in Svizzera non si potranno costru­ire minareti

in Svizzera non si potranno costru­ire minareti e la cosa è abbastanza
clamorosa perché fino a ieri tutti si dicevano sicuri che il referendum
sulla questione sarebbe stato boc­ciato. Si davano persino le
percen­tuali: 53% ai no (no al divieto, cioè), 47% ai sì. I sì hanno
invece raccolto il 57,5% dei voti,

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TartaRugosa ha letto e scritto di: Schichiro Fukazawa (1961) Le canzoni di Narayama, Einaudi

TartaRugosa ha letto e scritto di:

Schichiro Fukazawa (1961)

Le canzoni di Narayama, Einaudi

Sotto lo strato di terra il mondo emana un altro suono. Tutto mi giunge più ovattato, ma sento in ogni  caso che là fuori c’è vita. Le foglie si accartocciano lievi sopra la mia tana, lo sciabordio dell’acqua è più pacato ora che i natanti estivi sono rientrati alla rimessa e lo zampettio di piccoli animali mi segnala che la caccia al cibo è sempre aperta. Nell’aria umida e rarefatta di novembre la musica della stagione autunnale trascina rintocchi di campane lontane, solenni o meste come le commemorazioni di questo mese esigono. E, insieme, giunge anche il ricordo di una canzone popolare giapponese.

Sei radici, sei radici, sei radici,

accompagnare sembra facile e non lo è

sulle spalle è pesante il fardello, è penoso,

ah! Purifichiamo le sei radici, purifichiamo le sei radici.

E’ la storia dell’ultimo intervallo di vita di O Rin che sa che a settant’anni, nel suo villaggio, la consuetudine conduce a Narayama, la montagna “dove abita un Dio .. a cui si giunge passando sette vallate e tre stagni”.

O Rin sa cosa deve fare: cercare una seconda moglie per Tappei, suo unico figlio quarantacinquenne  rimasto improvvisamente vedovo e “preparare il saké per il banchetto del giorno della partenza, e poi la stuoia per sedersi una volta che sarebbe stata sulla montagna”.

Non solo. I suoi denti sono tutti in buono stato e questo è una vergogna in un villaggio in cui il nutrimento manca. Il suo desiderio maggiore per il  pellegrinaggio a Narayama è “sistemata sulla tavola appesa alle spalle di Tappei … poterci andare proprio come una bella vecchia alla quale mancano i denti”. Di nascosto, la pietra focaia battuta con regolarità sui denti davanti, può consentirle di esaudire questo sogno.

A Narayama si va d’inverno e “se nevica il giorno nel quale si va a Narayama, si è qualcuno la cui sorte è buona”.

Nel villaggio O Rin si prepara mentre accadono nuove cose: arriva la moglie per Tappei e la dichiarazione di volersi sposare fatta da un nipote non ancora ventenne getta tutti nello sgomento “Nemmeno dopo i trent’anni è troppo tardi se ce n’è una in più, questo fa il doppio…. L’espressione questo fa il doppio significava che ci sarebbe stata una quantità di nutrimento in meno pari alla parte che avrebbe mangiato la nuova venuta”. E la giovane prescelta ha “la linea del ventre non normale … la cosa risaliva a più di cinque mesi prima”.

Di fatto l’arrivo di due nuove donne toglie lavoro alla forte O Rin che “pian piano non sapeva più che farsi delle sue mani; e a stare così senza far niente, provava a volte un senso di vuoto e persino di malinconia. … ma per lei c’era sempre un obiettivo: andare al pellegrinaggio di Narayama”.

Ma contemporaneamente, l’accresciuto numero della famiglia pone interrogativi per  le provviste dell’imminente inverno “Quest’inverno più che mai sarebbe stato diffcile cavarsela”.

Con il dodicesimo mese, arriva l’inverno vero e proprio. O Rin invita a casa sua, secondo la tradizione, coloro che già sono stati sulla montagna. Durante il banchetto e l’offerta del saké, ognuno di loro darà le istruzioni necessarie per andare sulla montagna. Le regole sono già conosciute, ma il rito vuole che ogni volta che qualcuno parte si riascoltino in forma solenne.

“Quando andrete sulla montagna, non parlare”

“Quando uscirete di casa, fare in modo che nessuno vi veda”

“Quando verrà l’ora di ritorno dalla montagna, in nessun caso voltarsi indietro”


Anche il percorso va illustrato minuziosamente, con l’accortezza di sottolineare che una volta superato il luogo “Sette Valli”, “sempre diritto, davanti, è la strada di Narayama. A Narayama, benchè ci sia una strada, non c’è più strada”. In forma appartata, quasi con un senso di vergogna, verrà riferito a Tappei “Se non ti va, non hai bisogno di andare proprio fino alla montagna. Anche se te ne torni una volta arrivato alle Sette Valli non fa niente”.

Ed è lungo quella strada tortuosa che passa attraverso valli e stagni che Tappei, con una tavola appesa alle spalle su cui giace O Rin, si incammina in una fredda notte, nel muto silenzio imposto dalla madre. E poiché, arrivati a Sette Valli, la strada c’è anche se non c’è, inizia l’ascesa a Narayama.

Querce e rocce ospitano alla base corpi e bianche ossa. A Narayama si va per morire. E per veder vivere i corvi.

O Rin batte le gambe per segnalare una roccia non abitata, vicino alla quale, una volta scesa dalle spalle di Tappei, posa la  stuoia. “si mise in piedi dritta sulla stuoia. Chiuse le mani e se le appoggiò sul petto, i due gomiti ben staccati dal corpo, la bocca chiusa e lo sguardo ostinatamente fisso a terra. La sua figura era immobile. Come cintura si era annodata una corda”.

I fiocchi che iniziano a volteggiare nell’aria, farà rompere a Tappei il giuramento del silenzio, troppo felice per non tornare da O Rin e propiziarle la buona sorte di cui la neve è foriera. In quella distesa bianca, in cui il colore delle ossa si mescola con quello della neve, Tappei inizia la strada del ritorno. A Sette Valli cè qualcuno meno coraggioso di lui che di dosso si strappa le dita aggrappate del padre, preparandosi a farlo rovinare in una scoscesa e profonda valle. Il gracchiare dei corvi seguirà quell’infernale cerimonia.

La vita nel villaggio, ora che è giorno, ha ripreso il suo corso.

Nell’aria  riechieggiano parole di antiche canzoni generatesi nelle notti dei tempi, quando i vecchi venivano abbandonati e quando le reazioni a questo evento potevano essere assai diverse.

La morte si affronta con serenità e determinazione come nel caso di O Rin.

La morte fa paura, va calciata e respinta come nel caso del padre del figlio della Casa del Soldo, che la sera della partenza verso Narayama riesce a rompere la corda che lo legava e a tentare di fuggire, esattamente come cerca di reiterare a Sette Valli.

