
DAVERIO Philippe, La mia Europa a piccoli passi, Rizzoli, 2019. Indice del libro
da: https://anteprima.news/?archivio
Compleanni (nati il 26 novembre)
Il comandante partigiano Germano Nicolini (100), il vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi (96), la prima donna della storia a pronunciare il giuramento olimpico Giuliana Minuzo (88), il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel (88), l’ex direttore della Cia Porter Goss (81), la medaglia Fields Enrico Bombieri (79), l’arcivescovo Carmelo Vigna (79), il politico e giornalista Manuele Palermi (77), la pornoattrice Karin Schubert (75), il matematico Enrico Arbarello (74), il membro dei Fleetwood John McVie (74), il premio Nobel per la medicina Elizabeth Blackburn (71), il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro (71), l’ex presidente della Rai, ex ministro e ex sindaco di Milano Letizia Moratti (70), la pornoattrice Ilona Staller detta «Cicciolina» (68), il vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza (66), il matematico e maestro di origami Toshikazu Kawasaki (64), il giornalista Paolo Trombin (62), la soubrette Pamela Prati (61), la giornalista Laura Berti (60), il figlio dell’ex presidente egiziano Mubarak Ala Mubarak (59), il sindaco di Brescia Emilio Del Bono (54), il capo della Repubblica di Crimea Sergej Valer’evič Aksёnov (47), il compositore Stefano Lentini (45), il ciclista Ivan Basso (42), l’attore e presentatore televisivo Paolo Ruffini (41), il giornalista Tommaso Labate (40), il cofondatore di Facebook Chris Hughes (36).
Altro compleanno
Tina Turner, nome d’arte di Anna Mae Bullock, nata a Nutbush, negli Stati Uniti, il 26 novembre 1939 (80 anni). Cantante afroamericana • «La regina del rock and roll» • «La tigre del rock» • È al diciassettesimo posto della lista dei cento migliori cantanti di sempre secondo la rivista Rolling Stones (2008) • Dodici premi Grammy. Più di 200 milioni di dischi venduti nel mondo. Dieci album in studio (e due dal vivo) pubblicati tra il 1974 e il 2014. Sei raccolte di canzoni. Quasi un milione e 500 mila seguaci su Spotify (a novembre 2019) • «Ha costruito la sua prorompente forza espressiva sulla sensualità e l’energia […] una delle più straordinarie storie della musica pop americana. Una storia segnata da illuminazioni fragorose, momenti bui, rilanci inaspettati. Incredibile a dirsi, da piccola Tina raccoglieva il cotone nelle piantagioni del Tennessee. Difficile immaginare allora un esito così brillante. Sembra un romanzo, la quintessenza del sogno americano, anche se nel suo caso il successo l’ha pagato a caro prezzo» (Gino Castaldo, la Repubblica, 24/10/2004) • «Una delle vite più esaltanti e sofferte della musica leggera» (Paolo Giordano, il Giornale, 28/12/2017) • Arrivò al successo grazie al primo marito, il cantante Ike Turner (1931-2007): lui «la prese come corista e poi, cambiandole nome in Tina Turner, la sposò e diede vita a un duo famosissimo di soul e rock con successi come River Deep, Mountain High, A Fool in Love e una cover di Proud Mary che vinse il Grammy. Nel 1976 Tina chiese il divorzio, esasperata dalle continue violenze fisiche di Ike: lasciò a lui tutti i proventi dell’attività artistica, in cambio si tenne soltanto il nome d’arte» (Corriere della Sera, 13/12/2007) • «È diventata la cantante più popolare del rock afroamericano degli anni Ottanta, grazie a una voce e a una presenza tra le più aggressive, sexy e ispirate. Ha cantato in coppia con artisti come Mick Jagger (in Live Aid) ed Elton John, Eric Clapton, David Bowie» (Treccani) • «La mia vita è la dimostrazione che è possibile trasformare il veleno in medicina».
Vita «A Nutbush, Tennessee, la ragazzina che sarebbe diventata Tina Turner “si divertiva a saltare i fossi di slancio”. Odiava lavorare nei campi di cotone ma, a parte quello, della “minuscola cittadina sulla Strada statale 19 che passava quasi inosservata sulle mappe”, oggi – scrive – non cambierebbe niente» (Paola Piacenza, iO Donna, 20/10/2018) • È la più piccola di tre sorelle, suo padre è un bracciante nella zona, i suoi nonni sono diaconi di una congregazione battista e lei canta nel coro della chiesa • Ha un’infanzia difficile, i suoi cambiano città moltissime volte. Poi, quando lei ha undici anni, sua madre li abbandona; quando ne ha tredici il padre sposa un’altra donna e si traferisce a Detroit • Anna vive per un po’ con la nonna, a Brownsville, Tennessee, poi con la madre a Saint Louis, in Missouri • «Ho passato la vita a farmi strada in una tempesta di karma negativo. Come ci si sentiva a essere una figlia indesiderata?» • Dopo la scuola, lavora come assistente al Barnes-Jewish Hospital di Saint Louis • «Imbevuta della cultura musicale del sud, nei dintorni di Memphis, perfetto crocevia tra gospel, blues e rhythm and blues, iniziò a cantare da adolescente nei locali della zona» (Castaldo) • «Deve il successo a Ike Turner, l’uomo che la scopre, le insegna a perfezionare il canto, le sceglie il nome d’arte, la sposa e la fa diventare solista della sua band, i Kings of Rhythm» (Simona Siri, La Stampa, 26/10/2017) • «Sarei stata persa senza di lui a quel punto della mia vita. Voglio dire, avrei potuto fare due cose: lavorare in un ospedale o rimanere nella band di Ike. Non sapevo cosa altro fare. Non conoscevo nessun altro. E volevo cantare» (lei nel 1984) • «Si conobbero in un Club di St. Louis in Missouri sul finire degli anni ‘50. […] “Pensai fosse molto brutto, ma ero in minoranza, tante donne bianche o nere impazzivano per lui, perché aveva quell’aura pericolosa”. Ma non era solo un’aura, un look. Si rincorrevano già all’epoca voci sul suo caratteraccio, il suo essere violento e manesco. Una sera Tina prese un microfono e salì sul palco. Il duo iniziò così. Prima amici, poi compagni. Nel frattempo lei restò incinta del suo ragazzo, aveva 18 anni, era il ‘58, e il padre scappò via. Rimase single a crescere il piccolo. Dava una mano in ospedale e avrebbe voluto fare l’infermiera. “Ma chi prendevo in giro. Mi piaceva girare nei vestiti alla moda che Ike mi comprava”» (Massimiliano Mattiello, Huffington Post, 9/10/2018) • Lui, in realtà, ha già una moglie, ma si porta comunque Anna in Messico e, senza aspettare il divorzio, le chiede di sposarlo • «“Decise che il nostro matrimonio sarebbe stato a Tijuana e, se mi fossi opposta, avrebbe dato di matto. Non volevo un occhio nero al mio matrimonio”. [Quel giorno] Ike cercava un modo per divertirsi. “Divertirsi alla sua maniera e mi portò in una casa chiusa”. L’evento fu traumatico e lei inventò una versione distorta, diversa e romantica da dare in pasto ai curiosi […] Nel 1960 Tina rimase incinta di Ike. Lui decise di sfruttare il momento e cambiò il nome alla band. Nacquero così Ike and Tina Turner. Lei […] non voleva cambiare il suo nome. “Glielo dissi. Fu la prima volta che mi picchiò. Mi colpì in testa con un pezzo di legno, cominciai a piangere”. L’incubo era appena iniziato. “Mi disse di salire sul letto, l’ultima cosa che volevo era fare l’amore, se così possiamo chiamarlo”. Ike si comportava da star, lei si sentiva “una schiava che non era più pagata per le sue esibizioni”. L’unico conforto era ballare con le Letters, coriste e ballerine che seguivano il duo. Ike controllava tutta la parte musicale, quando Tina provò ad obiettare qualcosa ricevette come risposta uno sputo. Due giorni dopo la nascita del secondo figlio era di nuovo su un palco perché lui aveva deciso così. “Ike era il peggior nemico di se stesso. Da ragazzo aveva visto il padre morire di una morte lenta e dolorosa. Picchiato da alcuni bianchi perché si era messo a fare il cretino con una donna bianca”» (Mattiello) • «Nel giro di pochi anni arrivò il successo, culminato con River deep mountain high (prodotta dal genio del suono Phil Spector) e soprattutto Proud Mary, ma anche l’incubo privato del rapporto con Ike, sempre più violento e disfattista. A quei tempi in scena Tina era un autentico ciclone. I filmati ci restituiscono un corpo scosso da sussulti elettrici, una sensualità incontenibile e una voce che illuminava il buio. Ma la sua vita personale era un inferno. Del suo pigmalione era in qualche modo succube» (Castaldo) • «Oltre ai Grammy vinti, ai tour e al successo sono gli anni degli abusi, delle botte che Ike, strafatto di cocaina, le dà prima di salire sul palco, degli spettacoli portati avanti nonostante la faccia gonfia e il gusto di sangue che le riempie la gola» (Siri) • «La prima cosa che mi chiesero fu di trovare un modo per procurargli la droga» (il produttore musicale David Zard) • «In un modo perverso i lividi, il naso gonfio, l’occhio nero, il labbro rotto erano i segni della sua proprietà. Un modo per dire: È mia e posso fare quello che voglio» • Lui le