
come schedava la MUSICA mio padre, Guido Ferrario (1917-1989)

vai alla pagina facebook della Officina della Musica
Cento anni fa da una sala di incisione uscì il primo disco jazz di Alberto Riva
Cento anni fa da una sala di incisione uscì il primo disco jazz – la Repubblica
Capriccioso, irascibile, insopportabile, ma appena mette le mani sulla tastiera ecco che la magia si sprigiona. Una carriera lunga, forse oggi minata da problemi alle mani (che speriamo siano risolvibili), costellata da una lunghissima discografia, forse eccessiva considerando la ripetitività delle due formule esclusive ormai da quasi quarant’anni: piano solo e Standard Trio. Volendo fare l’avvocato del diavolo alcuni album, sopratutto nel penultimo periodo, sembrano un pò di routine, ma, una routine di gran classe senza mai cadute di gusto. La qualità è sempre garantita, certo la freschezza e la novità non abitano più da quelle parti, ma la classe e il tocco sono rimasti immutati.
“Jarrett possiede l’abilità di far “cantare” il pianoforte, al punto che quando lo suona lo strumento acquisisce caratteristiche innografiche quasi sacre. Il primo ad introdurre elementi di questo tipo nel Jazz è stato Coltrane , ma Jarrett non ha rivali nel coltivare e trasporre…
View original post 278 altre parole
Peppo Spagnoli (2020). Fondatore nel 1982 della Splasc(h), la più importante etichetta discografica di jazz in Italia. Nato ad Arcisate, provincia di Varese, è stato a lungo consigliere comunale per il Pci e lavorò come disegnatore tessile prima di dedicarsi alla musica. Il primo album pubblicato da Splasch(h) fu Lunet, dell’European Quartet del sassofonista Gianni Basso.
Tra le sue scoperte, Paolo Fresu e Luca Flores.
vai a:
articolo copyright
letto in edizione cartacea su Corriere delle Sera innovazione
cercare qui:
http://corriereinnovazione.corriere.it/
un estratto:
Il jazz dunque, quasi per definizione, ama l’imprevisto, perché è l’elemento che può portarti a prendere in considerazione una strada che avevi scartato o che non ti era venuta in mente. Quello che altri chiamano errore. Il jazz è un percorso di vita in cui tutto quel che accade viene accolto con gioia perché nasce da quel momento preciso e vive in quel momento. È l’elogio del presente. Paolo Fresu racconta spesso che un signore — poco abituato al suono del jazz e all’ improvvisazione — si è presentato al termine di un concerto chiedendo dubbioso: «Ma il jazz le note ce le ha?». Ecco la risposta: Ebbene sì! Ce le ha, ma dalle note parte per andare verso l’ignoto.
Un trio pianistico è una creatura musicale delicata, viene difficile pensare che possa sopravvivere al ‘trapianto di pianista’. Eppure è proprio quel che è successo ai Bad Plus con l’abbandono dello storico componente Ethan Iverson e la sua sostituzione con Orrin Evans. Tra l’altro si tratta di due musicisti molto diversi tra di loro, e la scelta a favore di Evans dei due Bad Plus superstiti – il bassista Reid Anderson ed il batterista Dave King – all’epoca mi aveva piuttosto stupito. Così come la decisione di Iverson di lasciare una formazione ormai notevolmente affermata ed ormai ben riconosciuta ed apprezzata da un ampio pubblico per la sua fisionomia originale e ben caratterizzata, e ben lungi dall’aver esaurito le sua potenzialità creative. Ma si sa, il jazz (quello vero) o è musica dell’inquietudine, o non è.
The Bad Plus uno….
Quelli che chiameremo i Bad Plus 2.0 hanno già partorito…
View original post 656 altre parole
INCONTRO CON ALDO PEDRON
L’Officina della Musica, via Giulini 14/B, ore 21, ingresso a 10 sacchiAldo Pedron presenta il libro La mia guida al jazz dialogando con Alessio Brunialti. Live di Roberto Quadroni (sax alto) e Bruno Lavizzari (pianoforte).