Chi resta al villaggio sa già che O Rin non tornerà più. Matsu-yan ha annodato intorno al suo pancione la cintura a righe che O Rin aveva portato sino al giorno prima. Il padre del futuro nascituro, scompostamente sdraiato a terra, ha sulle spalle il vestito foderato di ovatta che O Rin aveva premurosamente piegato con cura.

Perché O Rin, sotto la neve, sa che la sua sorte sarà buona, e la corda, non già la cintura a righe, potrà esserle amica.

Incontro dal titolo: "Anniversari 1989, fine di un secolo. Dal crollo del comunismo alla crisi della sinistra"


Incontro dal titolo: “Anniversari 1989, fine di un secolo. Dal crollo del comunismo alla crisi della sinistra”
Intervengono: Fabrizio Cicchitto, Biagio De Giovanni, Emanuele Macaluso, Piero Sansonetti.


DIBATTITO
– Evento organizzato da , ,


Incontro dal titolo: “Anniversari 1989, fine di un secolo. Dal crollo del comunismo alla crisi della sinistra”

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Keith Jarrett Gary Peacock Jack DeJohnette Standards I/II Tokyo 1985 and 1986


Keith Jarrett
Gary Peacock
Jack DeJohnette
Standards I/II
Tokyo 1985 and 1986

Keith Jarrett piano
Gary Peacock double-bass
Jack DeJohnette drums
 
DVD 1

I Wish I knew
If I Should Lose You
Late Lament
Rider
It’s Easy To Remember
So Tender
Prism
Stella By Starlight
God Bless The Child
Delaunay’s Dilemma

DVD 2

You Don’t Know What Love Is
With A Song In My Heart
When You Wish Upon a Star
All Of You
Blame It On My Youth
Love Letters
Georgia On My Mind
You And The Night And The Music
When I Fall In Love
On Green Dolphin Street
Woody’n You
Young And Foolish

Recorded live February 1985 and October 1986
ECM 5502_03

Order

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Keith Jarrett Tokyo Solo, 2002


Keith Jarrett
Tokyo Solo

Keith Jarrett piano
 
Applause
Part 1a
Part 1b
Part 1c
Part 2a
Part 2b
Part 2c
Part 2d
Part 2e
Danny Boy
Old Man River
Don’t Worry ‘Bout Me

DVD!

Recorded October 2002
ECM 5501
 
Background
Pressreactions

Order

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Shock Dubai sulle Borse mondiali, esposizione banche europee stimata a 40 mld $ Finanzaonline.com – 27.11.09/10:06

Lo spettro di un nuovo tracollo si allunga sui mercati finanziari, che tremano di paura. Da Est a Ovest i listini si piegano sotto il rischio che Dubai, la perla degli Emirati Arabi Uniti, vada in fallimento, con ripercussioni sul mercato immobiliare, creditizio, delle costruzioni e del petrolio, senza contare i mille affari internazionali in cui è coinvolto l’emiro. La richiesta di moratoria di sei mesi su debiti da oltre 59 mld di dollari arrivata ieri da parte di Dubai World, la holding controllata dal governo di Abu Dhabi che ha sviluppato alcune delle strutture capaci di rendere un pezzo di deserto tra le più famose località mondiali, ha scosso le piazze azionarie di tutto il mondo. La holding dello sceicco Mohammed Bin Rashid Ai Markum ha un rosso totale da 80 mld.

Così questa mattina il segno meno è stato l’unico a vedersi nelle piazze asiatiche: Tokyo si è affossata di oltre 3 punti percentuali, seguita a ruota da Sydney e Shanghai. Ma ancora peggio hanno fatto Seoul, che ha lasciato sul parterre il 4,69%, e Hong Kong, la peggiore in assoluto con un tonfo di quasi 5 punti percentuali. Un tracollo che si è riflesso inevitabilmente sulle Borse europee, già provate dalla seduta di ieri. Proprio ieri sono stati bruciati ben 152 miliardi di euro di capitalizzazione. Solo Wall Street ha schivato la giornata nera, presa dai festeggiamenti per il Giorno del Ringraziamento. Ma oggi difficilmente rimarrà immune dallo shock, nonostante gli orari ridotti per via del Black Friday.

Sotto tiro sono finite le banche, che non escono ancora allo scoperto, ma le prime stime suggeriscono che la loro esposizione al sistema Dubai si aggira intorno ai 40 miliardi di dollari, pari a circa la metà dei debiti della città stato. Nel complesso risultano 70 i creditori europei del Dubai World, con ad esempio Hsbc che sarebbe esposta per 17 mld. E oggi il titolo del colosso bancario inglese ha chiuso sulla Borsa di Hong Kong in flessione del 7,59% a quota 87 dollari di Hong Kong. A Londra dopo pochi minuti dall’avvio delle contrattazioni l’azione segnava già un calo di oltre 2 punti percentuali dopo il quasi -5% della vigilia. Secondo quanto stimato dal Credit Suisse, se la metà dell´esposizione stimata per le banche europee venisse persa, gli accantonamenti per crediti inesigibili nel 2010 crescerebbero del 5%.

Ma a soffrire non sono solo le banche. Il crollo si è sentito anche per i gruppi di costruzioni e investimenti immobiliari, così come per le compagnie assicurative. Una mazzata è pronta ad abbattersi anche su tutte quelle società che hanno legami diretti con il Golfo. Come i titoli del London Stock Exchange (che controlla Piazza Affari), che ieri sono precipitati di oltre 7 punti percentuali, per via della partecipazione, pari al 21%, detenuta dalla Borsa di Dubai. Senza contare che le braccie finanziarie dell’emiro, attraverso i suoi fondi e società pubbliche, si estendono in numerosi e svariati settori come quello marittimo, immobiliare, dei media e delle materie prime.

Le notizie sulle borse di Finanzaonline.com

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Panebianco, Il bipolarismo al tramonto – Corriere della Sera

… Prosegue il lento di­sfacimento della trama bipolare. For­se scopriremo in se­guito che il bipolarismo (competizione e alternanza fra due schieramenti) ha rappresentato una parente­si nella storia repubblica­na. Una parentesi che ha coinciso con l’era Berlusco­ni. E’ iniziata con la «disce­sa in campo» del 1994 e fini­rà nell’istante in cui Berlu­sconi (inventore e federato­re del centrodestra che non lascia eredi politici) uscirà di scena. Ma, contrariamen­te a ciò che pensano alcuni, la fine del bipolarismo non porterà stabilità. Verosimil­mente, almeno per una lun­ga fase, accrescerà instabili­tà e ingovernabilità.L’ultimo scontro fra Gianfranco Fini e la Lega è solo un altro episodio che segnala il disfacimento in atto del bipolarismo. Che cosa ha detto in realtà Fini parlando di razzismo? Ha ri­badito ciò che si sapeva, os­sia che, quando Berlusconi se ne andrà, egli romperà l’alleanza con la Lega …

Il bipolarismo al tramonto – Corriere della Sera

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Paris, Texas di Wim Wenders, 1984

E’ un film in cui la persona produce su di sé una trasformazione in seguito alla quale sarà e, nello stesso tempo, non sarà più la stessa persona di prima.