versa il caffè addosso, torna a casa ubriaco in compagnia di altre donne. Le rompe la mascella • «Allora la violenza domestica non era un problema sentito come oggi. Avevo scoperto che un po’ di trucco, un bel sorriso e qualche passo di danza provocante potevano distrarre il pubblico dalle mie ferite. Se anche i medici ritenevano che mi presentassi in pronto soccorso troppo spesso, che i miei incidenti fossero troppi, non chiesero mai nulla. Probabilmente pensavano che fosse normale per i neri, soprattutto per le coppie sposate, litigare in quel modo» • «Ike una volta mi mandò addirittura da uno psicologo. Oh, sì, era proprio un bel tipo. […] Io raccontai tutto. Alla fine della seduta lo psicologo mi disse: “Credo che la persona che devo vedere sia suo marito”» • «Ike aveva sempre una strategia. Arrivò a registrare il marchio Tina Turner, in modo che appartenesse a lui e non a me» • «La personale ribellione di Tina iniziò un giorno del ’68. Ike stava facendo sesso con tre donne, tutte di nome Ann, una era incinta di lui. Prese la decisione di inghiottire 50 sonniferi. Secondo i suoi calcoli avrebbero dovuto fare effetto dopo il numero di apertura portandola al suicidio, dice Tina: “Così avrei superato il numero di apertura e Ike sarebbe stato pagato. Ero così ben addestrata che anche il mio suicidio doveva essere conveniente per lui”. Invece le pillole fanno effetto prima e viene portata d’urgenza all’ospedale. Davanti ai medici Ike fece la perfetta scena del marito premuroso. Il giorno dopo, quando Tina si era ormai ripresa, la insultò. “Dovresti morire figlia di pu***na”» • «Acquistò sicurezza solo quando Ken Russell la chiamò a interpretare la “acid queen” nel film tratto dall’opera rock Tommy. Era un tributo alla sua forza devastante, e quel numero risplende ancora oggi in un film assai discutibile» (Castaldo) • «Una volta soltanto lei lo insultò. In una macchina a Dallas. Lo mandò a quel paese […] Ike disse: “Non si era mai rivolta così a me”. “Poi mi gonfiò di botte e disse che avevamo avuto un incidente”. Quella notte Tina scoppiò. Dopo anni di abusi e violenze aspettò che Ike si addormentasse prese una borsa e una sciarpa e fuggì via. Attraversò una statale trafficata, per poco non fu colpita da un camion. Entrò in una locanda con “36 centesimi in tasca, la faccia malconcia e i vestiti sporchi e macchiati di sangue”. Il razzismo a Dallas si fermò quel giorno e il gestore si commosse e la portò in una suite, così si salvò» (Mattiello) • Due amici le comprarono un biglietto aereo per Los Angeles • «Ho passato due mesi a spostarmi dalla casa di un amico a un’altra. Mentre i padroni di casa erano fuori, lavavo i loro appartamenti da cima a fondo. Era il mio modo di creare ordine dal caos e di guadagnarmi il posto in cui stavo. Ike pensava che mi sarei uccisa senza di lui, che sarei tornata da lui gattonando, ma io avevo solo un obiettivo: dimostrare che ce l’avrei fatta senza di lui. Quando non mi sono presentata da lui è stato Ike a venire da me: si è presentato con un gruppo di tirapiedi e io ho chiamato la polizia. A quel punto mi ha spedito i nostri quattro figli e i soldi per il primo mese di affitto. Era come se fosse una sfida. Era come se mi dicesse: “Ci vediamo presto, implorerai la tua vecchia vita”» • «Da quella storia uscì destabilizzata e smarrita» (Castaldo) • Nella causa di divorzio, lei riesce a ottenere il diritto a usare il suo nome d’arte, ma non l’assegno di mantenimento. Ormai ha 45 anni, sembra che nessuno voglia sentir cantare Tina senza Ike • «Piena di debiti, suona nei bar, fa spettacoli a Las Vegas, registra album di scarso successo Fino all’incontro, grazie a Olivia Newton-John, con il manager Roger Davies» • Lui la riporta a cantare e inizia la sua seconda vita • «Il mio incontro con David Bowie…, beh, sono sicura che ogni ragazza avrebbe voluto incontrarlo, e lui fece qualcosa per me di molto speciale. In quel tempo era uscito il pezzo Let’s dance, e i dirigenti della Capitol avevano appena firmato il suo nuovo contratto e volevano festeggiare a cena, ma lui disse: ‘no, mi dispiace, ma questa sera andrò a vedere la mia cantante preferita’. E chi è, chiesero loro? ‘Tina Turner rispose Bowie. La Capitol era la mia stessa casa discografica ma loro non erano certi di voler firmare il contratto con me. C’erano dei problemi. […] videro tutto e pensarono: è molto amata, è molto popolare, e tutti questi grandi artisti sono qui per vederla. E così il contratto fu firmato”» (Castaldo) • «Negli Anni 80 Tina Turner diventa quello che è ancora oggi: una performer straordinaria e una regina rock, genere che le apre le porte a un pubblico più giovane. Private Dancer vince quattro Grammy Awards e il singolo What’s Love Got To Do With It diventa il suo più grande successo, seguito, nel 1985, da We Don’t Need Another Hero che fa parte della colonna sonora del film Mad Max con Mel Gibson e da altri singoli di strepitoso successo come Typical Male e I Don’t Wanna Fight» (Siri) • «David Bowie mi chiamava la fenice che sorge dalle ceneri» • Nel 1985 è sul palco del Live Aid con Mick Jagger, che l’aveva conosciuta nel 1969 quando lei e Ike avevano cantato nella sua tournée americana: «Insieme misero in scena una performance indimenticabile, un duetto vertiginoso e sfrontato culminato in una sorta di spogliarello in cui Jagger [le] strappava la gonna di dosso» (Castaldo) • Nel 1995 canta Goldeneye, scritta da Bono e The Edge, la colonna sonora di un film di 007 • «Dopo la registrazione Bono si complimentò per come avevo cantato e mi disse: avrei dovuto saperlo, la tua voce equivale a uno strumento» • «Decise di concedersi una seconda possibilità: un nuovo amore, Erwin, tedesco, dirigente della Emi, più giovane di lei di 16 anni. Non che la cosa le abbia mai provocato inibizioni… “Una sera in cui eravamo seduti vicini, a un’ennesima cena di lavoro, mi dissi: ‘Non me ne importa niente. Ora glielo chiedo’. Lo guardai – era così bello con la camicia Lacoste, i jeans e i mocassini senza calze – e sussurrai: “Erwin, quando verrai in America voglio che tu faccia l’amore con me”. Lui voltò la testa lentamente e mi guardò come se non credesse alle sue orecchie. Neanch’io potevo credere di aver pronunciato sul serio quelle parole! Il suo primo pensiero fu: ‘Però, queste ragazze californiane sono proprio disinibite’. Ma io non ero così. Stentavo a riconoscermi”. Nel 1989, quando la relazione durava già da tre anni, Erwin Bach la chiese in moglie. Lei prese tempo, 24 anni… Quando lui glielo chiese di nuovo, accettò, e nel 2013 si sono sposati. “Avevo 73 anni e stavo per diventare una sposa, per la prima volta. Esatto, per la prima volta. Mi chiamo Tina Turner, e sono stata sposata con Ike Turner, ma non sono mai stata una sposa vera e propria”» (Piacenza) • Nel 2009 si ritira dalle scene: «Sono una pensionata» • Si converte «definitivamente» al buddhismo e va a vivere in Svizzera (prende anche la cittadinanza) • «Ho faticato per tutta la vita. Nessuno mi ha mai regalato niente. Dopo tanti anni di duro lavoro, e dopo tante sofferenze, francamente non vedevo l’ora di vivere nel momento, con mio marito Erwin (Bach), di potermi svegliare ogni mattina con tranquillità, senza pensieri, bisogni o progetti. Ho raggiunto il mio nirvana, pensai. Quello stato di felicità assoluta, senza più desideri, è un luogo meraviglioso. Tre mesi dopo, all’improvviso mi svegliai terrorizzata. […] Un fulmine mi aveva colpito la testa e la gamba destra – o almeno così mi sembrava – e avevo una strana sensazione alla bocca, che mi impediva di chiedere aiuto a Erwin» • Ha un ictus e deve fare mesi di riabilitazione per imparare a camminare di nuovo • Nel 2016 le scoprono un cancro all’intestino, lei vuole curarsi con metodi omeopatici che le causano un’insufficienza renale • Dice di aver pensato al suicidio assistito, poi il nuovo marito si offre di donarle un rene • Come se non bastasse, nel 2018 suo figlio Craig si suicida, sparandosi un colpo di arma da fuoco nella propria casa in California • «Craig era uno spirito tormentato. Lo rivedo ancora da piccolo, a due o tre anni, quando desiderava tanto sedersi in braccio a me al mio ritorno dai tour, ma Ike lo mandava in camera sua. Sono certa che nella sua testolina non trovava le parole per spiegare quanto voleva la sua mamma, o la solitudine che provava» • «Dopo la morte di Craig […] per la cantante è stato un momento molto difficile […], “mi sono convinta che la morte fosse la mia unica via d’uscita” ma oggi che vive in una casa sul lago di Zurigo ammette “sono così serena. Ho avuto una vita molto dura. Ma non ho messo la colpa su niente e nessuno”» (Paolo Travisi, Il Messaggero, 2/7/2019) • «Sarò onesta con voi. Sicuramente sto cercando di essere onesta con me stessa».