I miei APPUNTI:
gli AUDIO della lezione
1: introduzione
https://drive.google.com/file/d/1F0y6ZOWw-Mhma2K7S2K6DUErFjh5Qft8/view?usp=sharing
2: Cotton Club
https://drive.google.com/file/d/1KYGoF_mzYfceC9RMa5GuXarApaI4tY9J/view?usp=sharing
3: Black Tan Fantasy
https://drive.google.com/file/d/1Snf1CrL8IC-YRV2cvwibNmZfltsmXOK4/view?usp=sharing
4: Video
https://drive.google.com/file/d/18HEg1Ml5D5Q8os5qXY6vE160GmxnSyhu/view?usp=sharing
5: Mood Indigo
https://drive.google.com/file/d/1THhBR3ftgZBbZKgPOaaVWPJtF0UtLJc3/view?usp=sharing
6: Spiegazione
https://drive.google.com/file/d/1DL1OCCwOFfMekP7GSinxoj7pc1hOxFVy/view?usp=sharing
7: Day Break
https://drive.google.com/file/d/1Pmvh07hQCADtqjnfMityA9QlSWBjA9so/view?usp=sharing
8: spiegazione
https://drive.google.com/file/d/1i5eNiV-xvwspix4fWsK4wYaHpVLjDXUO/view?usp=sharing
9: Ebony Rhapsody
https://drive.google.com/file/d/19kROTfJbUvNhm8qdydOzt1sqcCn8IWTL/view?usp=sharing
10: spiegazione
https://drive.google.com/file/d/1fpeslwe7E_e901gxDoI525J2brfDuucI/view?usp=sharing
11: Sepia panorama
https://drive.google.com/file/d/1OTyhjYK3TKCwDDMCpHuCPIjflYnrax5E/view?usp=sharing
12: Take a Train
https://drive.google.com/file/d/1vu9J4wz86HogG_-m5_aE1a8jBCik6p_Y/view?usp=sharing
13: Mooche
https://drive.google.com/file/d/1yCHQNXnWyHVKUpEPg3XiHVeUdemW6apB/view?usp=sharing
14: Such Sweet Thunder
https://drive.google.com/file/d/1rD7XtYF4xq1D_Jgz3gFdpotxjcSplkAZ/view?usp=sharing
15: El Gato
https://drive.google.com/file/d/1Bhba02Z_iH-0t8sw8e6Rl5LtLWZ7MClp/view?usp=sharing
16: Sentimental Mood
https://drive.google.com/open?id=14r_Xu1DlcljIH-AQ_3uHokmZhFmrlUEk
17: Little Max
https://drive.google.com/open?id=1dkBzdDm6rie9Ju6RWStCFuRP1nc-FMoo
18: Blues for Miro
https://drive.google.com/open?id=13ZO1SLfX-TkM8OvmcNXd-Ie-t3IXCy0r
19: con Ella Fitgerald
https://drive.google.com/open?id=1MgUlAVt9vQIPkeAJ8HGmUgnGKfpqqae-
20: Sacred Music 2
https://drive.google.com/open?id=1zkyG8IyI66AOHegab8mJUMa47oCBkDg9
autobiografia pubblicata nel 1973 e tradotta in italiano nel 2007:
JAZZ INTRODUZIONE ALL’ASCOLTO
L’Officina della Musica, via Giulini 14B, ore 20.30, ingresso soci a 8 sacchi
vai a
http://www.umbriajazz.com/articoli/umbria-jazz-winter-26-orvieto-28-dicembre-1-gennaio
da https://voyager.jpl.nasa.gov/golden-record/whats-on-the-record/music/
The following music was included on the Voyager record.
THE NECKS
Toni Buck, Batteria Lloyd Swanton, Contrabbasso Chris Abrahams, Piano
The Necks: Official Homepage
La musica che ho sempre cercato e che, nel gennaio 2006 ho finalmente trovato. Come i tesori delle terre sconosciute.