Travis ha bisogno di tornare a Paris-Texas. In quel luogo i suoi genitori lo avevano concepito e la moglie Jane – che lo ha abbandonato – diceva che un giorno loro due sarebbero tornati a viverci.

Il tema è, dunque, quello di cercare di ricominciare tutto da capo, tornando al punto di partenza, per provare a trasformare in positivo qualcosa che era stato mal costruito.

Travis vuole ricomporsi e per farlo deve passare attraverso vari atti: recuperare l’amore del piccolo figlio, trovare dove è andata ad abitare la moglie e convincerla a prendersi cura del bambino.

Ci riesce.

E dopo riparte. Ma questa volta non sarà più un vagare senza meta: ora può dare alla sua vita nuovi significati perché è passato attraverso il dolore e la riconciliazione.


Benedetta Tobagi, Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre

Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre

Milano 23 novembre 20091h 33′ 37″

Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre presentazione del libro di Benedetta Tobagi (Ed. Einaudi)


DIBATTITO
– Evento organizzato da

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Walter Veltroni, «Torno a partecipare alla vita del Pd» – Corriere della Sera

«Il rischio è che si ritorni allo sche­ma del centrosinistra col trattino. Il modello in verità non è l’Ulivo, per­ché l’Ulivo del ‘96 è diventato nel frat­tempo il partito democratico. Il mo­dello è l’Unione: coalizzare tutte le forze contrarie alla destra per impe­dirle di vincere le elezioni. Bene; ma poi? Così si costruiscono governi che faticano a stare in piedi. Senza una maggioranza riformista coesa non si cambia l’Italia, non si fanno la rivolu­zione verde, la lotta all’evasione fisca­le e alla precarietà, la battaglia per la legalità. E non si porta l’Italia fuori dalla guerra civile permanente».

da:
«Torno a partecipare alla vita del Pd» – Corriere della Sera

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Ora sono solo un votante. Su facebook alla scheda "orientamento politico" ho scritto così: Instabile e, dunque, mobile Sono e resto un votante e basta

Caro …
ti ammiro molto per il tuo intento di fare ancora politica attiva “di base”, come si diceva una volta.
Il mio itinerario l’ho raccontato qui:

Si tratta di un mio personale ragionamento che continua a “tenere”. Naturalmente mi rendo conto che è molto personale: ma tutto nella vita è personale. Le esperienze, i ragionamenti, i vissuti.
La mia esperienza politica è racchiusa entro due date: il colpo di stato in Cile del 1973 (mi iscrissi allora nel Pci in totale dissenso per le politiche minoritarie dei partiti estremisti di allora e della aureola ideologica data a quella impostazione dagli intellettuali del Manifesto) e la distruzione delle torri gemelle di New York del 2001. Prima del 2001 avevo molto contato sul 1989: ma quella occasione non è stata colta. Il Pci/Pds/Pd non ha raccolto quell’appuntamento e il resto lo conosciamo (due governi Prodi fatti cadere dai cascami della cultura dei partiti di sinistra con il risultato di affidare il paese a questa destra )
Ora sono solo un votante. Su facebook alla scheda “orientamento politico” ho scritto così: Instabile e, dunque, mobile
Sono e resto un votante e basta. E leggo la politica con i miei strumenti storici, sociologici e culturali. Che, mi permetto di dirlo, sono piuttosto raffinati ed informati
Se penso che … è ancora lì a sbavare per urlare qualche suo intervento al comitato regionale con … mi rafforzo nella convinzione che la partita politica del Pd è chiusa in partenza.
Le analisi politologiche di Luca Ricolfi, Ilvo Diamanti e Marc Lazar (ti consiglio il suo aureo libretto: L’Italia sul filo del rasoio, la democrazia nel paese di Berlusconi, Rizzoli) confermano che ormai il PD è un partito insediato solo nelle aree geografiche storiche (Emilia, Umbria Toscana), è clientelare e compromesso a sud ed è inesistente al Nord. E senza il Nord il centro sinistra non vincerà mai.
Massimo Cacciari e Chiamparino hanno avvertito da tempo questa deriva. Non solo non sono stati ascoltati ma sono anche stati emarginati
Oggi si può stare , PERSONALEMENTE (come diceva la nostra amica Nanda) sulla Polis in altri modi. Come sai io ci sto con i miei blog, con i miei scritti, con i miei corsi di formazione.
Dunque, ed arrivo alla conclusione, sono felice che tu ed altri leggiate le mie tracce.
Siamo fatti per lasciare tracce.
Tu ne lasci di solide con i tuoi figli.
Noi abbiamo deciso di chiudere con le nostre genetiche (grande atto di responsabilità demografica e culturale!)
Ma io sono anche un animale comunicativo
E per fortuna oggi le tecnologie internettiane mettono a disposizione strumenti straordinari per lasciare tracce.
Spero dunque che continuerali a “fiutarle” anche se con molta probabilità non le condividerai
Continuerò ad inviartele come ho fatto in questi anni
Siamo i pionieri della prevecchiaia. Ognuno a suo modo
ciao …
ti auguro buoni giorni
e a rileggerci a presto
Paolo

Philip Roth, L’ animale morente

….. questo romanzo di Philip Roth contiene almeno tre interessanti livelli di lettura. Quello delle scelta esistenziale di un uomo solo che dopo il fallimento della sua esperienza matrimoniale, ha deciso di vivere da “uomo emancipato” (in altri tempi si sarebbe deto da “libertino”). Quello dell’irruzione all’interno della vita erotica del protagonista, che volutamente vuole escludere qualsiasi coinvolgimento affettivo, di un elemento nuovo ed imprevisto,dato dal tormento della gelosia (che reintroduce per via traverse il piano insidioso del sentimento amoroso, volutamente escluso da tutte le precedenti esperienze erotiche). L’ultimo livello, infine, è quello della dolente riflessione sulla vecchiaia la presa di consapevolezza della quale, in qualche misura, esige degli aggiustamenti rispetto alle scelte compiute in passato, non più funzionali rispetto al presente. Protagonista del breve romanzo è David Kepesh, professore universitario noto conferenziere e autore di saggi apprezzati, che racconta la sua storia in prima persona ad un silenzioso ascoltatore (un amico, probabilmente, forse anche un collega, oppure un compagno di scelte “libertine), con un impianto narrativo analogo a quello di altri romanzi di Roth (si ricordi ad esempio Il lamento di Portnoy) ….

da:
L’ animale morente – Roth Philip – Libro – IBS – Einaudi – Supercoralli

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"vacanzina"

Definiamo “vacanzina” un breve viaggio con obiettivi minimi e con pernottamento fuori casa di un massimo di due notti (cioè quello che consente alla gatta Miciù di mangiare senza modificazioni delle sue abitudini e di stare sola per poco).
La vacanzina, data l’intensità degli avvenimenti che la realtà e l’immaginazione includono in quel lasso di tempo, in genere assume nella nostra memoria una temporalità molto più lunga.
Sembrà cioè di avere fatto un lungo viaggio e una lunga “vacanza”, anche se, in realtà, sono state dalle 24 ore alle 48.
Con la vacanzina il tempo è percepito diversamemente e mostra, con vigore espressivo, la sua plasmabilità. Sembra lungo ciò che è breve, mentre il tempo lungo (talvolta) è talmente insignificante da essere percepito come un lampo. O anche di non essere percepito del tutto. 