Figli Craig Raymond Turner (1958-2018), avuto dal sassofonista Raymond Hill, poi adottato da Ike Turner; Ronald Turner (n. 1960), avuto da Ike; ha poi adottato due figli del primo marito, Ike Turner Junior (n. 1958) e Michael Turner (n. 1960), crescendoli come propri.
Giudizi «Quando balli con Tina, ti guarda negli occhi» (David Bowie) • «Le voglio ancora bene e sicuramente anche lei me ne vuole ancora, visto che continua a parlare tanto di me. E poi ha tenuto il mio nome, Turner, non l’ha cambiato, se per lei ero davvero così cattivo avrebbe dovuto cambiare il suo nome in Tina ‘qualcos’altro’. Ma ho altro in mente, io, grande musica, concerti, dischi. Magari anche un film, che racconti la mia vita dal mio punto di vista. Spero di riuscire a farlo, un giorno o l’altro» (Ike Turner nel 1993).
Buddismo «La meditazione mi ha aiutato a diventare più forte e più sei forte, più eviti di prendere decisioni sbagliate. In ogni caso, non ci crede nessuno ma ho impiegato solo tre giorni a rispondere a tutte le domande sulla mia vita».
Curiosità È alta 1 metro e 63 e pesa 58 chili • Il suo idolo è Jacqueline Kennedy • Ha insegnato lei a ballare a Mick Jagger • Per ottenere la cittadinanza elvetica ha dovuto studiare l’Hochdeutsch, l’alto tedesco che si parla in Svizzera • «Non mi piace separare la mia vita da cantante rock dalla mia vita spirituale. La preghiera è sempre stata con me. Rossetto rosso e minigonna mi sono stati utili per costruirmi un personaggio. Credo di aver fatto un buon lavoro come “cantante rock”. Ma questo non sarebbe stato possibile senza il mio lato spirituale» (Laura Berlinghieri, Amica, 17/4/2018) • Tutti le mattine recita il Nam-myoho-renge-kyo, una litania buddista: lo faceva anche quando era in tournée. «Di questi tempi svolgo la mia pratica mattutina per iniziare bene la giornata e poi, visto che sono felicemente in pensione, a volte posso concedermi il lusso di ritornare a dormire!» • Nel 2008, in Svizzera ha incontrato il Dalai Lama, ma dice ancora il Padre Nostro • «Cosa pensa degli scandali a sfondo sessuale che stanno riempiendo le cronache internazionali? Darebbe un consiglio alle giovani per non piegarsi agli abusi maschilisti? “Preferirei non rispondere a queste domande”» (Cristiano Sanna, Tiscali) • «Ricevo lettere e cartoline, persone che mi scrivono dicendomi che gli dò forza: è un’eredità che sento di dover trasmettere» • «A chiunque abbia una relazione violenta dico questo: Se ti alzi e parti, se ti alzi dalle ceneri, la vita si aprirà di nuovo per te»
nel 2009
Giovedì 26 novembre 2009. La Commissione sanità del Senato rimanda di due mesi l’arrivo in Italia della pillola abortiva RU486. Bisogna prima capire se metterla in vendita sia in contrasto con la legge sull’aborto.
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La polizia arresta Giuseppe Piccolomo detto Pippo, 58 anni, ex ristoratore finito in disgrazia, con l’accusa di aver ucciso a coltellate Carla Molinari, 82 anni, tipografa in pensione, nella casa di lei a Cocquio Trevisago. È il marito di una donna marocchina, che faceva le pulizie in casa della vittima. Sarebbe stato lui, dice l’accusa, a tranciarle le mani di netto e a staccarle quasi la testa dal collo. Non si capisce perché l’abbia fatto, ma le telecamere del centro commerciale del paese lo hanno ripreso mentre raccoglieva dei mozziconi da un posacenere di un bar e sembra proprio siano gli stessi ritrovati sul luogo del delitto. Li avrebbe fatti cadere lì per depistare le indagini.
Il Piccolomo era già noto alle forze dell’ordine perché nel 2003 un incendio aveva divorato la Volvo Polar su cui viaggiava con la moglie di allora. Secondo lui, la signora si era accesa una sigaretta, una scintilla era finita su una tanica di benzina e non era riuscito a salvarla.
nel 1999
Venerdì 26 novembre 1999. Silvio Berlusconi e Cesare Previti vengono rinviati a giudizio, con l’accusa di aver corrotto i magistrati romani per la sentenza sulla vendita dello Sme. Il Cavaliere è accusato anche di falso in bilancio.
nel 1994
Sabato 26 novembre 1994. Alberto Savi, del commissariato di Rimini, sta andando verso la stazione. Deve partire per Roma, parlare con gli uomini del ministero. Dopo che hanno arrestato suo fratello Roberto, della volante di Bologna, e il suo fratellastro Fabio con l’accusa di essere gli assassini della banda della Uno bianca, non si capisce se può ancora restare nella polizia. Ma la questione non si pone, perché, prima che prenda il treno, arrestano anche lui.
Eva Mikula, giovane romena, compagna di Fabio, li accusa di rapine e eccidi.
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A Milano, salta l’incontro tra Berlusconi e Di Pietro. Il presidente del Consiglio vuole garanzie che quel che dirà rimarrà riservato. Intanto, i sostenitori di Forza Italia, sfilano in corteo davanti al tribunale.
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Gli americani mandano in Bosnia tre navi da sbarco con duemila marines.
nel 1989
Domenica 26 novembre 1989. A Praga, l’ex prigioniero politico Vaclav Havel incontra per la prima volta – e in diretta televisiva – il capo del governo, Ladislav Adamec.
Verso sera, il plenum del partito comunista slovacco chiede la riabilitazione dei 500mila membri del partito espulsi dopo i moti del ‘68.
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Dopo lo scontro al comitato centrale del partito, Achille Occhetto si riposa a Capalbio.
nel 1979
Lunedì 26 novembre 1979. «Dal nostro inviato speciale a Madrid. Ci mancavano soltanto gli armeni a complicare la vita del mondo. Quattro bombe sono esplose a Madrid: erano collocate in modo da far saltare in aria le sedi di alcune compagnie aeree (Alitalia, Pan American, TWA, British Airways e Sabena), accusate di appartenere al “mondo imperialista”. Le esplosioni sono state rivendicate da un’organizzazione chiamata “Esercito segreto di liberazione armeno” e la rivendicazione è accompagnata da un monito: “Che il Papa non vada in Turchia”» [Paolo Bugialli, Corriere della Sera, 27/11/1979].
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Sul Corriere c’è la pubblicità di Telemilano, la nuova tivù privata di Berlusconi. C’è Mike Bongiorno con le braccia alzate che grida: «Allegria!».
«Allegria! Ogni giorno il favoloso appuntamento con il grande Mazinger a Telemilano canali 31 e 58 – ore 13 e 18.45 un appuntamento per i ragazzi, da non perdere: “IL GRANDE MAZINGER”, il fantastico eroe d’acciaio dalle mille, eccezionali avventure – ore 13.30 e 20, dopo il successo straordinario riscosso in America, in esclusiva a Telemilano “L’UOMO DI ATLANTIDE”, una serie di telefilm che ha come argomento la fantascienza marina – ore 20.30 appuntamento con MIKE BONGIORNO e GIANNI RIVERA per “milaninterclub” – ore 21.30 un grande film: “A CAVALLO DELLA TIGRE” con Nino Manfredi e Gianmaria Volonté. Regia di Luigi Comencini – ore 23.20 sintesi dell’incontro di calcio AVELLINO-INTER – ore 24.20 sintesi dell’incontro di calcio MILAN-NAPOLI».
nel 1969
Mercoledì 26 novembre 1969. Alla Camera, i democristiani chiedono che la legge sul divorzio venga bocciata ancor prima di esaminare i singoli articoli. Si vota a scrutinio segreto, ci sono 290 «sì» e 322 «no». La mozione è bocciata. Il divorzio ora sembra fattibile.
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Aldo Natoli, Luigi Pintor, Rossana Rossanda e Lucio Magri, fondatori della rivista il Manifesto, vengono accusati di «frazionismo» dal comitato centrale del Pci e radiati dal partito.
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Il portavoce di Nixon dice che l’aver massacrato la popolazione civile del villaggio di Song My, nel Vietnam del Sud, «costituisce una violazione aperta di tutte le direttive della politica militare degli Stati Uniti e fa inorridire la coscienza dell’intero popolo americano».
nel 1939
Domenica 26 novembre 1939. Alla frontiera tra Russia e Finlandia tre soldati e un graduato sovietico vengono uccisi, sette soldati e due comandanti feriti. Secondo Mosca sono stati colpiti da colpi di cannone finlandesi. Secondo Helsinki, i russi, in quel momento, «stavano facendo esercitazioni di lancio di granate».