Nella storia del Jazz spesso si legge che, nei momenti di svolta, gli appassionati ascoltatori dicevano “c’è uno che suona in modo nuovo” e correvano a sentirlo. E’ avvenuto per Louis Armstrong, che con West End Blues (1929) innovava nel Jazz di New Orleans. E ancora con le orchestre di Duke Ellington. Poi con il Bebop di Charlie Parker. Con The Birth of Cool di Miles Davis. E ancora con Olè di Coltrane. E ancora con il Jazz nordico di Garbarek. Ma sono molte le svolte.
Ci sono vari modi, non incompatibili, per suonare il Jazz: quello degli Standard (e si può farlo in modo mirabile come il Trio di Keith Jarrett), quello della tradizione (come continua a fare con encomiabile coerenza Winton Marsalis), quello della rielaborazione del Pop (in Italia ricordo Danilo Rea e i Doctor 3). E ancora altri.
Ma oggi la nuova frontiera la stanno percorrendo i Necks, un gruppo australiano che lavora da 15 anni e che persegue con ammirevole coerenza un progetto musicale unico. Di loro si dice:
“Entirely new and entirely now. They produce a post-jazz, post-rock, post-everything sonic experience that has few parallels or rivals” (da The Guardian)
I Necks hanno qualche precursore, ma pochi imitatori. Il loro è Jazz minimale, è Post-Jazz, è Post-Tutto, come di loro dice Geoff Dyer.
Certo sembra stupefacente che è dall’Australia che arrivino questi esploratori psichici della musica Jazz. Ma pensando A Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir non è poi così strano.
Forse gli australiani sanno mettere bene assieme modernità, ambiente incontaminato e sogno.
Recensioni |
|
Dischi | |
I musicisti | |
Ispiratori e allievi |
|
Toni Buck, Batteria Lloyd Swanton, Contrabbasso Chris Abrahams, Piano
The Necks: Official Homepage
La musica che ho sempre cercato e che, nel gennaio 2006 ho finalmente trovato. Come i tesori delle terre sconosciute.
Nella storia del Jazz spesso si legge che, nei momenti di svolta, gli appassionati ascoltatori dicevano “c’è uno che suona in modo nuovo” e correvano a sentirlo. E’ avvenuto per Louis Armstrong, che con West End Blues (1929) innovava nel Jazz di New Orleans. E ancora con le orchestre di Duke Ellington. Poi con il Bebop di Charlie Parker. Con The Birth of Cool di Miles Davis. E ancora con Olè di Coltrane. E ancora con il Jazz nordico di Garbarek. Ma sono molte le svolte.
Ci sono vari modi, non incompatibili, per suonare il Jazz: quello degli Standard (e si può farlo in modo mirabile come il Trio di Keith Jarrett), quello della tradizione (come continua a fare con encomiabile coerenza Winton Marsalis), quello della rielaborazione del Pop (in Italia ricordo Danilo Rea e i Doctor 3). E ancora altri.
Ma oggi la nuova frontiera la stanno percorrendo i Necks, un gruppo australiano che lavora da 15 anni e che persegue con ammirevole coerenza un progetto musicale unico. Di loro si dice:
“Entirely new and entirely now. They produce a post-jazz, post-rock, post-everything sonic experience that has few parallels or rivals” (da The Guardian)
I Necks hanno qualche precursore, ma pochi imitatori. Il loro è Jazz minimale, è Post-Jazz, è Post-Tutto, come di loro dice Geoff Dyer.
Certo sembra stupefacente che è dall’Australia che arrivino questi esploratori psichici della musica Jazz. Ma pensando A Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir non è poi così strano.
Forse gli australiani sanno mettere bene assieme modernità, ambiente incontaminato e sogno.