Giovanni Sartori, Senza ideali molta ruberia – Corriere della Sera

…. non dobbiamo confondere ideali con ideologie. Sono cose diverse e anche nemiche. Intesi come obiettivi di valore gli ideali acquistano centralità, nella politica, con l’Illuminismo, non prima. La parola «ideologia» viene poi coniata da Destutt de Tracy nel 1796, e dunque in sul finire dell’Illuminismo, per dire «scienza delle idee»; un significato letterale che non ha attecchito e che è stato stravolto dal marxismo, per il quale l’ideologia diventa killeraggio, e cioè un pensiero che non-è-più-pensato, un ex pensiero dogmatico e fanatizzato che appunto ammazza il pensiero e le idee ….

…. Ci stupiamo che anche la sinistra venga travolta in questa frana. Ma perché? Le sue credenziali intellettuali risalgono all’immediato dopoguerra, a quando il Pci ereditò il grosso della cultura idealistica (Crociana o Gentiliana che fosse) che allora dominava in Italia. Marx «rovesciò» la filosofia idealistica di Hegel. Un secolo dopo i nostri idealisti rovesciarono, a loro volta, Croce e Gentile e si ritrovarono, senza alcuno sforzo, marxisti. Ma il Pci del Migliore era, di suo, spietato cinismo di potere nei vertici, e un partito di ideologia (non di ideale) nel suo apparato. E una volta usciti di scena gli idealisti marxisti, a loro sono subentrati, come nucleo dirigente del Pci, gli addestrati alle Frattocchie; addestrati, appunto, al killeraggio ideologico, e per ciò stesso largamente incapaci di ripensarsi e di pensare ex novo. Il che lascia il Pd (oggi di Bersani) come un gruppo di potere— con nobili eccezioni, si intende — altrettanto cinico e baro dei gruppi di potere al potere ….

l’intero articolo qui:

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Lettera a F.: … Sì: siamo i pionieri della prevecchiaia. Nessuna generazione è mai stata nella nostra condizione storica …

Caro F.
è un vero piacere leggerti
vuol dire che ho avuto l’intuizione giusta: quella di collezionare una serie di indirizzi che ho chiamato “amici intimi” (del passato e del presente) cui inviare i miei “messaggi nella bottiglia”.
Sì: siamo i pionieri della prevecchiaia. Nessuna generazione è mai stata nella nostra condizione storica: nati e cresciuti nella seconda metà del 900 per finire dentro una delle più colossali trasformazioni demografiche (l’età lunga, che ho messo a tema) e culturali (la vittoria ormai irreversibile dell’islamismo politico e relazionale, dal 700 dopo Cristo)
Diciamo che la prima condizione (salute permettendo) esalta la mia esistenza, mentre vivo male, malissimo (da ex sessantottino libertario) la seconda
Come vedi ci sarebbe di che parlare a lungo: e credo che entreremmo facilmente in conflitto comunicativo, visto che sul secondo tema la penso come i leghisti.
Ho sempre lì da leggere il tuo libro biografico su Raul Merzario. l’ho sfogliato ed apprezzato il tono da vero amico del cuore e del tempo con cui hai impastato ricordi e scrittura.
Il fatto è che devo leggere altri libri per il mio lavoro e così rimando.
Ma arriverò a dirti il mio pensiero e sentimento
Parli di scambiare opinioni
Ci sono due soluzioni: una è vederci a Coatesa questa primavera od estate. Trascorriamo là tutto il tempo che ci è possibile e ci piace molto vedere le persone in quel luogo che ha il potere di produrre benessere
L’altra è di incontrarci per le vie di Como
Da questo punto di vista Como è città ospitalissima. Si potrebbe parlare in qualche bar del centro
Io faccio ancora avanti e indietro Como – Milano (sai che calcolando una giornata di 8 ore lavorative è come se fossi stato sui treni per 10 anni di fila nella mia vita lavorativa!) ma spesso sono a Como, nel mio studio, fra i libri, musica, radio 3 e tecnologie internettiane
Dài: si potrebbe fare
Una volta che tu sei libero di pomeriggio scrivimi o lasciami un messaggio al …. e vedrai che troviamo il modo.
Ti assicuro che piacerebbe molto anche a me. E non sarebbe in alternativa a Coatesa sul lario (http://coatesa.blogspot.com/)
Dunque a presto e grazie per il piacere che mi hai dato con la tua presenza.
buoni giorni
Paolo

PS Ho in progetto di recuperare tutti i materiali e appunti sulla nostra esperienza della Associazione Dino Campana e di memorizzarli sul rete. Ho un bisogno profondo di non perdere neppure un brandello delle cose che ho vissuto e realizzato

La meglio gioventù. Accadde in Italia 1965-1975, supplemento Il Diario del mese 5 dicembre 2003, pagg. 500, www.diario.it Link

    • La meglio gioventù. Accadde in Italia 1965-1975,  supplemento Il Diario del mese 5 dicembre 2003, pagg. 500, www.diario.it   Link

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Letargo della tartaruga terrestre all’aperto

….