«A Dresda, lo Statthalter ha detto, alla fine di un banchetto al quale era presente il nostro console, che la Germania, più ancora dei nemici, deve temere gli amici che la tradiscono. Ho chiamato Mackensen e gli ho detto che questa volta se vi è un tradito non è la Germania. Ha cercato di scusare lo Statthalter dicendo che alla fine del banchetto probabilmente non era più completamente lucido. Il Duce si è indignato per questa frase pronunciata a Dresda. La stella germanica comincia a impallidire anche nel suo animo, e questo è quello che più conta» [G. Ciano, Diari 1937-1941].
nel 1929
Martedì 26 novembre 1929. «I telegrammi dalla Cina confermano che l’Esercito russo sta abbattendo ogni resistenza in Manciuria, “Hailar – dice un messaggio da Shangai – è caduta e le truppe sovietiche hanno massacrato diecimila persone, tra soldati e pacifici cittadini. Le popolazioni fuggono terrorizzate davanti alla cavalleria e ai carri d’assalto sovietici, mentre le artiglierie e gli aeroplani bombardano città e villaggi. Tutto porta a concludere come fossero ben fondate le previsioni che il comandante sovietico generale Blücher avrebbe atteso i primi geli per lanciare la sua offensiva, e che i Soviet erano decisi a impossessarsi delle ferrovie orientali cinesi”» [Corriere della Sera, 27/11/1929].
nel 1919
Mercoledì 26 novembre 1919. Il Consiglio dei ministri decide che la data di apertura dei lavori della nuova Camera non sarà rimandata. La legislatura inizierà il 1˚ dicembre.
nel 1909
Venerdì 26 novembre 1909. «Qualche deputato di Estrema apostrofa la Destra; i deputati di Destra replicano. Si accendono vivaci battibecchi e i rumori si fanno altissimi […] Treves si volge specialmente al Albasini. Questi è in piedi, rosso in viso e per qualche minuto grida rivolto a Treves e all’Estrema. Non si sente a destra che qualche frase come questa: “Canagliate! Buffoni! Imbroglioni!” Ad Albasini si grida dall’Estrema: “Falso puritano!”. Le scampanellate del presidente non contano niente”» [Corriere della Sera, 27/11/1909].
nel 1899
Domenica 26 novembre 1899. «A Frosinone ebbe luogo una feroce rissa fra i fratelli Angelo e Biagio De Angelis. Si intromisero, spaventati, i figlioletti di Angelo, ed uno di questi, appena tredicenne, s’ebbe una coltellata e morì. I rissanti, gravemente feriti, furono arrestati» [Corriere della Sera, 27/11/1899].
nel 1869
Martedì 26 novembre 1869. «Secondo l’Opinione, l’on. Lanza ha finalmente accettato di comporre il ministero» [Comandini].
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«Con decreto in data d’oggi la Sacra Congregazione dell’Indice proibisce le seguenti opere: 1. Luigi Stefanoni. Storia critica della superstizione. Milano, 1869. 2. Janus. Der Papst und das Concil. Lipsia, 1869» [Comandini].
La sezione Domani è curata da Jacopo Strapparava.
A Speciale Tg1, il viaggio di Vincenzo Mollica nella nuova avventura di due grandi interpreti della canzone italiana, Mina e Fossati.
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Speciale Tg1 – S2019/20 – Mina Fossati così vicini, così lontani – 25/11/2019 – Video – RaiPlay
leggi anche:
“Ivano, grazie . la musica mi fa respirare”, in Sette.corriere.it , 22 novembre 2019
“Lei bellissima, statuaria, fulva in controluce”, in Sette.corriere.it , 22 novembre 2019
Mina Fossati così vicini, così lontani – – a cura di Vincenzo Mollica – RaiPlaySpeciale Tg1, 25/11/2019
Cari amici, sono davvero commosso, e anche un po’ preoccupato.
Come farò ad essere all’altezza di tutto questo affetto, fiducia, calore? Beh, io ci provo, come ho sempre fatto.
Vi sono molto riconoscente: la vostra presenza e i vostri auguri sono stati un regalo bellissimo.
Grazie di cuore ad ognuno di voi!
Claudio
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Grazie Paolo ! Buon tutto! |
Gabriella D’Amico, Cristiano Da Ros, Gianni Del Savio, si addentrano nei labirinti espressivi di Eunice Kathleen Waymon e nel suo divenire Nina Simone, delineandone la figura personale e artistica in uno spettacolo che la racconta in musica e testi.
Una miscela tra classica, jazz, blues, pop, soul e folk, che Nina definiva “black classical music”, rifiutando ogni consueta e limitativa etichettatura della sua arte.
Il testo è quello raccontato dalla voce narrante di Gianni Del Savio, autore di una biografia dell’Artista dal titolo “Il piano, la voce e l’orgoglio nero” – Vololibero edizioni. Conoscitore di numerosi aneddoti sulla sua vita artistica e sul suo impegno politico.
L’acqua alta a Venezia ieri alle 22.45 ha raggiunto i 187 centimetri. Non accadeva dal 1966, quando toccò i 194 centimetri. Ha allagato piazza San Marco, ha invaso la Basilica ed è arrivata al millenario pavimento a mosaico marmoreo, danneggiando i mattoni e le colonne del nartece e anche i marmi sostituiti di recente. Il ministro dei Beni culturali Franceschini ha inviato gli ispettori per valutare i danni. L’allagamento del nartece della Basilica è un evento rarissimo che ha solo cinque precedenti dal IX secolo a oggi. Sei volte dunque in 1.200 anni. Ma il dato allarmante è che, di questi sei episodi, tre si sono verificati negli ultimi vent’anni. Sulla laguna ieri soffiava un vento di scirocco a cento chilometri all’ora. Molte barche sono state rovesciate. Tre vaporetti sono affondati.
Sull’isola di Pellestrina un anziano è morto a causa di un corto circuito provocato dall’acqua che era entrata in casa.
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Al Sud, fiumi di fango hanno invaso Matera; ad Altamura, nel Barese, un ottantenne è morto fuori dalla sua abitazione, in campagna, travolto da un ramo spezzato dal forte vento; a Spongano, nel leccese, vento e pioggia hanno distrutto il palazzetto dello sport pronto per essere consegnato nei prossimi giorni; una tempesta si è abbattuta su Capri, danneggiando la torre campanaria nella celebre Piazzetta; una tromba d’aria ha imperversato sul Salento; a Messina il forte vento ha abbattuto diversi alberi (un ferito lieve); a Napoli il forte vento ha abbattuto un albero finito su un bus. Scuole chiuse in gran parte di queste città.
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«In questo momento si è formata un’onda molto ampia e profonda che parte dall’Islanda e scende verso l’Italia. E che non sembra avere alcuna intenzione di spostarsi. Finora abbiamo contato otto perturbazioni di seguito. Raggiungeremo le venti, o quasi. L’aria fredda che scende dall’Islanda quando arriva da noi trova una differenza di temperatura di una decina di gradi. Che non è poco» [Il tenente colonnello Guido Guidi, meteorologo dell’Aeronautica, a Elena Dusi, Rep.].
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«Il Mediterraneo ha cominciato ad assomigliare ai Caraibi e le piogge aumentano di intensità e di frequenza. Ce se ne può infischiare, lasciando alla Protezione Civile il compito di metterci ogni volta una pezza, finché potrà. Oppure, dal momento che a quanto pare il Paese pullula di patrioti, compattarsi al grido di “Prima l’Italia” e avviare la più eroica delle imprese: la ricucitura del territorio e la tutela delle sue meraviglie. Basterebbe un mese. Un mese senza polemiche, insulti e beghe di bottega, durante il quale varare all’unanimità, da Salvini a Boldrini, un piano nazionale di piccole opere pubbliche per rinforzare gli argini dei fiumi e dei torrenti, difendere le strade dall’incombere delle frane, proteggere monumenti e musei. Nel prossimo decennio, necessario alla sua attuazione, un programma del genere metterebbe in salvo il patrimonio naturale e artistico, creerebbe nuovi posti di lavoro e, quel che più conta, darebbe finalmente un senso di marcia e di identità ai tanti italiani che lo hanno smarrito» [Gramellini, Cds].
Venezia sprofonda sotto l’acqua alta, arrivata a un picco di 187 centimetri. Si è sfiorato il record del 1966, quando si raggiunsero i 194 centimetri. Ieri 165 centimetri d’acqua scorrevano lungo le calli della laguna. La basilica di San Marco è stata inondata. Un metro e venti d’acqua si è riversato nella cripta dove sono conservati i resti dei patriarchi. Scuole, teatri, conservatori e locali sono chiusi. Traghetti, motoscafi e gondole affondati. Molti gli hotel devastati e allagati, a cominciare dallo storico Gritti. Pellestrina, dove il settantenne Giannino Scarpa è morto colpito da un fulmine mentre tentava di riparare una pompa idraulica, è ancora senza corrente e del tutto isolata. Il governatore Luca Zaia ha dichiarato lo stato d’emergenza «l’80 per cento della città è sommersa», il sindaco Brugnaro parla di «danni incalcolabili» e teme «per il futuro della città». Il ministro per i Beni Culturali Franceschini ha fatto sapere che per il momento le collezioni dei musei non sono state danneggiate. Il premier Conte, che ha trascorso la notte in Venezia, ha definito la situazione «drammatica» e ha promesso di finire il Mose: «Siamo alla dirittura finale, al 92-93% dell’opera. E guardando all’interesse pubblico non c’è che da prendere una direzione nel completamento di questo percorso». Il Mose, la grande opera progettata per tutelare Venezia dall’acqua alta, non è ancora entrata in funzione: il sistema per chiudere le 78 paratoie mobili che formano le quattro barriere alle bocche di porto di Lido non è finito. In tutto l’opera è costata 5.493 milioni di euro, 7 con i costi delle opere accessorie. I finanziamenti residui ammontano a 221 milioni fino al 2024. I lavori dovrebbero finire nel 2021. Nel 2014 fu al centro del solito scandalo delle mazzette (35 arresti). Brugnaro: «È ora che il Mose venga ultimato, non possiamo esser sempre da soli».
