. Personalmente, è in costante declino sin dagli anni ’70 con il cantante e pianista, che ora ha 55 anni. I suoi problemi psicologici hanno preso il sopravvento. Fa anche un tentativo di suicidio quando un uomo d’affari africano, che ha promesso di organizzare un contratto discografico per lei a Londra, risulta essere un truffatore. Lei conduce un’esistenza errante e vive fuori dalla sua valigia. E si è allontanata da sua figlia Lisa.
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VAI ALL’INTERO POST BIOGRAFICO:
Boogie Down: Peter Schong – Popjournalist: Nina Simone in Nijmegen: toevluchtsoord aan de Waal
in gennaio 2017 uscirà un libro di GIANNI DEL SAVIO su Nina Simone
è questa l’occasione per ricordare un nostro carteggio di qualche anno fa e una amicizia che si è consolidata attorno alla nostra grande e indimenticata NINA SIMONE
Caro Paolo,
mi scuso per il grande ritardo col quale rispondo alla e-mail che mi è stata
passata diversi giorni fa.
Grazie per i complimenti, ma soprattutto mi fa piacere che la grande Simone
sia così apprezzata, e l’essere riuscito a inserirla in un’enciclopedia
rock/pop (cosa che ho già fatto in altri precedenti lavori, non ultimo la
“Grande Enciclopedia del Rock”, della Giunti, impostata in modo diverso), è
stata una grande soddisfazione. Per me, che mi occupo di black music da
oltre trent’anni, è una delle più grandi, personali ed eclettiche.
Con calma, andrò a vedermi con il sito che mi hai segnalato e comunque lo
terrò presente perché per un prossimo futuro c’è in ballo un libro su di lei
(tradotto o ex-novo) per una piccola casa editrice.
Grazie ancora.
Saluti
Gianni Del Savio
Egregio GIANNI DEL SAVIO volevo personalmente ringraziarla per la eccezionale rassegna dei dischi di NINA SIMONEche ha scritto per l’antologia 24.000 dischi Appartengo al popolo di quel milione di persone che la amano nel mondo Nella sua rassegna ho scovato dischi che non avevo e che mi procurerò Le allego il Link al mio sito, dove ho dedicato vari omaggi alla memoria di Nina Simone:http://www.segnalo.it/TRACCE/MUSICA/NinaSimone/INDEX-NSIMONE.htm E naturalmente molti complimenti a tutta redazione dell’enciclopedia Grazie per l’attenzione Cordiali saluti Paolo Ferrario |
Caro Gianni del Savio
la ringrazio per avere voluto rispondere alla mia lettera di complimenti per la sua rassegna dedicata a Nina Simone.
Sarò uno dei primi lettori del libro in italiano che mi annuncia. Ho due libri in inglese (ma leggo molto a fatica questa lingua), ne ho cercato uno in francese segnalato dal sito di Boscarol, ma senza trovarlo. Pensi che mi sono ripromesso di studiare l’inglese utilizzando le canzoni cantata da Nina! Magari vi consiglio di tradurne qualcuna nel vostro prossimo libro.
Terrò d’occhio internet per non perdere questo libro di “una piccola casa editrice”
Se ha tempo può rispondere ad una domanda?
Secondo lei c’è almeno una cantante o un cantante al mondo che sappia, anche solo lontanamente, interpretare lo spazio di una canzone con la sua forza? Voce, strumento musicale, tempo, recitazione …
Grazie ancora per l’attenzione
Cordiali saluti
Paolo Ferrario
Caro Paolo,
sul libro in italiano in realtà non si parla di tempi molto vicini (da una
anno mi hanno chiesto di scriverne uno, ma ci sono alcune cose da sistemare
e vedere se, anche per la casa editrice non è meglio far tradurre uno dei
due libri -usciti recentemente- su di lei). Vedremo.
No, non vedo nessuna artista che le possa ricordarla in modo così completo.
Certo ce ne sono alcune che in modo diverso possono cogliere qualche
“momento” dei suoi (intanto i tempi, lo stile musicale, i caratteri sociali
sono cambiati), soprattutto alcune “poetry-singers”. Ma sostanzialmente lei
era talmente personale e in grado di modellare a suo modo qualsiasi
repertorio che non avrebbe senso pensare a qualcuna che le succeda, così
come, per es., in diversa maniera Billie Holiday, tanto per citare un nome
ultrafamoso allla quale la Simone ha dedicato un intero LP (e se t’interessa
puoi leggere “Una canzone per Billie Hoòiday”, di Alexis De Veaux, Selene
Edizioni, per il quale ho scritto prefazione e discografia selezionata).