LETARGO ALL’APERTO

Per un ottimo letargo dobbiamo fornire la recinzione di svariati rifugi coperti.La temperatura ambientale si deve mantenere intorno ai 5°C: a questa temperatura la tartaruga si addormenta profondamente consumando il minimo indispensabile di energie.
Temperature inferiori a
2°C portano l’esemplare al congelamento dei tessuti e a gravi conseguenze celebrali, ma questo accade solo ad esemplari che ibernano all’aperto senza un’adeguata protezione. Sopra i 10°C invece l’esemplare attiverà in parte il suo metabolismo, ma le condizioni non sono tali da potergli permettere di attivare l’apparato digerente: in questo caso la tartaruga consumerà tutte le sue riserve fino a morire d’inedia. Per monitorare al meglio le temperature possiamo munirci di un comune termometro, meglio ancora se a sonda che rilevi la temperatura nel punto di interramento.
La durata del letargo è di circa 20 settimane, da novembre a marzo, ma nelle regioni meridionali può ridursi a solo 8 settimane. Una tartaruga per svernare senza problemi deve avere l’intestino completamente vuoto e quindi con l’abbassarsi delle temperature solitamente essa rifiuterà il cibo per un periodo variabile da una a due settimane. Se allevate all’aperto, le tartarughe saranno in grado di regolarsi da sole; in questa fase si deve comunque evitare di proporre cibi particolarmente appetibili o di sforzarle a mangiare. La diminuzione delle temperature spingerà infine le tartarughe ad interrarsi. Verificare che il luogo prescelto non sia soggetto ad allagamenti e, soltanto quando saranno scomparse da alcuni giorni, aggiungere uno strato di foglie secche o di paglia.
Nelle regioni settentrionali, dove si registrano le temperature più basse, può essere necessario coprire le foglie con del TNT (tessuto non tessuto), soprattutto se le temperature rimangono stabilmente sotto lo zero per più giorni.
Se si opta per un letargo protetto o controllato, fatto in locali freddi ma riparati (vedi paragrafo seguente), si deve essere certi che la tartaruga si sia svuotata l’intestino prima di riporla negli appositi contenitori. Per facilitare tale evacuazione si consiglia anche un bagnetto tiepido (attorno ai 24° C).

l’intero Post , davvero molto informato e con belle fotografie è sul Bloghttp://www.tartarughe.info/index.htm e, più precisamente qui:

Cartoline da Eurabia – Ugo Volli Dieci domande senza sesso 15/11/2009

Per iniziare, un paio di giorni fa ho letto una breve notizia sui giornali (e anche su IC): erano stati arrestati quattordici algerini dalle parti di Milano, per aver fatto da base logistica e di finanziamento al terrorismo. Quattordici, mica uno. Poi nulla. Se ne può sapere un po’ di più? Da dove hanno preso il milione di euro che hanno contrabbandato ai terroristi?… si parla di rapine, che rapine? Chi li proteggeva? A che ramo terrorista appartenevano? Cosa progettavano? E’ vero, come ha scritto qualcuno, che erano legati a un gruppo salafita spagnolo? Lo stesso delle bombe di Madrid? Lo stesso il cui capo, processato in Italia, fu assolto qualche anno fa da qualche giudice molto indulgente?Sempre l’altro ieri, in un angolino a pagina 24 dei giornali è emerso che quel Mahammad Game cui per fortuna è scoppiato in mano il detonatore della bomba che voleva far saltare davanti alla caserma Perrucchetti di Milano, aveva una serie di dossier: su “Silvio Berlusconi, innanzitutto, poi Roberto Maroni, Ignazio La Russa e naturalmente Daniela Santanchè.” (Carlo Panellla) Ma anche Fini e Claderoli (La Stampa). Capisco che si tratta di esponenti della maggioranza, che ai giornali importanti interessano solo se vanno a letto con persone che non dovrebbero interessare loro. Ma mi piacerebbe saperne di più: che piani aveva? Come mi piacerebbe sapere di più del fatto che “a quanto pare” Berlusconi negli ultimi giorni non vada più a dormire a casa sua ma si fermi a palazzo Chigi “per motivi di sicurezza”. Perché? Infine, sarei curioso di sapere qualcosa di tale Abu Imad, imam della moschea di Viale Jenner, la più importante di Milano, quella dove andava a pregare Game e dove lo stesso terrorista fu fotografato durante l’aggressione a Daniela Santanché

Informazione Corretta

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La svolta linguistica della nuova destra: per Renato Farina, Roberto Saviano è un "guru diventato giannizzero"

La svolta linguistica della nuova destra, avviata nel 1994, ha questi tratti comunicativi:

aggressività: tono alto della voce, digrignamento dei denti, insulti corredati da risate sgangherate
denigrazione morale dell’avversario: consiste nello svilire PRIMA la persona parlante e POI i suoi argomenti
indifferenza morale in rapporto agli esiti della denigrazione
menzogna: l’affermazione del giorno precedente viene smentita il giorno dopo: questo per ottenere l’effetto “schizzo di fango” (qualcosa resterà, anche se smentito)

Oggi è il cattolico di comunione e liberazione Renato Farina a fare una operazione di denigrazione morale, indifferente al possibile assassinio di Roberto Saviano per mano della camorra campana:

Quello di Saviano è l’anatema di un guru diventato giannizzero

C’è una notazione interessante:
i cattolici di comunione e liberazione dicono di sè di essere “per la PERSONA”
Tuttavia loro intendono per “PERSONA” solo se stessi

La cultura della sinistra ha reagito alla svolta linguistica della nuova destra con una simmetrica comunicazione che ha questi tratti:
aggressività: tono alto della voce, digrignamento dei denti, insulti corredati da risate sgangherate
denigrazione morale dell’avversario: consiste nello svilire PRIMA la persona parlante e POI i suoi argomenti
indifferenza morale in rapporto agli esiti della denigrazione
menzogna: l’affermazione del giorno precedente viene smentita il giorno dopo: questo per ottenere l’effetto “schizzo di fango” (qualcosa resterà, anche se smentito)

Ma hanno fatto di ben peggio: hanno intenzionalmente e strategicamente affossato i due governi Prodi (1998 e 2008), che erano l’unica prospettiva riformistica di una politica aggiornata di centrosinistra, capace di competere sul piano dei programmi a coloro che sono poi stati vincenti per tre volte alle elezioni.

Lievi carezze di Antonia pozzi, letta e sentita attraverso lo sguardo e la sensibilità di Renèe

Proprio oggi, a scuola, ho fatto studiare una poesia di Antonia Pozzi:

Lieve carezza

E’ un testo molto bello, che innalza il potere della parola, facendone il mezzo per percorrere le Ombre, il viale deserto, l’aridità dell’anima.

La parola (la poesia) diventa, in ultimo, un ponte:

un ponte sottile, saldo,

bianco per attraversare le oscure voragini della vita

Le tre strofe di cui è composta iniziano tutte con “Vorrei”, anafora necessaria ad indicare il desiderio che si fa via via più intenso di “aiutare” un’altra anima ad entrare nell’oscuro per riscoprire il distendersi spaziale e temporale della luce

Renèe

Lievi carezze

di Antonia Pozzi

Vorrei che la mia anima ti fosse

leggera

come le estreme foglie

dei pioppi, che s’accendono al sole

in cima ai tronchi fasciati

di nebbia.

Vorrei condurti con le mie parole

per un deserto viale, segnato

d’esili ombre

fino a una valle d’erboso silenzio,

al lago

ove tinnisce per un fiato d’aria

il canneto

e le libellule si trastullano

con l’acqua non profonda.

Vorrei che la mia anima ti fosse

leggera,

che la mia poesia ti fosse un ponte,

sottile e saldo,

bianco

sulle oscure voragini

della terra.

Se leggi, vedi che, nelle tre strofe, si staglia netto il gioco cromatico di luce/ombra,

leggerezza come profondità emersa/libellula-contro profondità che inghiotte,

angustia versus spazialità.