Dal 1923 a oggi, la marea ha superato il livello allarmante dei 140 centimetri sullo zero idrografico di Punta della Salute 23 volte [Avvenire].
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Sarà Elisabetta Spitz il supercommissario del governo per il Mose. Il nome dell’ex direttore dell’Agenzia del Demanio ed ex moglie di Marco Follini è stato fatto nei giorni scorsi dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Per la formalizzazione dell’incarico manca ora soltanto l’intesa formale con il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che dovrebbe arrivare in queste ore [Santilli, Sole].
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Massimiliano Alajmo, chef de Le Calandre, tre stelle Michelin a pochi km da Padova, è parecchio preoccupato per le condizioni del suo Gran Caffè Quadri, lo storico locale ristrutturato e riportato agli antichi splendori, il cui pianterreno l’altra notte è finito sotto quasi due metri d’acqua.
State facendo la conta dei danni?
«Non ancora. Impossibile capire l’entità fino a quando non si sarà asciugato tutto».
I suoi collaboratori che cosa le hanno raccontato?
«I miei collaboratori sono addestrati all’emergenza acqua alta, hanno fatto tutto il possibile. È stato pesantissimo: l’acqua non saliva lentamente dal basso, come succede normalmente. Arrivava a ondate, spinta da una bora terribile, come in una mareggiata. E in 10 minuti è salita di 35 centimetri. In un batter d’occhio si sono ritrovati a bagno fino all’ombelico. È stato messo in sicurezza tutto quello che si poteva, ma la cassa e i pos si sono rovesciati. Hanno temuto per la tenuta stessa dei muri, sollecitati in maniera violenta».
Siete assicurati?
«Nessuno ti assicura per l’acqua alta. Succede di frequente, lavori a tuo rischio. Ma questa volta abbiamo rischiato tanto, tanto davvero» [a Licia Granello, Rep.].
Il 6 dicembre 1952 nacque la Notte, quotidiano del pomeriggio fondato e diretto da Nino Nutrizio, cronista sportivo poi diventato tuttologo, cui va subito dato il merito di aver inventato il giornalismo popolare, come dovrebbe essere sempre il giornalismo che non si rivolge alla Accademia della Crusca bensì alla gente comune o, meglio, a tutti, belli e brutti. Nelle intenzioni dell’editore, Carlo Pesenti, grande industriale bergamasco, doveva essere un foglio elettorale, cioè destinato a sostenere un partito (quello liberale ostile al comunismo in crescita). Insomma, una pubblicazione poco più che stagionale, quella dei comizi che all’epoca erano decisivi circa la sorte delle elezioni, vista l’assenza della televisione e di altri mezzi di comunicazione attualmente in voga. Uscirono vari numeri e non suscitarono clamore. Ma, un paio di mesi dopo, il pubblico, specialmente milanese, venne scosso dalla curiosità di leggere quelle strane pagine. Perché? Era attratto dai titoli, totalmente innovativi, efficaci, disinvolti e composti con un linguaggio colloquiale e invogliante. Segnalavano gli ultimi fatti di cronaca anche sportiva, i delitti, i fenomeni di costume. Alcuni fogli disinvolti e disinibiti che incontrarono in fretta il gradimento delle masse. Col trascorrere del tempo La Notte raggiunse una tiratura ragguardevole, pertanto sopravvisse alle consultazioni politiche e si radicò nel mercato come una presenza fissa, altro che vita breve e finalizzata a indirizzare il voto. Passano gli anni e il capolavoro dell’immenso direttore, inizialmente sottovalutato, domina non solo nel capoluogo lombardo bensì in ogni angolo del Nord, grazie a redazioni sparpagliate nel Settentrione. Trascuro i particolari, però ricordo che le vendite si aggiravano intorno alle 150 mila copie, parecchie per una edizione pomeridiana. Ogni dì Nino scriveva un fondo che si distingueva per efficacia e semplicità, era bevibile in cinque minuti e costituiva un momento imperdibile di lettura.
Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, con Bruno Ganz, Peter Falk, Solveig Dommartin, Otto Sander e Didier Flamand, versione restaurata in 4K della celebre pellicola del 1987. Cinecittà News: «A trent’anni dal crollo del Muro di Berlino, il 4 e il 5 novembre torna nelle sale, grazie alla Viggo, nella versione restaurata da Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino, film di culto che gli valse la Palma come miglior regista al Festival di Cannes del 1987, sceneggiato anche da Peter Handke, premio Nobel per la letteratura 2019. […] “Berlino Ovest era un luogo aspro, selvaggio ma pacifico, altamente stimolante, creativo e avventuroso – dice Wim Wenders –. Godeva lo status di capitale della Guerra fredda ed era plasmata dal Muro. In questo melting pot abbiamo girato il nostro film, ignari, o, meglio, non potendo immaginare che la storia universale avrebbe presto superato la nostra piccola storia di un angelo immortale innamorato di una donna in carne e ossa e il film solo due anni dopo sarebbe diventato un documento storico di una città che improvvisamente non esisteva più”. […] “La scansione 4K ci ha permesso di guardare proprio il negativo di Henri, per così dire! Ogni singolo dettaglio, ad eccezione forse dei pori della pelle e dei singoli capelli, è improvvisamente riapparso, in un magnifico e puro bianco e nero. […] Ma soprattutto siamo ritornati ad ammirare le mille sfumature in bianco e nero dell’arte di Henri”, sottolinea Wim Wenders parlando di Henri Alekan, direttore della fotografia. “Tuttavia, abbiamo dovuto ridare le luci a ogni inquadratura e rifare ogni dissolvenza ed effetto ottico in modo che fossero identici all’originale. Ci è voluto quasi un anno. In nessun modo abbiamo modificato il film originale, nemmeno nel suono, che abbiamo anche restaurato ed adattato al sistema 5.1 di oggi. […] Mi è stato chiesto se il film è invecchiato. Come posso dire? Gli angeli sono sicuramente senza età, ma noi siamo diventati più vecchi. La città è cambiata così tanto che a malapena si può parlare di ’invecchiamento’, piuttosto della proverbiale ’fenice che rinasce dalle ceneri’. Nel suo restauro digitale, tuttavia, Il cielo sopra Berlino ha sicuramente riscoperto la propria infanzia, o almeno l’innocenza del suo negativo originale”. L’arrivo nelle sale della versione restaurata del film vuole anche essere un omaggio a Bruno Ganz, ineguagliabile angelo, recentemente scomparso».
Alla Triennale di Milano, nell’ambito di JazzMi, presentazione di Canterò di Paolo Jannacci. Paolo Carnevale sul Corriere della Sera: «“È un disco di canzonette. Come direbbe mio papà”. Come il padre, racconta storie semplici di persone comuni, di derelitti ed emarginati. Paolo Jannacci, pianista, compositore, figlio dell’indimenticabile Enzo, ha deciso di seguire le orme paterne con Canterò, un disco scritto da lui, alternando inediti a cover, con importanti collaborazioni, tra cui J-Ax, Claudio Bisio e Michele Serra. […] Quando ha pensato di diventare cantautore? “Quando ho iniziato a fare il concerto-tributo a mio padre. Mi hanno detto che la mia voce non era male, e nel tempo sono nati brani originali. Ho scritto con istinto, cercando di tradurre un’immagine, uno stato d’animo”. Com’è nata la collaborazione con Michele Serra? “Volevo ispirarmi a Lettera da lontano di mio padre, in cui esprimo il mio desiderio di cantare, ed è nata Canterò. Mi sembrava un bel brano, e ho pensato di consultare uno più bravo di me nel raccontare storie con fine umorismo. Mi ha risposto subito positivamente”. E quella con Bisio? “Siamo diventati amici dai tempi di Zelig: gli ho chiesto un testo che si sposasse subito con la musica che gli ho mandato. Ci siamo fusi artisticamente. Ed è nata Mi piace, un brano r&b che sembra arrivare dall’èra Motown”. […] Il pezzo più jannacciano? “Credo Pizza, un brano sviluppato con il mio amico Paolo Re, che ha avuto questa idea. Ci ho messo tutta la mia jannacceria, partendo da una storia simpatica del portatore di pizze, che sarei io. Un elemento surreale, per poi raccontare quello che ci succede intorno, attraverso immagini di attualità e sociali”. Come ha scelto le cover? “Ci sono canzoni che mi sono entrate nelle ossa per ragioni sentimentali, familiari. Siccome erano considerati brani minori, ho voluto restituirgli dignità con suoni moderni. E allora… Concerto, ad esempio, è un brano di mio padre quasi dimenticato, ma ancora attualissimo. Parla del disagio giovanile e del flagello dell’eroina o di oltre sostanze stupefacenti. Fotoricordo… Il mare, invece, tratta il tema dell’esclusione e dell’emarginazione. Bisogna sempre parlare di questi temi, anche per proteggere i giovani in difficoltà. Com’è difficile di Tenco è stato invece il primo brano che ho interpretato quando ho iniziato a cimentarmi col canto, il primo che ho dedicato a mio padre perché era quello che suonava piano e voce da solo in concerto”. […] Cosa avrebbe detto suo padre di questa avventura? “Avrebbe detto: ‘E adesso?’. Io avrei risposto: ‘Speriamo bene’. E lui avrebbe sorriso”».
in questa puntata, la città di Venezia, un laboratorio di questi tempi incerti. Fragile come i suoi edifici corrosi dal sale. Immersa in un ambiente precario, sottoposta ad una pressione turistica senza pari, con 30 milioni di visitatori ed una perdita continua di residenti, anno dopo anno. Insieme ai veneziani scompaiono le botteghe degli artigiani, i negozi di prossimità. Il tessuto sociale si dissolve, mentre spuntano nuove rivendite di souvenir. A chi appartiene la città storica, allora? Alle poche decine di migliaia di persone che ancora la vivono o ai milioni di turisti che ci passano qualche ora, si fanno un selfie a San Marco e poi ripartono? A Speciale Tg1, il reportage di Andrea Luchetta si interroga sul futuro di una città unica e universale, tanto fragile quanto globalizzata. Gentrificazione, uso privatistico degli spazi pubblici, esclusione sociale, impatto della new economy, innalzamento dei mari. La “Serenissima” è un simbolo universale del limite, in un’epoca che il limite sembra rifiutarlo. Un conflitto che si rispecchia nel moto ondoso dei canali, dove i vaporetti convivono con motoscafi privati, barchini, lancioni per turisti, carovane di taxi, vogatori, gondolieri e navi da crociera. C’è un futuro, in questo caos? La speranza viene dalla resilienza innata della città: storicamente, quanto più si è avvicinata al caos, tanto più ha saputo trovare un nuovo equilibrio. Sarà possibile anche questa volta, o ci siamo spinti troppo in là?