Saluti
Gianni Del Savio
P.S. In autunno 2005, molto probabilmente curerò una serata multimediale,
per la provincia di Pesaro, dedicata a Nina Simone (in precedenza l’ho fatto
per Janis Joplin e quest’anno per la Black Music dei ’70). La cosa dovrebbe
essere definita entro il mese di dicembre
“Fino ai suoi dodici anni Eunice Waymon prenderà tutti i sabato mattina il cammino verso la casa nel bosco, dove abitava Mazzy. Tre chilometri a piedi in andata e tre al ritorno percorsi come un rituale”
In David Brun-Lambert, Nina Simone. Une vie, Editions Flammarion, 2005, p. 24
Tradotto in Italia in questi giorni: David Brun-Lambert, Nina Simone. Una vita,traduzione di Laura Cecilia Dapelli, Kowalski Apogeo, 2008, p. 450
Allora … la immagini questa bambina? … la vedi? …
Durante quelle lezioni Eunice impara i fondamenti della musica classica. E impara a leggere e scrivere le note, a comprendere i ritmi e a cantare una melodia.
Un frammento di Little Girl Blue
Mazzy la inizia a Mozart, le presenta Liszt e soprattutto Bach. Attraverso Bach la ragazzina ritrova le emozioni che aveva provato nella chiesa. E’ qui che matura la sua arte della contaminazione: a partire dal mettere assieme Bach e i Gospel.
Dirà Nina Simone:
“Ammiro Bach più di ogni altro compositore del mondo. Sul piano tecnico era puro: nessuna nota arbitraria in lui. Ed era perfetto anche sul piano emozionale”
Op. cit., pag. 25
Fra i sei e i dieci anni Eunice Waymon lavora al piano tre ore al giorno, poi passa a quattro e poi a sei ore di pratica quotidiana. Un programma cui si aggiungevano la scuola e le domeniche ad accompagnare le funzioni religiose.
Eccola, molti anni dopo, in quell’ambiente:
A dieci anni appena Eunice era già “costretta” al successo. Viene invitata a dare un recital al municipio di Tryon in presenza delle autorità locali. Ed è in questa occasione che rivela in ampio anticipo i suo carattere. Quando una coppia di bianchi chiede ai genitori di spostarsi dai posti in prima fila, la bambina si alza dallo sgabello del piano, protesta e dichiara che non avrebbe suonato se i genitori non fossero rimasti al loro posto.
Scriverà poi:
“Il mondo mi appariva sotto una luce diversa e capii che nulla sarebbe stato semplice”
Op. cit. p. 30
Tutto il tempo di Eunice era consegnato alla musica e al piano. Una vita senza la leggerezza di solito accordata alle ragazzine della sua età.
Mozart, Liszt, Bach erano i ritratti di musicisti bianchi affissi sui muri della sua camera. Ore trascorse ad apprendere i loro spartiti, a memorizzarne ogni nuance, ogni silenzio, a ripetere, fino a quando le sue mani non ne potevano più, gli stessi esercizi di arpeggio in tutte le tonalità.
Non abbiamo documenti sonori di questi anni. Ma quando Nina Simone parteciperà con un successo eccezionale al Carnegie Hall nel 1963, nella scaletta della serata mise, stupendo il pubblico:
Theme From Samson And Dalilah:
http://www.goear.com/files/localplayer.swf
Bene, caro passante, forse hai visto con me questa bambina durante la sua infanzia.
Ad ogni ricorrenza ricostruirò una parte della sua biografia musicale.
Fiori, Fiori per Nina, Nina Simone
Little Girl Blue, At Montreux.
Attenzione al doppio finale
Biografia di Nina Simone:
È di nuovo una donna, un’artista della scena a ispirare il lavoro di Nicola Russo, ma questa volta il suo sguardo originale indaga la performance straordinaria di una musicista di fama mondiale.
Lo spettacolo ripercorre il concerto di Nina Simone al Montreux Jazz Festival del 1976. In scena il punto di vista della grande pianista e cantante nei cinquanta minuti della sua esibizione che ha segnato il suo ritorno alle scene, dopo alcuni anni passati in Africa lontano dallo show business.
Un monologo interpretato da Sara Borsarelli (affascinante Titania/Ippolita nel Sogno di una notte di mezza estate dell’Elfo), un flusso di pensiero che racconta in prima persona un momento della carriera della grande cantante e pianista e al tempo stesso diventa una riflessione sul teatro, sullo stare in scena, su quel nucleo di necessità che permette a un artista di raggiungere la qualità nel proprio lavoro.