E poi c’è quella sinestesia “erboso silenzio”, piazzata là ad accentuare il tintinnìo del canneto nel vento e, di contro, la grandissima pace del lago.

Renèe

Ecco: in una sabato novembrino Renèe mi accompagna ad una comprensione di come la lingua è messa al servizio della poesia

Grazie

Un abbraccio affettuoso

Paolo




Islam: picchiava moglie italiana, condannato marocchino – Lombardia – ANSA.it

(ANSA) – BERGAMO, 13 NOV – Un marocchino di 29 anni che picchiava la moglie italiana e’ stato prima denunciato, poi arrestato e ieri condannato con rito abbreviato.Lo ha stabilito il tribunale di Bergamo che gli ha inflitto una pena a 3 anni di carcere per maltrattamenti in famiglia. I fatti risalgono al periodo tra aprile e agosto 2008. Subito dopo il matrimonio il rapporto tra i 2 coniugi si e’ deteriorato. L’uomo ha persino picchiato la donna dopo il parto. Pretendeva che la moglie si comportasse secondo il Corano.

Islam: picchiava moglie italiana, condannato marocchino – Lombardia – ANSA.it

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Cadavrexquis, Leggere (un po') Berlino

Oppure, se non temessi di obbedire troppo a una mia fisima, potrei consigliare tutti quei romanzi ambientati nella Berlino dimidiata, nell’epoca della Guerra Fredda, e in particolare quelli della “capitale di Berlino Est”, come il mio amato Christoph Hein – Der fremde Freund (L’amico estraneo) sopra tutti – la Christa Wolf più berlinese di Der geteilte Himmel (Il cielo diviso) e dei racconti di Unter den Linden, il Buridans Esel (L’asino di Buridano) di Günter de Bruyn o la Monika Maron di Stille Zeile Sechs (Via della Quiete sei) – che è, tra l’altro, un indirizzo realmente esistente a Pankow.

… ho scritto, su questo blog, parecchie “recensioni” di libri che parlano di Berlino. Non sempre hanno un grande valore letterario, ma spesso soddisfano comunque le curiosità degli amanti di Berlino. Non tutti, però, sono anche tradotti in italiano e questo è forse un limite per qualcuno. Provo a riepilogare in ordine cronologico decrescente, per chi se li fosse persi, senza voler affatto essere esaustivo:

Eraldo Affinati, Berlin
Andrzej Stasiuk, Dojczland
Jakob Hein, Gebrauchsanweisung für Berlin
Thomas Brussig, Berliner Orgie
Jaroslav Rudis, Der Himmel unter Berlin
Monika Maron, La mia Berlino
Anna Funder, Stasiland (C’era una volta la DDR)

tutto il post qui:

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Terrorismo

azione e metodo di lotta politica per sovvertire o destabilizzare una struttura di potere che, per imporsi, fa uso di atti di estrema violenza, come attentati e sabotaggi, anche nei confronti di persone innocenti

necessità di aprire il Sinonimi e contrari della Treccani, in relazione alla lettura di:

Benedetta Tobagi, Come mi batte forte il cuore. Storia di mio padre, Einaudi, 2009

Walter Tobagi fu assassinato da un gruppo di terroristi di sinistra il 28 maggio 1980.
Aveva 33 anni e due figli: Luca di 7 anni e Benedetta di 3
Sui terroristi assassini si fanno i film che li glorificano e mitizzano.
Le vittime e coloro che ne conservano la memoria hanno bisogno di trent’anni per rielaborare il lutto.

Sapelli: il mito della crescita e i cattivi “maestri” uccidono i professionisti, le micro e piccole imprese « Politica dei servizi sociali: ricerche in rete

Una grande vulnerabilità della cultura politica della sinistra è di non avere capito per tempo (almeno fin dagli anni ’80) come mutava il mercato del lavoro.
Questa incapacità culturale, derivante dalla coltivazione in serra del mito novecentesco del “lavoro dipendente” e finalizzato a dare la spallata rivoluzionaria, nonostante i fallimenti del comunismo storico, è stata pagata con una caduta verticale della rappresantanza di vasti ceti sociali, fra cui io stesso.
Ciò che è grave è che continuano su questa strada

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Dall'inferno alla bellezza di e con Roerto Saviano





Dall’inferno alla bellezza
di e con Roberto Saviano
mercoledì 11 novembre 2009,
Rai Tre, 21.10-23.30

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Genova cose da fare – A PALAZZO DUCALE DUE SERATE ALL’INSEGNA DEL JAZZ TRADIZIONALE LIGURE

chiuderà la rassegna il “TRIO” di Laura Fedele, una pianista e cantante uscita dalla culla del Louisiana Jazz Club di Genova e che si è conquistata, anno dopo anno, una solida reputazione a livello nazionale. Nel concerto la Fedele, accompagnata da Stefano Dall’Ora al contrabbasso e Gio Rossi alla batteria presenterà una panoramica attraverso il main stream ed il blues, dagli anni 20 in avanti, con un particolare omaggio a Nina Simone.

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Cadavrexquis: Allāhu Akbar

…. in questi ultimi mesi ho voluto seguire un po’ i disastri provocati dall’islam in giro per tutto il mondo. Non occorre andare a cercarli con il lanternino: un minimo di attenzione e il gioco è presto fatto. Per chi volesse verificare la bontà di quello che potrebbe aspettarci in futuro, ecco un assaggio di quello che per molti paesi costituisce già la pietanza principale ….

il resto dell’articolo qui:

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Genius Loci: il Sacromonte di Orta San Giulio

L’uomo antico aveva un rapporto intenso con la natura, che per lui era animata e sacra.

Nasce in quella situazione umana e storica il principio originario del Genius Loci: l’essenza, l’anima, la forza del luogo.

Lo scorrere del tempo, il variarsi dell’esperienza psicologica individuale, la trasformazione culturale tendono a far perdere, come in un crescente processo di oblio, quella concentrazione in cui la persona si sente in contatto con un tutto che gli è oltre.

Però molto dipende ancora da noi, da ciascuno di noi:

Se vedremo il mondo come un organismo vivente di cui facciamo parte – né padroni, né inquilini, dunque, e neppure passeggeri – forse avremo molto tempo davanti a noi e la nostra specie potrà sopravvivere per il tempo che le è assegnato 

James Lovelock, Le nuove età di Gaia, Bollati Boringhieri, 1991, p. 235

 

Ci sono ancora luoghi che, per miracolosi percorsi ed equilibri, riescono a trasmettere quella forza del Genius Loci, che potremmo perdere.

Il Sacromonte di Orta San Giulio, in Piemonte, è fra questi luoghi.