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A offendere , ricordalo, non è chi insulta o percuote, ma il giudizio che queste azioni siano offensive.
Perciò, quando uno ti irrita, sappi che è la sua OPINIONE che ti ha irritato.
Come prima cosa , quindi, cerca di non farti trascinare subito dalla rappresentazione: una volta che avrai guadagnato un po’ di tempo per riflettere, potrai dominarti più facilmente
citazione da
citazione da
La realtà si divide in cose soggette al nostro potere e cose non soggette al nostro potere.
In nostro potere sono:
il giudizio
l’impulso,
il desiderio
l’avversione
e, in una parola, ogni attività che sia propriamente nostra.
Non sono in nostro potere:
il corpo
il patrimonio
la reputazione
le cariche pubbliche
e, in una parola, ogni attività che non sia nostra.
E ciò che rientra in nostro potere è per natura libero, immune da inibizioni, ostacoli,
mentre quanto non vi rientra è debole, schiavo, coercibile, estraneo.
Ricorda , allora, che se considererai libere le cose che per natura sono schiave, e tuo personale ciò che è estraneo, sarai impedito, soffrirai, sarai turbato, ti lamenterai degli dèi e degli uomini;
se invece riterrai tuo solo ciò che è tuo , ed estraneo , come in effetti è, ciò che è estraneo, nessuno ti potrà mai coartare, nessuno ti impedirà , non…
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Giovanni Veronesi, Alessandro Haber, Rocco Papaleo e Sergio Rubini danno vita a un insolito e irriverente happening televisivo dove l’anima è il racconto. Uno show che non prevede copioni, poiché ad ognuno di loro quattro basta una sola parola per capire esattamente cosa sta per raccontare l’altro. Uno spettacolo ogni sera diverso, capace di ricreare quella magica atmosfera della commedia all’italiana, fatta di storie, aneddoti e confessioni raccolte in 35 anni di un lavoro extra ordinario che li ha portati a vedere e vivere le cose più assurde e insieme di richiamare come ospiti grandi nomi dello spettacolo
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Al Centro artistico Alik Cavaliere di Milano presentazione di Amico Faber. Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi di Enzo Gentile (Hoepli) (19 ottobre ore 19.30), seguita da apericena musicale e concerto-tributo a De André.
Il Secolo XIX: «Fabrizio De André intimo come, forse, non è mai stato raccontato. È quello che ha cercato di fare Enzo Gentile, giornalista e conduttore radiofonico. […] A vent’anni dalla morte, il ruolo del cantautore genovese resta quello di un testimone capace, come pochi altri, di raccontare un’epoca, di leggere le realtà anche più scomode e inquietanti.
Il libro indaga oltre all’artista anche la persona, grazie alla testimonianza di decine di figure, più o meno note, che lo hanno frequentato, conosciuto, ne hanno condiviso la dimensione privata e professionale»
(leggi qui alcune delle testimonianze riportate).
Buongiorno Prof Ferrario
sono un’ex alunna di Ca’ Foscari Servizio Sociale. Sono certa non si possa ricordare di me …vista la quantità di studenti che avrà visto nell’arco della sua carriera.
Ma io ricordo con piacere il suo corso e l’innovazione che lei apportava già a quei tempi con il sito Segnalo.it.
Noi studenti non eravamo ancora abituati a comunicare con i docenti via web, quindi Segnalo fu uno strumento molto gradito!
lettera di Luciana a G.
Confidiamo nei progressi della techne e speriamo che tutto proceda per il meglio.
Cara l. , non è proprio un “bucare il cuore” nel senso di attraversarlo, perchè la sonda entra attraverso i vasi e quindi si tratta solo di una puntura dall’interno.
Il pace-maker è protettivo rispetto agli arresti/rallentamenti marcati cardiaci che possono danneggiare il cervello : in questo caso parte una piccola ma sufficiente scarica elettrica interna.
Al Teatro Sociale di Omegna (Verbano-Cusio-Ossola) Favole al telefono, adattamento teatrale dell’omonimo libro di Gianni Rodari (1920-1980), nato proprio a Omegna il 23 ottobre di 99 anni fa (ore 21). Magda Poli sul Corriere della Sera: «Cosa è successo alle favole che ogni sera un padre raccontava al telefono alla figlia? E se fossero rimaste impigliate nel telefono che Giovannino ha trovato in cantina? È di sua mamma, era lei che ascoltava le fiabe del nonno ogni sera. La mamma non ha mai avuto il tempo di raccontargliele, e poi non se le ricorda più. Giovannino è il protagonista di un colorato e delizioso spettacolo per ragazzi con musiche, Favole al telefono, dedicato a uno dei più importanti autori per l’infanzia, Gianni Rodari, con la regia e adattamento di Raffaele Latagliata e le musiche del maestro Valentino Corvino. Un omaggio a un autore dal grande genio compositivo, espresso in forme stralunate e ludiche, con spaccati di realtà che coniugano mirabilmente poesia, razionalità, verità e immaginazione. Certo ci vuole molta fantasia per far rinascere le favole già ascoltate. Unendo Filastrocche a Favole al telefono, gli attori, eleganti e giocosi, in uno strano negozio di telefonia tra apparecchi giganti, ben riescono a guidare lungo un viaggio rodariano tra palazzi di gelato da leccare e tabelline da imparare, per scoprire che “in principio la terra era tutta sbagliata, renderla più abitabile fu una bella faticata”».
EnvironMental ha organizzato per sabato 12 ottobre 2019 un viaggio alla scoperta della Paleontologia, accompagnati dal professor Silvio Renesto, paleontologo e docente dell’Università degli Studi dell’Insubria,
Percorso:
ZOGNO (provincia di Bergamo) E PERCORSO PALEONTOLOGICO
MUSEO DELLA VALLE DI ZOGNO
GROTTE DELLE MERAVIGLIE
gli ORGANIZZATORI DELLA GIORNATA
Il cuore è al centro di ogni aspetto della nostra esistenza. Per secoli è sembrato che la comprensione del suo funzionamento dovesse sfuggirci: un muscolo d’eccezione misteriosamente animato, motore primo della vita, ma anche centro delle nostre emozioni e ritenuto, seppur contro ogni evidenza, la sede dell’anima; ricetto sentimentale per le nostre paure, l’odio incondizionato, la passione e il desiderio amoroso.
Sandeep Jauhar, cardiologo di origine indiana, sgombrando il campo dalle connotazioni metaforiche con cui l’essere umano ha sempre rivestito quest’organo, intreccia abilmente cronache di scoperta, positivismo e dolore con i commoventi racconti sulla storia dei disturbi cardiaci nella sua famiglia e sui pazienti che ha avuto in cura per molti anni; fa risalire alla morte improvvisa del nonno in India la sua passione-ossessione per il muscolo cardiaco, fino a scoprirsi egli stesso affetto da un insidioso male al cuore.
Ricco di storia informativa sulla nascita della moderna cardiologia, leggendo Il cuore scopriremo come e da chi è stato effettuato il primo intervento chirurgico a cuore aperto, ci stupiremo della genialità di William Harvey che ha indagato e svelato la natura della circolazione sanguigna, incontreremo C. Walton Lillehei che con la macchina cuore-polmoni ha dato speranza di vita a milioni di pazienti, seguiremo Werner Forssmann che per primo sperimentò su se stesso la procedura per raggiungere il cuore con un catetere – aprendo così la strada a una chirurgia cardiaca meno invasiva –, vedremo nel suo laboratorio George Mines, gentiluomo inglese, che scoprì i meccanismi elettrici del muscolo cardiaco; e assisteremo all’invenzione, quasi per caso, del pacemaker impiantabile, fino alle ultime frontiere dei trapianti con cuori artificiali.
Jauhar compie un’impresa degna dei migliori scienziati umanisti, quella di saper unire le competenze acquisite nel lungo e difficile apprendistato alla professione medica con lo spirito che ha animato altri grandi medici-scrittori – Oliver Sacks su tutti, ma anche più recentemente Atul Gawande, Siddhartha Mukherjee e Henry Marsh –, ovvero una profonda conoscenza dell’animo umano, messo a dura prova dalla malattia, e di saperlo raccontare con intima gentilezza e una partecipazione sempre rispettosa. Affronta i limiti della tecnica medica, confida che i progressi futuri dipenderanno sempre più dai nostri stili di vita e sempre meno dai dispositivi che saremo in grado di inventare, e insegna, con la sua scrittura coinvolgente e appassionante, a convivere con le fragilità del nostro corpo.