Recensioni |
|
Dischi | |
I musicisti | |
Ispiratori e allievi |
|
Sorgente: (17) fiori per NINA SIMONE
STAGIONE TEATRALE DI CANZO
Teatro Sociale, via Volta 2, Canzo, ore 21, biglietti a 18 sacchi
PIANOCITY 12 maggio 2013
Giardino della galleria di Arte Moderna – MILANO
“Beatles o Stones?”
CARLO UBOLDI & LAURA FEDELE – PIANOFORTE
Video a cura di Piero Camurati
Vai al sito della Casa della Musica: http://casadellamusica.org/
una davvero magnifica lezione: colta, istruttiva, divertente.
Per “iniziare ” al jazz chiunque. Anche chi lo ascolta da più di 60 anni.
AUDIO della 1° parte
AUDIO della 2° parte
AUDIO della 3° parte
AUDIO della 4° parte
AUDIO della 5° parte
AUDIO della 3° parte
lezione sullo SWING, Como 20 GENNAIO 2015
“Silverwater” è il trionfo dell’improvvisazione come e forse in maniera più accentuata che sul precedente “Chemist”. Da quest’ultimo, infatti, prende le mosse per sviluppare una consistenza se possibile ancora più diluita tra le ritmiche di un piano intrappolato nelle trame minimaliste, le evasioni jazz e i canoni classici.Il basso stavolta segue i tracciati di un tessuto liquido, quasi inesistente che si abbandona a una ripetizione creativa, a un loop (o milioni di essi) che si prende il proprio tempo: nasce, cresce, matura e muore nell’arco vitale di un ciclo mai uguale a se stesso.Il vero protagonista dell’album è comunque la percussione di Tony Buck (uno dei migliori batteristi del pianeta) a cui è affidato lo scheletro dinamico dell’opera.
VAI A:
Necks – Silverwater :: Le recensioni di Onda Rock
El álbum “Amapola”, producido por la prestigiosa etiqueta japonesa Venus Records, es ante todo el testimonio del inédito encuentro de dos de los mayores pianistas italianos de jazz: Renato Sellani y Danilo Rea. Dos generaciones, dos estilos, dos modos de entender el jazz, a comparar. Dos grandes artistas unidos por el amor común por el jazz y por la canción de autor italiana. Dos mundos aparentemente diferentes, que se encuentran en un terreno común de la búsqueda melódica, de la sensibilidad armónica. Es gracias a esta división de intentos, a este tipo de afinidad electiva entre estos dos lenguajes, que Sellani y Rea pueden mezclar algunas de las páginas más importantes de la historia del jazz con algunos hitos de la canción de autor italiana. Así standards como “My Foolish Heart”, “My Funny Valentine”, “Afternoon In Paris” o “Wave”, se alternan con piezas de la llamada música ligera (“Volare” de Domenico Modugno) “Quando” de Luigi Tenco, llegando a crear una original mezcla entre “Mi Sono Innamorato Di Te” de Luigi Tenco y la histórica “Autumn Leaves”.
Fuente para la reseña: http://www.ibs.it – Traducción: La Bestia Políglota
Apunte: lirismo, belleza, emoción; palabras que le caben perfectamente a Amapola.
Track Listing
01. My Foolish Heart (5:05)
02. My Funny Valentine (5:34)
03. Mi Sono Innamorato Di Te ~ Autumn Leaves (4:46)
04. Volare (4:18)
05. Quando (4:08)
06. Once Upon A Summertime (6:04)
07. Afternoon In Paris (4:38)
08. Amapola (3:27)
09. Wave (3:11)
10. You Never Told Me (3:33)
Grabado en The House Recording Studio en Roma, los días 2 y 3 de Enero de 2008
Artist List
Renato Sellani: piano
Danilo Rea: piano
Renato Sellani and Danilo Rea
il 2009 ha offerto tantissimi spunti di interesse.