Se vuoi vedere il luogo sentendo Ulysses’ Theme,
apri in una nuova finestra il post
e clicca qui sotto per andare sulla sequenza delle immagini:

Il sacro monte d’Orta

Sulla sommità dell’ameno colle che, quasi al centro del lago, si pro­tende sulle acque alle spalle del borgo d’Orta, fu iniziata, nel 1591, la costruzione di uno dei più grandi monumenti dedicati a San Francesco.

Storicamente l’origine del santuario andrebbe ricercata oltre che nelle ragioni di rivalità con i valsesiani (che stimolati da Padre Ber­nardino Caimi avevano eretto sull’altura retrostante Varallo il primo sacro monte) anche nei favorevoli sviluppi della audace riforma eccle­siastica intrapresa da San Carlo Borromeo tendente da una parte a promuovere l’erezione di templi, santuari e seminari e dall’altra a conservare l’antica liturgia, riforma alla quale non erano estranei gli eventi del continente. Lutero, infatti, aveva operato la scissione dell’unità cattolica europea; nei paesi bassi divampavano ancora le guerre di religione ed in Inghilterra la regina Elisabetta si era ormai definitivamente separata dalla Chiesa Romana. Il sacro monte d’Orta è costituito da un insieme di sontuose cap­pelle tardo rinascimentali, barocche 13 ed una neoclassica, sparse su un vasto altipiano e collegate tra loro da ordinati viali, fiancheggiati da spalliere di alloro.

Percorrendo il ridente ed ampio parco erboso, in gran parte coperto da annosi abeti, tigli e faggi, si incontrano, tra squarci panoramici, una ventina di edifici sorti nel corso di quasi due secoli, in ognuno dei quali sono racchiusi complessi statuari in grandezza naturale e pitture rappresentanti i più edificanti episodi della vita del Pove­rello d’Assisi.

Il Paroletti, eminente studioso dei santuari, considerava nello scorso secolo questo sacro monte il più bello, più devoto e forse il più sontuoso di quanti n’habbia il Piemonte. All’insigne monumento, centro di fede e per lungo tempo meta di affollate processioni, sono dedicate diverse incisioni create nel corso di quasi quattro secoli: dagli inizi dei seicento al novecento.

 

in  Enzo Pellegrino, Le stampe del lago d’Orta, Negri editore, 1973, p.18

 

Berlino 9 novembre 1989 – 9 novembre 2009. In Heimat 3 di Edgar Reitz Clarissa e Hermann si ritrovano …

Il 9 novembre 1989 segna la caduta del muro di Berlino, quella concreta barriera in muratura che dal 1961 al 1989 separò materialmente la parte orientale dalla parte occidentale della città e che diventava simbolo di una divisione polare fra due mondi storici.
Berlino Est era già dal 1949 capitale della Repubblica Democratica Tedesca, mentre Berlino Ovest era un Land a statuto speciale della Repubblica Federale Tedesca.
Il muro di Berlino è stato per gran parte della seconda metà del ‘900 un segno della guerra fredda.
Il muro fu abbattuto in questa giornata di vent’anni fa.
E’ una data periodizzante che sembrava aprire un ciclo del tutto nuovo della politica internazionale e, soprattutto, la possibilità di una revisione dei miti politici del ‘900 e delle connesse culture politiche.
Ma la storia, quando si fa mondiale, procede per strappi e ulteriori rotture imprevedibili.
Oggi gli Stati Uniti, l’Europa, l’Italia e il mio vissuto individuale sono sotto l’attacco della ondata islamista, avviata l’
11 settembre 2001. Le speranze del dopo caduta del muro di Berlino si sono infrante con quella che Christopher Caldwell chiama L’ultima rivoluzione d’Europa, Garzanti 2009, quella che ha avviato il molecolare processo di lenta distruzione dei luoghi, delle pietre e dei simboli di questa parte del mondo da me abitata nella mia infinitesima biografia.
E’ questa una giornata in cui si parlerà e scriverà molto dei significati storici dell’evento.
A me piace ricordarla con l’intensa curiosità intellettuale ed emotiva che ho provato vedendo il ciclo dei film di Heimat 3 di Edgar Reitz

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Col terzo 
Heimat si chiude la grande saga cinematografica, tra storia e romanzo, sulla Germania, il progetto cinematograqfico che il regista tedesco Edgar Reitz ha dedicato alla sua terra e a tutti coloro che cercano una patria. Questa è lacronaca di una svolta epocale raccontata in sei lungometraggi per un totale di undici ore, la storia dell’ultimo decennio del ventesimo secolo di chi ha visto cadere il muro di Berlino e guarda al futuro con più fiducia. A parlare oggi di Heimat 3 – Cronaca di un cambiamento epocale è il regista Reitz, accompagnato dai due protagonisti Henry Arnold eSalome Kammer

Si parla molto della nostalgia dell’Est che fu. Perché i tedeschi rimpiangono tanto quel periodo?Edgar Reitz: Sono cresciuto nell’Ovest perciò anch’io conosco questo sentimento solo per sentito dire e per averlo poi tradotto nel mio film. Credo che dipenda molto dal fatto che la gente dell’Est pensava che dopo la caduta del muro tutti i suoi problemi si sarebbero magicamente risolti semplicemente con questo cambio di regime, mentre così evidentemente non è stato perché si è trovata a confrontarsi con tutte quelle illusioni che aveva sulla vita della Germania dell’Ovest ed essere poi costretta in questi anni a rivederle. Questo ha portato anche ad un rimpianto verso alcune cose che aveva prima e che adesso non ha più. 

….. 

Qual’ è il tema centrale, il cuore di Heimat 3? 
Edgar Reitz
: Si tratta di temi elementari, come per esempio costruire una casa, trovare un luogo dove vivere. Persone come Hermann e Clarissa hanno passato tanto tempo a muoversi da un posto all’altro, a non avere un posto di riferimento fisso, una patria, e ora si trovano con questo bisogno di un luogo dove tornare, dove ci si trovi e dove gli altri abbiano la possibilità di trovarti. 
Salome Kammer
: Un altro tema centrale è il grande amore. Hermann e Clarissa hanno avuto una relazione tra mille difficoltà per poi ritrovarsi nel tempo. Le circostanze avevano impedito la loro storia, il fato si era accanito contro di loro, ma ora che si sono rincontrati cercano in ogni modo e contro tutti gli ostacoli di costruire e creare un rapporto stabile, con tutti i problemi che si vengono a creare quando due persone cercano di costruire qualcosa. 

Le saghe filmiche sono sempre caratterizzate da polemiche di carattere politico. Lei ha incontrato questo tipo di problemi in Germania? 