Il cuore è uno di quei libri rari e felici, capace di insegnare molto e di cambiare nel profondo la visione del mondo e della vita di ogni lettore.
vai alla scheda dell’editore
Il cuore – Bollati Boringhieri
Da tutti i bravi uomini che questo mondo abbia mai conosciuto.
By all the good men this world’s ever known.
Un altro uomo è ciò che vedrai,
Another man is what you’ll see,
Chi ti assomiglia e assomiglia a me,
Who looks like you and looks like me,
Eppure in qualche modo non si sentirà lo stesso,
And yet somehow he will not feel the same,
La sua vita è presa dalla miseria, non pensa come te e me,
His life caught up in misery, he doesn’t think like you and me,
Perché non riesce a vedere quello che io e te possiamo vedere.
‘Cause he can’t see what you and I can see.
la biografia dei MOODY BLUES
The Moody Blues sono un gruppo rock britannico.
Pongono le loro radici nel rhythm and blues, per poi giungere al rock psichedelico e a quello progressivo, grazie al sound caratterizzato anche dall’uso del mellotron.
Fu questo il loro marchio di fabbrica, nel periodo aureo, dal 1967 al 1974.
vai al sito della officina della musica
https://www.facebook.com/officinadellamusicacomo/?ref=page_internal
vai a:
https://www.raiplay.it/programmi/sottovoce/
2019/2020: https://www.raiplay.it/programmi/sottovoce/stagione2019-2020
2018/2019: https://www.raiplay.it/programmi/sottovoce/stagione2018-2019
2017/2018: https://www.raiplay.it/programmi/sottovoce/stagione2017-2018
2016/2017: https://www.raiplay.it/programmi/sottovoce/stagione2016-2017
vedi anche
Per pacemaker, termine inglese che significa “segna-ritmo”, si intende un apparecchio capace di stimolare elettricamente la contrazione del cuore quando questa non viene assicurata in maniera normale dal tessuto di conduzione cardiaca.
vedi anche:
https://www.usi.it/notizie/248/il-pacemaker-tutte-le-cose-da-sapere
https://www.medtronic.com/it-it/pazienti/trattamenti-terapie/pacemakers.html
https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/pacemaker.html
Provo ad osservarmi.
E a scrivere mentre mi osservo.
E, in particolare, a mettere a fuoco i miei processi di pensiero.Osservo i due poli opposti.
Da una parte c’è il continuo fluire del pensiero interno. E’ l’incessante ”stream of consciousness” che James Joyce ha osato sfidare sul piano letterario nel suo Ulisse. E’ un pensiero mobile, variabile, disordinato, confinante fra conscio ed inconscio. Talvolta si ferma. Più spesso scappa via e si dimentica del passo precedente.
E’ un gran compagno questo pensiero.
Si presentifica davanti allo specchio e mi fa dire: “ma chi sono io? .. chi è quello lì? … ma sono davvero io?”. O si manifesta con qualità psichica prima di dormire.
E’ il pensiero che lentamente si assopisce prima di dormire. Per fare posto al sogno.
E’ il pensiero che può essere messo al servizio della psiche con la reverieAll’altro polo c’è il pensiero applicativo. Quello dello studio analitico che si lega al lavoro ed alla professione. Qualsiasi lavoro attiva il pensiero applicativo. E’ pensiero pratico: “si fa così … no, si potrebbe anche fare così … questo adesso, questo dopo… occorre confrontare … ci vuole un parere …”
La coscienza occidentale è andata molto avanti nei pensieri applicativi.
Lo psicologo Howard Gardner nel suo Formae mentis, ha addirittura elaborato una tipologia delle intelligenze:l’intelligenza linguistica;
l’intelligenza musicale,
l’intelligenza logico-matematica,
l’intelligenza spaziale,
l’intelligenza corporea;
l’intelligenza intrapersonale;
l’intelligenza interpersonale.
Libro fantastico il Formae mentis (Feltrinelli, 1987).
In mezzo a questi due poli si agitano, agiscono, prendono il sopravvento e lo perdono tantissimi altri stili di pensiero.
Il pensiero poetico. Quello dello sguardo intenso, unico e profondo sull’attimo. E’ un pensiero molto, molto legato allo sguardo. Sguardo diretto o obliquo. Ma comunque sguardo che vede oltre e dentro. Solo in quell’attimo. Lo sguardo che crea una realtà altra da quella percepita dalla coscienza.Ancora il pensiero del gesto quotidiano. Accudirsi (oh , quanto sfuma sul pensiero interno, talvolta!), nutrirsi, fare ordine. Ricreare le condizioni per la propria sopravvivenza. E’ un pensiero apparentemente semplice che si affida alla memoria procedurale. Mia moglie mi dice che questo pensiero sarà molto, molto utile in vecchiaia.
C’è il pensiero della scelta. Cosa faccio? Cosa decido? Questa via o quest’altra? Decidere: tagliare. Ogni decisione è un taglio. Sanguina, poco o tanto
Insomma: ci sono tante varianti nei processi del pensare.
Anche perchè c’è sempre l’emozione di pensare. E’ lì che il pensare si umanizza perchè si impasta fra pensiero e sentimento ed ancora fra senzazione ed intuizione (quanto era saggio Jung. Il vecchio saggio Carl Gustav Jung)Ma era ai blog dove volevo arrivare.
Quale tipo di pensiero attiva il fare direttamente un blog o ancora visitarli e commentare?
A me sembra che attivi un pensiero relazionale.
Ossia un pensare che si struttura facendo rimbalzare dentro di sè e poi fuori di sè e poi ancora dentro di sè pezzetti del pensare di altri. Come dice anche Fully in un suo post.
E’ per questo che le tecnologie che sostengono i blog sono una rivoluzione della modernità.
Ed è proprio che da qui nascono i problemi. I nuovi problemi legati all’uso di queste straordinarie tecnologie. In una prospettiva negativa ne ha già parlato Sherry Turkle.Oggi vorrei soffermarmi su tre aspetti: la scelta dei blog, il tempo per esplorarli, il pensiero applicativo emergente, la rottura della solitudine nella moltitudine.
La scelta dei Blog. Per me è avvenuta prima per amicizia, poi per casualità, poi per affinità, poi ancora per amicizie acquisite. La Z-List combina affinità e casualità. Ma costringe anche alla scelta. Ed è stato molto divertente leggere del tormento decisionale di Dodo (sanguinava un pochetto). L’interesse della Z-List (e forse anche qualla della “classifica per generi”): conoscere blogger eccentrici rispetto alle mie centrature. Il suo svantaggio è la mancanza di un aggregatore. Non è una catena. E’ un albero con rami e rametti. Come gi alberi genealogici
E qui nasce il problema del tempo per esplorarli
Il tempo è breve, il tempo stringe, il tempo che resta è sempre limitato.
Osservo che il mio rapporto Uno a Molti con i blog funziona su tre sfere.C’è la sfera intima. Gli amici, quelli che si visitano proprio sempre, con cui si colloquia, in cui si commenta e si leggono gli altri commenti. Con cui si intessono rapporti ancora più intimi con le letterine interne. Qui i rimbalzi sono molto frequenti. E talvolta si mettono a tema questioni piuttosto interessanti.
Poi c’è la sfera dei frequenti. Li vado a vedere, ma non in modo metodico. Ogni tanto qualcuno sfugge. I loro amici non diventano miei amici (ma talvolta sì). Insomma è un’area più esplorativa, basata sul criterio prova ed errore. Certo talvolta alcuni finiscono inesorabilmente nelle spire pitoniche della sfera intima.
Infine c’è la sfera dei blog per ricerche. Si tratta di case tematiche. Di blogger che inseguono un tema che mi sta a cuore. Questi blog sfumano nei siti. Non ci vedo molta differenza fra un blog specialistico-tematico ed un sito.
Non dico che tradiscono la missione originaria del blog, che è quella di essere un diario pubblico. Però quasi.Per me la vocazione interessante del blog è la sua introspezione esposta al pubblico.
E’ per questo che i commenti offensivi e giudicanti sono così fuori tono nella cultura dei blog. Eppure prevalgono: ma è l’effetto imitativo della “discussione da bar sport”. Ti devo distruggere per le tue opinioni. Non posso distruggerti fisicamente, lo faccio con le parole. Tanto è facile battere i tasti, salvare ed inviare.
Così succede che i blogger delle sfere frequenti e per ricerche sono estremamente mobili nel mio rapporto uno a molti. Entrano ed escono con grande facilità.Quanti blog della sfera intima e frequente si possono “curare”?
Vediamo: 20 interlocutori fra gli amici scelti e che mi hanno scelto; 36 fra i preferiti (ossia i blog monitorati da splinder).
Tenuto conto delle frequenze di lettura, credo che la soglia di 20 si quella più realistica.
Compatibilmente con le altre cose da fare posso “curare” con la dovuta attenzione ed solo 20 relazioni.
Nell’universo delle relazioni internettiane è una molecola nello spazio.
Nelle relazioni fra persone è molto. Tanto più che la rete abbatte la geografia. Sono relazioni extra-territoriali.Ma quale pensiero interno e pensiero applicativo attiva il pensiero relazionale emergente dei blog?