Un personaggio su tutti? Jon Irabagon. Appuntatevi questo nome… con tre CD (Jon Irabagon’s Outright!, I Don’t Hear Nothin’ But the Blues in duo con Mike Pride e This Is Our Moosic come membro dei Mostly Other People Do the Killing) ci ha stupito e deliziato con produttiva costanza. Egualmente prolifica, come del resto fa da anni, un’altra musicista per la quale abbiamo un debole: Satoko Fuji (con Heat Wave, Under the Water in duo con Myra Melford e Cloudy Then Sunny come membro dei Junk Box).
Numerosissime sorprese degli ultimi 12 mesi, spesso telluriche – o quasi, sono venute da giovani ed energetiche band: oltre ai citati Mostly Other People Do the Killing, i White Rocket, i Lucky 7s, i Positive Catastrophe, e i Digital Primitives.
Tra le altre cose:
– John Hebert, gli Houdini’s Cage e gli Skopje Connection ci hanno scaldato il cuore e rivitalizzato le sinapsi;
– ci ha fatto piacere ritrovare i Microscopic Septet, Ran Blake, Egberto Gismonti e Jon Hassell oltre che una vecchia meritevole registrazione di Steve Lacy e Mal Waldron.
– e scoprire con sollievo la sempre più agguerrita e originale presenza di giovani musiciste quali Sophie Agnel, Ingrid Laubrock, Nicole Mitchell e Mary Halvorson;
– e vedere l’inarrestabile crescita di Gianluca Petrella, Vijay Iyer, Michael Bates e Luca Aquino;
– e siccome fa male ascoltare solo jazz ci siamo spesso rifatti le orecchie in altri lidi con funk nigeriano o anglo-etiope, l’elettronica di Lawrence Casserley e Adam Linson o con la contemporanea di Morton Feldman o Messiaen.Ovviamente anche qualche nome noto nella lista del meglio del 2009: i nostri Franco D’Andrea, Gianluigi Trovesi ed Enrico Rava, ma anche Tom Harrell, Bill Frisell e Jim Hall, Wayne Horvitz, Wadada Leo Smith e Steve Bernstein (col suo Diaspora Suite oltre che in trio con Marcus Rojas e Kresten Osgood in Tattoos and Mushrooms).
Per le tasche dei veri appassionati o collezionisti a cui non può mancare nulla, gli spettacolari cofanetti dedicati a Miles Davis, Luc Ferrari, Anthony Braxton, Charlie Parker oltre che alla leggendaria band sudafricana Blue Notes.
Insomma… quelli che ci dicono che il jazz si trova in un cattivo stato non possono che farci sorridere.
Ma ecco la lista completa dei nostri “dischi della settimana” per il 2009, mese per mese:
Gennaio | Febbraio | Marzo | Aprile | Maggio | Giugno | Luglio | Agosto | Settembre | Ottobre | Novembre | Dicembre
I migliori (secondo noi) dischi del 2009 – http://italia.allaboutjazz.com
Il canto jazz coniugato al femminile – parte II
The Necks: Pop Will Eat Himself Recensione di: Amalteo , (Thursday, October 22, 2009)
Niente di professionale. Questa è solo una analisi passional-stilistica di:
The Necks– “Pop Will Eat Himself”
Seconda parte del concerto tenuto al The Factory Theatre di Sidney, 2008(clicca sulla parti evidenziate con –>)
Mio demerito. E’ terribile “smontare” in 5 pezzi un’opera unitaria di 45 minuti costruita sulla scena. Tuttavia servirà a intra-vedere come loro riescono a scolpire il loro ennesimo gioiello musicale. Il consiglio al lettore è di darsi un’ora di tempo e sentire uno dei dischi della collezione.
Mio merito: faccio tutto come in una seduta psicanalitica. Associo. Lascio andare i pensieri. Scrivo mentre ascolto. Amplifico. Vado a caccia di ricordi. Puoi farlo anche tu. Provaci.
Nella lingua tedesca la parola Gestalt vuol dire “forma, configurazione” e rimanda al concetto di “totalità formale e strutturale“. Su questa parola si fonda la psicologia della forma, secondo la quale i processi mentali della conoscenza e dell’esperienza percettiva si organizzano in una totalità che è differente dalla somma dei singoli elementi che la compongono: “sfondo/primo piano/unità” , come osserva Astime nel commento 8.