What happened, miss Simone? è un documentario realizzato da Liz Garbus e prodotto da Netflix con il coinvolgimento di Lisa Simone Kelly, che racconta la vita di sua madre, ovvero Eunice Kathleen Waymon, in arte Nina Simone. È un film di montaggio fatto di concerti, interviste e documenti d’epoca (è stata in attività dal 1954 al 2003), intervallati da qualche intervista realizzata dopo la sua morte ai suoi compagni di viaggio. Per quanto Nina Simone sia stata un’interprete molto nota e importante, questo documentario per la prima volta fa chiarezza su tutti i lati della sua vita: dagli inizi come prodigio del pianoforte classico, ai primi successi come cantante e pianista, all’impegno politico, fino agli aspetti più delicati della sua vita personale.
vai a:
Sorgente: What happened, miss Simone? corre per gli Oscar – Matteo Bordone – Internazionale
Ci vuole un sacco di esperienza e molto tatto per raccontare Nina Simone. Pianista, cantante e interprete inarrivabile, mina vagante, voce coraggiosa e intraprendente, artista sul palco e, non di meno, nella vita, ha attraversato il ventesimo secolo guardandolo negli occhi. Gianni Del Savio è riuscito nella non facile impresa di concentrare in uno spazio sintetico e agile tutto (o quasi) quello che c’è da sapere su Nina Simone: la biografia, i dischi, le prese di posizione, i successi e i fallimenti, le passioni e le follie. Con un tono rispettoso e garbato, ma senza alcuna omissione, la sua ricostruzione comincia con il tintinnio di un carillon e prosegue come una lunga e sinuosa ballata, che si legge senza fermate intermedie. Se servono ulteriori approfondimenti, più dettagli o più opinioni, ci sono le indicazioni della copiosa bibliografia (testimonianza di uno scrupoloso lavoro sulle fonti principali) che, insieme alla prefazione di Massimo Oldani e alle note e alle curiosità di Graziano Uliani completano un ritratto di Nina Simone sincero, diretto, preciso, utile.
L’intervista
…
VAI A:
Sorgente: BooksHighway: il rock’n’roll fra le parole
Parte 1°, primi 20 minuti
Parte 2°, da 20 a 40 minuti
Parte 3°, ultimi 18 minuti
Questa sequenza di post nasce da una richiesta di una studentessa di conservatorio che stava svolgendo la sua tesi su Nina Simone.
L’onore e la commozione di essere presente in questo libro: nei ringraziamenti e con il blog fornina.com.
GRAZIE A GIANNI
Fiori, fiori per Nina … NINA SIMONE
Vai al sito della casa editrice
http://www.vololiberoedizioni.it/
WHAT HAPPENED, MISS SIMONE?
A Film by Liz Garbus
201505309_en_1_What_happend_Miss_Simone (1).dbf
A Netflix Documentary, A RadicalMedia Production In Association with Moxie Firecracker
Ciao Paolo, come va?
Ciao Paolo,
sperando di farti cosa gradita, questo è il link della puntata di Dee Giallo, programma condotto dallo scrittore Carlo Lucarelli, dedicata ad Eunice.
E ti rubo la chiusura: fiori, fiori per Nina.
Matteo
Parte 1°, primi 20 minuti
Parte 2°, da 20 a 40 minuti
Parte 3°, ultimi 18 minuti
Biography
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Caro Paolo,
sono quasi alla fine. Pagina 367…non voglio che finisca.
E’ come se mi preoccupassi della vita di una persona ormai finita da tempo. Ho paura che muoia, che si faccia del male, ma Nina è gia morta.
‘Non c’è fine alle sue pene.’
Nina lascia Andy. Quindi Barbados, San Francisco, Barbados,poi torna a casa, dove una nuova delusione l’aspetta: il padre.
Scoraggiata, delusa anche dall’unica persona rimastale, Nina interpreta My Sweet Lord, di George Harrison, e la magnifica Isn’t it a Pity: “constatazione dell’impotenza di fronte alla sete di distruzione del genere umano. Dice che dobbiamo donare, donare per ricevere, aprire le nostre porte per credere nell’amore e nella compassione come virtù essenziali alla salvezza della nostra anima. Perchè la bellezza e tutta intorno a noi, che vergogna essere ciechi fino a questo punto.”
Ma allora perchè compie gli stessi errori della madre? perchè abbandona Lisa così frequentemente? Perchè si comportò con la figlia come la sua stessa madre fece con lei? La malattia?
Le crisi aumentano e comincia per lei un periodo di bancarotta affettiva e finanziaria. Bisognerà aspettare la fine degli anni ottanta a Nijmegen, Olanda, per
rivedere Nina in gran forma, circondata da un team di persone fidate che si interessano a lei, alla sua salute, alla sua musica, alla sua vita.