Qui c’è il problema. Un problema che è solo all’inizio, direbbe Emanuele Severino.
Si tratta di un pensiero frammentato.
Un pensiero erratico.
Un pensiero che si applica a troppi oggetti per esplorarne a fondo ciascuno.Penso al libro che più mi è caro, all’unico libro che Montaigne ha scritto nella sua vita e l’unico che mi porterei dovunque:
“Questo, lettore, è un libro sincero.
Ti avverto fin dall’inizio che non mi sono proposto, con esso, alcun fine,
se non domestico e privato.
Non ho tenuto in alcuna considerazione nè il tuo vantaggio nè la mia gloria.
Le mie forze non sono sufficienti per un tale proposito.
L’ho dedicato alla privata utilità dei miei parenti ed amici:
affinchè dopo avermi perduto (come toccherà loro ben presto)
possano ritrovarvi alcuni tratti delle mie qualità e dei miei umori,
e con questo mezzo nutrano più intera e viva la conoscenza che hanno avuto di me”
Montaigne, SaggiCome non intra-vedere in queste parole del 1592 lo spirito, l’atteggiamento, la direzione biografica che oggi spinge un qualsiasi scrittore di blog?
Come sto ora facendo io.
Eppure quali differenze insormontabili!
Lì una applicazione quotidiana, senza interruzioni, senza interventi esterni a elaborare il proprio sè.
Qui, per l’appunto, una erranza fra temi, parole chiave, musiche, proposte, oggetti di riflessione diversissimi. Tutti spesso solo toccati velocemente senza una forte e profonda ricerca indaginante.
Là l’interiorità che si fa universalità.
Qui l’esteriorità dei frammenti che solo a condizione di riprendersi da se stessi in mano potrebbe diventare esperienza unitaria.
E’ il grande problema: tanti messaggi, tante informazioni, tanti stimoli. Ma poco o nulla come socializzazione e educazione a mettere assieme.
E, ripeto, siamo solo agli inizi del problema. Perchè siamo dentro la rivoluzionePer ultimo mi resta ancora un filo di ragionamento.
E’ abbastanza chiaro che la modernità, alimentata dal mercato e dalle burocrazie, è innanzitutto rottura delle solidarietà primarie tradizionali. Famiglia in primo luogo, ma poi anche comunità locali.
Questo fa sì che tutti noi (chi più, chi meno) siamo persone sole nella moltitudine.La moltitudine dei singoli ha sostituito le relazioni primarie.
Il blog integra, quando va bene, le relazioni faccia a faccia.
Più rischioso è quando le sostituisce.
Non c’è un rapporto causa effetto del tipo: la cultura dei blog provoca un impoverimento dei rapporti faccia a faccia.
No
Piuttosto l’estensione ed i radicamento, e le Z-List e le classifiche, insomma tutto questo avvitamento su se stessi dei blog, sono un sintomo della solitudine della moltitudine
Tuttavia essi talvolta alimentano anche forme nuove di solitudine scelta.
E qui il salto esistenziale si fa duro e terribile.
Fin quando si chiacchiera più o meno amabilmente sui post e nei commenti: “Caro di qui” … “Caro di là” … “condivido” … “non sono d’accordo” … e via discorrendo (“zio caro”: e qui capisce solo chi ha letto altro) …
Dicevo fin quando si parla con i tasti nasce, cresce, l’illusione di essere in relazione. Di avere amicizie solide che rompono la solitudine.Ma appena arriverà la caduta, la malattia, il colpo inaspettato che mette fuori gioco il corpo e la sua stessa possibilità di relazione … ecco, in quel momento, tutte queste relazioni virtuali si disfarranno nel vento.
Cesseranno immediatamente di esistere. Nè più nè meno come quando si spegne un computer.
Non ci sarà più alcuna relazione virtuale importante e necessaria ad avvicinare l’impatto di quel problema.
Ed allora saranno ancora una volta solo le relazioni primarie, quelle faccia a faccia, quelle delle famiglie sia pure disgraziate, invadenti e terrificanti, dei preti odiati e sbeffeggiati, degli insegnanti colpevolizzati, dei vicini di casa invadenti, ma forse allora rivalutati, dei volontari onnipotenti ed ingrugniti nella loro vocazione salvifica a dimostrare la loro essenzialità per tenerci assieme, male e ancora per un poco. Ma a tenerci assieme
E se anche queste relazioni franeranno (e franeranno, perchè non tengono sul medio e lungo periodo) ci saranno solo le istituzioni del welfare a darci una gruccia, un lenzuolo pulito alla mattina, dopo, la merda della notte.
Le tanto disprezzare istituzioni del welfare, delle quali ci si accorge per criticarne l’insufficienza, secondo la solita logica della “caccia al colpevole”, solo quando ne abbiamo bisogno.
Ed è qui che la politica, non la politica – spettacolo, ma la politica – azione eticamente sostenuta, riacquista il suo ruolo, peso, vocazione.Dunque, mi dico: fai il tuo blog, cura le tue relazioni, costruisci pure questi legami sottili che passano per la comunicazione dei fili. Sappi, però, che sono rapporti effimeri, labili, leggeri. E allora tieni sempre d’occhio anche le persone fisiche, concrete, visibili.
Ringrazia il caso e la natura che ti ha messo vicino una moglie che illumina e scalda i giorni.
Tuttavia, se scarseggiano i rapporti interpersonali, perchè hai un pessimo carattere, punta ancora sulle politiche di welfare e sul loro funzionamento.
Magari qualcuno, quando sarai nel letto assistito o sul deambulatore, si ricorderà che Nina Simone sa farti piangere e contemporaneamente renderti sempre felice.
E si ricorderà di infilarti una cuffia sulle orecchie e far andare in loop le sue 500 canzoni.
MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI
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per informazioni vai a:
https://www.facebook.com/officinadellamusicacomo/
articolo di Alessio Brunialti su La Provincia di Como
la presentazione a cura della Officina della Musica:
Gabriella D’Amico, Cristiano Da Ros, Gianni Del Savio, si addentrano nei labirinti espressivi di Eunice Kathleen Waymon e nel
suo divenire Nina Simone, delineandone la figura personale e artistica in uno spettacolo che la racconta in musica e testi.
Una miscela tra classica, jazz, blues, pop, soul e folk, che Nina definiva “black classical music”, rifiutando ogni consueta e limitativa etichettatura della sua arte.
Il testo è quello raccontato dalla voce narrante di Gianni Del Savio, conoscitore di numerosi aneddoti sulla sua vita artistica e sul suo impegno politico.
Un omaggio alla Simone, cantante e pianista dallo stile inimitabile, “l’Artista più citata in assoluto” (New York Times), già proposto con ottimi riscontri in più occasioni, che riprende vari passaggi musicali significativi, incrociati da tratti biografici e letture di testi.
Dopo l’ottimo esordio con “Shades of Freedom” (2018), il duo D’Amico Da Ros (contrabbasso, voce ed elettronica) ha in preparazione un secondo lavoro con brani inediti.
Gianni Del Savio, autore di una biografia dell’Artista dal titolo “Il piano, la voce, l’orgoglio nero”, è uno storico della black music, con all’attivo vari testi anche enciclopedici.
Lidia Schillaci, a Tale e Quale Show:
Lady Gaga:
Va benissimo cosi’ e non ti ringraziero’ mai abbastanza per la tua preziosa collaborazione.
Lascia anche che ti dica una cosa: se proprio stato furbissimo a sposare Luciana, cosi’ bella e brava!
E non dubitare! Continuero’ a seguire le tue tracce, come fanno tante persone, che evidentemente ne traggono grande vantaggio.
Un abbraccio affettuoso.
PS: chissà perchè, mi è venuto in mente il giorno in cui ci siamo conosciuti. Ti ricordi? Eravamo a Villa Gallia, entrambi curiosi e interessatissimi a non so piu’ che cosa; tu eri un ragazzino magro, vivace e scattante come un grillo, e mi sei apparso incredibilmente maturo e informato. Mi sono resa conto quasi subito che saresti rimasto il massimo intellettuale che conosco
“Al mondo senza cellulare siamo rimasti solo io e te , credo” … “Per questo siamo amici” … “Abbiamo mantenuto una reperibilità selettiva”. In Julia, di Giancarlo Berardi, Agosto 2019
SE
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad avere fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e a non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio,
e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio:
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
e trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita infrante,
E piegarti a ricostruirle con arnesi logori.
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non fiatare una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”
Se riesci a parlare con la folla e a conservarti retto,
E a camminare coi Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni istante che passa,
Tua è la terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che è più – sei un Uomo, figlio mio!
da
G sta per giardino, ma quale giardino non so. Forse l’angolo di un certo particolare giardino; forse un giardino in cui c’è una sedia in attesa di qualcuno che vi si sieda. Non è un giardino astratto, non un giardino dell’Eden, né un giardino infernale come Bomarzo, né ordinato come il Doria Pamphili, a Roma, né trasandato come il giardino di Boboli a Firenze. Non é un giardinetto dietro casa. Deve essere quel che penso quando dico “Giardino” tra me e me: uno spazio verde che è contenuto da e che conterrà un po’ dell’azione della poesia, o nemmeno un po’. Forse vi sono alberi, forse le foglie sono cadute. Potrebbe esservi la neve, e dei passeri potrebbero essersi raggruppati attorno alla base del frassino che vi cresce. Non so. Ci vorrà parecchio prima che lo sappia.