In un ascolto trasognato di un pezzo dei The Necks potrai fare esperienza diretta di questo modo in cui funziona la mente.I tre lavorano assieme, perfettamente integrati come in una Gestalt. Di più: il loro suono è unitario, pur essendo costruito con impercettibili apporti associativi di ciascuno.
Fanno minimalismo in ambiente jazz.Nominiamo i tre: Chris Abrahams al piano (il più introverso), Tony Buck alle batterie (potenza vulcanica allo stato naturale), Lloyd Swanton al contrabbasso (il generoso, il connettivo, il socievole, l’assertivo).
Un’opera musicale d’arte di quasi un’ora si poggia necessariamente su un percorso che ha una introduzione, alcuni cuori interni ed un finale di chiusura.
In fondo anche noi , esseri viventi, siamo come una musica.1. –> Introduzione
Si sta entrando in un mondo immaginario.
Si deve farlo con leggerezza e spirito accogliente.
Swanton crea il clima, Buck costruisce l’ambiente (senti quelle nacchere che corrono sul tamburo!) e Abrahams introduce elementi dinamici.
Concentrarsi sull’impasto dei suoni e la progressione lenta. Il crescendo sarà segnato dai tasti bassi del piano, a loro volta sostenuti dal tappeto della batteria e tenuti assieme dalle vibrazioni delle corde.
(Mi scuso per la frattura: troverò modo, caro lettore, di farti sentire tutto l’intero. Qui lavoriamo sulle parti).2. –>Primo cuore: volevamo portarti qui
Siamo attorno all’11 minuto.
La struttura sonora si fa più veloce e drammatizzante.
I mezzi sono un emozionante interplay di grande affettività fra i musicisti.
L’effetto è quello che chiamerei di “ipnosi con coscienza“.
Ci siamo.
Siamo dentro un ambiente laterale della realtà.
E’ il centro del Mandala.
Ma come nei Mandala, ci sono le vie laterali (alto/basso, est/ovest).
E come lo fanno?
Con le variazioni. Arabeschi, ornamenti, sub-tonalità, armonici primari e secondari.
Qui stiamo provando l’esperienza di “essere dentro” il “loro” mondo immaginario. Quello in cui volevano portarci. E tuttavia sei “tu” (“io”), con la tua soggettività che ci stai.
C’è collaborazione, c’è relazione qui. C’è empatia.
L’archetipo del Fantastico (inventato or ora) suggerisce: “C’è magia … è come stare in una fiaba“.
Più semplicemente il primo cuore sussura: “è bello stare qui”.
Il folletto benefico è Abrahams.3. –> Secondo cuore: nel mezzo del cammin …
Siamo al 25° minuto.
Si cammina, si corre.
La vita è un lampo.
Occorre guardare tutto quanto è possibile.
Godere degli attimi.
Carpe diem …. Carpe diem … Il tempo corre …
Ci vuole energia. Ci vuole libido.
Ci vuole dinamica, che vive a contatto con la statica.
Chi è il folletto energetico?
E’ Carl Abrahams: vertigine controllata.
E’ lui che fa correre le note del piano, alimentandosi anche con l’archetto di Swanton.
Si corre qui.
Non c’è tempo.
“Siamo in ritardo”, come diceva il coniglio di Alice nel regno delle meraviglie.
Non ci sono picchi o avvallamenti.
Direi che siamo su un “vertice durevole“.
Associo al plateau orgasmico.
Dura di più, però.4. –> Terzo cuore: le vie sono ardenti
Siamo al 32° minuto.
Ora si può provare l’impossibile: accomodarsi sopra un cratere vulcanico. Dalle coppe osserverai il ribollire della lava.
La psiche è incandescente, le fiamme si levano e si ritraggono.“La loro fine è tracciata nel loro principio
e il loro principio nella fine,
come la fiamma è unita al tizzone ardente”.