Non c’è fine alle pene di Nina, ed è come se lei sapesse che non sarebbe mai stata felice, non lei. Nina potrebbe essere uno dei bellissimi personaggi shakespeariani, un Macbeth, che, consapevole di ciò che non può essere, nonostante tutto, non riesce a cambiare il suo destino, non le è concesso.
Eppure, noi che leggiamo la sua vita, che ascoltiamo la sua musica, non la giudichiamo, non la colpevolizziamo; al contrario, proviamo per lei simpatia e affetto. La ammiriamo. La amiamo. Le portiamo fiori.
Simona di Taranto
Continuo a leggere Nina nel mio tempo libero.
Sono a pagina 173 e la sua vita è molto più complessa di quanto immaginassi. Durante gli anni di fuoco in America, quando la voce “nera” si fa sentire con forza e violenza e le figure di ML King, Malcom X e e Louis Farrakhan sono ormai conosciute a nord e a sud degli states, nina matura una coscienza profonda della condizione dei neri, di se stessa e del colore della sua pelle, delle sue origini africane, e di ciò che la musica avrebbe rappresentato da lì in poi. Diventa una figura incaricata di diffondere la volontà dello Spirito, qualunque fosse il suo nome.
Cito questo periodo che mi ha messo i brividi addosso:
“In alcune culture dell’Africa occidentale, la tradizione vuole che quando vi viene donato qualcosa, rendiate il gesto a vostra volta. Non ci sono doni disinteressati, profitti a senso unico; al contrario, la bontà che vi è stata offerta esige un ritorno. Così si perpetuano gli scambi.”
Oggi ascolto “tomorrow is my turn” e “You’ve got to learn”
Buona giornata
Simona
Rispondo:
sì, simona
è la sua “fase politica”.
comprenderai andando avanti nella sua biografia che le energie che ha profuso nella sua causa ed in quella degli afroamericani l’ha molto esaurita. Poi ci sarà la delusione (in questo mi distanzio moltissimo da Nina Simone e dalle Pantere nere: ha fatto molto per l’integrazione di più Nelson Mandela quando ha teorizzato la negoziazione ed il patto in vece che il terrorismo assassino), ci sarà un volontario esilio e poi il rientro. Una nuova rinascita musicale.
Ma ormai la malattia stava cominciando a minare il suo corpo e la sua mente
ciao
paolo
Raccontare il senso della vita.
E’ questo il tema del nuovo incontro del ciclo “Anatomie della mente e altre storie” in calendario per giovedì 11 febbraio alle 16,30 alla biblioteca Ariostea di Ferrara.
L’appuntamento, che intende offrire un’introduzione allo studio psicobiografico delle storie biografiche, vedrà la partecipazione di Stefano Caracciolo (Università di Ferrara) e di Fulvio Cammarano (Università di Bologna).
Il ciclo di incontri, a cura di Enrico Spinelli, Francesca Mellone e Stefano Caracciolo, è organizzato per il terzo anno consecutivo dalla biblioteca comunale Ariostea e dalla sezione di Psicologia generale e clinica della Facoltà di Medicina di Ferrara e prevede sei conferenze di vari argomenti legati alla psicologia. L’incontro successivo è previsto per giovedì 11 marzo sul tema “Previsioni di vite future”.LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Da Plutarco ad oggi, la storia delle vite di personaggi famosi ha appassionato e sollecitato la curiosità e la bramosia di imitazione di uomini e donne. La biografia può infatti essere assimilata al ritratto nelle belle arti, dove la personalità del soggetto ritratto viene trasmessa attraverso la postura, la mimica del volto, l’abbigliamento, l’azione che viene compiuta: pensiamo ai ritratti equestri dei condottieri, alla posa ieratica di sovrani, duchi, papi e Imperatori. Un modello opposto è quello dell’autopsia, in cui si seziona ogni atto compiuto in vita dal soggetto con rigore e metodo scientifico. La moderna psicobiografia si differenzia dalla biografia, sebbene faccia, ovviamente, uso dei dati biografici. Nella biografia l’obiettivo è ricostruire e/o narrare la storia dell’individuo con il massimo dettaglio, rigore e precisione a partire dai documenti storici, mentre nella psicobiografia si tratta di focalizzarsi su eventi e comportamenti specifici svelandone i meccanismi psicologici. Perchè Elvis Presley non riusciva a interpretare con serenità la canzone “Are You Lonesome Tonight? Perchè Ernest Hemingway si è suicidato con un fucile da caccia, mentre Salgari si è sgozzato con una lama affilata? Che significato ha avuto per Goebbels uccidersi assieme alla moglie e ai bambini? La Psicobiografia costruisce e utilizza la teoria e la metodologia psicologica per interpretare singoli eventi e non per formulare teorie generali del comportamento, risalendo al particolare dall’universale, rovesciando quindi l’usuale tendenza del metodo scientifico.