Edgar Reitz: Quando uscì Heimat, negli anni Ottanta, ci furono delle polemiche soprattutto negli Stati Uniti. Alcuni critici newyorkesi furono irritati dal modo in cui veniva rappresentato il nazional-socialismo. Nei miei film, secondo loro, il fatto che venisse rappresentato da un punto di vista molto quotidiano minimizzava gli orrori del nazismo. Secondo loro l’Olocausto non veniva rappresentato in modo adeguato, se ne parlava troppo poco. E’ chiaro che queste polemiche mi hanno molto colpito e addolorato, perché chiaramente non era nelle mie intenzioni ignorare le vittime e gli orrori del nazional-socialismo, ma per me era importante rappresentare quel periodo da un’altra prospettiva, da una prospettiva umana che si ponesse la domanda di come è stato possibile arrivare a ciò e come ci si comporterebbe oggi nelle stesse circostanze. Per quanto riguarda Heimat 3 ci sono state altre polemiche perché comunque tratta un tema politico, lo sguardo sull’ex Germania dell’Est, ma le risposte che do io sono molto simili a quelle diHeimat 1, è solo il contesto storico che cambia. 

In che modo il crollo del muro di Berlino ha inciso sulle vostre vite?
Henry Arnold: Personalmente non mi è successo nulla di tutto quello che accade nel film. Il cambiamento più grande è stato per le persone che vivevano nell’Est. Io vivo a Berlino e quello che posso dire è che ho trovato una cosa nuova, cioè il confronto con delle persone con una biografia completamente diversa, con una prospettiva di vita diversa. Salome Kammer: Nella mia famiglia c’è sempre stata una grande tradizione di avere un rapporto con l’Est. Io avevo un figlioccio, una specie di adozione a distanza, a Dresda, che nel corso degli anni sono andata a trovare ed è stato molto complicato perché dovevo passare ogni volta attraverso numerosi controlli. Suo padre era un operaio e una settimana dopo la caduta del muro è venuto a Monaco ad aiutare me ed Edgar a finire la nostra casa che stavamo costruendo a Monaco.

Berlino 9 novembre 1989 – 9 novembre 2009 In Heimat 3 di Edgar Reitz Clarissa e Hermann si ritrovano. E' arrivato il tempo di "fare una casa"

Il 9 novembre 1989 segna la caduta del muro di Berlino.
A me piace ricordare questa data periodizzante con l’intensa curiosità intellettuale ed emotiva che ho provato vedendo il ciclo dei film di Heimat 3 di Edgar Reitz.

Bellano sul Lario: appunti di una "vacanzina"

Siamo stati via meno di 24 ore , eppure questa “vacanzina” ha lo spessore di una crociera:
– partenza da Como alle 13 e 45
Coatesa a trovare i gatti e rifornire di cibo
– piccolo giro per Bellagio, con caffè
– traghetto da Bellagio a Varenna
Hotel Villa Stupenda, per confermare la camera




mostra dei Piccoli Editori in località Puncia di Bellano



– visita, fra le 16 e le 17, del centro di Bellano, con fotografie (lungolago, fabbrica dismessa, centro sociale anziani, chiesa, cinemateatro)


– presentazione del libro di Claudia Reghenzi Giallo all’ombra del vescovado, Zephyro editore


– lettura di poesie di Clirim Muca, Fango di strada


e di Angelo Figliolia Dopo gli angeli precipitati, entrambi editi da AlbaLibri editore

– cena al ristorante “All’Orrido” con Baldo e Maria Luisa

– notte all’
Hotel Villa Stupenda


– sveglia, doccia, colazione e poi partenza, direzione Lecco
– visitina a Mandello sul Lario
– passeggiata rapida per Lecco e acquisto (per Luciana) di un maglioncino color ciclamino all’Upin (con lo sconto del 30%)
– Visita al mercato artigianale di LarioFiere di Erba e contemporanea visita alla mostra dedicata a Salvatore Fiume
– a casa alle 13 e 15

Vacanzina

Definiamo “vacanzina” un breve viaggio con obiettivi minimi e con pernottamento fuori casa di un massimo di due notti (cioè quello che consente alla gatta Miciù di mangiare senza modificazioni delle sue abitudini e di stare sola per poco).
La vacanzina, data l’intensità degli avvenimenti che la realtà e l’immaginazione includono in quel lasso di tempo, in genere assume nella nostra memoria una temporalità molto più lunga.
Sembrà cioè di avere fatto un lungo viaggio e una lunga “vacanza”, anche se, in realtà, sono state dalle 24 ore alle 48.
Con la vacanzina il tempo è percepito diversamemente e mostra, con vigore espressivo, la sua plasmabilità. Sembra lungo ciò che è breve, mentre il tempo lungo (talvolta) è talmente insignificante da essere percepito come un lampo. O anche di non essere percepito del tutto.

Gabriele De Ritis: … Tu non credi, però, che il nostro compito ora sia quello di ringraziare per ogni nuovo giorno che ci sia concesso? …

La pace raggiunta con la tranquillità dell’anima – che non è la mera quiete né la serenità di un giorno né la contentezza per i doni ricevuti – è ciò che consente di contemplare la vita dall’alto della collina, alla maniera di Alce Nero, e come lui ringraziare per il bene ricevuto e dire sì alla vita, a tutta la vita che è santa e buona. Alce Nero ha la visione dell’intera storia del suo popolo, al culmine della sua esistenza. Egli è commosso davanti a tutte le creature. Anche un filo d’erba è buono e santo per lui. Per questo, la sua è una Grande Visione.
A me accade di provare quella pace. Riesco a contemplare la vita senza grandi affanni, come se fossi un grande vecchio. So che una malattia – un’altra malattia – potrebbe intervenire a turbare questa pace, introducendo inquietudine e sconcerto.
Tu non credi, però, che il nostro compito ora sia quello di ringraziare per ogni nuovo giorno che ci sia concesso, gustando la sazietà che è propria dell’età matura?
Io avverto un sentore di eternità nell’emozione rinnovata che provo ogni giorno a contatto con le persone che amo e con le nuove esistenze che si affacciano all’orizzonte in cerca di un sorriso, del conforto della parola e di una vicinanza che non si risolva soltanto nell’intervento a sostegno di.
L’istante eterno che si dà quando la mia libertà in modo disinteressato si ritrova nuda di fronte alla bellezza non è tutto ciò che si possa desiderare, soprattutto quando la fragilità esistenziale si fa domanda tacita, anelito inespresso, ma non per questo meno comprensibile?
E lo sguardo che ancora è lecito posare sul sacrario dell’anima di una donna – non importa se solo per un po’ e senza che nulla possa essere chiesto – non è ancora sentore di eternità, se dall’altra parte si mostrasse un sorriso, un cenno di complicità inconfessabile, una promessa di felicità affidata al retto conversare quotidiano?
Cos’altro possiamo noi sperare, di fronte al ritrarsi delle cose, nel momento stesso in cui si mostrano a noi, mentre l’anima consuma nell’Aperto il suo darsi, se non che quel silenzio sia silenzio per noi? che ciò che si nasconde alla vista valga per occhi di seconda vista, a significare che non c’eravamo sbagliati, che qui c’è ancora posto anche per noi?

Marc Lazar

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