(Sepher Jtzirah, I, 8)Ci vuole potenza per farlo.
E chi è il folletto della potenza?
E’ Tony Buck: un fenomeno della natura. Un vulcano umano.
Suo è il battito potente, percussivo, forte, sicuro, implacabile, accessibile.
Con quel drumming si può sedere sull’orlo del cratere come se si fosse sul bordo di un fiume placido alla new age.
Ma i folletti collaborano. I folletti arrivano assieme, anche se ciascuno ha un ruolo.
E infatti Abrahams lavora sugli armonici e Swanton – l’assertivo è al servizio del tutto. Lui si è assunto l’umile e necessario compito di “tenere assieme”.
Solo così si può stare davanti alla lava come davanti ad un ruscello romantico da lieder schubertiano (quello della Bella Mugnaia).5. –> Si torna a casa
Nella sintassi musicale c’è una figura retorica che si chiama “cadenza d’inganno“.
Spiega Wikipedia che: “Una cadenza d’inganno crea un momento di sospensione che determina un aumento d’interesse verso la composizione in quanto la sensazione di una conclusione viene disattesa ed inoltre fa sì che il compositore possa aggiungere una o due frasi che chiudano il tutto”.
Lo dico con parole mie.
La cadenza d’inganno funziona così: sei a casa tua … Esci di casa (nel nostro caso con questo pezzo dei The Necks) … Cammini … Cammini … Vedi … Osservi … Sperimenti … Sei fuori di casa …. Sei in un altro spazio … poi ritorni e ti accorgi che non eri mai uscito di casa.
Questo è quello che mi provocano i gestaltici Abrahams, Buck e Swanton.
Si torna a casa. O meglio non si era neppure usciti.Era un viaggio nell’Immaginario.
Era una Reverie
recensione presa da qui:
È morto il sassofonista astigiano, tra i più influenti solisti italiani del dopoguerra
Il sassofonista Gianni Basso, tra i maggiori solisti italiani del dopoguerra, è morto all’età di 78 anni. Nato ad Asti nel 1931, Basso esordisce in Belgio, dove aveva passato l’infanzia, nella big band di Raoul Falsan, nel 1946. Al ritorno in Italia dà vita, insieme al trombettista Oscar Valdambrini, al Basso-Valdambrini Quintet, esperienza fondamentale del jazz di casa nostra. Molte le collaborazioni internazionali, già a partire dai Cinquanta: con big band (la Clarke/Boland, la Maynard Ferguson Big Band…) e con solisti (Chet Baker, Gerry Mulligan, Lee Konitz, Zoot Sims, Art Farmer…). Recenti, nonostante la malattia, le sue ultime apparizioni dal vivo presso il Jazz Club Torino di cui era presidente onorario.
A cinquant’anni dalla morte, era il 17 luglio 1959 a New York, Billie Holiday rimane una delle figure più importanti della cultura afroamericana. La sua straordinaria capacità di interpretare le canzoni, su tutte il lancinante manifesto di Strange Fruit, la frequentazione con i massimi jazzisti della sua epoca, da Count Basie al tormentato legame con Lester Young, e un’esistenza ricca di episodi controversi e oscuri ne hanno fatto una vera e propria leggenda. A Lady Day, Gianni Del Savio, dedicherà una lunga e variopinta dissertazione nel prossimo incontro di Zig Zag (via della Libertà 10, San Donato Milanese) sabato 4 aprile, a partire dalle ore 17.30. Per l’occasione, ai partecipanti verrà fatto omaggio del libro di Alexis De Veaux, Una canzone per Billie Holiday: una presentazione e la discografia, curate dallo stesso Gianni Del Savio sono già disponibili su http://www.kowalski.it/on-air. Ulteriori informazioni: 025272125.
![]()
Billie Holiday, Discografia, a cura di Gianni Del Savio
in formato Dbf
The Necks (Australia) – contemporary jazz – Visit Ljubljana