Nel corso della conferenza il metodo psicobiografico verrà condotto su due interessanti esempi di ricostruzione psicobiografica: l’affascinante e intenso ritratto documentario costruito dalla regista Alina Marazzi della propria madre, nel film ‘Un’ora sola ti vorrei’, in cui la vita della madre Liseli viene ricostruita dolorosamente ripercorrendone le tappe della vita e della sofferenza psichica attraverso il montaggio di foto e cineriprese di famiglia, fino a recuperare attraverso la sofferenza un rapporto con la madre perduta, e un ritratto psicobiografico della cantante Nina Simone, la cui arte musicale è stata faticosamente percorsa da una rabbia e una protesta ineludibili dopo la infanzia dolorosa e il rapporto complicato con il padre, tanto da segnare la sua vita – ed il suo canto ‘soul’ lancinante – in modo indelebile. Verranno presentati e discussi brani filmici e musicali tratti dal documentario ‘Un’ora sola ti vorrei’ e da concerti dal vivo di Nina Simone.
Politica dei servizi sociali: ricerche in rete
segnalato da MondoJazz di Pierrdee http://blog.libero.it/MondoJazz/
In memoriam Nina Simone – part one, Tomanek
Tomanek: In memoriam Nina Simone – part one (95:28, 256 kbps, 183mb)
15:04
01. Gal From Joe’s (from Nina Simone Sings Ellington!, 1962)
02. Marriage Is For Old Folks (I Put A Spell On You, 1965)
03. O-O-H Child (Here Comes The Sun, 1971)
04. Ain’t Got No/I Got Life (‘Nuff Said!, 1968)
05. Break Down And Let It All Out (Wild Is The Wind, 1966)
06. African Mailman (Little Girl Blue, 1957)
07. Return Home (Nina Simone at Town Hall, 1959)
08. Flo Me La (Nina Simone at Newport, 1960)
09. Sinnerman (Pastel Blues, 1965)
15:30
10. Funkier Than A Mosquito`s Tweeter (It Is Finished, 1974)
11. See Line Woman (Live In Montreux, 1990)
12. I’m Gonna Leave You (High Priestess of Soul, 1967)
13. Some Say (Silk & Soul, 1967)
14. A Monster (Broadway Blues Ballads, 1964/1993 (bonus track))
15. Either Way I Loose (Wild Is The Wind, 1966)
16. Baltimore (Baltimore, 1978)
17. Liberian Calypso (Fodder On My Wings, 1982)
18. No Woman No Cry (Live In Montreux, 1990)
19. Beautiful Land (I Put A Spell On You, 1965)
20. Stop (Fodder On My Wings, 1982)
21. Plain Gold Ring (In Concert, 1964)
16:00
22. Four Women (“The Album – Most Famous Hits” (mcps), don’t know which album (not Wild Is The Wind, Let It Be Me or Live in Montreux))
23. Take Me To The Water (High Priestess of Soul, 1967)
24. I’m Going Back Home (High Priestess of Soul, 1967)
25. Save Me (Silk & Soul, 1967)
26. Children Go Where I Send You (The Amazing Nina Simone, 1959)
27. Chilly Winds Don’t Blow (The Amazing Nina Simone, 1959)
28. Erets Zavat Chalav (Folksy Nina, 1964)
29. Black Is The Color Of My True (Black Gold, 1970)
30. Heaven Belongs To You (Fodder On My Wings, 1982)
31. I Sing Just To Know That I Am Alive (Fodder On My Wings, 1982)
32. Little Liza Jane (Nina Simone at Newport, 1960)
33. It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing) (Nina Simone Sings Ellington!, 1962)
34. Work Song (Forbidden Fruit, 1961)
35. Take Care Of Business (I Put A Spell On You, 1965)
36. Chauffeur (Let It All Out, 1966)
16:30
37. Mr Bojangles (Here Comes The Sun, 1971)
38. Rich Girl (Baltimore, 1978)
39. Feeling Good (I Put A Spell On You, 1965)
40. Here Comes The Sun (Here Comes The Sun, 1971)
Hallgasd meg itt / Listen here
dwnld (half an hours):
15:00 | 15:30 | 16:00
16:30
mix: In memoriam Nina Simone – part one (95:28, 256 kbps, 183mb)
Posted by tomanek at March 30, 2009 06:56 PM